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Autore: Deia Chades    07/07/2017    1 recensioni
I problemi di Reed e Golaski a causa di Lambda e Wau. Come si comportano tra loro? Cosa può accadere se...
Non è completa, almeno per quello che volevo, ma attualmente la storia finisce in un capitolo solo. Se posso inserisco altro dagli appunti di tutti i pezzi che avevo preparato per un progetto.
Ricordo che ogni fanfic che propongo è preparata tempo fa per altri progetti e li ripropongo come sono, con elementi che secondo me potevano essere chiariti nel gioco.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Do you know what sucks about dying?

I problemi di Reed e Golaski a causa di Lambda e Wau. Come si comportano tra loro? Cosa può accadere se...
Non è completa, almeno per quello che volevo, ma attualmente la storia finisce in un capitolo solo. Se posso inserisco altro dagli appunti di tutti i pezzi che avevo preparato per un progetto.
Ricordo che ogni fanfic che propongo è preparata tempo fa per altri progetti e li ripropongo come sono, con elementi che secondo me potevano essere chiariti nel gioco.

Do you know what sucks about dying?


Tutte le mie fanfiction sono materiale che serviva per altri progetti per la pagina. le storie sono intese come possibili accadimenti ove poco o non specificato nell'opera, seguendo il gioco e info del sito. Non valuto molto Transmission perchè sembra sia stato montato per adattarsi meglio al gioco finale, perchè registrato prima e con fatti diversi, inoltre è inteso dalla Frictional come 'spirato'. Pertanto, in base a file e fatti nel gioco, presento come potevano essere situazioni e storie per la versione finale che abbiamo tutti giocato.



Fan fiction
Autor: Deia Chades
(for english version use the translator to facebook or google)
Characters: Imogen Reed, Adam Golaski, characters hints
Type: for all
based on: Game, Lambda, others.. Events and scenes are earlier of game story. This is a fanfiction with hypothetical facts and game data.
Attenzione: la storia originale e i diritti appartengono a Frictional games. La storia in fan fiction
presenta accadimenti dal mio punto di vista, con qualche piccola aggiunta, ma cercando di essere accurata con le informazioni date in gioco, immaginando cosa è accaduto dove non specificato...
Il personaggio di Reed è trattata come io l'ho avvertita dal gioco (art e informazioni di Catherine) e l'opzione del robot che modifica il corpo dietro istruzioni di Wau è una delle ipotesi su come è stato creato.
Adam Golaski in Transmission è indicato come scan in Ark. Tuttavia non è sicuro, visto che Catherine non ha mai fatto scan a Golaski e non è indicato se lei ha mai caricato le scan di Reed e Golaski di Ark. QUindi io l'ho inserito solo per fini della storia legati al gioco e accadimenti.


Lambda - Novembre 2103

Imogen Reed è distesa  su un lettino da infermeria che aveva portato nella Observation Room, quando lei e Golaski si erano accorti che era un problema per lo spazio ridotto nell'infermeria. Così lei aveva deciso, prima dell'arrivo degli altri al sito, di allestire un'area relax, lasciando solo il lettino più attrezzato a disposizione di Holland e ri-arredare la nuova zona per il personale.

Disposto di fronte a una grande vetrata panoramica, il lettino era stato causa di piccole discussioni. Trasportato tramite il cargo dello Shuttle station da Theta, era un elemento scelto per la missione di recupero ad uso esclusivo del medico, anche se per sbaglio era etichettato per Lambda ma non risultava nella disposizione reale nel sito.
La scelta di Reed, dettata dall'idea di un uso migliore che un polveroso luogo nel livello sottostante, non era piaciuta ad alcuni colleghi come Cronstandt, ma alla fine avevano accettato il cambio d'uso invece di trasportarlo al livello magazzino, nonostante lo usava quasi sempre e solo lei nei momenti di pausa o morti.

Reed sospira, con gli occhi puntato sul grande blu punteggiato di luci rosse e bianche, presa dai pensieri che vorticano nella sua mente.

L'oceano ormai non è più come lo vedeva e amava lei. I pesci sono irrimediabilmente presi da Wau, sicuramente morti, che continuano a muoversi simulando gli istanti di vita, per non parlare dei tentacoli e agglomerati di gel che deturpano ogni cosa.

