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Autore: tror_i_thou_doom    08/07/2017    8 recensioni
L’ambiente scolastico fa parte della vita di ognuno di noi.
Spesso, è li che accade tutto.
E’ li che si arriva bambini e si esce adulti, è li che avvengono i più grandi cambiamenti di una persona, è li che si sceglie per il proprio futuro.
Alcuni lo vedono come un ingiustizia, altri come un opportunità per la vita, altri come un dovere o routine quotidiana.
Ma in qualunque modo venga visto, resta sempre e comunque un avventura.
Un avventura in cui sembra di essere in tanti, ma in verità si è sempre da soli.
Ogni azione, ogni scelta ha una conseguenza, e non si può tornare indietro per cambiarla.
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Jet the Hawk, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Parte Terza

- Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense ».
Queste parole da lor ci fuor porte.-
                                                                                     
                                                          (Dante Alighieri , Inferno Canto V 106-108)



Wave Rooney:


- My plug in baby 
Crucifies my enemies 
When I'm tired of giving 
My plug in baby 
In unbroken virgin realities 
Is tired of living -


                                          (From Plug In Baby by Muse)




KNUCKLES HOXHA

Si svegliò con gli urli di Wave nelle orecchie.
Appena fu abbastanza cosciente da capire la situazione si tirò su di scatto, poteva vedere tutto attorno a se grazie alla penombra.
Tutti gli altri si stavano svegliando, lui raggiunse velocemente Wave.
La trovò in bagno.
Era mezza nuda, se ne stava nella vasca con le gambe appoggiate al bordo e il resto del corpo all’interno.
Aveva in mano un piccolo bong e piangeva forte.
La sollevò, cercando di farla stare in piedi, ma sembrava che il suo cervello fosse completamente scollegato dal corpo.
-Wave! WAVE!- La tenne su di peso, vide Tikal sporgersi dalla porta del bagno, probabilmente per capire cosa stesse succedendo.
Wave si dimenò facendogli perdere la presa sul suo corpo, cadde a terra e raggiunse Tikal strisciando.
Lei era terrorizzata e inorridita allo stesso tempo.
-M-ma che le prende!?-
Wave si aggrappò a lei, ma non era in cerca di sostegno, bensì stava cercando di attaccarla.
-Vattene.. Vattene da qui..!- L’amica si girò indietro verso di lui. –KNUCKS ATTENTO IL MURO STA CROLLANDO, KNUCKS!- Corse di nuovo da lei, cercò di bloccarla a terra ma gli sgusciò nuovamente dalle braccia.
Wave si gettò contro ad una parete del bagno.
-TI SALVERO’, ESCI DA QUI!-
La raggiunse nuovamente e la prese da dietro, questa volta la strinse forte, non sarebbe riuscita a scappare in nessun modo.
-COSA FAI!? IL MURO STA CROLLANDO, POSSO FERMARLO! MORIREMO KNUCKS-
Le tappò la bocca e lei cercò di liberarsi, poi improvvisamente arrestò ogni movimento e rimase immobile, la tenne stretta per qualche altro secondo, poi allentò la presa e la girò verso di se.
-Wave.. Wave cos’hai fumato..?-
-S-salv..-
-Salvia Divinorum?-
Annuì, la fece sedere a terra e sbuffò, sfregandosi le mani sul viso.
Si accorse che tutti erano li con loro, ad osservare quell’orrendo teatrino.
Wave aveva addosso soltanto una gonna, i capelli lunghi e leggermente sporchi per via degli eccessi le coprivano il seno.
Teveva la schiena curva e probabilmente era imbarazzata, o forse troppo fatta per poter capire qualcosa di quello che stava accadendo.
-Wave,quante volte ti devo dire di non provare altri stupefacenti oltre all’erba!?-
-I-io.. M-mh.. Mi viene da..-
Intuì cosa stesse per dire e la sollevò, portandola con il viso sopra al water.
L’amica rigurgitò, troppo alcol quella sera.
La risollevò per poi prenderla in braccio, la resse con un braccio sotto le spalle e uno sotto le ginocchia, la portò sul letto accanto a Silver, che si era svegliato ed era preoccupato, sebbene ancora stordito per ciò che aveva fatto.
-Silv, passami qualcosa da metterle addosso..-
L’altro si sforzò,ma non riuscì nemmeno ad alzare il busto, in quelle situazioni non riusciva a ragionare al meglio.
Silver era  a malapena vivo in quel momento, come poteva alzarsi?
-Cazzo scusa Silv..-
-N-no  tranquillo, prendi qualcosa a caso, Jet lascia tutto per terra..-
Tikal seguì il suo consiglio e prese degli indumenti casuali da terra, gli tirò una maglia a caso e lui la afferrò, mettendola all’amica quasi esanime.
Tikal era ancora spaventata per quello che era successo, poteva leggerlo nei suoi occhi.
-Hey Tiki.. Non preoccuparti, lei è ancora se stessa, non voleva farti del male era solo un trip il suo..-
-S-si lo so..-
Disse, torturandosi le dita tra loro e abbassando lo sguardo.
Sbuffò e rivolse di nuovo lo sguardo al corpo trasandato di Wave.
Le accarezzò una mano tristemente.
-Facciamo schifo..- Disse Blaze, funerea.
-E’ lo stesso.. Siamo bellissimi così..- Disse Wave, la sua voce era roca, spezzata e quasi impercettibile, ma sapeva che quelle parole avrebbe voluto gridarle se solo avesse potuto.

Rimasero in silenzio senza fare alcun movimento per chissà quanto tempo, poi la voce di Silver attirò l’attenzione di tutti.
-J-jet..-
-E’ da Anil, ricordi?- Chiese Tikal.
-Chiamatelo.. Ditegli cosa è successo ma non quello che ho fatto io.. -
-Perché?-
-Voglio che si senta parte di noi.. E che stia bene, non voglio rovinargli la nottata con i miei problemi..-
-Lo è, è parte di noi- Iniziò Knuckles – Quindi che qualcuno lo chiami ora e me lo passi, voglio parlarci io..-
Tikal annuì, prese il proprio cellulare da una tasca e glielo passò, ma Silver fu più veloce e allungò il braccio il più possibile per passargli il proprio cellulare con il contatto di Jet già pronto per essere chiamato.
Lo chiamò, rispose con un tono preoccupato dopo qualche squillo.
Aveva una voce  e un accento particolari, piacevoli a detta sua.
-Silver..?-
-No, sono Knuckles.. Volevo solo dirti che siamo qua tutti insieme, nella stanza tua e di Silv, Wave ha fumato qualcosa dalla quale doveva stare lontana e si è sentita molto male.. Credo che nel suo trip stesse vedendo una parete del vostro bagno cadergli addosso, ed era molto ubriaca quindi ha vomitato..-
-E dove.. Dov’è Silv? Lei.. L’avete portata in ospedale?-
-E’.. E’ in bagno, non preoccuparti.. – Gli fece l’occhiolino e l’altro gli lasciò un sorriso leggero.
-Lei è ancora qua con noi, ora dorme.. Credo che sia tutto a posto, volevo avvertirti perché sei.. Lo sai, gli amici non devono restare allo scuro da queste cose..-
-O-oh, certo.. Devo venire li?-
-No tranquillo, però vorremmo anche te appena puoi..-
-C-che gentili.. Emh, vengo domani allora..-
-Di mattina?-
-Di mattina si..-
-Grazie, a domani Jet.- Disse, sorridendo.
-Ciao Knucks.-
Ridiede il cellulare al suo proprietario e gli sorrise.
-Cosa gli dirai? Tanto ti vedrà Silv..-
-Gli dirò le cose come stanno, però te l’ho già detto.. Voglio che stia bene questa notte, lui spera che Anil possa essere un appoggio per lui.. Capite? Io non mi fido molto, però oggi lo ha aiutato.. So che non ha cattive intenzioni ed è intelligente, forse Jet non si sbaglia, forse Anil è veramente ciò che gli serve in questo momento.. Io gli porterei soltanto altri guai e non voglio, non voglio che stia male per colpa mia.-
-Non dire così!- Esclamò Blaze, piazzandosi accanto a lui e osservandolo con uno sguardo severo.
-Bla- L’amica lo interruppe seccamente – No!- Sospirò – E’ vero che Jet potrebbe risentire della tua tristezza, di quello che accade a te, ma lui ha bisogno di te come tu hai bisogno di lui, e di tutti noi.. Siamo un gruppo, Silv.-
-.. Vorrei solo il meglio per lui, tutto qui.-
Ci fu un attimo di silenzio, che lui interruppe con un’affermazione che gli parve più che ovvia.
-Ma Silv, non siamo il meglio per lui.-
Silver sembrò pensarci su, poi annuì.
-Si.. Si lo siamo.-
-Ragazzi.. Dormiamo? Ne ho seriamente bisogno..- Disse Tikal,sprigionava stanchezza da ogni angolo del suo corpo, gli occhi erano assonnati, era più pallida in viso.
-Si, faremmo meglio a dormire.- Disse, assecondando la sua richiesta e rannicchiandosi accanto a Wave, che era già nel mondo dei sogni.. Anzi nel mondo dei sogni vi era collassata letteralmente.
Vide Tikal imitarlo dalla parte opposta del corpo dell’amica.
Si addormentò, Silver e Blaze si stavano sussurrando delle cose che non si preoccupò di ascoltare; quei sussurri mescolati al fruscio delle foglie e al maltempo che caratterizzava quella città, lo condussero lentamente alle braccia di Morfeo.

