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Autore: Sakkaku    07/07/2017    3 recensioni
Qualche tempo fa Kim_Sunshine mi ha lanciato la sfida di pubblicare le storie scritte quando ero piccola, come fa lei nella sua raccolta "Scritti trash di una pseudo-infanzia problematica". Ora, dopo aver riesumato dalla cantina un paio di testi scritti quando ero giovane e semianalfabeta, eccomi qui a pubblicarli. Siete fortunati, perché non ne ho trovati molti... per ora.
Un consiglio: tenetevi alla larga da questa raccolta, perché non solo sarà piena di errori (è il senso della raccolta non correggerli e trascrivere i testi così come sono stati scritti in passato), ma vi porterà in un delirante turbine di demenza. Vi ho avvisato.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Parte II
 

Quando videro di chi si trattava rimasero incredule, perché davanti a loro c’erano i loro avversari, quelli che appartenevano all’Accademy Queen. Siccome il parco era di proprietà della accademia delle ragazze e solo loro avevano il permesso di entrarvi, decisero di far finta di niente e di continuare a camminare come se i ragazzi non fossero lì. In fondo i ragazzi che appartenevano all’Accademy Queen erano quelli dell’accademia rivale, visto che si trattava di un’accademia maschile e con l’Accademy Polar c’era una forte rivalità che era diventata sempre più forte da quando partecipavano entrambi allo stesso torneo. L’Accademy Polar andava contro l’Accademy Queen sempre in finale, ormai da tre anni. Solo il primo anno in cui si affrontarono vinsero i ragazzi, gli altri due anni successivi il torneo lo vinsero le ragazze, nonostante la rivalità entrambe le squadre nutrivano un profondo rispetto per i loro avversari. Nonostante le ragazze finsero di non notare i ragazzi, appena loro si accorsero della loro presenza, smisero di giocare a pallone e si misero davanti alle ragazze impedendogli di passare.
Il capitano dei ragazzi, il capitan Trevor, si mise a fissare negli occhi Lisbet e una specie di sogghigno si dipinto sul volto di lui, che disse – Ho sentito dire capitan Lisbet che siete rimaste senza allenatrice, così per noi sarà più facile battervi visto che non avete più nessuno che vi dica quello che dovete fare, ogni secondo, è fin troppo facile vincere così, non credi occhi viola? - . Se c’era qualcosa che la faceva arrabbiare, era essere chiamata occhi viola, perché può darsi che il capitano delle ragazze non aveva degli occhi di un colore normale, ma si trattava di un viola Ametista e non un viola porta iella. Pure le due gemelle di Lisbet, Polly e Mery avevano gli occhi di un colore particolare, la prima aveva gli occhi color Lapislazzuli, mentre la seconda color Rubino. Le tre sorelle non conoscevano il motivo per il quale avevano il colore degli occhi differenti rispetto alle altre persone, ma avevano la sensazione che presto o tardi l’avrebbero scoperto. Nessuna delle ragazze fece in tempo a ribattere le parole di Trevor, perché correndo si stava avvicinando preoccupata Suor Margaret che disse – Posso venire a conoscenza di che cosa intendevate fare alle mie care ragazze? Spero vivamente che non avevate intenzione di picchiarle altrimenti dovrei telefonare al vostro Direttore, ma non avrò bisogno di farlo, giusto ragazze? - - Hai perfettamente ragione Suor Margaret. Volevano solamente salutare, ci si vede giovedì ragazzi! – disse prontamente Polly, prendendo le difese dei ragazzi.
Si salutarono come fossero tutti quanti ottimi amici. Mentre le altre si dirigevano verso il dormitorio seguite da Suor Margaret per vedere come stesse Chelsy, Lisbet portò la spesa alla cuoca la signora Berta. Era una signora sui quarantasette anni, paffuta, simpatica e gentile con chiunque si comportava bene con lei e molto odiosa con chi è maleducato nei suoi confronti. Appena la ragazza entrò in cucina la cuoca le disse – Non c’è Chelsy? Oh, è vero che oggi non si sentiva molto bene… Appoggia pure tutto lì per terra, ci penserò io a mettere le cose al loro posto nella dispensa e nel frigo. Aspetta solo un attimo che ti do una camomilla da portarle così si sentirà meglio - . Aspettando che la camomilla fosse pronta Lisbet si ricordò che doveva prendere della lattuga e delle carote per Cilà, il loro cincillà. Veramente era proibito tenere animali all’interno dell’accademia, però Berta e Suor Lucy avevano regalato l’animale di nascosto e solo le due donne e ovviamente le ragazze di quel dormitorio sapevano della sua presenza. Chiese gentilmente di poterla prendere, dopodichè mise alcune foglie di lattuga dentro un sacchettino di plastica, che nascose dentro la gonna del uniforme. Berta le disse passandole la tazza – Ecco cara, fai attenzione quando sali le scale che la camomilla scotta! Dì a Chelsy di guarire presto e ricordati di dar il cibo a Cilà, altrimenti il piccolino morirà di fame - . Quando Lisbet entrò nel dormitorio vide che tutte le sue compagne erano attorno al letto di Chelsy, che stava piangendo a dirotto. Il motivo era che temeva che per colpa sua non avrebbero più potuto partecipare al torneo o che per causa sua avrebbero perso visto che avevano perso un intero pomeriggio di allenamento. Appoggiò il sacchetto e la camomilla sulla scrivania comune, poi si avvicinò anche lei a Chelsy per dirle – Ascoltami bene, non è colpa tua se ti sei ammalata, non devi neanche pensare che solo perché oggi non ti sei sentita bene non parteciperemo al torneo. La cosa più importante è che tu guarisca! Agli allenamenti e al resto ci penseremo dopo. Lo sai che oggi Matematica ci ha davvero fatto fare lo stesso esercizio per tutta l’ora?? Continuava a ripetere «É facile ragazze, possibile che non ci