Nonostante tempo prima non avrebbe mai smesso nel tempo libero di ammirare la Vista, leggere davanti una Panoramica o uscire nei campi, iniziava  a causa di Wau e le sue azioni, a non trovare nulla là fuori a darle pace o sensazioni come prima. E questo iniziava dal deflusso della camera d'equilibro, prima di mettere piede nei capi antistanti, e inizia a chiedersi se non è solo un problema mentale o nervoso. Un crescente senso di smarrimento la prende uscita dopo uscita, sente un  opprimente senso di disagio e peggio, ha come l'impressione che qualcosa sia dietro ogni angolo. Dopo i primi tempi, ha deciso di evitare sopralluoghi esterni, cosa che faceva sempre fino a un mese e qualche settimana prima a Theta, cosa che faceva innervosire Strohmeier.

Un sorriso timido compare sulla sue labbra, ripensando ai rimproveri e occhiatacce del Capo della sicurezza che non capiva come lei potesse trovare straordinario e affascinante il mondo oceanico fuori dalla sicurezza del sito. 'Non puoi capire...' gli aveva sempre detto, a quell'uomo che era sempre presente per tutti e per qualunque motivo ma trovava impensabile qualcosa oltre il suo modo di vedere. Aveva semrpe adorato Stromheier e non se la prendeva per qualche lavata di capo o il suo scuotere la testa come deluso da un'altra sua richiesta di uscire o quanto tempo aveva perso prima di tornare. E in effetti, era così. Lui preferiva la tranquillità di Theta, non gli piaceva mai andare nelle altre stazioni o simili, diffidava delle situazioni in cui era obbligato. Lei invece non vedeva l'ora di essere là, osservare tutto quello che solo lì poteva apparire, nel fondo dell'oceano, e sapeva che in pochi potevano goderne. La sua famiglia, amici e conoscenti sulla terraferma non vedevano le cose come lei, che considerava, l'oceano ancora nel 22° secolo, come un mondo tutto da scoprire. Ogni anno si scoprivano, anche grazie a Omicron, nuove specie, informazioni o novità che mozzavano il fiato. Aveva visto foto mandate da Omicron di cosa compariva all'obiettivo già dalla zona del crepuscolo, seconda zona o fascia dell'abisso dove la luce non arrivava e vivevano creature che sembravano uscite da un film di fantascienza. Eppure erano veri. E appunto erano... erano.
Amava così tanto fin da piccola il mondo dell'abisso che era riuscita a giungere lì, a Pathos, non solo per vedere tutto quello che poteva apparire davanti il suo casco della duttil suit, ma anche per occuparsi di tutto ciò che comprendevano le sue specializzazioni e competenze. E trovava assurdo come Stromheier e gli altri vertici potessero non capire cosa cèra di unico là fuori. Per lei studiare animali marini, fauna e creature varie era non solo interessante ed emozionante, ma perfetto per i suoi progetti, cercando di emulare proprio ciò che viveva in quel mondo sommerso, la loro 'casa'. Gli altri colleghi invece, non ne erano impressionati, forse perchè uscivano giornalmente per svolgere i propri compiti  e vi si erano assuefatti? Assuefatti. Era la parola che le veniva sempre quando si chiedeva perchè per gli altri i campi non erano niente di che... E ora, a Lambda e presa da paura o nervosismo, non esce più. Restando relegata dietro una Panoramica e nulla più.

Stringendo il pad tra le dita, distesa cercando di stare comoda, riflette osservando il mondo oltre il vetro. Per lei come umana ostile e insidioso. Gli ultimi luoghi, i siti di Pathos, per tutti l'unico baluardo vitale per l'uomo, hanno ormai grossi problemi strutturali. Brecce in vari punti, settori divelti, strati dell'armatura esterna o interna che necessitano di riparazione, falle a causa del gel e molti altri problemi, riempiono la scheda di danni strutturali da sistemare con massima priorità.
Se prima tutti davano la colpa alla scossa tellurica seguita all'impatto, che aveva fatto tremare non solo i siti ma chi ospitava all'interno, da sentire tutto fin nelle ossa e gengive, ora sapevano che nonostante riparazioni e missioni di riarmatura dei siti per resistere alla pressione, Wau non era quello che credevano. Il gel  programmato dalla AI premeva e si insinuava da mesi in ogni lastra , sezione, pertugio, tubo, incavo. I siti, anche se riescono esternamente a fare il loro lavoro per proteggere e preservare i residenti dall'oceano, non sono stati studiati e possono  contenere l'ormai allarmante perdita del gel che sembra come il modo quasi fisico di Wau di giungere a loro.

Reed si volta quando si accorge che qualcuno è entrato nella stanza. Golaski si avvicina e si guarda intorno, poi la guarda, mentre si pulisce le mani piene di gel in un pezzo di stoffa.
Reed lo osserva senza mutare espressione, seria e nello stesso tempo dubbiosa, poi l'attenzione torna alla zona panoramica.