Aprì gli occhi,accolto da un confortevole calore accanto a lui.
Wave era ancora li, la sua espressione si era rasserenata e finalmente poteva stare tranquilla, fece leva sul gomito, aveva il braccio intorpidito.
Mise a fuoco ciò che lo circondava guardandosi attorno.
Tikal non era sul letto, così come Blaze e Silver.
Si accorse dopo poco della confusione che proveniva dal bagno, decise di alzarsi e andare a controllare cosa stesse succedendo.
Sbadigliò mettendosi a sedere, poi si stiracchiò e si diresse lentamente verso la sua meta.
Si sporse per vedere cosa stesse succedendo.
La cosa che più lo colpì fu vedere Jet, e anche un ragazzo sconosciuto che doveva essere il famoso Anil di cui tutti parlavano il giorno precedente.
Quando erano arrivati? E quanto aveva dormito?
Tornò a prestare attenzione agli altri sentendo gli urli di Jet.
Il ragazzo aveva gli occhi bagnati, doveva essere molto sensibile.
Si notava quanto fosse contrariato, si notava che non sapeva se piangere o se essere incazzato.
-Dovevi dirmelo cazzo! Sarei tornato ieri notte, sei un coglione Silv! Perché lo hai fatto? Perché cazzo mi hai lasciato andare a quella festa? Tu lo sai che quando stai male poi perdi il controllo, perché mi hai permesso di lasciarti da solo?- Stava fissando l’amico con gli occhi sgranati e arrossati, ora inondati da lacrime alle quali non diede importanza.
Doveva fare male, doveva fare male vedere parte della propria vita ferirsi.
Perché si, Silver era una parte della sua vita.
-Jet, tu avevi bisogn- Urlò, senza permettergli di finire la frase – Di fare cosa!? Di ubriacarmi!? Di ridurmi come una merda quando tutto quello che dovevo fare era restare qua con te!? Non dire cazzate Silv, lo sai anche tu che ho ragione..-
Silver rimase a corto di parole davanti all’amico, tutto quello che riuscì a fare fu lasciarsi scappare un singhiozzo ed iniziare a piangere, in silenzio e con lo sguardo basso, non riusciva a guardare Jet negli occhi.
Blaze se ne stava al fianco di Silver, giocando nervosamente con il piercing al labbro, la sue espressione era corrucciata e preoccupata, Tikal invece era perplessa e osservava la situazione con le braccia incrociate al ventre e le spalle appoggiate al muro.
Era bellissima, ogni centimetro del suo corpo lo era.
Ma non era quello il momento adatto per pensare a lei.
Jet si passò le mani su viso e tirò un calcio alla vasca gridando, era frustrato e arrabbiato.
Si avvicinò a lui senza nemmeno avere le idee chiare su cosa potesse fare, quando gli fu davanti l’unica cosa che l’istinto gli disse di fare fu trovare un modo per calmarlo, non avrebbe migliorato la situazione agitandosi ed incazzandosi.
Gli prese le mani e con quel contatto l’altro sussultò.
-Vieni qui su, non ci pensare, troveremo una soluzione..-
-Una soluzione!? Non c’è una soluzione, vorrei solo che potessimo guarire e invece è un ciclo continuo, si riparte sempre da capo, un attimo di tregua e poi è anche peggio!- 
Jet si lasciò scappare un singhiozzo più forte, dopotutto vivere sempre in un clima così tormentato doveva essere esasperante, e nemmeno loro che stavano vivendo situazioni analoghe potevano comprendere a pieno come ci si potesse sentire a viverlo in prima persona, sulla propria pelle.
Aprì quasi involontariamente le braccia e lasciò che l’altro vi ci si buttasse dentro, con tanta insicurezza, ma si lasciò andare a quell’abbraccio amichevole.
Doveva essere sotto stress, e lui si era ripromesso di dargli un appoggio, si era ripromesso di dare un appoggio a tutti i suoi amici, perché loro lo facevano per lui.
Accarezzò le spalle del più esile, cercando di confortarlo.
-Jet.. Mi dispiace, non sono riuscito a fermarmi.. Io.. Avevo in testa un fiume di pensieri, sto di nuovo malissimo e ho paura, ho sempre paura e sono sempre arrabbiato, ieri ero confuso, stordito dai farmaci e  incazzato nero, il mio cervello è andato in tilt e tutto quello che sono riuscito a fare è.. Sfogarmi, su di me.. Non ho voluto dirtelo subito perché eri con Anil e so che ci tenevi.. Mi dispiace..-
Anil, si era quasi dimenticato della sua presenza, forse perché era estremamente silenzioso.
Il ragazzo dalle evidenti origini asiatiche stava studiando la situazione, scrutando i volti di ogni persona li presente, ascoltando attentamente ogni parola.
Blaze si passò una mano sul viso e sbuffò.
-In ogni caso dobbiamo fare qualcosa.- Disse rigida, e funerea.
La poveretta doveva avere l’umore sotto ai piedi, calpestato e  disintegrato.
Era evidente che si stesse affezionando sempre più velocemente a Silver, e vederlo in quello stato doveva farle male.
-E cosa..?- Mormorò Jet, ancora stretto a lui.
Abbracciarlo era come abbracciare una piuma: i vestiti morbidi gli stavano larghi ma stringendolo, sembrava di avere tra le braccia uno stuzzicadenti.
Silver dal canto suo, non stava degnando nessuno di uno sguardo, se ne stava semplicemente stretto a se stesso, e tremava.
Era trasandato, l’amico dai capelli argentei.
Portava dei vestiti larghissimi rispetto al suo corpo dalla struttura piuttosto esile, i capelli se ne stavano alla rinfusa, spettinati e gonfi.
Aveva delle profondissime occhiaie ed era pallido, forse anche più pallido di Jet quando si truccava.
Teneva gli avambracci nascosti, se ne vergognava.
Avrebbe voluto tirarlo fuori da quella condanna, ma come poteva riuscirci? Come poteva riuscirci se non sapeva nemmeno come salvare se stesso dalle proprie paure e dalle proprie debolezze? Come poteva salvare qualcuno che non conosceva bene, se non riusciva nemmeno a salvare la persona che meglio conosceva li su quella terra, cioè se stesso? Forse non si conosceva così bene, o ci sarebbe riuscito.
Ci fu silenzio tombale per qualche manciata di secondi, poteva sentire il respiro di Jet sul suo petto, poteva sentire anche il respiro degli altri, il rumore prima quasi inudibile delle gocce d’acqua che la doccia perdeva ogni tanto, diventò assordante.
Nessuno osava guardare in faccia nessuno, nessuno osava fare un movimento.
Il tutto fu interrotto da Anil, che con tono fermo e pacato, attirò l’attenzione di tutti.
-Se posso, vi chiederei gentilmente di uscire, voglio restare un attimo da solo con Silver.-
Si guardarono confusi per qualche secondo, poi Blaze alzò le spalle e fece come gli era stato chiesto.
Tikal la imitò e lui cercò di seguire le due ragazze tirandosi dietro anche Jet, che però fece resistenza.
Fece per dire qualcosa ma Anil lo precedette, quel ragazzo notava ogni particolare evidentemente.
-Anche tu, Jet.. Per favore.-
-Ma Anil..-
-Jet.-
La voce di Anil era dura, ferma e il suo tono non emetteva repliche.
Jet si arrese e si lasciò portare fuori, se pur di malavoglia.

