Anime & Manga > Gankutsuou, Il conte di Montecristo
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Autore: malukuku    05/07/2017    0 recensioni
Durante il suo viaggio con Eugenie, Albine fa un incontro che le cambierà la vita.
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Pensavate non fossi in grado di scrivere una fic gender swap per Gankutsuou? Non vi sbagliavate: non riuscirò mai a scrivere più di una OS per questo AU. *LACRIME*
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ad essere onesti, Albine non era tipo da opera. Lei ed Eugenie erano state invitate e la sua amica non si sarebbe persa un “Serse” per nulla al mondo, però Albine faticava a seguire la trama senza capire il testo.
Fra i mille svaghi che la Luna poteva offrire, passare una notte a teatro sembrava quasi uno spreco. Non era diversa da una qualsiasi serata a Parigi.

Si lasciò distrarre più che volentieri dalla mano della marchesa sul suo braccio. La donna le indicò di soppiatto un palchetto alla loro destra, il più vicino al palcoscenico, dove un gentiluomo dall'aria distinta si era appena affacciato, accompagnato dal brusio dei meno attenti allo spettacolo. Era piegato a togliersi il cappello e a liberarsi del mantello, aiutato da un maggiordomo. Albine non riusciva a vedergli il volto in quella posizione.

- Il signore si fa chiamare Conte di Montecristo. - sussurrò la marchesa. - È comparso due giorni fa dallo spazio profondo ed ha stregato l'intera Luna. Non deve essere un nobile di discendenza però è talmente ricco che si può sorvolare sul fatto. Pare si sia arricchito nelle colonie orientali in seguito alla guerra di Jannina. -

Finalmente Albine riuscì a vedergli il profilo: un naso dritto e affilato, il mento coperto da un pizzetto appuntito, occhi infossati nella pelle azzurro pallido e lunghi capelli blu notte. Era certamente un alieno ma così antropomorfo da chiedersi se non fosse un mezzo sangue.

La marchesa aveva frainteso il suo sguardo fisso quando aggiunse con un sorrisino scaltro: - Dicono sia un vampiro. Un ottimo amante, se non si ha paura del dolore. -

Albine avvertì il sangue salirle alle guance. Non poteva fare a meno di ripensare ai romanzi che lei ed Eugenie avevano letto da più giovani, lasciando Franz allibito dalla foga con cui commentavano quelle storie d'amore poco ortodosse.
Cercò di farsi aria col ventaglio nella maniera più discreta possibile, tuttavia la marchesa stava sorridendo sorniona mentre tornava rivolta verso il palco.

Come se non fosse bastato l'arrivo tardivo, il conte di Montecristo aveva ideato un altro modo per attirare su di sé gli sguardi degli spettatori. Dopo essersi voltato a prendere cosa gli stava porgendo il maggiordomo, gettò un largo bouquet di rose blu verso la cantante al centro della scena. Albine fu attraversata dal pensiero che sembrasse star concedendo un'elemosina.
La gratitudine con cui la cantante afferrò il mazzo di fiori non aiutò ad indebolire la sensazione.

- Pallone gonfiato. - Il sibilo di Eugenie alla sua sinistra la fece ridacchiare.

Il conte finalmente si sedette a godersi lo spettacolo. Il vociferare che aveva alzato non sembrava disturbarlo ma nemmeno compiacerlo, come se da lassù non lo sentisse.
Albine stava cercando di capire cosa fosse, oltre all'aspetto insolito e alla evidente teatralità, ad attirarla. Un'aria di regalità forse, o un senso di inavvicinabilità. Quasi fosse un'entità separata da questo mondo.

Sobbalzò quando gli occhi alieni si volsero nella sua direzione. Doveva averlo fissato così intensamente da spingerlo a voltarsi.
Riuscì a stento a resistere all'impulso di nascondersi dietro al ventaglio. Dopotutto era improbabile che fra tutti gli spettatori nei palchetti, il conte di Montecristo stesse guardando proprio lei.

La cosa divenne irrilevante quando il conte sorrise a bocca chiusa ed accennò ad un inchino con la testa, portando la mano al cuore.

Eugenie le intimò di smettere di sputacchiare e di tirarsi su sulla poltrona. Era o non era una giovane donna dell'alta società? Doveva quantomeno sapere come stare seduta composta a teatro, no?
 
OOOOO


Con la scusa di andare a rinfrescarsi in bagno, Albine fu una delle prime ad alzarsi alla fine dello spettacolo. Eugenie le concesse un breve cenno con la testa, troppo presa ad applaudire per farle caso. La sua amica era una grande appassionata di musica e Albine aveva capito anche da profana che fosse stato un ottimo spettacolo, a scapito dell'interruzione durante il secondo atto. 