"Credevo che Holland fosse qui, almeno Hart mi aveva detto così. NOn sapevo che stessi leggendo o lavorando tranquilla..."

Reed alza le spalle, tenendo ancora il pad poggiato in grembo, stretto tra le dita.
Il silenzio aleggia nella stanza per un pò, mentre Golaski guarda ora lei ora le mani che tenta di ripulire, sporcando completamente il tessuto un tempo bianco.

"Sai cosa fa schifo del morire?"

Reed rompe il silenzio con quella frase, lasciando l'uomo a fissarla smettendo cosa stava facendo.
Volge gli occhi su di lui, senza voltarsi, lo fissa mentre lui scruta lei, ancora fermo nel tentativo di ripulirsi.

"A cosa ti riferisci...."

"E' la frase che avrei voluto dire a ogni collega che ha deciso di suicidarsi finora... Avrei voluto dirgli, mentre lo facevano, che tutto quello che li determinava, che li rendeva lui o lei è andato per sempre... nessuno sa nel 22° secolo, se davvero la reincarnazione esiste. Ricordi quando ti dissi che prima dell'inizio delle scansioni per Ark e dopo, molti pensavano che con le scans non sarebbe finito nulla e altri si reincarnavano in pesci e insetti? Adesso, vorrei chiedere a tutti questi, se mi fosse possibile, cosa la Continuità ha dato a ciò che li rendeva umani e unici, se davvero dei dati possono sostituire ciò che è un cervello umano e... se, come penso io, non solo non possono sostituirci in toto, che non posso essere o fare determinate cose, ma non saranno mai noi perchè saranno copie dell'originale e ognuno di loro sarà un nuovo..." non finendo la frase, scuotendo la testa.

"Cosa stai leggendo" controllando le mani mentre alcune ciocche gli cadono davanti gli occhi "per uscirtene con questi discorsi..."

"Nulla, sono rimasta a fissare l'oceano... considerato da quanto tempo non parliamo, non come prima, pensavo volessi sapere cosa mi attanagliava per ora..."

"..."

"Già... discorsi edificanti..."

"Che succede Reed..." mostrando un sorriso che a lei pare schernitore.

"Cosa vuoi che succeda! Da quanto sono arrivati tutti, mi sembra di essere in un albergo con estranei... tutti estranei..." fulminandolo con lo sguardo.

Alza il pad e lo accende, sentendo lo sguardo di Golaski su di se. Lui si avvicina di più, a pochi centimetri dalla Panoramica, osservando il mondo fuori,  voltandosi poi a guardarla in viso.

"Sembri arrabbiata..."

Lei alza gli occhi dal pad. Golaski appare come negli ultimi tempi, sia ai suoi occhi che per gli altri. Stanco, scompigliato, barba stranamente lunga che non teneva mai, trasandato, con abiti sporchi di gel e grasso per macchine e altro che lei non vuole indagare. Neanche nei momenti bui prima e dopo la missione di Lambda, a causa di sua figlia e la cometa, era in quelle condizioni.

"Adam... Non dovresti fare una pausa, una doccia o riposare?"

"Perchè... così non sono accettabile?" allargando le braccia indicandosi.

Lei gli lancia un'occhiata di disapprovazione, sospira e torna a guardare il pad. Golaski si allunga e le preme il pad sul petto, fissandola con occhi che a lei sembravano spiritati.

"Cosa cè..."

"Mi sembra che cè un pò di aria tesa. Dimmi, Reed, cosa non va in quello che faccio?" usando un tono duro e offeso "Controllo ogni macchinario, generatore, settore della zona manutenzione, provvedo alla Machine Rep e magazzino, spostamento viveri e altro che arriva da Theta e mi assicuro che ogni perdita sia fermata...da più di un mese... cosa cè che non va in come sono per ora, eh, Reed?"

"Smettila" allontanandolo con una smorfia e controllando il pad se sporco di gel "ho solo proposto un pò di riposo, visto che sembri così stanco da aver sicuramente lavorato per ore... inutile che ti dica di nuovo che non sei più tu..."

Si fissano negli occhi, a Golaski scendono alcune ciocche sugli occhi che si riporta all'indietro con la mano sinistra.

"Io sono sempre io, anche se il gel mi sporca gli abiti..."

"Non è il gel. O almeno, non per il lavoro che fai..."

"Allora spiegami cosa non va..." puntandole il dito indice della mano sinistra contro, stringendo con le altre il tessuto ormai sporco "perchè mi sembra che tu resti un pò troppo qui a rilassarti o nella tua stanza, mentre gli altri si danno da fare!"

"Sul serio? Stai forse dicendo che non svolgo il mio lavoro?" mettendosi a sedere.