Era ancora molto scosso, per quello che Silver aveva fatto.
Si chiese quante volte Jet avesse dovuto sopportare tali visuali, doveva essere traumatico.
Sospirò e si allontanò da lui, lasciandogli prima una carezza amichevole sulla spalla.
Tornò a sedersi accanto a Wave, stava ancora dormendo beata.
Rimase a guardare il suo petto alzarsi e abbassarsi in modo regolare e lento.
Era come incantato, poi un movimento di Jet attirò la sua attenzione.
Si mise a rovistare tra i suoi vestiti a terra, era un ragazzo molto disordinato.
Tirò fuori un pacco di sigarette dalla tasca di un paio di pantaloni che erano a terra, posto in cui li lasciò una volta ottenuto l’oggetto delle sue ricerche.
Estrasse una sigaretta e tirò il pacchetto a caso, senza nemmeno guardare dove lo avesse gettato, poi con nonchalance aprì la finestra e si portò la paglia alle labbra, accendendola ed inspirando.
Osservò i suoi movimenti aggraziati, lenti.
Buttò fuori il fumo e si prese la testa tra le mani.
Si girò ad osservare Blaze e Tikal, loro erano sconcertate, forse un po’ deluse dal comportamento di Jet, o forse era solo l’intera situazione che si era venuta a creare a renderle così pensierose.
Lui Jet lo capiva, capiva il suo disordine.
Il suo cervello era in disordine, per primo.
Se il cervello è in disordine, tutto è in disordine.
-E’ colpa mia..- Disse Blaze, rivolta a nessuno in particolare – Sarei dovuta restare.-
-No! N-no.. L-lui me lo aveva chiesto, lui aveva bisogno che io restassi e io sono stato un egoista, ho pensato solo a me stesso, ad essere stupido.. Ho pensato solo a voler dimenticare e l’ho lasciato da solo, con tutti quei pensieri che aveva..- Vide il ragazzo affondare di più tra le proprie braccia, capì che stava piangendo in silenzio quando vide le sue spalle scosse da singhiozzi.
Tikal si fece strada verso di lui, leggermente titubante, forse aveva paura di come lui potesse reagire.
Ecco cos’era Jet.
Era un composto instabile, era instabile, non si poteva mai sapere come avrebbe reagito qualunque fosse la situazione.
Osservò Tikal, le sue curve.
I suoi capelli,i suoi lineamenti.
Ogni suo movimento, ogni suo bellissimo particolare.
Aveva rapito il suo cuore e tutti i suoi sensi, anche solo il suo profumo poteva inchiodarlo, poteva distruggerlo.
Era bella, era dannatamente bella.
La sua anima era pura, lei era ciò che di più puro c’era al mondo.
Delicatamente poggiò una mano alla spalla di Jet e lo girò verso di se.
Lui era a pezzi, letteralmente a pezzi.
Fu un semplice gesto, che conteneva più di mille parole: gli accarezzò una guancia e lui ne sembrò sorpreso.
Rimase li a fissarla, confuso.
Lei lo guardò semplicemente negli occhi, i suoi stupendi occhi, erano potenti.
I suoi occhi parlavano, i suoi occhi raccontavano, vedevano ed imparavano, ed infine regalavano tutto a chi poteva leggerli.
E Jet poteva, Jet poteva leggere dentro in quei bellissimi occhi, perché anche lui era così, però i suoi di occhi avevano raccolto solo terrore, ingiustizie e sgomento.
Quelli di Tikal invece? Quelli di Tikal avevano imparato a gettare il male, lasciando il posto ad un impero di luce nel quale ci si poteva perdere.
Fu una scena da brividi, i due erano rimasti a fissarsi, l’uno perso negli occhi dell’altra per un tempo che sembrò infinito.
Sincronia, perfetta sincronia.
Una lacrima, due, tre.
Entrambi stavano piangendo, entrambi avevano iniziato a piangere nello stesso, esatto istante.
Però non interruppero quel contatto, no.
Non separarono i loro sguardi, proprio come se stessero leggendo un libro, come se stessero guardando un film dentro quei pozzi limpidi che entrambi avevano.
Poi fu uno scatto, entrambi abbassarono le loro teste, asciugandosi gli occhi e ricomponendosi.
-T-tu mi hai letto dentro..-
-E ti ho regalato la mia vita, come tu mi hai regalato la tua..-
-Perché hai pianto?- Chiese lui, la voce ancora gli tremava.
-Perché non te lo meriti, non ti meriti quello che hai passato e quello che stai passando.. E tu perché hai pianto?-
-Perché  tu.. Era tutto così confortevole, ero così a mio agio che mi sono emozionato e non sono più riuscito a fermarmi..-
-Io ci sarò con te, io ci sarò, capito Jet? Ci sarò per metterti  a tuo agio..-
L’altro annuì e gettò la sigaretta dalla finestra, per poi abbracciare Tikal insicuro.
Lei lo strinse con quella delicatezza che la caratterizzava, come se stesse abbracciando un fiore.
Quel momento di pace fu bruscamente interrotto dalla porta del bagno che si spalancò, Jet sobbalzò e scattò, staccandosi da Tikal che a sua volta si girò verso la porta sorpresa.
Silver uscì con lo sguardo basso, seguito da Anil che rimase fermo dopo qualche passo, sconcertato.
Tutti a parte Jet lo stavano fissando con diffidenza.
-Non centri con noi.- Disse Blaze, fredda.
La guardarono tutti confusi, perché lo aveva detto?
-Ah no?- Chiese semplicemente lui, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.
-No!- Tagliò corto lei, ma lui con un gesto la incitò a dare delle spiegazioni.
-T-tu.. Tu sei apparso all’improvviso e hai cercato di entrare a far parte delle nostre vite senza un motivo, sei arrivato qua convinto di sapere tutto, di essere a conoscenza di tutto, di poter prendere in mano la situazione! Cosa pensi di stare facendo?- Quasi urlò, veramente era così incazzata? Non ne aveva motivo.
-Sei pure voluto restare con Silver, solo tu perché noi non siamo abbastanza intelligenti per tenere un discorso con lui, vero!? Cosa avrai fatto mai? Gli avrai detto cose come: “ Non devi farlo” o “Non è la cosa giusta da fare per risolvere la situazione”? Eh?-
Anil rimase impassibile di fronte ai suoi urli, e lei tirò un calciò al letto, con rabbia.
Perché mai ce l’aveva tanto con lui? Si, la sua presenza era inaspettata, ma nessuno aveva delle ragioni per essere arrabbiato nei suoi confronti.
-Niente di tutto ciò, e capisco che tu possa essere stressata e frustrata in questo momento, però cerca di calmarti.-
Disse lui, con fermezza.
Lei scoppiò invece, era completamente fuori controllo.
-No! Non mi calmo! Vattene, non ti vogliamo!-
-Parla per te!- Si intromise Jet. – Stai sparando un sacco di cazzate immotivate!-
-Vuoi spiegarmi che cazzo centri tu?- Ruggì, avvicinandosi aggressivamente a Jet.
-Deve sempre riguardare tutto te? Non ti basta mai essere al centro dell’attenzione? TU NON VUOI ALTRO CHE LE ATTENZIONI DI TUTTI, ECCO COSA.-
Jet rimase sgomento, ci fu un attimo di silenzio e poi a sorpresa di tutti lui gridò, avventandosi su di lei, che prontamente lo bloccò afferrandogli saldamente i polsi e stringendoli forte, lui si lasciò scappare un piccolo gemito e poi digrignò i denti.
-E tu cosa vuoi? Punti solo a prenderti Silver e ad averlo tutto per te! Non puoi neanche accettare il fatto che qualcun altro provi ad aiutarlo! Solo perché Anil non è una merda come noi non significa che non possa capirci, o aiutarci!-
Lei lo colpì, nessuno se lo aspettava.
Lo colpì con un forte calcio allo stomaco e lui soffocò un lamento.
Stava dando di matto, perché lo colpì una volta ancora alla gamba, Jet reagì malissimo a quel colpo e non seppe spiegarsi il motivo, era come se lei fosse accecata dalla rabbia che le era presa, e lui non fosse in grado nemmeno di provare a difendersi.
Scattò automaticamente e la prese per le spalle, lei si ribellò ma lui riuscì a bloccarla facilmente e a tenerla ferma.
-ADESSO BASTA.-
L’urlo secco ed improvviso di Silver lo fece trasalire, la ragazza tra le sue braccia smise di agitarsi e si liberò dalla sua presa infastidita, diede le spalle a tutti e si risistemò i vestiti.
Jet rimase piegato su se stesso con le braccia strette allo stomaco e gli occhi strizzati, Tikal provò ad aiutarlo ma lui la respinse e lei ne rimase delusa.
Le fece segno di lasciar perdere e si avvicinò al ragazzo rannicchiato, gli si inginocchiò di fronte e cercò di prendergli le mani ma l’altro strinse i pugni e si chiuse di più su se stesso.
Anil intanto stava esaminando la scena, con la stessa espressione severa e decisa che aveva sempre stampata sul volto.
All’improvviso si schiodò dal punto in cui era rimasto bloccato per tutto il tempo, si avvicinò a Silver e gli diede una pacca amichevole e leggera sulla spalla, come per rassicurarlo, mentre quest’ultimo continuò a fissare il pavimento, privo di emozioni.
Anil sospirò e si direzionò verso di loro, posò il suo sguardo proprio su di lui, che non seppe cosa dire o fare.
-Posso?- Chiese semplicemente, lui annuì ancora sconcertato per ciò che era appena successo.
Si spostò, lasciando che Anil si avvicinasse a Jet.
-Lasciati aiutare..- Jet scosse la testa, stava tremando.
Anil si spazientì e lo costrinse ad alzarsi con la forza, lo strattonò leggermente per un braccio e l’altro gemette quasi impercettibilmente.
Lui non sarebbe mai stato in grado di farlo, anche se ne aveva la forza, perché aveva paura di poterlo ferire.
-A-anil.. N-non così..- Il più grande rimase in silenzio e lo costrinse a restare in piedi, ma non durò a lungo perché perse l’equilibrio un attimo dopo e Anil lo afferrò saldamente per il busto.
–Riesci a muoverla?-
Continuò ad osservarli confuso, Jet fece dei piccoli movimenti con la gamba destra reggendosi ad Anil, il suo sguardo si era fatto meno duro, anzi era dispiaciuto.
-S-si ma.. Mi fa malissimo e non riesco a capire perché..-
-Sei molto debole, ma si sistemerà.. Vieni qui..- Anil cercò di abbracciarlo ma lui scappò dalla sua presa scuotendo la testa.
-S-statemi lontano..-Disse, poi con fatica si allontanò ed uscì dalla stanza.
Rimasero tutti sgomenti, Silver in particolare, sembrava che qualcosa lo turbasse.
-I-io..Mi dispiace…- Disse Blaze, sconsolata. – Non so cosa mi sia preso, non lo so.. E ora mi vergogno..- Disse, sedendosi sul bordo del letto e prendendosi la testa tra le mani.
-Fai bene.-Disse Silver, freddamente.
Lo vide, vide l’espressione di smarrimento in lei, vide che quelle parole così fredde furono come una pugnalata, ma se le meritava.
-Io so cosa farà lui ora.- Continuò Silver, atono.
-Cosa?- Chiese, l’unica domanda di senso compiuto che riuscì a formulare in tutta quella situazione estremamente estenuante ed esilarante, caotica.
-Si farà del male, e si odierà..-
-No.- Disse Anil secco.
Tutti lo guardarono, e lui fece un sorrisino tirato.
-No perché.. Io ora vado a prenderlo, e lo riporterò qui con voi, rimarrò con lui e cercherò di non farlo pensare a ciò che lo fa stare male.-
Tikal scosse la testa.
-No credimi, è imp- Silver la interruppe con un gesto della mano, rivolse il suo sguardo stanco ad Anil.
-Se tu davvero ci riesci.. Se ne sei in grado allora salvalo tu, perché io continuo a provarci e non faccio altro che trascinarlo sul fondo, sempre di più..-
-Ho promesso che lo tirerò fuori da quella vita di merda, ho promesso che aiuterò anche te, e chiunque di voi abbia bisogno io.. Sono qui per ascoltarvi, e darvi consigli..- Si girò verso di Blaze – Vale anche per te.-
-N-non sei arrabbiato?-
-Si.-
-Ma allora..-
-Sono arrabbiato, ma non ti ho di certo condannata alla pena di morte.. Ora sarà meglio che io vada a prenderlo, prima che combini qualcosa di cui potrebbe pentirsi, e Silv.. Ricordati quello di cui ti ho parlato.-
Con delle falcate ampie raggiunse la porta, ma si fermò un attimo prima di aprirla.
-Ah comunque, la vostra amica li.. Non sta dormendo beata tra angeli e caprette, è svenuta e sarebbe meglio che si riprendesse al più presto… A dopo!- Esclamò, per poi aprire la porta ed uscire.
Rimasero tutti bloccati e confusi,poi ricordando le ultime parole che gli aveva detto si affrettò a gettarsi sul letto, cercando di far riprendere Wave.
Anil era arrivato in modo inaspettato e teatrale, forse sarebbe stato un pezzo importante tra di loro, da quel momento in poi.
Vide l’amica riaprire gli occhi di colpo, per poi guardarsi attorno.
-Sono viva.. –Disse, ridendo.
Perché rideva? Lui si era preoccupato per lei, lui aveva avuto paura per lei, e lei rideva.
-Vaffanculo, Wave.- Disse alzandosi e lasciandola sul letto perplessa.
Entrò in bagno, la teneva da molto.
Fece i suoi bisogni, poi una volta finito si fermò ad osservarsi allo specchio.
Sembrava l’unico sano li, oltre a Tikal.
Improvvisamente si ricordò del suo cellulare, lo tirò fuori per controllare se ci fossero messaggi.
La maggior parte erano notifiche di Facebook, poi lo vide.
Da parte di mamma.
Gli si gelò il sangue nelle vene, non riuscì nemmeno a pigiare la notifica perché la mano gli tremava, lesse una parte dell’anteprima.
“Passa appena puoi, ho bisogno di dirti alcune cose, prima che sia troppo..”
No, non riuscì a continuare, lasciò cadere a terra il cellulare.
Tremò, la vista divenne appannata e tutto si fece più ovattato.
Perse l’equilibrio e si poggiò al water, vomitò, vomitò fino a che non ebbe più nulla nello stomaco.
Non poteva, non poteva finire così.
Staremo insieme per sempre, mamma.
No, non sarebbero mai stati assieme per sempre, perché l’unico modo per farlo è essere morti, però avrebbero potuto stare assieme una vita, o una mezza vita.
No, loro non sarebbero stati assieme nemmeno un quarto di vita e lui lo sapeva.
Ma doveva essere forte, se la sua soglia del dolore era troppo bassa per sopportare un certo peso, doveva alzarla forzatamente e continuare a vivere, doveva trovare il modo di vivere.
Si alzò in piedi, le gambe gli tremavano e gli sembrava di stare vivendo in un illusione.
Uscì dal bagno, sentì le voci lontane di Tikal e Wave, cercò di dire che doveva andare nell’ospedale li accanto, che poi sarebbe tornato.
Non ci riuscì, tutto diventò nero attorno a lui, anche i rumori scomparirono.
Non puoi andartene ora.
Non possono portarti via da me adesso, no.
Resta con me, mamma.


Shadow Ziegler:


- I can hold my breath
 I can bite my tongue
I can stay awake for days
If that's what you want
Be your number one

I can fake a smile
I can force a laugh
I can dance and play the part
If that's what you ask
Give you all I am

I can do it
I can do it
I can do it

But I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human -


                                                  (From Human by Christina Perri)



