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Autore: Susannah_Dean    05/07/2017    2 recensioni
Un'esplosione in un quartiere di periferia, un mistero da risolvere e un pericolo da combattere. Una giornata come le altre su Mobius, se non fosse per un passato che non vuole essere dimenticato e dei legami impossibili da spezzare. Riusciranno i nostri eroi a salvare la situazione ancora una volta, o sarà il destino a lasciarli senza scampo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Non provarci – sibilò Rouge non appena ebbero messo piede fuori dalla stanza.
Shadow inarcò un sopracciglio. – Non ho ancora fatto nulla.
- So cosa stavi per dire, dolcezza, ma no, non è stato lui.
- Sai che avrebbe potuto farlo – ribatté il riccio, incrociando le braccia. – Non esistono così tante persone in grado di manipolare l’energia del Caos fino a tal punto. Lui è il Guardiano di una delle fonti di energia più grandi del pianeta, o lo hai dimenticato?
- Perché avrebbe dovuto farlo? – Rouge riuscì a malapena a controllare il proprio tono di voce. Sarebbe stato inutile, anzi, controproducente mettersi ad urlare, soprattutto davanti alla porta di due bambini pesantemente sotto shock, ma si sentiva sul punto di scoppiare. Se non avesse tentato di dichiarare ad alta voce ciò che pensava il suo cervello, già provato da quella giornata assurda, sarebbe riuscito a convincerla che Knuckles era in grado di fare una cosa del genere.
- Questo non lo so. Ma potrebbe non averlo fatto di sua volontà. Non sarebbe la prima volta che ci troviamo di fronte a qualche genere di controllo mentale.
- Non sarebbe nemmeno la prima volta che qualcuno viene scambiato per qualcun altro. C’è ancora gente convinta che a commettere certe azioni sia stato Sonic e non tu.
Shadow scosse la testa. – Improbabile. A quanto ci risulta, di echidna in giro ne resta uno solo.
- C’è qualcosa che non quadra. C’è davvero qualcosa che non quadra in questa storia.
- Saranno ore che dico la stessa cosa. Per adesso non possiamo fare altro che andare a parlare con il tuo amico, sperando di non doverlo arrestare.
Rouge non era nelle condizioni di poter obiettare a quello che sapeva essere un piano ragionevole, perciò si limitò ad annuire, scrollando le spalle. – Almeno cerchiamo di vederci più chiaro, prima di arrestarlo. La GUN ha già commesso abbastanza errori in passato senza che arrivassimo noi a creare confusione.
- E come darti torto. – Shadow si voltò e riaprì la porta della camera, indicando che la conversazione era finita. Avevano lasciato i due bambini con un’infermiera prima di uscire a parlare, per far sì che fossero tenuti d’occhio (e che ci fosse qualcuno a consolarli se si fossero messi a piangere, una prospettiva a cui nessuno dei due agenti era in grado di far fronte), ma avrebbero dovuto riferire loro alcune informazioni prima di andare a parlare davvero con Knuckles, e dovendo essere sincera Rouge avrebbe preferito restare in quell’odioso ospedale per sei secoli piuttosto che affrontare quella conversazione.
Tuttavia, in quel momento non aveva alternative, perciò seguì il suo partner all’interno della stanza e rimase vicino alla porta mentre lui riferiva ai bambini che presto sarebbe arrivato un altro agente a controllarli.
- L’agente Fazio è un Overlander, ma potete fidarvi di lui – disse Shadow ai due ragazzini che pendevano dalle sue labbra (letteralmente, nel caso di Logan). – Il suo compito sarà di fare la guardia alla vostra stanza, anche se non pensiamo che voi siate in pericolo. Qualunque cosa vi ricordiate di quello che è successo oggi, potrete dirla a lui e l’agente ce la riferirà. Lo stesso vale per qualunque parente che pensate possa venirvi a prendere: se direte all’agente chi sono e dove abitano, verranno chiamati il prima possibile. Avete capito?
I due annuirono, anche se era probabile che il riccio nero, con il suo tono calmo e pacato, fosse per loro una figura molto più affidabile di quanto sarebbe mai potuto essere Joseph Fazio. Nadir alzò una mano, quasi pensasse di essere a scuola. – Però non abbiamo nessuno fuori dalla strada. Logan ha un fratello grande, però è in prigione.