Lui la fissa con quell'aspetto emaciato e strano, strofinando il tessuto su ogni dito, facendo poi un sorriso strano.

"Che diavolo ti succede, Adam..." sussurrando "perchè..."

Ma si zittisce quando qualcun altro entra nella stanza. Jessica, sorridente e tranquilla, rallenta quando vede entrambi e le loro facce.

"E' successo qualcosa?"

"No, solite notizie di perdite di gel..." esclama Reed sorridendo a mezza bocca "sono sempre di più..."

"Oh, accidenti. Speravo che fermando quelle già presenti, riuscissimo a tamponare la cosa..."

Golaski scuote la testa e lei smette di sorridere.

"Stavo giusto dicendo a Reed..." voltandosi a guardarla "che è meglio che torni a lavoro, perchè cè il rischio che se non riesco a fermare le grosse perdite, le pareti potrebbero implodere e sarebbe rischioso. Con permesso..."

Golaski esce salutando Jessica, la quale si volta verso Reed chiedendole se andava tutto bene prima di arrivare.

"Si certo, sono solo preoccupata per il gel. Cronstandt vuole il sito a pieno regime, privo di falle e perdite di gel per muri e paratie di contenimento... ammetto che ho paura di probabili conseguenze e..."

"Stai tranquilla. Ci stiamo lavorando e Golaski è impegnato in questo da giorni... ero qui per leggere un pò ma è già occupato quindi ti lascio tranquilla. So che ami questa stanza e le zone panoramiche, quindi..."

"Oh no, io ho finito. Il lettino è tutto tuo... non voglio che pensiate che lo uso a mio esclusivo interesse. E' solo che... invece di trasportarlo in magazzino, lo vedevo meglio qui ma... Prego, e buona lettura..."

Reed scende e si avvia nel corridoio, quando Jessica la ferma stringendole un braccio.

"Sicura che va tutto bene? Perdona se lo dico ma... per caso ci sono grossi problemi che vuoi dire, o dovrebbe farlo Golaski? State cercando di sistemare qualcosa di brutto evitando preoccupazioni a noi o..."

"No, Jessica. Credimi. Semplicemente mi stava elencando i problemi attuali ma non sono così negativi. Sono solo io che sono preoccupata... "

"Sembravate... nervosi..."

Reed fissa la donna davanti a lei, poi sorride e le poggia una mano sulla spalla, scuotendo la testa.

"Va tutto bene, se non mi credi, chiedi a Golaski. Ora vado, credo che la mia pausa sia finita e cè molto lavoro in arretrato. A dopo..."

Salutandola con una mano e uscendo, per poi perdere il sorriso dopo pochi passi.


Dieci ore dopo - camera di Reed a Lambda

Imogen apre gli occhi confusa,. Svegliatasi da un incubo, non è riuscita a mettere a fuoco il luogo dove si trova e osserva intorno, poggiandosi sui gomiti. Si era letteralmente buttata sul letto stanchissima, pensando di non riuscire a dormire,  dopo aver cercato di sistemare tutti i problemi che Cronstandt le aveva snocciolato, chiedendole di fare tutto in fretta.

"Cavolo, devo essere proprio a pezzi se non ricordo dove mi trovo...." ridendo nervosamente e scuotendo la testa "... sogno Theta così tanto che adesso non riconosco la mia camera qui... eh he"

Si mette a sedere sul materasso poggiando i piedi a terra e stringe la testa tra le mani puntellandosi con i gomiti sulle cosce.

"Sono io o questo posto? scuotendo la testa "è per questo che prima Adam e ora io..."

Sospira e si alza, apre un armadietto e utilizza una spazzola per sistemarsi i capelli. Poi prende la giacca dall'altro armadietto e si siede al computer. Sorride e allunga un dito verso il Leone marino, uno degli animali marini che collezionava fin da bambina, tutti da premere e schiacciare.

"... pensi anche tu che io stia peggiorando, Lio? Eh?"

Reed ride tristemente ricordando la prima volta che Golaski aveva visto i suoi gadget soffici che al tatto erano particolarmente morbidi e vellutati. Lui li aveva guardati negativamente, dopo che lo aveva convinto a toccarli e non ne era rimasto contento. Letteralmente Adam aveva detto  "è appiccicoso, molliccio... ma che..." e lei aveva riso divertita, mentre si rifiutava di avervi di nuovo a che fare, qualunque forma avessero, mentre gli spiegava che era proprio ciò che significava il nome del materiale. Erano toranti di moda dopo cento anni, gli aveva detto, ma lei collezionava solo tutto ciò che riguardava il mare o l'oceano.
Teneva in giro la foca, il pinguino, il delfino,  aveva preso dalla sua camera a Theta solo quelli a cui teneva maggiormente e il leone marino bianco, disteso sulla pancia, le strappava sempre un sorriso perchè era l'unico con l'aspetto carinissimo, più sul fumetto che realistico. E poi se premeva la schiena, si alzava la coda in aria e lei si divertiva a farlo muovere con il solo dito.
Ma certe cose, anche se riescono normalmente a stemperare i momenti bui, non riescono alla lunga... così era è lei in questo momento.