arrivate da sole? Impegnatevi un attimo, non vi chiedo cose impossibili!!» – a questa sua imitazione alla loro amica tornò il sorriso. Rifiutò cocciutamente la camomilla, che nel frattempo era diventata fredda. Con un sorriso Chelsy disse – Ora stò molto meglio, grazie a tutte per le vostre parole. Per dimostrarvi che sto veramente meglio vi suono qualcosa al piano – detto questo si diresse verso l’angolo dove era situato il suo pianoforte. Intanto che lei suonava, Sally svuotò la tazzina della camomilla fuori dalla finestra mentre Charlotte mise le foglie di lattuga e le carote nella gabbia di Cilà, che era nascosto dentro all’armadio. Infatti era l’unico posto in cui nessuno poteva guardar dentro, il motivo era semplice, era chiuso a chiave, ognuna delle ragazze aveva una copia della chiave appesa al collo in modo tale da non lasciare mai l’armadio aperto e lontano da occhi indiscreti o da gente fin troppo curiosa come ad esempio Danielle che desiderava cacciarle, per il semplice fatto che non avevano accettato di far parte della sua squadra di pallavolo. Ad uno squittio di Cilà, Chelsy smise di suonare e Charlotte, siccome era cresciuta in una fattoria era in grado di interpretare quello che l’animale voleva pronunciare e quasi sempre ci azzeccava, con quello squittio Cilà aveva avvertito che stava arrivando qualcuno, così Chelsy si mise nuovamente a letto circondata dalle amiche che la sostenevano con parole di conforto. Italiano entrò nel dormitorio come una furia le fissò una ad una in modo cagnesco dicendo – Siete in ritardo per la cena ragazze! – poi la sua voce divenne più gentile quando si rivolse a Chelsy – Cara te la senti di venire giù? Altrimenti dico a Berta di portarti sù qualcosa... - - Va benissimo Professoressa Italiano, vengo giù con le altre, adesso mi cambio – rispose prontamente Chelsy contenta che non l’aveva sentita suonare. Italiano le sorrise poi si rivolse a Charlotte – Aiutala tu cara, riordina un pò questa camera, solo quando sarà in ordine scendi raggiungici a cena. Voi altre venite pure con me - . Chelsy si cambiò e uscì dalla stanza, mentre Charlotte metteva in ordine il suo letto e il resto della stanza. Aprì la finestra per poter far cambiare aria alla stanza, tirò fuori Cilà per poterlo coccolare un attimo poi lo ridepose nella sua gabbia. All’improvviso sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla destra, subito pensò che si trattasse di Scienza, perché quando doveva dire qualcosa di importante ti appoggiava la mano sulla spalla destra. Ma quando Charlotte si girò davanti a sé non trovò Scienza, bensì un ragazzo.
Sorridendo quest’ultimo le disse – Piacere io sono Tom e tu dovresti essere Charlotte se ho capito bene, vero? Dovrei essere all’Accademy Queen già da tempo però credo che mi son perso! Tokyo è una città davvero enorme in confronto a dove abitavo io. Sai io abitavo in un piccolo paese di campagna nei pressi di Parigi, ma questo immagino non ti interessa in fondo non mi conosci neppure... Comunque volevo domandarti se sapevi indicarmi la strada per arrivare all’Accademy Queen. Non ti preoccupare non dirò ad anima viva e neanche morta che avete un cincillà nell’armadio, anche perché penso sia proibito tenere animali... Ma come al solito parlo e parlo come una radio senza smettere neanche per riprendere fiato! – . Sentendo dei passi che salivano le scale Charlotte disse – Esci di qui e chiedimi dove si trova l’Accademy Queen se non vuoi passare dei guai! Sbrigati!!! - . Il ragazzo fece appena in tempo a saltare fuori dalla finestra dalla quale era entrato prima che nella stanza irruppe Matematica che disse – Brava Charlotte! Hai messo in ordine tutta la stanza, dovrebbe sempre essere così. Ma cosa stai facendo cara? Non starai mica parlando da sola? - . Charlotte smise di fingere di dare indicazioni a Tom che aveva un espressione confusa, salutò come sempre educatamente Matematica – Buona sera Signora Direttrice Professoressa Matematica. Stavo venendo giù per far cena quando questo giovane mi ha chiesto cortesemente se sapevo dove si trovasse l’Accademy Queen. Penso che si tratti del nuovo arrivato che sostituirà Karl. Si ricorda quello che ha avuto l’incidente l’anno scorso? - . Scrutandolo attentamente Matematica si rivolse a lui con un tono minaccioso – Se avevi bisogno di un informazione potevi suonare alla porta, sicuramente una delle suore avrebbe aperto ed indicato strada giusta che avresti dovuto prendere per arrivare all’Accademy Queen. Non capisco il motivo per il quale tu abbia disturbato la mia allieva - . Senza badare al modo in cui parlava Tom rispose con un sorriso – Mi chiamo Tom, ho visto che la sua allieva sbatteva i tappeti fuori dalla finestra e per non disturbare suonando alla porta, visto che è ora di cena non volevo che qualcuno smettesse di mangiare a causa mia, mi sono avvicinato a chiederle dove si trovasse la mia accademia. Le avevo chiesto anche l’ora e lei gentilmente mi ha risposto dicendomi che sono le 19:30. questo vuol dire che sono già di un ora in ritardo, poi è entrata lei Gentile Signora che ha interrotto la sua gentilissima allieva che mi stava semplicemente spiegando da che parte dovevo andare per raggiungere la mia meta. Anzi penso proprio che stasera non cenerò ma questo ha poca importanza - . A quelle parole Matematica disse – Allora daremo uno strappo alla nostra regola, ma solo perché sei un ragazzo gentile ed educato. Avanti entra pure dalla finestra e lascia in questa stanza le tue valigie, le suore te le porteranno nella stanza degli ospiti. Avviserò io il tuo Direttore dicendogli che sei arrivato e che per stanotte alloggerai nella mia accademia. Ora tutti a far cena! - .