Un violento dejà vu investì Rouge come un treno in corsa. I suoi occhi caddero sulla piccola lince, mentre Shadow continuava a invitare lui e la sua amichetta a cercare di ricordare qualunque minima sciocchezza. La somiglianza c’era: di sicuro però non poteva essere, le coincidenze dovevano avere un limite…
- Si chiama Lucan? – Chiese prima di riuscire a fermarsi, avvicinandosi al bambino. – Tuo fratello, si chiama per caso Lucan?
Logan annuì energicamente, le sue mani rapide sotto i loro occhi. Nadir seguì i gesti con attenzione, poi alzò gli occhi sulla pipistrellina, senza nascondere la propria curiosità. – Chiede se lo conosci. Lo avete arrestato voi?
- No, no, io… Dobbiamo andare. – Rouge afferrò il polso di Shadow e lo trascinò via, ignorando il suo sguardo sconcertato. Più tardi avrebbe ricordato di non aver salutato i bambini, né l’infermiera, e si sarebbe preoccupata per quella minima scortesia come per la cosa più importante al mondo, tanto era distrutto il suo cervello, ma in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era che doveva allontanarsi da lì. Doveva uscire da quell’ospedale, da quel quartiere, da quell’intera zona.
Diamine, si sentiva mancare l’aria a tal punto che forse sarebbe riuscita a respirare solo cambiando città.
 
 
Shadow iniziava ad essere davvero stufo.
Sapeva che Rouge era emotivamente coinvolta in tutta la faccenda. Le aveva concesso di seguirlo e di non abbandonare il caso perché aveva sperato che sarebbe stato più utile per entrambi, ma avrebbe fatto volentieri a meno di essere sballottato in giro senza neanche sapere quale fosse il vero problema. Se solo lei si fosse degnata di dargli una spiegazione avrebbero potuto continuare a lavorare, ma non sembrava intenzionata a fare niente di tutto ciò.
Beh, peggio per lei, avrebbe tirato fuori da sé le risposte di cui aveva bisogno.
- Adesso basta – sibilò, piantando i tacchi nell’asfalto fuori dall’ospedale e costringendola a fermarsi. Avrebbe potuto farlo prima, ma era abbastanza sicuro che obbligarla a rimanere lì dentro non avrebbe aiutato. Sapeva essere diplomatico, dopotutto.
Rouge si girò verso di lui, lasciando andare il suo braccio. Questo avrebbe dovuto tranquillizzarlo, ma l’espressione sul suo volto contribuì soltanto ad inquietarlo. Sembrava che stesse cercando di nascondere un intenso terrore dietro una maschera neutra, senza riuscirci. – Cosa intendi dire? – Chiese, tentando (e fallendo nel mentre) di fermare il tremito nella propria voce.
- Non fare finta di niente. – Shadow fece un respiro profondo, sperando di riuscire a mantenere la calma. – Vuoi spiegarmi cosa diavolo sta succedendo? Non puoi pensare che io chiuda gli occhi di fronte a come ti stai comportando, perché non sembri neanche te stessa in questo momento. La Rouge che conosco io non sarebbe scappata solo al sentire il nome di un emerito sconosciuto. Diamine, ti ho detto che quel maledetto echidna era tuo amico e non hai reagito minimamente, neanche per scherzare su di lui. Mi dai qualche informazione o ti aspetti che intuisca tutto da solo?
- E’ una storia lunga – replicò Rouge, sostenendo a fatica il suo sguardo. – Lunga, e complicata, e se potessi fare a meno di ripeterla sarei molto più felice.
- Allora riduci all’osso e parla in fretta, perché fra un po’ tramonterà il sole e non vorrei dover parlare a Knuckles di notte. Conoscendolo, tenterebbe di ucciderci solo sentendoci arrivare.
Rimasero a fissarsi per un lungo momento, senza parlare. Alla fine, proprio quando il riccio stava iniziando a pensare che sarebbero rimasti lì tutta la sera, Rouge sospirò, abbassando lo sguardo e massaggiandosi la fronte.
- Sono successe…delle cose, in questa zona. Cose che riguardavano me, mia madre e molta altra gente, incluso il fratello di Logan. Ogni volta che mi giro, qualsiasi persona incrociamo, tutto mi ricorda quello che è accaduto. E’ un tale miscuglio di bei ricordi e ricordi dolorosi che…non lo so. – Si interruppe, guardando il cielo che iniziava a cambiare colore. – Non avrei mai pensato di tornare in questo posto. Non ero preparata a doverci girare per le indagini.
Shadow non si era aspettato che lei si aprisse così tanto, forse perché non era qualcosa che accadeva spesso. Decise di continuare a fare pressione, finché poteva. – Mi stai dicendo che è una questione di shock?