"Ho dimenticato Penguin di là... non sei arrabbiato vero?" stirando un sorriso "Tu cosa pensi... ha ragione Adam sul fatto... che in questo periodo faccio meno il mio lavoro?"

Il leone marino continua a muovere la coda verso l'alto a ogni movimento del dito e sconfortata, si sistema meglio nella poltrona  e butta la testa indietro, a osservare il tetto.


Reed sorride, ripensando improvvisamente a una discussione con alcune colleghe a Theta, riguardo a un problema sentimentale di una di loro. Non voleva ricordare il nome o viso perchè non voleva far tornare alla mente l'idea che era morta o meno, non le interessa.  Ma è davanti a lei, nella mente, il momento in cui disse una frase.

'Lasciare andare è la parte facile. Andare avanti è difficile, ragazze. Se ritieni importante una persona, se a questa colleghi momenti belli e importanti della tua vita che non riesci a pensare a nulla e nessun altro per momenti come quelli... allora è difficile pensare che non avrai altro nello stesso modo in futuro. Perche sono importanti proprio perchè cèra quella persona... e ora  sento che è molto difficile pensare a situazioni magnifiche, senza di lui...'

Sarebbe stato così anche per lei? Se Adam era in quella situazione per altri motivi da Lambda e Wau, doveva preoccuparsi? Si è sempre detta capace di considerare prima se stessa del resto, che se mai avesse incontrato una persona speciale, che avesse considerato adatto a lei, non avrebbe mai permesso che si creasse una situazione come per la sua collega. Non voleva rivedere se stessa al posto di quella ex collega.
Il problema è che negli ultimi tempi, mentre lo vede quasi trasformarsi in un uomo che non riconosce, non sa cosa pensare. E' il dolore per la figlia? Wau? La lontananza da un luogo sicuro e conosciuto per Lambda? O semplicemente lui ha deciso di intraprendere il viaggio verso il futuro da solo e a modo suo e l'ha lasciata indietro, trattandola di conseguenza? Oppure lei aveva detto o fatto qualcosa di sbagliato?

"Sai cosa fa schifo del morire?"

NOn riesce a non pensarci. E' impossibile per lei togliere dalla mente quella frase che sussurra o abbozza con le labbra senza pronunciarla veramente. Lambda non è come si aspettava. A parte una Vista diversa e interessante, a parte le brutture di Wau, è giorno dopo giorno  agghiacciante. NOn importano i colleghi giunti con Cronstandt da Theta e Omicron. NOn importa Adam che si è alienato chissà dove nel sito. Tra quello che cè raccapricciante nell'oceano per il gel e tutto lo spaventoso di lambda e cosa contiene, come rumori e strani accadimenti, per lei è diventato un incubo.

E incubi erano le immagini che la rapivano quando dormiva, per farla svegliare terrorizzata e stressata. Da mesi. Ricordi, momenti a Theta che la fanno ancora rabbrividire, scene che il suo cervello crea  per metabolizzare tutto e non è possibile per lei evitare momenti neri e una leggera depressione. Che Adam non fa che peggiorare.

"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi svaniamo, i nostri ricordi ed elementi che ci rendono cosa sono..."

Osserva il suo riflesso nello specchio dentro un cassetto, cercando gli altri animali che si era portata e si accorge di non essere quella che ricordava. Gli occhi verdi sembrano tristi, più spenti del solito. Appare sfinita nonostante si è alzata poco prima e la bocca, come gli occhi, non mostrano nulla di positivo. NOn sorridono o mostrano più il suo carattere.
Butta lo specchio di nuovo nel cassetto, cerca di sistemarsi i capelli e rilassarsi, sperando di riuscire a cancellare la negatività e riuscire a rivedere solo il buono.

Facile a dirsi, pensa...