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Buona sera a tutti e rieccomi qui ad aggiornare questa agghiacciante """storia"""!

La descrizione del “viola porta iella” è qualcosa che non si può proprio leggere, oltre al fatto che probabilmente dopo qualche lezione di scienze mi era venuta la fissa per le pietre, non è possibile che queste hanno tutti occhi particolari!!
"Dentro la gonna dell'uniforme" ecco in questa frase ho dimenticato di nominare le tasche a meno che la gonna non è tipo quella di Eta Beta XD
Sinceramente non mi ricordavo che questa storia fosse ambientata a Tokyo... anche perché dai nomi non si direbbe xD Forse si tratta del quartiere inglese o americano di Tokyo chissà ahahahah
Mi domando in che modo sia strutturata questa scuola, Lisbet sale al piano di sopra, quindi anche se sono al primo piano, di certo non è attaccata al pianterreno. Quindi non riesco a capire come fa Tom a entrare nella stanza, è per caso volato o salito sopra un albero? Questo è un mistero, chiamerei Yury di Kim, però poi dovrei pagarlo per i suoi servigi da ex-detective e non andrebbe a finire bene XD
Senza contare che scrivevo “pò”, senza contare questo testo tutto attaccato senza andare a capo... adesso penso che non vado a nascondermi, no, vado proprio a cercare un rifugio antiatomico, mi ci nascondo dentro e sparirò per i prossimi anni u.u

 

  
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