- Più o meno. Credo che quando andremo su Angel Island sarà un’altra storia, non c’è niente che possa turbarmi lassù. – Ci fu un’altra pausa, più lunga questa volta. – Mi dispiace per come mi sono comportata, ma ogni passo avanti che facciamo è una nuova sorpresa.
- Pensi forse che Knuckles non ci riserverà sorprese?
- Qualunque cosa faccia Knuckles è un disastro per chi gli sta intorno, mediamente, anche se non credo che sia in grado di far sparire un’intera comunità – replicò Rouge, sorridendo. Era ancora una volta solo una pallida imitazione della sua solita espressione scherzosa, ma stava a significare che o si era rimessa in sesto o era tornata ad essere in grado di nascondere le proprie emozioni. In ogni caso, ora non si sarebbe potuto cavare niente da lei, perciò Shadow scrollò le spalle e le fece cenno di andare.
Non riuscì tuttavia a resistere alla tentazione di farle ancora una domanda, mentre lei spalancava le ali e si preparava ad alzarsi in volo. – Rouge?
La sua partner tornò a guardarlo, aspettando che continuasse. Shadow esitò, poi chiese: - Hai intenzione di dirmi quali siano queste…cose che sono accadute? Prima o poi?
Rouge rifletté per qualche secondo prima di rispondere, e quando lo fece i suoi occhi erano distanti, pensosi. – Sì, davvero. Ma non ancora. Per favore, non ancora.
Poi si sollevò in aria e a lui non rimase altro da fare che seguirla di corsa lungo la strada per Angel Island.
 
 
La serata si prospettava estremamente tranquilla.
Ed era giusto così, almeno nell’umile opinione di Knuckles. Davanti agli occhi suoi e dei suoi amici erano passati mostri, robot, geni del male obesi, tutta una serie di creature di cui avrebbe fatto volentieri a meno per il resto della vita. Dubitava che i Guardiani precedenti si fossero mai trovati a dover difendere il Master Emerald da una tale massa di pericoli…o a farselo rubare o distruggere così di frequente, ma questo era un altro discorso.
In ogni caso, non si sarebbe mai lamentato del fatto di trovarsi un periodo di pace, specialmente in un pomeriggio sereno come quello. Durante la notte avrebbe dovuto restare all’erta, nel caso che qualche sciocco malcapitato avesse tentato di coglierlo di sorpresa col favore del buio, ma adesso poteva rilassarsi, chiudere gli occhi e chissà, magari riposare per un po’.
Tuttavia, proprio quando stava iniziando ad appisolarsi, un rumore nelle vicinanze gli comunicò che qualcosa era cambiato.  C’era qualcuno lì intorno.
L’echidna scattò in piedi, completamente sveglio, scrutando l’ambiente intorno a sé. I suoi sensi erano più acuti di quelli di molta gente, perciò era probabile che gli intrusi non fossero molto vicini, ma presto o tardi sarebbero dovuti sbucare fuori.
Infatti, eccoli lì. Due sagome apparvero fra le prime ombre del tramonto, e Knuckles emise un verso di disapprovazione riconoscendo Rouge e Shadow mentre questi si fermavano ai piedi di Mystic Ruins.
Rouge era una cosa: quella donna era una ladra e aveva l’irritante tendenza a venire a disturbarlo in ogni momento libero, ma almeno le sue distrazioni erano talvolta piacevoli e i loro rapporti andavano migliorando, se l’assenza di tentativi di furto del Master Emerald poteva fare da indicatore. Ma Shadow no, non riusciva davvero a tollerarlo. Anche perdonando i disastri da lui combinati in passato, restava comunque un pallone gonfiato che cercava di apparire come un bel tenebroso. Sonic lo aveva perdonato subito, naturalmente, e adesso aveva una visione completamente diversa di quel maledetto riccio nero, ma Sonic non era mai stato il cervello del gruppo.
- Che cosa volete? – Chiese l’echidna, senza nemmeno tentare di nascondere il proprio fastidio.
Shadow alzò gli occhi al cielo. – Vedi di stare calmo, Knuckles. Non abbiamo chiesto a dei rinforzi di raggiungerci, ma possiamo farlo se opponi resistenza.
- Non c’è nessun motivo per cui voi siate qui, figuriamoci dei rinforzi – replicò lui, poi si voltò verso Rouge alla ricerca di una spiegazione. – Che diavolo sta succedendo?