Torna ad osservare Lio, candido e con musetto sorridente e tenta di sorridere anche lei, ripensando ai primi tempi con il Mockingbird, quando lei e Adam si erano conosciuti. Alcuni colleghi a Lambda, sia di Theta e Omicron,  che quelli definiti ospiti dai siti evacuati, non li conosceva. Altri invece li aveva incontrati solo una volta e nonostante le settimane passate insieme, dopo il loro arrivo nel sito, non era in buoni rapporti da sentirsi come in quel momento. Con Adam.
Molto prima non sarebbe mai successo... rapporti freddi e distaccati come a Lambda. Con tutti i colleghi aveva sempre ottimi rapporti, nonostante non potesse dire di avere migliori amici o gruppi di preferenza. Era amica con tutti, le piaceva rilassarsi nella living room o sala mensa e parlare di ogni cosa. Trovava interessante però, il lavoro in gruppo, così  da lavorare in una bella atmosfera e rendere quelle ore meno pesanti.
Nonostante lei amasse il suo lavoro e Pathos, non vi era nulla di meglio che stemperare ogni nervosismo quando possibile. Per sua fortuna, si ritiene, o meglio dire si riteneva, una persona non solo estroversa il giusto ma  era il tipo da esagerare determinate parti della personalità. Come alcuni colleghi che cercavano di apparire in troppo, esagerando visibilmente. ma alla fine le erano simpatici comunque.

Una chiamata nell'intercomm la ricollega alla realtà. Hanno bisogno di lei per un test su alcuni computer giunti da Theta. Indossa la giacca e si avvia, accorgendosi che non è riuscita come sperava a cancellare parte della tristezza. Avanzando con passo veloce per i corridoi, passando davanti un laboratorio con la porta aperta, si ferma di colpo e torna sui suoi passi. Adam, di spalle, si occupa di una perdita di gel. Si appoggia allo stipite, decidendo di perdere qualche minuto e lo osserva.
Golaski pulisce il muro e con un attrezzo sigilla la perdita e poi procede al blocco della fessura che si era aperta nella parete. Si alza, si pulisce la fronte con un braccio, sporcandosi un pò di gel e poi si volta per buttare in un contenitore gli attrezzi sporchi.
Si accorge di lei quando si volta per cercare qualcosa e la osserva accigliato. Si pulisce la mani sui pantaloni, come se, le era sembrato, volesse sfidarla a dire qualcosa. Raddrizza la schiena, chiude la cassetta degli attrezzi con un piede, facendole emettere un tonfo metallico molto forte e la guarda, tenendo le mani sui fianchi.

Per un attimo, a lei è parso il solito Adam, quando la osservava contrariato per qualcosa che aveva detto o fatto per scherzo, aspettandosi un'occhiataccia. All'epoca, le cose tra loro andavano molto meglio, così tanto da averle fatto credere che aveva trovato un altro motivo per il futuro. Il primo era vivere al meglio, non sopravvivendo alla meglio, ma dimostrare a se stessa, al destino e a coloro che avevano pensato a loro fino all'ultimo, che potevano rialzare la testa e andare avanti.

Ma ora?

Reed sorride, vedendolo sempre accigliato, senza muoversi, in attesa che di qualcosa. Si stacca dallo stipite e si avvicina, sotto il suo sguardo serio, verso la cassetta degli attrezzi. Prende un asciugamano più pulito degli altri, che lui aveva usato per detergersi il sudore e lo piega facendolo diventare un quadrato. Lo guarda, sorride e gli pulisce la fronte. Lui non si muove, non dice nulla, la lascia fare. Reed sorride di più e scuote la testa come per dire 'sei sempre il solito'.

"Ti sei riposato?"

Restano a guardarsi, lei si avvicina di più, pochi centimetri tra i loro visi, continuando a sorridergli. Gli pulisce una guancia dal gel, dolcemente, mentre con l'altra mano gli sposta le ciocche della sua guancia sinistra, per evitare di sporcarle maggiormente. Quando lei sta per spostare le ciocche dell'altra tempia, lui le afferra il polso, facendola trasalire e si avvicina così tanto che i loro nasi quasi si sfiorano. Lui percepisce il suo respiro caldo, ma anche ritmato dalla sorpresa, quasi spaventato.

Abbassa la mano di Reed, quando lei sta per parlare. Le prende il mento con decisione con tutta la mano, senza farle troppo male e resta a fissarla negli occhi. Vedendo che lei non dice nulla, le porge una domanda.

"Cosa cè, Reed. Pensavo che fossi arrabbiata e non volessi rivolgermi la parola..."

"Se aiutarti ti crea fastidio, non lo faccio più, Adam... pensavo solo che fossi stanco e che volessi ripulirti dal gel... a quanto pare mi sbagliavo..."

