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Autore: Emmastory    05/07/2017    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XIII

Uno sguardo al futuro

Mattina presto. Già in piedi da brava mattiniera, sedevo alla mia scrivania. Non scrivevo, ma ero ancora intenta ad ammirare il bel disegno regalatomi da Isaac. Proprio come l’originale, la mia copia era firmata dal giovane autore, e leggendo il nome di quel talentuoso artista, sorrisi. A quanto sembrava, aveva finalmente accettato la morte della madre, e ora appariva in pace con sé stesso. In quanto suo padre, Soren era felice per lui, e lo stesso valeva per Rose, sua amatissima fidanzata. Come ben sapevo, erano cresciuti insieme, erano cresciuti insieme, e anche prima del loro fidanzamento, trascorrevano moltissimo tempo insieme. Ovvio era che la tensione e il dolore perdita li avesse temporaneamente allontanati, ma era normale, perché il dolore a volte agisce proprio in questo modo. Una cosa del genere era già capitata ad Alisia, nel periodo in cui sempre per colpa di quel verme di Ashton non riusciva ad essere felice neanche dopo la nascita del suo primo figlio. Per fortuna, era riuscita a riprendersi, e come mi diceva spesso, era solo grazie a me se era ancora viva. Non aveva mai considerato il suicidio certo, ma ad essere sincera, avevo davvero temuto per lei. In quei giorni la vedevo sempre triste e sola, e mi sentivo come se ogni giorno in cui la vedevo avrebbe potuto essere l’ultimo. Grazie al cielo, non si è mai andata fino in fondo, e ancora oggi gliene sono grata. Difatti, se davvero fosse accaduto, io avrei perso una sorella, Lienard una madre e Ilmion una moglie. Sarebbe stata una catena, che il tempo purtroppo non sarebbe riuscito a spezzare. Ad ogni modo, ora tutto andava bene, e sia Rose che Isaac erano di nuovo vicini. Io ne ero felice, e notavo che fra un abbraccio e una carezza, non facevano che sorridere. Sempre l’uno accanto all’altra, non si separavano mai, arrivando a fare letteralmente ogni cosa insieme. Il loro era un esempio di amore vero, che traspariva anche sul campo di allenamento o di battaglia. Quando si allenavano a scagliar frecce contro bersagli ben costruiti, lei non gli staccava mai gli occhi di dosso, in parte perché innamorata e in parte perché occupata a controllare le sue precarie condizioni di salute. “Non voglio perderlo, mamma. Significa troppo per me.” Mi aveva confessato già una volta, dopo averlo visto svenire e cadere con un tonfo fra l’allora fredda erba del giardino. Ricordo che era inverno, e che dopo averlo visitato e aiutato a scaldarsi a dovere, Stefan aveva imitato suo padre, provando a formulare una diagnosi, che dopo alcune ricerche e altrettante acute osservazioni, si rivelò corretta. Non era nulla di grave, né dipendeva dal suo cuore, ma bensì dalla mole di lavoro a cui si era sottoposto. In altre parole, stress. Conoscendolo, sapevo che allenandosi si impegnava a fondo, e che dava davvero il meglio di sé, ma c’era un problema. Se si scaldava troppo, crollava in quel modo e stava male. Fortuna voleva che non accadesse spesso e che Rose fosse sempre lì per lui, così da poterlo soccorrere come aveva già fatto, salvandogli letteralmente la vita. Scuotendo la testa, mi liberai di quei ricordi, e tornando al presente, mi resi conto che il sole faticava a splendere. Era nascosto da alcune nuvole, e a quanto sembrava, stava per piovere. Aprendo la porta di casa, chiamai subito Chance per farlo rientrare, attendendo pazientemente prima di richiuderla. Entrando, non mi fece le feste come era solito fare, e benchè la cosa non mi preoccupasse data la sua ormai avanzata età, ero convinta che qualcosa non andasse. Ormai non era più il cucciolo di un tempo, e lo sapevo bene, ma più questo passava, più io ci facevo caso. I bambini erano affezionati a lui, e lui a loro, e in cuor mio speravo che stringesse i denti ancora per un pò. Non avevo mai avuto un animale prima, e sebbene fossi adulta, l’eventualità di perderlo mi spaventava, facendomi anche soffrire. Per questa ragione, lo accarezzavo ogni volta che potevo, e lo lasciavo fare anche ai piccoli, sapendo che un giorno ci avrebbe lasciati. Chiudendo gli occhi, li strinsi con forza, tentando di distrarmi e pensare ad altro. Fortunatamente, ci riuscii guardando fuori dalla finestra. La pioggia aveva iniziato a cadere, ma ero fiduciosa, poiché la felicità faceva ancora parte delle nostre vite, e nonostante ogni sfida e battaglia, potevamo tutti dare uno sguardo al futuro, cosa che Trace, Terra, Rose e Isaac facevano già da tempo, sperando, un giorno, di poter coronare i propri sogni.
   
 
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