JETON HAWKERS

Era appena finita la pausa pranzo, ed era stata bellissima.
I ragazzi che aveva incontrato erano speciali, diversi da tutti gli altri.
Non lo avevano lasciato scappare, l'imbarazzo glielo avevano fatto passare subito.
Una volta rientrati a scuola si erano salutati, aveva lasciato Silver in classe e si era fermato un attimo al bagno.
Uscì dalla toilet e si guardò allo specchio, si sistemò i capelli e sorrise, voleva trovare un sorriso bello quindi ne provò alcuni ma non gliene piacque nemmeno uno, si passò una mano tra i capelli per poi afferrarli con entrambe le mani in una specie di coda a lato del collo, gonfiò le guance facendo una faccia buffa, a volte lo faceva senza motivo.
Sgonfiò le guance sbuffando per poi abbassare lo sguardo.
Notò qualcuno poco lontano da lui che lo fissava e sobbalzò, per poi rendersi conto che era Anil, non lo stava guardando male anzi sembrava solo curioso, si tranquillizzò subito.
Per un attimo pensò di parlargli, ma poi decise di dare ascolto a Silver, appena l'altro provò ad avvicinarsi lui uscì dal bagno,accelerando il passo.
-Hey! Aspetta cazzo, non voglio- Lo interruppe ancora prima che potesse dire qualcosa -Il mio amico è stato chiaro, torna da Julie-su e i suoi e lasciami perdere! Non voglio avere a che fare con quelli come te.- Disse acidamente per poi correre verso la classe,non seppe perché ma ebbe l'impulso di piangere, stava per aprire la porta della classe quando Anil lo precedette e vi si piazzò davanti.
-Ora mi ascolti.-
Abbassò lo sguardo, rassegnato.
-Loro.. Non mi piacciono,sono solo stati i primi ad accogliermi, come potevo sapere che fossero stronzi? Li ho subito lasciati perdere e volevo conoscere voi ma te e il tuo amico non vi lasciate neanche avvicinare, volevo solo scusarmi per quello che ho detto prima, ero solo curioso perché voi siete così particolari.. Quando ti ho detto quella cosa prima non avevo intenzione di offenderti, dopo averlo detto mi sono accorto che il modo in cui ho impostato la frase poteva essere frainteso,ora mi sento in colpa per questo volevo parlarti e scusarmi.. Non voglio stare con loro, piuttosto preferisco stare da solo, ma prima volevo scusarmi o continuerò ad avere sensi di colpa.. -
Rimase a fissarlo sbigottito ed incredulo,ma si riscosse subito.
-No, no t-tu.. Sono stufo di essere preso in giro,sono stufo dei vostri giochetti da manipolatori, vorrei solo che le persone smettessero di giocare con i miei sen- Anil lo interruppe -Hey! Fermati.. E che cazzo, non so nulla di nessuno qui, di certo non voglio farti un torto se nemmeno so chi sei!-
-Ma se magari Julie ti sta dicendo di farlo.. -
-No! Appena il tuo amico ti ha trascinato fuori le ho detto che non voglio avere nulla a che fare con lei e quelli come lei, che ha una mente chiusa.. Poi vi sono corso dietro per scusarmi.-
-M-ma.. Cazzo scusa.. -
Si sfregò le mani sul viso,nervoso.
Possibile che non riuscisse mai ad essere sicuro o a non commettere errori?
-Ho paura,ho paura di sbagliare.. Io vorrei riuscire a fidarmi di te, di quello che dici ma non ci riesco.. E comunque, sono un maschio.-
Anil capì la frecciatina e fece una smorfia.
-È appunto per quello che volevo scusarmi, io non intendevo offenderti.. Veramente non riuscivo a capire, quando lei ti ha chiamato frocio ho capito, perché era un nome maschile.. Lo giuro,non volevo essere stronzo.-
-Anil.. -
- Ti prego dammi una possibilità, io vorrei solo avere qualcuno- si morse la lingua bloccandosi -Senti lascia perdere, accetta le mie scuse e chiudiamola qui.-
Scosse la testa e si fece curioso.
-Qualcuno?-
Anil sospirò.
-Qualcuno con cui parlare, con cui confidarmi come sto facendo ora, ho girato mezzo mondo e conosco solo i miei parenti, non ho mai veramente legato con qualcuno della mia età e pensavo che tu e il tuo amico sareste stati perfetti perché siete così.. Diversi, ma non si può avere tutto, no?-
Gli stava credendo.
Si stava lentamente iniziando a fidare di quel ragazzo, sembrava veramente sincero.
La sua voce era profonda e calma, raro per un ragazzo adolescente.
Gli piaceva il suo accento indefinito.
Se fosse stato solo uno scherzo ben costruito di Julie, allora avrebbe sicuramente trovato un bravo attore,molto convincente.
Non voleva negargli una possibilità,anche se sapeva che Silver non ne sarebbe stato felice e forse si sarebbe anche incazzato, però voleva provare a fidarsi anche delle proprie decisioni.
Forse era stata l'ultima cosa che aveva detto a convincerlo, quel ragazzo era solo.
-Vieni a sederti vicino a noi,ti va?-
Chiese,forzando uno dei sorrisi che aveva provato poco prima allo specchio.
-Non fingere,quello non è il tuo sorriso naturale,e poi perché sei triste?-
Rimase interdetto,leggermente scosso.
Gli aveva letto dentro? Come lo sapeva?
Non gli rispose,ma scrisse un messaggio a Silver.
"Rispetta le mie scelte."
Tornò a dare attenzione ad Anil.
-Non lo sono- mentì - Tengo i sorrisi veri per i momenti migliori.-
-Mmh, sarà.. Grazie per questa possibilità.-
-Ti rovinerai stando con noi.. -
-Non credo e in ogni caso non importa, non voglio fama,voglio amici.-
Era quasi incredibile, forse non mentiva affatto.
-Entriamo? Voglio fare lo studente modello.-
-Fumando canne in cortile?-
-Beh,io sono uno studente modello alternativo! E poi.. Ma ci stavi guardando? Cazzo se sei inquietante!-
-Ero su un albero vicino a voi, scusami ma è stato più forte di me, stando da solo ho imparato ad osservare il mondo in silenzio.-
-Fa male?-
-Cosa?-
-La solitudine..-
-A volte distrugge, a volte fortifica.-
-E a te che ha fatto?-
-Entrambe le cose.. Ma dimmi,perché Julie vi ha chiamati matti?-
Rimase in silenzio per un lungo attimo, poi sorrise.
-Perché lo siamo.- Disse, entrando in classe.
L'altro lo seguì senza scomporsi ,come se quelle parole non gli avessero sortito alcun effetto.
Fortunatamente il professore era in ritardo.
Si sedette in una fila da tre e fece segno a Silver di sedersi alla sua sinistra, l'altro si alzò confuso e fece come gli aveva chiesto, Anil si sedette alla sua destra e allungò una mano verso Silver, il quale abbassò lo sguardo schifato passandolo dalla mano di Anil a lui.
-Ora comprendo quel messaggio.- Disse secco,Anil ritirò la mano.
Lui lo guardò tristemente, l'altro roteò gli occhi.
-Jet.. Sai cosa? Ok, ok.. Fa come meglio credi ma dimmi.. Come ti ha convinto?-
-Con la sincerità,voleva soltanto scusarsi, vuole solo fare amicizia Silv.. -
-Si ok.. Certo.-
-È molto solo..-
-Ma se ha girato il mondo!-
Stava per ribattere ma Anil lo precedette.
-Non litigate per favore.. So che può sembrare strano, sono stato in molti posti è vero, ma non ho mai legato con qualcuno.
Silver so che ho avuto una brutta impressione su di voi, ma non volevo! Non potevo sapere che Julie è una stronza, è stata la prima ad accogliermi e non potevo saperlo, lo ha chiamato frocio con un tale disprezzo nella voce che mi ha fatto schifo, così come mi hanno fatto schifo tutte le cattiverie che ha detto su di voi e su buona parte della classe.-
-Beh, sai che lui lo è veramente... Vero?-
Avrebbe volentieri tirato uno scappellotto in testa al suo migliore amico.
Silver geloso, era come un distributore automatico di figure di merda ed imbarazzo.
-Emm.. Questo lo avevo capito, ho studiato le persone in silenzio a lungo.. E inoltre lo ha detto a tutta la classe.-
- Oh, lo sai il francese.. -
-Si, ci sono stato per sette mesi in Francia, quindi il francese lo capisco bene anche se non sono molto bravo a parlarlo.-
-Sono un coglione..- Disse prendendosi la testa tra le mani, si vergognava.
-Hey, non c'è nulla di male.. Stai tranquillo,sul serio.-
-Continuo a fare figure di merda. - Silver ridacchiò.
-È la tua specialità Jet!-
Disse scherzosamente e sorridendogli, la tensione stava scemando, anche se era pienamente consapevole del fatto che Silver sarebbe rimasto sempre sull'attenti.
-Dopo abbiamo ginnastica? Chiese Anil.
-Purtroppo si.. - Rispose Silver stiracchiandosi per poi sbuffare.
Emise un mugolio,lasciando andare la testa e appoggiandosi al banco.
Anil si sporse verso di lui.
-Che ti turba?-
-Odio ginnastica,soprattutto in questi giorni.. Non riesco nemmeno a percorrere la distanza tra una classe e l'altra,mi mancano le forze ed è orribile..-
-Ho notato, prima stavi per collassare.-
-Quel professore ci costringe a fare attività fisica, e ogni volta mi sento morire!- Disse sincero –Anche se.. Diciamo che ho partecipato solo a una o due delle sue lezioni,ma questo non importa.- Ammise, ridacchiando.
-Posso aiutarti, devi solo fare allenamenti leggeri e aumentare l'intensità poco alla volta, non sentirai nemmeno la fatica credimi!-
-Oh.. Anil sei gentile ma.. Io sono molto più debole di quanto tu possa credere, soprattutto ora..-
-No Jet, ho notato quanto sei denutrito, quello che ho detto vale proprio per te.. Ti farebbe bene,ti va di provare?-
Guardò Silver in cerca del suo parere, l'amico capì e gli fece cenno di sì con la testa, sebbene sembrasse contrariato.
-Hum.. Non vorrei fare altre figure di merda, già tutti mi odiano e in più io non faccio altro che dare loro dei motivi per schernirmi, ci manca solo uno svenimento in palestra o un pallone in faccia!-
-Non pensare a cosa pensano loro di te, cerca piuttosto di fare del bene a te stesso.-
-Non è molto da me.- Disse, non riuscendo a trattenere una risata la quale fu seguita da degli sghignazzi da parte di Silver.
Anil li osservò confuso e curioso allo stesso tempo, smise di ridere quando si rese conto del fatto che Anil li stesse studiando.
-Mmh.. Cosa intendevi dire Jet?-
-Nulla,lascia perdere.-
-Ok beh.. Allora? Ti lascerai aiutare?-
Ci pensò su un attimo, nel quale riuscì a convincere se stesso a cercare di migliorare, a quel punto annuì e Anil gli sorrise, soddisfatto.

