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Autore: Ilenia_Pedrali    05/07/2017    1 recensioni
2199 giorni rappresentano il periodo che Clarke e Bellamy hanno vissuto senza saper l'uno le sorti dell'altro. Riusciranno a ritrovarsi? Fanfiction che inizia dopo il finale della 4 stagione di the 100 e assolutamente #Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7
 
Dopo il Praimfaya: giorno 365
 
 
 
CLARKE
 
Un anno. Un anno da sola sulla Terra, un anno in cui l’unica compagnia di Clarke era lei stessa. Sorride, quasi in pace con sé stessa, quasi come se avesse ottenuto il perdono. Perdono per tutte le azioni compiute nel modo sbagliato ma per un pensiero che ancora riteneva il suo credo. “Salva la tua gente” era ciò che l’aveva sempre guidata, la speranza che l’aveva sempre sostenuta.

“Sopravvivi, resisti” era ora il suo mantra, il suo unico scopo. Doveva pensare solo a sé stessa e sopravvivere. Resistere. Diventare più forte.

E in cuor suo sapeva di essere sulla buona strada.

Oggi, per la prima volta, sapeva che di lì a poco avrebbe rimesso piede sulla Terra. Sapeva che le probabilità indicate dal computer erano ancora lontane dal pieno indice di sopravvivenza, ma elargivano un incoraggiante 50% e lei non avrebbe resistito tanto più a lungo.

«Bellamy, sono io. Sono passati 365 giorni dal Praimfaya e se mi senti, vuol dire che sei vivo. Oggi è stata una giornata positiva, come spero siano tutte le tue giornate. Tra poco metterò piede sulla Terra, Bellamy, ancora una volta. Sarò qui a vedere quanta erba sia ancora rimasta e chissà… magari qualche sopravvissuto. Non lo so, lo spero. Ti prego, dimmi che va tutto bene lì. Io vi penso. Ti penso sempre»

Appoggia la radiolina sulla scrivania di Becca e afferra un disegno prodotto la notte precedente. un disegno di Bellamy. La curva delle labbra, le onde dei capelli, gli occhi. Scuri ma profondi. Come l’oceano. Un oceano di dolore. Stringe a sé quel volto e quello sguardo, chiedendosi quante cose sarebbero state diverse se solo si fosse resa conto prima di quei sentimenti. E ancora faceva fatica a comprenderli.

Aveva amato sia Finn che Lexa e non li avrebbe mai dimenticati, ma… erano nel suo passato e non nel suo futuro. Bellamy era sempre stato a suo fianco e lei sentiva il bisogno di averlo accanto a sé. Come se la sua sola presenza bastasse a rinvigorirla, a darle la carica giusta per affrontare quella che era ora la sua vita.  Bellamy le aveva sempre dato il suo supporto incondizionato. E lei non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza per questo, se non dandogli una fiducia così cieca da risultare a lei stessa di difficile comprensione. Cosa c’era di diverso, di speciale, in Bellamy, tanto che Clarke Griffin riuscisse ad abbandonare le proprie difese?

Di notte, al buio, tuttavia, i dubbi le insinuavano la mente e non la lasciavano riposare in pace: sprofondava in un oblio di dolore e di ricordi così forte da urlare e piangere fino a non avere più fiato.

“E se ti stessi sbagliando? E se Bellamy ti avesse già dimenticata? E se non fossi mai stata importante per lui? Magari non si ricorderà neanche di te. Sei da sola, Clarke. Sola”

Quando quella voce entrava nella sua testa, ogni tentativo di scacciarla si rivelava inutile e doloroso. Ripercorreva il volto di Bellamy con la matita e con i ricordi, ma niente sembrava mai sufficiente.

Allora eccola, la soluzione: parlare con lui.

“Deve sentirmi. Lo so che mi sente.”

«Bellamy, sono io. Mi senti? Torna da me, ti prego. Mi manchi»
 

 

 
BELLAMY
 
73 barrette, di cui 4 orizzontali e una verticale. Totale 365 giorni. Erano nello spazio da quella che sembrava già un’infinità di tempo.

Bellamy solleva lo sguardo, osserva il pianeta sotto di sé e si concentra. Lo sguardo corrucciato, le sopracciglia ora vicine. Deve andare avanti, lo sa ma fa fatica ad obbedirsi.

Nell’anno appena trascorso, Clarke era stata nella sua mente ogni singolo giorno. Ricordarla aveva reso difficile tutto: da un lato la speranza che il sangue nero l’avesse salvata, dall’altro che fosse morta per sempre e che non l’avrebbe mai più rivista.

Poi un altro pensiero aveva cominciato a prendere forma: se anche il sangue nero avesse potuto salvarla, come sarebbe potuta sopravvivere al Praimfaya? Un’onda mortale di quelle dimensioni avrebbe spazzato via chiunque si trovasse sul suo cammino. Solo successivamente il sangue poteva funzionare, ma prima?

Era impossibile. Se fosse riuscita a sopravvivere al Praimfaya in tempo, allora sarebbe stata nello spazio insieme a loro. O no?

Era come se una parte di lui non credesse a queste possibilità, troppo remote per essere vere, mentre un’altra lo implorasse di darsi ascolto, di dare una chance a Clarke e al sangue nero.

A cosa credere?

Lui fino a quel momento aveva covato una speranza tale dentro di sé da impedirgli di sentire la fatica, il dubbio, a volte perfino il dolore. La fiducia in Clarke e la speranza così forte erano talmente vive da accompagnarlo ogni giorno in qualsiasi attività svolgesse. Ma a che scopo?

Gli ultimi 100 giorni li aveva passati costruendo una parabola che potesse raggiungere la Terra e il progetto si era rivelato un fiasco totale. Radiazioni e radiazioni, non poteva sentire altro.

Possibile che Clarke fosse ancora viva?

Allora aveva afferrato la radiolina collegata alla parabola e le aveva portate con sé nel suo oblò sulla Terra, scrutando con gli occhi una qualsiasi frazione di vita.

«Clarke, sono Bellamy. Mi senti? Se si, vuol dire che sei viva e che stai bene. Sono passati 365 giorni dal Praimfaya, non ho ancora perso la speranza»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Eccomi tornata con il nuovo capitolo! Che ne pensate?
Vi auguro tanto mare e tanto sole :P Buone vacanze!
Un abbraccio afoso,
Ile
   
 
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