Nonostante voleva apparire seria e risentita, si accorge dalle sue parole di essere risultata troppo dolce e gentile. Addirittura quasi implorante. Invece di irrigidirsi nervosa sotto lo sguardo indagatore dei suoi occhi azzurri, alza il mento con decisione e lo fronteggia. Lui ride, le passa la mano dal mento alla nuca e la attira a sè, facendole appoggiare la guancia sinistra sul suo petto. POi abbassa la testa e le sussurra nelle orecchie.

"Non cambi mai, eh?... Ci sono cose molto importanti, Reed. perchè ti ostini in questi gesti gentili ma che in realtà non servono a niente? Se pensi che io abbia qualche problema, parlane con Holland, o no... meglio... chiama Stromheier e chiedigli se il suo ingegnere meccatronico preferito può prenotare un colloquio psicologico per me... sicuramente accetterà! Quello però che mi darebbe fastidio, Reed... "scendendo la mano lungo la schiena, percependo il suo nervosismo e il battito del cuore, impedendole però di allontanarsi "... è che ultimamente mi tratti come se avessi qualcosa di sbagliato... mi hai rivisto rivedere i video di mia figlia..." riportando la mano sulla nuca e allontanandola il giusta per guardarla negli occhi, mentre lei cerca chiaramente di apparire forte "... qualè il problema!?! Tu non hai figli, mi hai detto tu di non avere persone veramente importanti da farti soffrire per la loro mancanza, quindi... non ti intromettere..."

Reed afferra il suo braccio e lo allontana, scostandosi da lui, mantenendo lo sguardo duro e arrabbiato.

"Sul serio? NOn dovrei intromettermi nella tua autodistruzione?... Dio, Adam... GUARDATI!" Arrettrando sistemandosi i capelli "Ti rendi conto che mi hai bloccata per dirmi in un orecchio che ti sto dando fastidio su azioni che ti hanno reso... reso così!" indicandolo con una mano "...Cosa accade Adam. E' una settimana che te lo chiedo... visto che la situazione peggiora da prima e invece di essere quello che conosco sei diventato brusco e negativo, che sa solo isolarsi e guardare torvo me... ME, ADAM! Io non sono loro..." avvicinandosi a lui di nuovo sfidando il suo sguardo, mentre indica con il braccio destro verso la porta alle sue spalle "Io sono io, guardami... posso capire verso di loro, va bene... a parte i tuoi colleghi di Omicron, gli altri sono estranei, mi sta bene... ma non puoi pensare a queste azioni su di me, che..."

Respira affannosamente, si raddrizza  più possibile, si sistema gli abiti e osserva la porta.

"Hai ragione, hai detto la cosa giusta quando... mi hai ricordato le mie parole... anche se sono dispiaciuta per la mia famiglia e mi mancano, non cèra nessuno fino a mesi fa che per me fosse così importante da..." cammina dalla porta a lui, nervosamente, sperando che non arrivi nessuno "... se pensi che di te non mi importa nulla, ti sbagli. Non voglio sprecare fiato... è chiaro che per te non è la stessa cosa e capisco... va bene. Non ho figli, hai ragione! NOn posso sapere cosa si prova e sinceramente sono felice così, perchè sarebbe stato terribile, te ne do atto, essere consapevole del peggio. Che lui o lei sarebbe stato là sopra e io qui, sopravvivendovi... ma non ho figli, la mia famiglia è morta e l'unica persona a cui tengo più di ogni cosa sta..."

"IMOGEN REED... SONO CRONSTANDT, PER FAVORE VIENI NEL TECH DEPOT PER QUEL LAVORO... MI SENTI? TI STIAMO ASPETTANDO!..."

"Cazzo...!"

"Reed...."

"Reed... Reed... Reed... Ok, mi ha già fatto capire chiamandomi così qualè il mio posto,  nessun problema... Ti lascio nel suo dolore e buio interiore. Ho cose da fare..."

"Aspetta...." portando di nuovo le mani sui fianchi "devi..."

"Devo andare... Siamo al 15 Dicembre, Golaski e da oggi io, Reed, sarò impegnata solo con il lavoro e miei turni decisi sa Cronstadt, quindi non sarò intorno a te ancora come prima..."

"Reed..."

" Buona lavoro..."

"REED, VIENI QUI... REED!!"

Lascia la stanza velocemente, chiudendo la porta, sciandolo da solo nella stanza, dopo che stava per seguirla. Golaski  si volta, maledicendosi, ma sente la porta riaprirsi e lei compare con le braccia conserte e seria.