Quando si trovava negli spogliatoi, l'ansia gli saliva alle stelle.
Una dozzina di ragazzi che si spogliano con nonchalance, non era una cosa semplice da gestire per lui, per questo si nascose in bagno a cambiarsi,scatenando qualche risatina.
Quando uscì si fermò davanti allo specchio e si legò i capelli in una coda alta, qualcuno puntò lo sguardo nella sua direzione ridendo.
Non lo conosceva,non sapeva i nomi e non conosceva i volti della maggior parte dei suoi compagni.
-Dovresti stare nell'altro spogliatoio sai?-
Cercò di non prestare attenzione ne a quello ne ai vari commenti a seguire.
Uscì dallo spogliatoio di fretta e cercò lo sguardo di Silver, era seduto in panchina e appena i loro sguardi si incrociarono gli sorrise, lui ricambiò.
Evidentemente Silver era riuscito a convincere il professore a fargli usare la giustificazione, ne avevano una ogni due o tre mesi.
Notò Anil in lontananza, si stava riscaldando.
Aveva addosso solo una canottiera e dei pantaloncini, teneva i capelli legati in cipollotto dietro la nuca, poteva vedere i suoi muscoli appena definiti tendersi, e rilassarsi mentre faceva stretching.
Si girò verso Silver e mimò un “O mio dio!” con le labbra, Silver lesse il suo labiale e scoppiò a ridere, per poi fargli segno di avvicinarsi.
Si rigirò verso Anil e rimase nuovamente a fissarlo incantato, si riprese solo quando vide  l’altro avvicinarsi a lui, prese un profondo respiro e cercò di calmarsi il più possibile, non voleva rischiare di essere impacciato con lui.
-Hey, dobbiamo fare ginnastica non andare ad una sfilata!- Disse amichevolmente.
-Ci tengo al mio aspetto.-
-Se ci tenessi davvero ti concentreresti di più sul prendere qualche chiletto.-
-Sto mangiando regolarmente, cosa dovrei fare di più?-
-Nulla, direi che è un buon inizio.- Gli sorrise, lui abbassò lo sguardo imbarazzato.
Gli sembrava di essere una ragazzina dodicenne al cospetto del ragazzo più bello della scuola, si sentì veramente stupido in quella circostanza.
-B-beh..- Si schiarì la voce, non bastava l’imbarazzo, doveva pure iniziare a balbettare!
-Cosa.. Cosa dovrei fare per mmh.. Ginnastica?-
-Qualche passaggio con la palla? Ti va?-
-Non ho mai giocato a palla..- Ammise timidamente.
-Bene, un motivo in più per iniziare.-
-E come si gioca..?-
-Innanzitutto impara a prenderla.-
-D’accordo..-
Anil gli lanciò la palla e lui la afferrò, poi gliela ripassò incerto.
I tiri di Anil diventarono sempre più precisi e complessi, i suoi movimenti erano fluidi, sembrava di stare giocando a palla con un ninja.
Riuscì a stargli dietro ancora per qualche minuto, poi una forte fitta al petto lo costrinse a fermarsi e mancò la palla, piegandosi su se stesso.
Si sedette nel tentativo di riprendere fiato, l’unico risultato fu che gli venne anche mal di stomaco.
Anil lo raggiunse un attimo dopo con la palla sotto ad un braccio, gli passò una bottiglietta d’acqua che lui non riuscì ad afferrare facendola cadere a terra accanto a se, la prese con le mani tremanti e bevve un sorso, per poi riappoggiarla a fatica, gli tremava tutto.
Anil lasciò andare la palla e si accovacciò accanto a lui, richiuse la bottiglietta d’acqua e gli mise una mano su una spalla, guardandolo preoccupato.
-Respiri?-
-Poco..- Sussurrò.
-Cazzo.. Per così poco?-
-Scusami, sono una donnicciola..-
-Ma no, però se stavi male dovevi fermarmi subito,ti avrei fatto fare una pausa..-
-Ma è successo tutto all’improvviso..- Disse, cercando di recuperare fiato.
Notò che lo sguardo di Anil andò a puntare lontano, dietro di lui.
Si girò e vide Silver correre verso di loro, raggiungendoli in qualche attimo.
-Che gli hai fatto?- Vide Anil farsi confuso, intervenne.
-Nulla Silv, mi stava solo aiutando.-
Silver sospirò, poi si rivolse ad Anil.
-Scusa, ho solo tanta paura che gli venga fatto del male..-
-E’ il tuo ragazzo?-
Silver ridacchiò.
-No, però ammetto che qualche volta mi lascio tentare da lui e cedo.. Non sono gay, però lui è pur sempre il mio migliore amico, odio quando viene ferito.-
-Oh capisco, ho solo buone intenzioni se può farti piacere saperlo..-
-E’ carino da parte tua, ma si sa.. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.-
Disse Silver, incrociando le braccia e facendo ridacchiare Anil.
-E’ un bene che ci sia tu con lui, immagino che non gli fai mancare nulla, deve essere questo il bello di avere un migliore amico..- Vide il suo sguardo perdersi nel vuoto per qualche secondo, anche Silver lo notò e si scambiarono uno sguardo rattristato.
Stava per dire qualcosa ma Silver lo bloccò con un gesto della mano, per poi andarla ad appoggiare sulla spalla di Anil che si riscosse di colpo, scuotendo la testa e sorridendo.
-Scusate, stavo pensando.-
-A che pensavi?- Chiese Silver.
-Nulla di importante..-
-Senti.. Mi dispiace se sono un po’ stronzo, mi viene naturale.-
-Oh non è un problema, probabilmente è un comportamento involontario che assumi per difendere te stesso e le persone a te care.-
-Cos..-
-Non farci caso, mi piace studiare le persone.-
Silver assottigliò lo sguardo, poi ridacchiò.
-Beh allora comincia bene studiando la persona che hai accanto.. E’ un seduttore esperto, con la faccia da agnellino.-
Arrossì violentemente e si coprì il viso.
-Sta zitto stronzo!- Anil rise, assieme a Silver che si limitò a sghignazzare.
-Ci starò attento..- Disse, sorridendogli impercettibilmente, fece per ricambiare quel sorriso quando una forte pallonata gli arrivò accanto spaventandolo, si portò una mano al petto tentando di bloccare l’imminente attacco di paranoia, ma tre dei loro compagni li affiancarono rendendo il tutto molto più complicato.
Uno teneva la palla che gli avevano lanciato sotto al braccio, lo guardavano con scherno.
-Sei saltato come una femminuccia!-
- Lo sai che il cambio di sesso è semplice ora? E poi tu sei già a buon punto!-
-Ma forse non ha nemmeno un pene la sotto, non avrebbe bisogno della chirurgia ahahah!-
-Quanto potete essere stupidi?- Chiese Silver incazzato e indignato allo stesso tempo.
-Sentitelo come pigola il fidanzatino! Di un po’, ma sta cagnetta almeno è brava con la bocca?- Chiese, mimando un pompino e facendo ridere gli altri due.
Silver stava per ribattere ma lo precedette.
-Tutto qui? Sapete solo darmi della donna o della puttana? Almeno imparate come si fa, prima di insultare.-
-No piccola, non vogliamo esagerare che poi provi a suicidarti come hai fatto alla festa e finiamo nei casini!- Rimase interdetto per un attimo.
-M-ma voi come lo sapete..?- Uno dei tre scoppiò a ridere.
-Che accento di merda..! Lo avete sentito?-
Disse un altro, facendo ridere tutta la combriccola.
Il suo accento francese era molto più marcato a seconda delle situazioni, soprattutto quando era teso o spaventato, a volte anche senza motivo.
-E comunque tutti lo sanno, sfigato.-
-Cosa.. Ma come..?-
-Ooh ragazzi, andateci piano.. La principessa è confusa!- Si rivolse direttamente a lui – Perché non vai a farti di qualche antidepressivo per schiarirti le idee?-
-E non ci pensare troppo al cambio di sesso, fai cagare, saresti più inguardabile di quanto tu già non sia.-
Si alzò traballante con le lacrime che pulsavano, era difficile reggere una tempesta di insulti, soprattutto perché ultimamente tutti premevano su ciò che più lo tormentava.
-Si brava, va a piangere troia!-
-Fai schifo, tua madre ha partorito un aborto!-
Si girò un attimo indietro e riuscì a notare l’espressione spiazzata di Silver, poi le lacrime iniziarono a scendere copiose, ma prima di girarsi fece in tempo a vedere Anil prendere per il collo uno dei tre, poi il panico lo costrinse ad avanzare verso lo spogliatoio.
Appena fu dentro, si chiuse in bagno.
Si portò le mani agli occhi e tentò invano di respirare, ma la situazione peggiorò soltanto.
Ebbe un conato di vomito e rigurgitò nel water usando tutta l’energia che gli era rimasta in corpo.
Appena ebbe finito si appoggiò alla parete più vicina quasi esanime, annaspando e cercando di riprendere aria per stabilizzare il battito cardiaco.
Appena riuscì a calmarsi quanto bastava per non svenire, si lasciò andare alle lacrime una volta ancora.
Si sentiva stupido, si sentiva debole e vulnerabile.
Sentì il cellulare vibrare, lo tirò fuori dalla tasca con la mano tremante e lo poggiò malamente a terra, abbassò lo sguardo per leggere l’anteprima del messaggio, era Silver.
“Quella testa di cazzo del prof non mi lascia venire da te.”
Subito dopo ne arrivò un altro.
“Anil ha fatto il culo a quegli stronzi.”
Sorrise per un attimo, poi chiuse gli occhi.
Dopo qualche minuto riuscì a smettere di piangere e tremare, appena in tempo per la fine della lezione, sentì che gli altri stavano rientrando quindi iniziò a cambiarsi velocemente i vestiti, ad un certo punto qualcuno sbatté un forte pugno sulla porta del bagno, facendolo sobbalzare.
-Fammi entrare.- Disse con un tono che rasentava la rabbia, quella voce non gli era nuova.
-U-un attimo..-
Finì di cambiarsi velocemente i vestiti ed uscì tirandosi dietro la sua sacca, si trovò davanti Bark, era visibilmente incazzato ma il suo sguardo si fece meno duro vedendolo.
-Oh ma sei tu bambolina, che hai fatto? Ti hanno fatto piangere?-
Non riusciva a capire se lo prendesse in giro o meno, mai.
-Mh..-
-Rifatti il trucco su.-
Annuì, l’altro entrò in bagno scuotendo la testa e ridacchiando.
Sospirò e si avvicinò allo specchio per risistemarsi.
Sentì lo sciacquone, dopo un attimo Bark uscì e si fermò a guardarlo per qualche istante.
-Meglio.-
-Grazie..- Disse confuso guardando l’altro andarsene.
Poco dopo rimase solo, o almeno pensava di esserlo, dovette ricredersi quando di colpo si ritrovò Anil di dietro, era estremamente silenzioso e non lo aveva nemmeno sentito camminare.
Si girò verso di lui e si costrinse a sorridergli, cercando si essere il più convincente possibile.
-Jet..-
-E’ tutto ok, sto bene.-
-Jet..- Ripetè l’altro, alzando un sopracciglio.
-Davvero, sanno solo parlare quelli come loro, ormai non mi fanno più male le parole!- Continuò a sorridergli ma l’altro rimase impassibile.
-Quei tre non ti creeranno più alcun problema, inoltre stavi piangendo quando sei andato via.-
-Come lo hai notato da laggiù? E poi non eri nemmeno girato verso di me!-
-Ti ho visto con la coda dell’occhio.-
-Ma..- Scosse la testa incredulo, arrendendosi e smettendo di sorridere,mentirgli era inutile.
-Che gli hai fatto..?-
-Solo qualche minaccia.. E li ho picchiati un po’.. E forse potrei averli minacciati con uno shuriken32.-
Rimase a fissarlo sbigottito e con la bocca leggermente dischiusa.
-Ma che cazzo.. E il prof?-
-Non ha fatto in tempo a vedere nulla.- Disse, sorridendo.
-Era una minaccia a mano armata nella scuola!- Disse, strabuzzando gli occhi.
-Lo so, sono sempre consapevole di quello che faccio.- Disse serio.
-Potevi metterti nei casini..- Disse, abbassando lo sguardo.
-Non riuscivo più ad ascoltarli, ero al limite della pazienza!-
-Ma erano solo degli insulti da quattro soldi! E poi andiamo.. Stavano insultando me, è naturale che lo facciano!-
-Ti hanno ferito.-
-No! .. Non molto almeno..-
-Hanno calcato su ciò che può distruggerti, su ciò che più ti fa stare male.-
-.. Come lo sai? Come cazzo fai a sapere sempre tutto e tutto di tutti? Ok che studi le persone ma così sembra quasi..Quasi impossibile.-
- Io non so affatto tutto, e sicuramente non conosco nemmeno tutto di tutti ma tu.. Tu per me ti stai rivelando come se fossi un libro aperto.- Disse, avanzando di un passo verso di lui.
Quella vicinanza e quel suo sguardo impassibile lo fecero rabbrividire, retrocedette fino a schiacciarsi contro al lavandino posto sotto allo specchio.
Quello sguardo lui, non riusciva a reggerlo, era come se gli leggesse dentro, si sentiva una preda in trappola, si sentiva vulnerabile.
L’altro scattò afferrandogli un polso, gli alzò la manica della maglia lasciando allo scoperto quella cicatrice che tanto odiava.
-Eri in panico?- Chiese alzando un sopracciglio, sembrava quasi incazzato, sembrava pericoloso, curioso e allo stesso tempo pronto a proteggerlo.
Qualsiasi fosse stato il suo intento, in quel momento lo stava solo spaventando.
-V-volevo solo morire ed ero u-ubriaco fradicio..-
-Perché vuoi morire?- Chiese freddamente, con tono severo.
-Perché.. Perché sto male qui..! Non riesco a sostenere questa vita..-
L’altro rimase in silenzio, tenendogli saldamente il polso in modo che potesse ammirare il danno che lui stesso si era stupidamente procurato.
Sentì le lacrime tornare a pulsare contro le palpebre e la paura impossessarsi del suo corpo, a quel punto lo implorò di smettere.
-T-ti prego basta.. So di avere sbagliato e.. S-sto cercando d-di rimettere a posto le cose ora..- Non voleva essere visto piangere quindi gli diede le spalle, sentì l’altro muoversi vicino a lui, poi si sentì afferrare i capelli.
Anil gli sciolse la coda, lui si girò di scatto confuso e l’altro gli passò l’elastico, lo prese senza fare domande.
Lo osservò mentre prendeva una spazzola dalla sua borsa, per poi avvicinarsi di nuovo a lui.
Lo guardò negli occhi mentre l’altro gli passò un braccio dietro la testa, iniziando a spazzolargli i capelli lentamente.
Rimase con lo sguardo nel vuoto, era allibito.
L’altro appena finì, posò la spazzola sul lavabo e incrociò le braccia al petto.
-Perché?- Chiese, confuso.
-E’ così che dovresti essere trattato, ecco perché ti ho difeso prima,fregandomene dei rischi.-
Scosse la testa incredulo.
-Perché sei così.. Diverso?-
-La solitudine nutre l’intelligenza, il dolore nutre l’esperienza, l’ingiustizia nutre il giudizio  e il silenzio nutre il pensiero.-
-Che belle parole.. Hai mai pensato di fare il poeta?-
-Leggeresti le mie poesie?- Chiese l’altro ridacchiando.
-Amo le poesie.-
-Allora ci penserò, a scriverne alcune.-
Gli sorrise calorosamente, lo aveva spaventato per un attimo, ma in quel momento si sentiva estremamente a suo agio.
-Jet dimmi sinceramente, senza che lo debba scoprire da solo, hai paura di loro?-
-Ho paura solo di cedere alle loro cattiverie.-
-E cosa succederebbe se cedessi?-
Abbassò lo sguardo verso il proprio polso, non voleva dirlo ad alta voce, se ne vergognava.
-Mh.. Capisco.. Senti, veramente sei indeciso sul tuo sesso?-
Rabbrividì a quella domanda.
-N-no.. Però è difficile da spiegare.. Una parte di me.. –Prese un profondo respiro e si girò dalla parte opposta, si vergognava a parlare di quelle cose.
-Una parte di me è donna,addirittura pensavo fosse palese eppure vedo che la gente ci rimane di merda quando lo dico.. però io mi considero a tutti gli effetti un ragazzo, con l’aggiunta di qualcosa di femminile.-
-Oh, ora è tutto più chiaro, guardami Jet.. Non ci trovo nulla di sbagliato, o di stupido.- Si girò verso di lui insicuro, poi si perse nei suoi occhi.
In quel momento i suoi occhi gli stavano trasmettendo calma, pace e sicurezza.
Tornò alla realtà vedendo le sue labbra muoversi.
-Sono degli stronzi con il cervello otturato da segatura, e ho notato che anche le ragazze si comportano esattamente allo stesso modo, eppure si dice che loro abbiano il cosiddetto “tatto femminile”, dovrebbero cercare di capirti.. Mi fanno tutti incazzare e non puoi capire quanto.-
-Oh, sono pienamente convinto che loro lo facciano per invidia, una volta ho ascoltato involontariamente una loro conversazione e una ha detto che ho delle forme perfette, mi odia e vorrebbe essere come me! Il bello è che lei è bella rotondetta, ha delle curve magnifiche! Io faccio cagare invece.-
-Tutte le ragazze vorrebbero avere le tue forme perché la moda, il mondo glielo impone, eppure molte sarebbero bellissime con un po' più di carne addosso.. Senza offesa ma tu sei eccessivamente magro, basterebbe qualche chilo.. - Disse, squadrandolo dalla testa ai piedi con un espressione preoccupata.
-Lo so, lo so.. Sto cercando di rimediare.- Disse fermamente, come per convincere anche se stesso.
-Hai il mio sostegno.-
Abbassò lo sguardo arrossendo leggermente.
-Grazie di cuore..-
Anil gli sorrise soddisfatto e si avviò all'uscita,lui lo seguì.
-Non c'è bisogno di ringraziare,Jet.-