Il pensiero le fece alzare gli occhi sul palchetto di fianco al palcoscenico. Anche il conte di Montecristo si stava rivestendo.
Il suo cuore ebbe un sobbalzo alla possibilità di incrociarlo in corridoio. Non sarebbe stato male fare la sua conoscenza. Peccato non sembrasse il tipo con cui discorrere di facezie come uno spettacolo o il carnevale lunare.

Raggiunse il bagno senza fare incontri. Si tolse i guanti per lavarsi le mani e cedette al bisogno di bagnarsi il viso. Che aveva ancora da arrossire?

Fu mentre tornava in corridoio che si bloccò con un sussulto. L'alto cappello, il lungo mantello e l’insolita livrea del maggiordomo non lasciavano dubbi su chi stesse prendendo l'ascensore per il tetto. Alla fine lo aveva incrociato veramente, sebbene a quella distanza e voltato verso le porte non poteva essersi accorto di lei.
Al contrario, Albine si sarebbe accorta di lui anche se i bagni non avessero dato direttamente sugli ascensori. La sua presenza sembrava riempire l'intero foyer.

Fu distratta da un luccichio d'oro che cadde vicino ai piedi del conte. Non riuscì a trovare la voce prima che lui ed il suo servitore salissero e le porte si chiudessero.

Mentre l'ascensore saliva, Albine raggiunse il bagliore dorato sulla moquette: un orologio da tasca. Lo raccolse per studiarne la fattura, semplice ed elegante. Parte degli ingranaggi era visibile dal quadrante ed il muoversi nervoso del meccanismo dava una sensazione di affanno. Non aveva studiato il Latino abbastanza bene da riuscire a tradurre l'incisione sul bordo dorato, però riconosceva la parola “mortem”.

Quegli ascensori portavano direttamente all’astroporto sul tetto, uno sbarco estremamente esclusivo. La marchesa aveva ragione: questo conte era influente se poteva permettersi di atterrare sul tetto del teatro con la propria nave.

Stringendo l’orologio, Albine chiamò il secondo ascensore. Sperava di raggiungerlo prima che decollasse. L’idea di parlargli era un pochino soverchiante, però l’orologio era di certo un oggetto di valore. Gli avrebbe fatto piacere che non fosse andato perso.


All’ultimo piano, il doppio portone che conduceva al tetto era semiaperto. Il forte vento che filtrava all’interno le fece rimpiangere di non avere che un leggero scialle sulle spalle.
Albine spinse con forza sulle porte con entrambe le mani, sorpresa che non ci fosse un meccanismo automatico ad aprirle.

Il vento le portò via il fiato prima della vista della nave attraccata. Il metallo dello scafo era così lucido da riflettere la città sottostante e le stelle sopra di essa. La forma era quella di una nave veloce, che scivolava facilmente tanto dentro quanto fuori dall’atmosfera. Lo stile simile a quello dell’orologio, elegante e senza eccessi, la convinse fosse quella del conte. Una luce rossa in cima al molo indicava fosse in partenza ma per ora i motori erano spenti.

Albine mosse ottimista qualche passo in avanti prima di avvertire la presenza schiacciante dietro di sé.

Si bloccò col piede a metà strada. Il vento sembrò scombinarle i capelli con più foga, quasi volesse farla voltare verso la figura alle sue spalle.

Trovò il coraggio per farlo proprio mentre il conte di Montecristo la superava in uno svolazzare di mantello e capelli blu. Rimase folgorata per un istante dall’interno del mantello, visibile a tratti. Arancio e oro come il sole estivo. Colori inaspettati per un possibile vampiro.

L’uomo sollevò la mano libera dal bastone da passeggio per stringere la tesa del cappello. Normalmente sarebbe stato un cenno di saluto ma era più probabile che stesse solo facendo fronte al vento. Albine aveva la netta sensazione di non essere stata vista, di nuovo. Anche da così vicino, sembrava che il conte di Montecristo si muovesse su un piano più alto rispetto al suo.

Rimase a guardare mentre la nave decollava in un tuonare di motori. Il vestito le sbatacchiava contro le caviglie e per qualche miracolo lo scialle non era ancora stato portato via dal vento.
Quando fu raggiunta dai propri pensieri, l’imbarazzo per non essere riuscita ad aprire bocca le fece martellare il cuore contro il torace in modo ancora più violento.

Strinse l’orologio d’oro al petto. La prossima volta sarebbe certamente riuscita a restituirlo. Senza fare scena muta e senza sembrare una ragazzetta impressionabile, anche se forse lo era.
 
OOOOOOO


--L'autrice Rantola--
This is a thing that exists now :V
Ovvio che mi servisse del gender bending per poter scrivere una ff su Gankutsuou dopo 8 lunghi anni e 273 maratone della serie.

Oh, e non sono morta! Semplicemente non ho più tempo per fare nulla di bello, fra studio, lavoro e sopravvivenza in Giappone. Sigh ;n;
  
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