"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi svaniamo, i nostri ricordi ed elementi che ci rendono cosa sono se ne vanno... dove, non lo so, ma se ne vanno. Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che  qualunque cosa Catherine o un seguace della Continuità potranno dire, il bello di essere umani è la capacità e forza di reinventarsi, ricrearsi  e affrontare anche il peggio davanti...Sai cosa fa schifo del morire, Adam?... Che noi come umani possiamo creare un nuovo futuro non solo con decisioni e azioni, ma anche con l'unica cosa che meri dati non possono fare veramente... dare al mondo un nuovo individuo che può nascere in due modi, perchè la sua esistenza ha un significato per chi li ha generati, perchè era necessario o altri... Qualunque sia la motivazione, NOI come umani reali possiamo generare e lasciare al mondo qualcosa che vale più di alcuni bit di dati. E diciamolo... anche se una mente umana può vivere per sempre e essere copiata, così da avere una persona sempre e quando si vuole, questo rende l'idea delle scan ancora più stupida... Non ci sarebbe nulla di bello per me in una scan che dice di essere te e pensavo che, ragionando nella stessa maniera anche tu, vedessi me come qualcosa di unico e importante che non potrà mai essere sostituito o equiparato... Capisco il tuo dolore per tua figlia, ma lei non è più qui, io si... Ho deciso che appena i sei mesi saranno finiti qui, chiederò a Cronstand di essere la prima  per la missione a Delta o Upsilon. Cosa tu puoi decidere non mi interessa più. Ho fatto ogni cosa per te, contro la tua scan e contro i miei colleghi di Theta. Ho fatto il possibile perchè ti avessi al mio fianco e sapere che tu, ora, mi..."

"IMOGEN REED...  PER FAVORE VIENI NEL TECH DEPOT ? ORA!..."

Si avvicina all'intercom e risponde. POi si volta verso Adam, che si è avvicinato ma sembra incerto su cosa fare, restando a fissare il pavimento.

"A quanto pare gel e pavimento sono più interessanti... buona fortuna, Adam... Golaski!"

Lei esce, nonostante Golaski la chiama arrabbiato, vedendosi chiudere di nuovo la porta davanti. Si porta una mano tra i capelli e li stringe arrabbiato, gridando e dando un calcio alla cassetta degli attrezzi che si ribalta, rovesciando molti utensili a terra.
Si avvicina alla parete e molla un pugno vicino alla vecchia crepa riparata, procurandone una nuova con il fluido nero che si riversa a terra. Crolla sul pavimento, strisciando con la schiena sul freddo metallo e sporcandosi di gel la giacca.

Reed intanto giunge nel laboratorio, riceve una strigliata da Cronstandt e quando è sola, si butta sulla poltrona  e si da della stupida, più volta. Vorrebbe piangere dal nervosismo ma decide di lasciar perdere e pensare al lavoro. Respinge quello che sarebbe stato un pianto liberatorio, si morde il labbro inferiore per non pensarci e si mette al lavoro.
passano i minuti e crolla sulla poltrona esasperata. Inizia a riflettere, Vorrebbe poter vedere le telecamere di Lambda per sapere se quello che ha detto ha sortito effetto ma sa bene che è meglio evitare. Adam, per lei, è ormai qualcosa da far cuocere nel proprio brodo, sperando di averlo fatto ravvedere.

"Sai cosa fa schifo del morire, Adam?..." sussurra, sapendosi sola, guardando ciò che cè nella stanza con gli occhi "Vuoi o non vuoi, i dati possono essere modificati, copiati, raggirati, possono finire ovunque... Non sono più ciò che siamo. Individui unici e speciali, capaci di grandi cose proprio per cosa sono eppure desiderosi di diventare qualcosa che può essere sfruttato in mille modi. Puoi amare dati che dicono di essere me? Puoi unirti a una persona sapendo che, come lei, può essercene un'altra? Puoi pensare di vivere una vita, cancellando le cose che ci permettono di capire cosa siamo, eliminando sentimenti che ti fanno vibrare ogni cellula del corpo, eliminando tutto quello che puoi provare con un corpo umano, dimenticando ogni cosa che hai prvoato con il tuo corpo e ti rendeva umano davvero?...  e scegliendo di non volere la strada della nuova vita che puoi creare se sei quello che sei? Ti sei allontanato, ma se noi un giorno moriamo, cosa resta di e per noi? Sei pronto a perdere ogni cosa che ti permette di dire che sei tu e 'vivi'? Eh, Adam?"

Qualcosa dentro Adam si spezzò. Divenne un'altra persona. ma quando, veramente? E come? Perchè?
Imogen Reed si chiede questo, vedendo nella sua mente tutto quello che voleva ancora dirgli o sfogarsi perchè la opprimeva.

"Siamo persone, abbiamo sentimenti ed è qualcosa in più... cosa sei, ora, Adam? E io? Cosa sono, ora?"
   
 
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