Alla fermata del tram Silver lo stava guardando come fosse un alieno, in silenzio.
Non era molto normale da parte sua e dopo alcuni minuti sbottò.
-Piantala Silv, perché mi guardi in quel modo?-
-Scusami Jet, è che non sono abituato a vederti sorridere così a lungo, e poi hai anche un’espressione un po’ ebete in questo momento, lasciatelo dire.-
-Cosa? Sto sorridendo? Da quanto?-
-Più o meno da quando siamo usciti dalla palestra.-
-Oh.. Deve essere per Anil.-
-E’ stato gentile, sto iniziando a fidarmi anch’io sai?-
- Davvero?- Chiese speranzoso.
-No.- Tagliò corto l’altro.
-Oh..- Abbassò lo sguardo.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio, non gli andava di disturbare Silver quando era irritato o di cattivo umore, preferiva aspettare che sbollisse un po’.
Una volta scesi percorsero un po’ di strada e non appena furono in un punto più isolato gli si piazzò davanti, prendendogli le mani.
-Silv.. Sei incazzato vero?-
-Forse.-
-E’ per lui? Se mi fa qualcosa di male ti prometto che lo lascio perdere.-
-Jet tu non hai limiti! Non lo capisci quando qualcuno ti ferisce..-
-Ma Silv, non ho provato nulla di negativo finora con lui!-
-Jet..- Silver sbuffò – Scusami ma io non ce la faccio, non riesco a fidarmi di nessuno a parte te.. E Blaze ultimamente.-
-Lo so Silv e non te ne faccio assolutamente una colpa,ma voglio comunque dargli una possibilità, come stai facendo tu con Blaze tra l’altro..-
-Lei è diversa, lei è come noi..-
-Anche lui è diverso, notizia della giornata, non c’è bisogno che una persona abbia una vita di merda come noi per poter far parte della nostra vita!-
Era sull’orlo della disperazione, a volte Silver poteva essere terribilmente testardo.
Si comportava in quel modo solo per proteggerlo e questo era buono, però stava esagerando come sempre.
Ad interrompere quel silenzio e quell’imbarazzante gioco di sguardi che si erano venuti a creare fu la notifica di un messaggio.
Era il suo, per sbaglio doveva aver riattivato la connessione e gli stavano arrivando tutti i messaggi che prima non aveva visto.
Tirò fuori il cellulare e lo mise in silenzioso, odiava la confusione che emettevano i cellulari quando arrivavano le notifiche.
C’erano due messaggi da parte di Amy.
Uno diceva “Hey” e l’altro “Stasera una mia cara amica da una festa, tu e Silver sarete dei nostri? E’ invitata anche la sua ragazza ovviamente!”
Rabbrividì, ricordando la festa che aveva innescato quel turbinio di eventi tragici due settimane prima.
Silver si sporse per leggere, poi si girò a guardarlo.
-Non ci pensare neanche!-
-Come scusa? Da quando ti sei preso la libertà di darmi ordini e controllarmi, di grazia?-
-Da quando tu non sei in grado di farlo da solo!-
-Perché tu sei meglio!? Tutto quello che sai fare è prendere psicofarmaci a caso fino a non capirci più un cazzo! Vivi in un illusione e non te ne rendi conto!-
-Beh forse sto meglio nella mia illusione..- La voce gli tremò, vide gli occhi dell’amico bagnarsi e tutta la sua rabbia svanì di colpo, lo abbracciò.
Gli voleva bene, le loro litigate finivano sempre così, come se non fossero mai avvenute.
-Scusami, sono patetico ma.. Io voglio solo proteggerti, voglio solo che tu stia bene..-
-Lo so Silv, lo so..-
-Se vuoi andare non posso negartelo, però al meno promettimi che starai attento..-
Disse l’amico, passandogli una mano su un fianco e accarezzandoglielo.
-Sei unico e fragile, non voglio che ti venga fatto del male.- Gli sorrise dolcemente.
-Non ci sarei andato comunque, non voglio che si ripeta di nuovo tutto questo casino.-
Gli arrivò un’altra notifica che interruppe l’idillio che si era venuto a creare, sbuffò e controllò.
Era una richiesta d’amicizia da parte di Anil, Silver ridacchiò.
-Il tuo uomo ti cerca!-
Arrossì, non succedeva spesso eppure nelle ultime ore non riusciva a fare altro.
-Non credo di interessargli, non in quel senso almeno.-
-Jet ho visto come ti guardava, credimi a me non sfugge proprio nulla!-
-Magari è stata una tua impressione..-
-Mentre andavamo verso la palestra ti guardava il culo.-
-Silv, tutti lo fanno.-
-Certo che sei cocciuto! Te la do vinta per sta volta, ma non mi arrendo sappilo.-
Rise avviandosi assieme all’amico verso il centro, tirò fuori un pacco di sigarette che aveva nello zaino, ne offrì una a Silver e l’altra se la portò alle labbra.
L’amico la accese ad entrambi  e lui fece un tiro, nel mentre accettò la richiesta di Anil e andò sul suo profilo; iniziò a scorrere tra i post nella sua bacheca, la maggior parte erano canzoni condivise da YouTube , si promise che prima o poi le avrebbe ascoltate.
Le canzoni che una persona ascolta raccontano molto di quella persona.
A volte sono le canzoni a parlare al posto di qualcuno, e il fatto che Anil le condivideva significava che voleva condividere i suoi pensieri con il mondo.
Un messaggio della Kitcher lo interruppe.
“Fatti trovare al centro il prima possibile, ci sono i tuoi genitori.”
Si bloccò, tutto si bloccò per un attimo.
-E’ tutto ok?- Chiese Silver, per poi strappargli il telefono di mano.
-Merda.. Ma che vogliono?-
-I-io.. No.. Non voglio vederli..- Gettò la sigaretta a terra e la spense con rabbia, percorse il vialetto che li separava dal centro correndo e fregandosene della sua fragilità.
Appena fu dentro  corse verso l’ufficio della Kitcher e aprì la porta senza nemmeno bussare, era infuriato.
Si ritrovò davanti suo padre e sua madre e li osservò disgustato.
Erano grassi, la loro pelle era flaccida ed emanavano cattivo odore, erano vestiti con degli stracci inguardabili.
La cosa che più lo colpì era che accanto a loro vi era un bambino mai visto prima.
-Jet..- La Kitcher si avvicinò a lui – Ti prego sii ragionevole.. Usa la maturità e non l’impulsività.- Le sue parole gli scivolarono addosso, come se nemmeno l’avesse sentita, la rabbia e la frustrazione lo stavano soffocando in quel momento, non sopportava di vederli, non ci riusciva.
-Qui est-il?-33Chiese rivolto a sua madre ed indicando il bambino, avrà avuto circa otto anni.
-Il est une elle.-34
Rimase interdetto per un attimo, poi continuò.
-Pourquoi elle semble un garçon? Qui est-elle? Et pourquoi je ne l’ai jamais vu!?-35
La presenza di quella bambina accanto ai suoi genitori gli sembrava sospetta,aveva un brutto presentimento.
-Nous avons dejà une “fille” , vrai?- Chiese, mimando delle virgolette con le dita,senza lasciargli il tempo di formulare una risposta. -Nous avons un “garçon”  aussi maintenant! Tu es un honte, une disgrace pour cette famille, et elle est comme toi!-36
Il mondo gli cascò addosso, rimase spiazzato per qualche attimo.
Quella che aveva davanti era sua sorella.
Lui aveva una sorella, e non lo aveva mai saputo.
Sentì il suo odio nei loro confronti crescere a dismisura, si sentiva impotente davanti ad una nuova realtà così spiazzante, si sentì schiacciare dalla loro cattiveria, lui non poteva niente contro di loro, erano stati capaci di togliergli tutto, e anche di nascondergli per anni e anni dell’esistenza di sua sorella minore.
-Tu es malade! Elle est ma soeur!? Je ne l’ai jemais vu! Quelle âge a elle!?-37
Chiese, ormai fuori controllo.
-Elle a presque dix ans, elle est insupportable! Nous elle mettront dans un famille d’accueil, pres d’ici, elle s’appelle Edelweiss.-38
Edelweiss.
Significava stella alpina, era il nome di un fiore.
Avevano distrutto la sua vita, e stavano facendo lo stesso con lei.
La trattavano come se fosse un maschio, per punire lui del proprio aspetto.
Era certo che le avessero negato una vita normale, era certo che Edelweiss vedesse il mondo come fosse una realtà parallela, distaccata da quella degli altri, era quello che era successo a lui per colpa loro.
La osservò, poté vedere lo sgomento su quel viso angelico e innocente, inorridì.
Non la conosceva, ma era sua sorella e doveva portarla via da loro, dal dolore che sicuramente le avevano fatto provare, doveva impedirgli di soffrire come stava facendo lui.
L’avrebbero data ad una casa famiglia, almeno quella era una cosa positiva.
Meglio di un centro di salute mentale.
Scosse la testa ancora incredulo.
-M-mere.. Pere.. Vous etez des monstres.. Je vous déteste!-39
Gridò, lasciando scorrere le lacrime amare.
Sentì solo rabbia e frustrazione ammontargli nelle vene, non poteva lasciarsi andare però.
Doveva mantenere il controllo su stesso, ed evitare che quei vermi potessero continuare a rovinare l’infanzia di Edelweiss.
Era sconvolto tuttavia, era stata una scoperta scioccante, anche se piacevole.
Per lui la parola “famiglia” aveva sempre avuto un significato negativo, e nel tempo la eliminò definitivamente dal suo vocabolario perché non era presente nella sua realtà.
Edelweiss ribaltò la situazione.
Lei era parte della famiglia che lui non aveva mai avuto, e divenne immediatamente un punto di riferimento per lui, da quel momento la avrebbe dovuta accudire, si sarebbe dovuto prendere cura di lei, come si fa con i propri famigliari.
-Edelweiss..- Si rivolse direttamente a lei, che lo guardò insicura.
Ci rimase sgomento quando vide l’espressione con cui lo stava guardando, a cavallo tra l’odio e il disprezzo, ma ci passò sopra.
-Edelweiss viens ici..-40
Gli parlò con tono dolce ma lei sembrava non fidarsi di lui, anzi sembrava schifata.
-J’suis ton frère..-41
-Maman a dit que tu penses que tu es une fille! Que tu es malade, que tu es un horreur et que tu es mauvais!-42
Fremette,quei mostri lo avevano messo in cattiva luce ai suoi occhi, ma poteva aspettarselo dopotutto.
- C’est faux! Je suis un garçon mais.. Oui, je pense que je suis une fille mais juste un peu,soulement une petite partie de moi est une fille..Ma tête est un peu malade, mais je suis ..Gentil! Ils sont l’horreur, regarde ,ils craignent!-43
Sua madre lo guardò indignata, Edelweiss ridacchiò per un attimo, poi tornò seria.
Le sorrise, cercando di metterla a suo agio.
-Tu as peur de ils? J’ai eu peur de ils quand j’etais petit..-
-Oui j’ai peur, mais ils parlaient mal de toi toujours! Ton vetements sont noirs, tu est trop maigre.. Tu sembles la mort, j’ai peur de toi aussi!-
-Edelweiss, le noir est soulement ma couleur préférée.. Quel est ta coleur préférée? Rose? Bleu?-44
Era speranzoso, non la conosceva ma voleva comunque strapparla da quei mostri matti, leggeva nei suoi occhi che era spaventata e per un attimo gli ricordò lui da bambino, era come vivere in una realtà differente a quella degli altri ed era sicuro che anche lei si sentisse così, era normale che fosse diffidente, ma le avrebbe insegnato a rafforzarsi e non ad indebolirsi come aveva fatto lui.
Non si arrese, non poteva farlo, doveva riuscire a legare con lei.
-Vert..-45 Disse lei, quasi sottovoce.
- Vert? – Le sorrise – J’aime le vert! Par fois je teins mes cheveux en vert.-
-T-ton cheveux? Tu as longs cheveux, comme une fille.. Ils sont.. Beaux.-
Ridacchiò.
- Merci,mais les garçons aussi peuvent avoir les cheveux longs ,c’est normal.- Continuò a sorriderle amichevolmente.
-Je veux les cheveux longs comme toi..-
-Il suffit de les laisser grandir.-
- Maman ne veut pas..- Disse lei, abbassando lo sguardo di lato – Si je reste avec toi,peux je avoir les cheveux long?-
- Bien sûr!-46
Edelweiss si avvicinò un po’ e lui perse un battito, era riuscito a fare avvicinare la sorellina della cui esistenza non aveva mai saputo prima.
Le tese una mano e lei continuò ad avanzare verso di lui titubante.
-Edelweiss il est le mal!- Urlò sua madre.
Edelweiss strinse le mani a pugno e si girò verso di lei arrabbiata.
-Maman tu est le mal!-
- Ne m’appelle pas maman! Je ne suis pas ta mère!-
Ebbe delle fortissime scariche di rabbia sentendo quella frase, quasi gli venne da piangere pur di riuscire a contenersi, tutto scemò quando Edelweiss tornò a guardarlo e annullò la poca distanza tra loro.
Gli prese un pollice con una mano e lo guardò, quella vicinanza gli ricordò che era tutto vero, lei era vera.
Ancora faticava a crederci , eppure le somigliava, era davvero la sua sorellina.
Guardò la Kitcher, sembrava commossa.
-Vuoi parlare un po’ con lei prima che venga portata nella casa famiglia?-
Annuì, poi tornò a dare attenzione ad Edelweiss.
-Tu t’appelles Jeton, vrai?-
-Oui.-
-Si tu n’est pas la morte, es tu une princess?-
Ridacchiò a quell’appellativo, e le sorrise.
-Oui! Une princess sombre, et tu est une princess spécial!-
La fece ridere, rise a sua volta.
- Quel âge as-tu?- Chiese curiosa.
-Presque quinze ans.-
- Qu'est-ce qu'une famille d'accueil?-
- Une grande maison plein des enfants qui ne avons pas les parents.-
Era una descrizione molto scarna, ma non gli andava di entrare nel dettaglio.
-Je comprends.. Tu viendras me voir?-
-Oui, toujours!-
-Alors,à bientôt, Jet.- Disse, facendo per uscire dalla porta.
-Edelweiss arrête ...- Lei si fermò e si girò verso di lui.
-Oui?-
- Tu n'est pas seul..-
-Toi aussi, Jet.-
Rimase quasi spiazzato da quelle parole, lei era molto sveglia.
-Merci..-47