Rouge scosse la testa. Aveva un’espressione tesa sotto lo strato di trucco, e questo lo preoccupò ancora di più. Non l’aveva mai vista con una faccia del genere, neanche…neanche in battaglia, santo cielo. – Rispondi alle domande, Knuckles, per favore.
- Se mi faceste delle domande sensate sarebbe anche più facile – borbottò il Guardiano, ma tornò suo malgrado a rivolgersi a Shadow. Si sentiva sempre più perplesso. – Cosa volete da me?
Il riccio nero ricambiò il suo sguardo irritato con uno del tutto impassibile. - Dov’eri questo pomeriggio, Knuckles?
- Dove vuoi che fossi? Ero qui.
- E non c’è nessuno che possa dimostrarlo?
- Pensavo stessero arrivando delle domande sensate. Non c’è mai nessuno qui a parte me.
Se si fosse voltato, Knuckles si sarebbe accorto del repentino cambio di espressione di Rouge e di come la pipistrellina avesse reagito alla sua risposta. Ma l’echidna aveva gli occhi fissi su Shadow, e Shadow non sembrava sorpreso da nessuna delle sue parole. – Un’ultima cosa: conosci un posto chiamato Stormtop Lane?
Knuckles allargò le braccia, confuso. – Ti sembro un esperto di geografia?
- Capisco. Beh, penso che tu debba venire con noi. – Shadow cominciò a salire le scale di Mystic Ruins.
- Io non capisco. Che stai dicendo? – Il Guardiano si voltò di nuovo verso Rouge, senza perdere di vista il riccio che si avvicinava. Perché stava salendo così lentamente, poi? Avevano tutti questa mania della velocità, se avesse voluto davvero costringerlo a fare qualcosa sarebbe salito di corsa e l’avrebbe placcato in un secondo. – Cosa cazzo sta succedendo?
La sua ladra preferita sembrava allarmata quanto lui. – Shadow. Shadow, aspetta.
- Aspettare cosa? E’ l’unica pista che abbiamo. E sono sicuro che lui potrebbe avere più risposte per noi.
- Dacci un taglio e spiegami – ringhiò Knuckles, facendo un passo indietro e alzando i pugni. Avrebbe evitato il combattimento finché possibile, ma quel riccio gli stava davvero calpestando i nervi.
Shadow si fermò ad un paio di metro da lui, le braccia incrociate e l’aria di qualcuno che avrebbe voluto farla finita in fretta. – Qualcuno ha fatto sparire decine di persone con una vampata di energia del Caos non molte ore fa. Deduco che tu non sappia niente al riguardo.
La sorpresa non sarebbe potuta essere più palese sul volto dell’echidna. – Perché dovrei saperne qualcosa?
- Perché le uniche cose che potrebbero creare così tanta energia sono gli Smeraldi del Caos, e si dà il caso che tu ne abbia uno bello grande proprio qui. Inoltre, dei testimoni hanno visto qualcuno che ti somigliava molto aggirarsi lì intorno nel momento del disastro. Perciò credo che tu debba venire con noi alla base della GUN per farti interrogare come si deve e darci qualche spiegazione.
- Non vengo da nessuna parte. Non c’entro niente, perché avrei dovuto fare una cosa del genere?
- E’ proprio quello che ci spiegherai – replicò Shadow, prima di fare un passo avanti.
Knuckles ne aveva avuto abbastanza. Non sapeva assolutamente di cosa stesse parlando quel tipo, ma il suo atteggiamento era estremamente fastidioso e lui aveva iniziato ad accusarlo di cose a caso. Per questo si slanciò in avanti, il pugno destro diretto precisamente contro il brutto muso di Shadow.
Che lo schivò, naturalmente. Un attimo prima era lì e ora puff, sparito. Doveva essersi spostato alle sue spalle, evidentemente, visto che l’echidna si sentì assestare un potente colpo alla schiena che per poco non lo buttò a terra. Si voltò e vide Shadow che lo fissava inarcando un sopracciglio. – Non ti stai rendendo le cose facili, lo sai? E non puoi nemmeno scappare, visto che non abbandoneresti mai il tuo prezioso Master Emerald.
Al sentir menzionare il Master Emerald, Knuckles non ci vide più. – Non scapperò proprio da niente – grugnì, accennando a gettarsi verso il fianco destro del riccio.
Shadow abboccò e si spostò dal lato opposto, dove finalmente Knuckles riuscì a colpirlo con un pugno ben assestato. L’altro volò a terra, e il Guardiano non poté trattenere un ghigno soddisfatto. Se davvero Shadow e Sonic erano così intimi, il riccio blu avrebbe dovuto spiegargli di come lui e Knuckles avevano speso anni a lottare l’uno contro l’altro, cosa che aveva reso il rosso ben preparato ad affrontare nemici superveloci.
Shadow si alzò in piedi e si preparò ad affrontarlo di nuovo. Rimasero a guardarsi a lungo, aspettando che l’altro facesse la prima mossa, poi proprio mentre Knuckles stava per perdere la pazienza e attaccare per primo…
- Adesso basta!
Nessuno dei due aveva visto Rouge avvicinarsi in volo, ma quando si piantò in mezzo a loro a braccia alzate videro chiaramente la sua espressione furiosa. Li guardò entrambi in cagnesco prima di riprendere a parlare.
- Non so cosa vi sia preso, ma non risolverete niente in questo modo. Non è facendo a gara a chi le dà più forti che troveremo delle risposte. Shadow, sei un idiota se pensi davvero che Knuckles possa aver fatto una cosa del genere. Knuckles, non puoi prendere a cazzotti un agente della GUN che ti sta interrogando senza rischiare delle conseguenze, anche se non abbiamo ancora chiamato dei rinforzi. Ora, riusciamo a parlare con calma, o devo prendervi a sberle io per riportarvi alla ragione?
Shadow e Knuckles la fissarono esterrefatti. Non avevano mai visto una rabbia del genere dentro di lei. Cosa diavolo è accaduto? Pensò Knuckles per l’ennesima volta. C’era qualcosa che non funzionava, e nessuno voleva spiegargli di COSA si trattasse.
All’improvviso, un trillo acuto venne dal polso di Shadow.
Gli altri due si voltarono a guardarlo mentre lui osservava un aggeggio che doveva essere un comunicatore fissato poco sotto il suo guanto. Il riccio lanciò un’ultima occhiataccia a Knuckles, poi premette un tasto e rispose: - Parla, Johnson.
- Shadow, Rouge, non so a che punto sia quella pista che stavate seguendo, ma chiudetela in fretta e raggiungete Harbor Heights. Golden Hive Road. – disse una voce sconosciuta di donna, levandosi nel silenzio che si era creato dopo le urla di Rouge. Sentendo le sue parole, Knuckles si sentì come colpire da una doccia fredda. – E’ successo di nuovo, quel bastardo ha portato via altre persone. Due edifici, completamente vuoti. Cercate di arrivare il prima possibile.
- Non dire che non te l’avevo detto – sibilò Rouge non appena Shadow ebbe chiuso la comunicazione. Lui alzò gli occhi al cielo.
- Sicuramente avrei preferito scoprirlo in un altro modo – replicò stringendo i denti, poi si rivolse a Knuckles. – Si direbbe che tu non c’entri niente, ma dovresti venire con noi lo stesso. Dubito che tu possa essere in due posti nello stesso momento, ma non mi fido.
- Grazie della fiducia – rispose l’echidna – ma sarei venuto lo stesso.
- E perché, visto che almeno con questo non hai niente a che fare?
- Perché direi che ho un sacco a che fare col posto che ha detto quella donna. – Knuckles girò di nuovo gli occhi verso Rouge. La furia della pipistrellina sembrava essersi placata, e sul suo volto era tornata quell’espressione abbattuta che lo aveva preoccupato prima, ma per quanto confuso ci avrebbe badato più tardi. Se davvero quello che era accaduto si era ripetuto, e si era verificato nella zona menzionata, allora aveva qualcos’altro di cui preoccuparsi. – Provate a indovinare dove si trova l’Agenzia Investigativa Chaotix?
Qualcosa nei loro volti gli fece intuire che no, non avevano bisogno di indovinare. Knuckles si massaggiò la fronte con una mano, sempre più perplesso.
Cosa. Diavolo. Stava. Succedendo?
 
Quanto si amano Knuckles e Shadow :^)
Scusate per l'immenso ritardo, ma ho tentato di compensare con un capitolo più lungo (con cui mi sono divertita un sacco, fra l'altro, visto che adoro far parlare Knuckles). Un chiarimento, ora che sono qui: la geografia di Mobius, tanto nei giochi quanto nei fumetti, è molto complicata e tutti i luoghi sono spalmati su una zona troppo grande per essere pratica, perciò le città hanno poco in comune con quelle canoniche e tutti i posti sono molto più vicini rispetto alla realtà. E' solo una questione di praticità, nient'altro, quindi perdonatemi.
Questo capitolo ha aperto diverse questioni. Per trovare le risposte, ci rivediamo al prossimo capitolo!
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