Edelweiss uscì, fuori dalla porta la aspettavano quelli che sarebbero stati i suoi “nuovi genitori”, la seguì e le restò vicino, voleva vedere chi l’avrebbe accolta.
Dovevano avere entrambi sulla mezza età, lei era bionda ed era tutta vestita di rosso, lui aveva i capelli brizzolati ed era vestito elegante.
Rimase in disparte mentre Edelweiss faceva faticosamente conoscenza con loro, per via della lingua.
Rimase li bloccato con lo sguardo nel vuoto per quella che gli sembrò un eternità, fu quella signora a riscuoterlo dai suoi pensieri, alzò lo sguardo su di lei.
-Sei suo fratello?-
-Si.. -
-Ci dispiace ma noi non possiamo averne più di sei a casa, spero che tu possa capire..-
-Non si preoccupi signora, però vorrei farle una richiesta.-
-Dimmi.-
-Voglio vederla, è l’unico membro della famiglia che mi è rimasto..-
La signora ridacchiò e tirò fuori un pezzo di carta e una penna dalla borsa, la osservò scrivere in silenzio.
Lei gli passò il pezzo di carta e gli sorrise, sopra c’era un indirizzo e quasi involontariamente sorrise a sua volta.
-Edelweiss starà bene e tu sei il benvenuto, vieni a trovarci quando vuoi.-
-Grazie mille, signora.-
-Non ringraziare, ora dobbiamo andare, dobbiamo caricare i bagagli, a presto!-
Salutò sua sorella e i suoi “nuovi genitori”, sembravano gentili e sapeva che sua sorella era in buone mani.
Ecco che era di nuovo solo, sobbalzò quando la porta dell’ufficio della Kitcher si spalancò, si ritrovò suo padre addosso in un batter d’occhio e rabbrividì.
Quell’uomo imponente lo schiacciò contro la parete opposta urlandogli cose incomprensibili in faccia, sputando di tanto in tanto, era come essere intrappolato tra un muro e un corpulento essere bavoso.
Il fiato gli mancò ed iniziò a girargli la testa, non ci volle molto prima che la Kitcher e altri infermieri intervenissero.
Facevano confusione, ma mai quanta confusione c’era nella sua testa in quel momento.
Troppi pensieri, l’aria mancante nei polmoni, le lacrime agli occhi ad offuscare la vista e nei condotti nasali a bloccare ogni minima possibilità di respiro.
Era come stare affogando in una pozza di merda e fango.
Sembrava che nessuno potesse tirarlo fuori in quel momento.
Si sentì sollevare, trascinare di peso, la confusione si fece lontana, tenue.
Sentì le sue lacrime che venivano asciugate, fino a che riuscì a distinguere almeno in parte ciò che lo circondava.
Lentamente tornò a sentire quello che aveva attorno e non i suoi pensieri.
Pian piano si accorse di essere cullato dal migliore amico, stretto tra le sue braccia.
Si riprese abbastanza da avere controllo sul proprio corpo, sulle proprie azioni.
Si accucciò all’amico e rimase li per svariati minuti.
-Cosa c’è? Cosa è successo Jet?-
Gli salirono nuovamente le lacrime, cercò di respingerle e digrignò i denti.
-V-vuoi sapere c-cosa c’è Silv..? I-io ho una sorella…-
Scoppiò in lacrime.
Era una cosa positiva si, ma struggente.
Struggente perché per colpa dei suoi genitori irresponsabili, crudeli  ed incompetenti aveva perso una parte fondamentale della sua vita, lo avevano isolato, gli avevano distrutto la sanità mentale.
Aveva bisogno di scappare, di scappare da tutto quanto quel terremoto che era la sua vita.
-Silv ho bisogno di andare a quella festa ‘sta sera, non posso più pensare o mi farò male, so che accadrà.. Lasciamelo fare, ti prego.. Ho bisogno di scappare..-
-No Jet ti prego, oggi ho pensato a delle cose e.. Ho bisogno di te qui, te ne prego..-
-No Silv non posso, non posso.. Parlamene ora se vuoi ma sta sera vado la..-
-O-ok.. Ma sono solo cazzate, hai ragione d-dobbiamo pensare a te, vai.. Però cerca di non andare in coma etilico ok?-
Rise nonostante le lacrime e scosse la testa.
-Che scemo.. A cosa pensavi Silv..?-
-Nulla di importante, cose sciocche.. Tipo.. Non so, se potessi trovare un modo per esternare quello che provo dentro e non.. Non farmi male o almeno.. Un modo alternativo, pensavo a quanto sia stupida la vita e sarebbe quasi meglio chiuderla qui ma poi.. Poi ti accorgi di chi hai accanto ed ecco.. Ecco riesci solo a ferirti, capisci..? Tu stai male lo stesso alla fine ma quelli a cui tieni no e.. E beh …Alla fine dovresti esserne felice anche tu ma non ce la fai mai veramente e alla fine ti arrendi, ma non del tutto.. Pensavo a quando si arriva vicini alla fine e poi non ci si riesce, è da codardi.. Ma poi si continua a provare e questo è da testardi, ostinati.. Dato che il risultato.. Beh il risultato e sempre lo stesso, e non ci si preoccupa ogni volta che lo si ripete perché si ha la sicurezza di essere codardi e non arrivare.. Oltre..-
Lo guardò confuso, vide che il suo sguardo era perso, aveva appena fatto un discorso più che delirante, quasi senza senso, quasi non lo aveva compreso.
-Silv..-
-Jet, per favore passa più tempo possibile con me prima della festa, finirò per impazzire e non credo sia una cosa buona..-
-M-ma certo, certo..-
Non poteva pensare solo al suo di dolore, Silver aveva bisogno di lui, della sua presenza.
Il suo migliore amico stava di nuovo pensando troppo, gli tornò alla mente l’immagine di lui quasi dissanguato steso esanime sul suo letto e tremò al solo pensiero che potesse accadere di nuovo.
Tornarono nella loro stanza, rimasero seduti in silenzio a lungo, Silver era molto agitato, sembrava continuamente tormentato.
-Hey Silv, Blaze non c’è?-
-E’ d-da Wave..-
Lo vide deglutire e abbassare lo sguardo, a quel punto scattò e gli prese le mani tra le sue.
-Silv, dimmi che succede, dimmi a cosa stai pensando..-
-L’ho detto, cose stupide..- Disse vago, puntando gli occhi altrove e fuggendo il suo sguardo.
Scosse la testa e lo abbracciò, l’altro tremò a quel contatto.
-Silv per favore, dimmi cosa ti prende, odio vederti così..-
-Va tutto bene Jet, è tutto a posto, è sempre tutto a posto..-
-Silv, hai preso qualcosa di forte?-
-No, in realtà non ho preso proprio nulla, volevo darti ascolto…-
-Silv, io intendevo dire che non devi esagerare, ma quelle che ti hanno assegnato i medici le devi prendere!-
-No Jet, posso stare benissimo senza.. Ho sonno, ho tanto sonno e sono stanco di tenere gli occhi aperti, voglio chiuderli..-
-Silv? Cosa intendi dire..?-
-Oh nulla, nulla! Solo che ho sonno, dormi un po’ con me..-
-Ma si.. Si certo.- Disse, insicuro.
Si stese accanto a lui che lo abbracciò accucciandosi, gli prese una mano e rimase a guardare il vuoto, ascoltando il suo respiro vicino.
Chiuse gli occhi dopo un po’, lasciandosi andare ad un sonno che si rivelò essere pesante, stare male era faticoso e stancante.

Aprì gli occhi qualche ora più tardi, era da solo nel letto.
-Silv?- Lo chiamò, la sua voce era leggermente roca.
Sentì dei rumori provenire dal bagno, dal quale Silver uscì un attimo dopo.
-Si?-
Si mise a sedere e si strofinò gli occhi.
-Quanto ho dormito?-
-Qualche ora.. Tra un po’ devi andare alla festa, no?-
-Uh.. Si.. Avverto Anil.-
-Ci vai con lui?-
-No, lo avverto di starmi lontano.-
-Perché? Non vuoi che il tuo principe azzurro di veda ubriaco?-
-Esatto.-
-Beh, direi che ha senso..-
-Come stai Silv?- Chiese, iniziando a scrivere ad Anil.
Finì di scrivere il messaggio, Silver non gli rispose.
-Silv?- Alzò lo sguardo su di lui, se ne stava appoggiato alla parete con lo sguardo basso  e si strofinava le braccia con le mani.
-Silv, mi stai facendo preoccupare..-
-Va tutto bene!- Rispose, era poco convincente.
Si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla fronte, non scottava, però poteva sentire la sua tensione e la sua ansia nell’aria.
-Silv, a me puoi dire tutto..-
-Jet vai, sto bene davvero.. So cavarmela..-
-Cercherò di tornare il prima possibile, ok? Non fare cazzate ti prego.. -
-Stai tranquillo..- Gli disse, facendogli un sorrisino tirato.
Gli sorrise a sua volta e lo abbracciò, l’altro ricambiò insicuro.
-Stai attento..-
-Non esagererò, cherie.-
Silver gli accarezzò i capelli e puntò i propri occhi nei suoi.
-Sei una meraviglia.-
Gli fece sciogliere il cuore, riusciva sempre a farlo stare bene in qualche modo e gliene era grato.
-Tu sei un tesoro, ci tengo a te, non voglio perderti..-
-Sarò sempre con te, legato stretto alla tua anima..-
-E io alla tua.-
Conclusero stringendosi forte, e ridacchiando.
-Su, la festa aspetta la diva della serata!-
-Oh Silv così mi fai tremare tutto.. Quali lusinghe muovono le tue dolci labbra!- Disse, mettendosi in una posa sexy e portandosi una mano al petto, per poi scoppiare a ridere assieme a lui.
-Sei tutto matto..-
-Anche tu, anche tu..-
-A dopo,Jet.-
-A dopo, e non pensare troppo!-
-Non preoccuparti.-
-Mi preoccupo sempre per te, Silv.-
-E io per te.-
-Sei adorabile sai?-
-Lo so, sono irresistibile vero?- Disse, ironico.
Arrossì leggermente e ridacchiò.
-Ciao Silv, tornerò presto.-
-Ti aspetto.- Gli rispose sorridendo, uscì dalla stanza più tranquillo, notò una risposta di Anil e parlò un po’ con lui, poi si avviò per andare alla festa.
Nel tragitto fumò una canna, voleva arrivare la il meno lucido possibile, ma non servì a molto, i suoi pensieri urlavano, i suoi tormenti erano troppo forti, lo schiacciavano.
Nemmeno l’erba poteva strapparlo da loro, qualsiasi cosa sarebbe stata inutile,lui poteva solo fare finta che fosse possibile scappare da loro, poteva fare finta di nascondersi ma il tutto avveniva dentro il suo cervello, e quello era un luogo maledettamente infestato.

Rumore assordante.
Solo tanto, scombussolante rumore.
Nelle orecchie, nel suo cervello.
Suoni diversi accalcati, indistinguibili tra loro.
Poteva sentirlo quel casino, gli rimbombava nel petto, nello stomaco.
Doveva aver perso i sensi per qualche attimo, non ricordava quel che era successo poco prima, sentì solo quella confusione affievolirsi, capì di non essere a terra ma di trovarsi in braccio a qualcuno che lo stava portando chissà dove.
Fu di nuovo tutto nero, un breve black-out, si sentiva come delle lampadine ad intermittenza, ormai non capiva più se fosse cosciente o meno.
Sentì che chiunque lo stesse trasportando aprì una porta con un calcio, poi anziché il tepore corporeo tipico di una persona sentì il contrastante freddo del pavimento e del muro di quello che doveva essere un bagno, rabbrividì.
Non riusciva a tenere gli occhi aperti, come se quella semplicissima azione gli costasse la stessa fatica di trainare un camion.
Sentì dei movimenti vicino a lui, poi percepì qualcosa di freddo bagnargli la fronte e sussultò, quasi gemette.
Chiunque fosse lo stava vedendo ridotto in quello stato, iniziò a provare vergogna, finiva sempre per umiliarsi da solo.
Gli venne da piangere e alcune lacrime le lasciò andare, non le trattenne.
Non gli venne da piangere solo per la vergogna, o per la sua situazione di merda, gli venne da piangere perché quando si riduceva così stava male, sentiva il dolore che si auto infliggeva ed era veramente lancinante.
-Sssh, è tutto ok.. Va tutto bene, ci sono qua io..- Quella voce era famigliare ma gli arrivò ovattata, non riuscì a riconoscerla, capì solo che apparteneva ad un ragazzo e che quest’ultimo stava cercando di rassicurarlo, continuando a farlo per un bel po’ lo fece quasi addormentare.

Un conato di vomito lo riscosse, cercò di arrangiarsi il più possibile per trovare il water ma non ottenne alcun risultato, l’altro lo aiutò ad alzarsi e ad appoggiarsi all’oggetto delle sue ricerche, gli resse la fronte mentre rigurgitava.
Appena finì la gola gli bruciava terribilmente, il ragazzo lo aiutò a risedersi appoggiato al muro, poi lo sentì strappare un pezzo di carta e aprire un rubinetto.
Un attimo dopo gli fu accanto e gli diede una ripulita alla bocca.
Apprezzava il fatto che lo stesse aiutando, ma ad ogni secondo che passava lui si imbarazzava un po’ di più, era terribilmente a disagio.
Era passato abbastanza tempo da quando era li, infatti riuscì a riprendersi leggermente e aprì gli occhi.
Vide tutto sfocato per qualche attimo, cercò di mettere a fuoco il ragazzo che aveva davanti, ci impiegò qualche secondo, poi riconobbe dei capelli viola.
In mezzo vi era quel ciuffo biondo, inconfondibile ed unico.
Era Anil.
Riacquistò di colpo parecchia lucidità, per via della vergogna e del timore di essere giudicato male da lui.
Voleva apparire bello nei suoi confronti, gentile o perché no, intelligente.
Eppure finiva sempre per diventare uno zombie ubriaco, non riuscì ad evitare che accadesse anche con lui.
Sperò che all’improvviso si aprisse una voragine nel pavimento sotto di lui e che potesse scomparire per sempre, pur di evitare che l’altro continuasse ad ammirare lo scempio, la feccia che aveva davanti.
Si lasciò scappare una lacrima, per la rabbia contro se stesso, perché si detestava e non riusciva mai a fare qualcosa di giusto.
-Jet.. Hey.-
-Anil..-
-Va tutto bene ora, non sei solo..-
-N-non dovevi vedermi così, te lo avevo p-pure chiesto di non cercarmi..-
-E ho fatto come avevi chiesto, ti ho solo dato un occhiata ogni tanto, però poi ho avuto paura perché stavi esagerando, un amico non si lascia in certe condizioni.-
Abbassò lo sguardo e si strinse le ginocchia al petto, nascondendoci il viso in mezzo il più possibile.
Una delle due gambe gli rilasciò una scossa di dolore lancinante, quindi la lasciò stesa.
I suoi ricordi in quel momento erano offuscati, quindi non riuscì a comprendere il motivo del suo infortunio.
-Sono una merda,la mia vita è una merda.. -
-Non lo sei, solo la tua vita lo è,ma ora puoi contare anche su di me, e gli altri tuoi amici.-
-Sono sicuro di farvi schifo, a tutti..-
-No Jet, al massimo ci fai preoccupare, perché anche se non ti conosco bene sono già in grado di affermare che tu non fai altro che rischiare, e ciò è spaventosamente pericoloso.-
Alzò lo sguardo su di lui, trattenendo il più possibile le lacrime per non sembrare del tutto stupido.
-Tu.. Hai ragione.. Ma non rischio solo, a volte mi avvicino così tanto alla fine, che se sono ancora qui è solo perché la vita ha deciso di torturarmi ancora un po’..-
Era così.
Lui non viveva, lui sopravviveva.




Edelweiss Hawkers:


- Gangi í tokuni
 eina í djúpu kvirruni
 síggi ongar varðar
 burtur allir garðar
 rópi men eingin svarar

 inn ímillum gloppini
 í mjørkaklæddu náttini
 hómi eg skuggar
 tykist sum okkurt
 rørir seg har
 rópi men eingin svarar mær -

                                      
(From Í Tokuni by Eivør)



ANIL –TEJ VIJAYA

Non aveva mai apprezzato i luoghi caotici,e Hiverland lo era.
Era convinto che si sarebbe trovato malissimo.
Aveva avuto solo tre settimane per studiare la lingua, era ironico il fatto che sapesse tante lingue ma non quella mondiale.
Era diverso da tutti, si sentiva come un fantasma,aveva girato mezzo mondo senza essere notato o accolto da nessuno.
Appena arrivato aveva passato tre giorni a guardare quello che accadeva fuori dalla finestra.
Non aveva mai veramente apprezzato la parte della sua vita che comprendeva il "girare tutto il mondo come una trottola".
Comportava ripartire ogni volta da capo.
Imparare una nuova lingua, conoscere nuovi costumi,nuove usanze e nuovi volti.
Sapeva che avrebbe fatto fatica ad esprimersi e a farsi capire,sapeva che non avrebbe legato con nessuno.
Eppure tutte le sue convinzioni svanirono quando a scuola vide quel ragazzo, Jet.
Era diverso, era particolare così come il suo amico, ma lui aveva qualcosa di misterioso in più.
Si sentì in colpa, perché la prima cosa che fece fu offenderlo, aveva offeso la persona più singolare che avesse mai incontrato ancora prima di conoscerla.
Lo aveva attirato fin dal primo momento in cui lo aveva visto, nemmeno riusciva a capire se fosse una ragazza o un ragazzo inizialmente, notò solo quanto fosse particolare.
Sembrava diverso, estraneo a quella massa di umani tutti uguali, immersi nei loro problemi infantili e nella moda, non sembrava far parte di quella massa di alieni e voleva farci amicizia, voleva conoscerlo per poter confermare a se stesso quello che pensava di lui.
Fu per quei motivi che decise di doversi far perdonare ad ogni costo.
Ma non era così semplice, non con quel ragazzo che si rivelò essere il suo migliore amico: Silver.
Silver gli impediva anche solo di avvicinarsi a Jet, pensò che fosse il suo ragazzo ma no, non era così.
Silver voleva solo proteggerlo e lo faceva quasi in modo ossessivo.
Solo alcune ore dopo riuscì a capire il motivo di tale possessività: il rischio di perderlo.
Giurò a se stesso di fare lo stesso per Jet, se lo voleva come amico doveva proteggerlo, e doveva guadagnarsi la fiducia sua, ma soprattutto quella di Silver.
Lo aveva stupito accettando il suo aiuto, ma di più lo aveva stupito il fatto che avesse iniziato a fidarsi di lui in così poco tempo, pure Silver gli aveva dato in un certo senso fiducia lasciandogli la possibilità di aiutarlo in palestra.
Vedere come veniva attaccato lo fece imbestialire, riceveva l'odio immotivato di tutti, la loro rabbia infondata gliela schiantavano addosso come se fosse giusto farlo, come se lui non provasse dolore o come se fosse un oggetto privo di emozioni e valore.
Lo difese, fregandosene delle possibili conseguenze che gli si sarebbero potute ritorcere contro, a volte la cosa migliore da fare era agire e basta.
Lo trovò distrutto nello spogliatoio e quella visuale fu raccapricciante, gli dispiacque essere duro con lui ma dovette farlo, Jet non si faceva distruggere solo dagli altri ma permetteva anche a se stesso di farlo,e doveva aiutarlo a smettere.
Stare con lui e Silver era strano, quei due erano pieni di stranezze, a volte dicevano cose che solo loro potevano capire, a volte parlavano in francese e a volte in svedese,altre sembrava che potessero comunicare solo con i loro sguardi.
Jet cercava di interagire con entrambi e la trovò una cosa molto gentile,forse avrebbe finalmente avuto un amico, dopo tanti anni.
All'uscita si salutarono, lo vide svanire assieme all'amico e a quel punto decise di incamminarsi verso casa, si rese conto di non avere chiesto il numero a Jet, non era abituato a farlo.
Tirò fuori il cellulare e lo cercò su Facebook, non ci mise molto a trovarlo.
Nella sua foto profilo aveva dei dreads verdi ed era più in carne, le sue guance erano meno scavate, e il suo sguardo era triste.
Nella foto di copertina era con Silver, lui sorrideva e l'altro sembrava annoiato.
Ridacchiò e gli inviò la richiesta d'amicizia per poi riporre il telefono in tasca.
Arrivato a casa poggiò la borsa per terra e andò in bagno, fece i propri bisogni e si lavò le mani, sentì il rumore delle unghie che sbattono sul pavimento e in un attimo si ritrovò addosso Läpor, il suo cane.
Era enorme ed era un coccolone, era adorabile.
Lo avevano trovato due anni prima sul ciglio di una strada quando era appena un cucciolo, stava piangendo e non avrebbero mai potuto abbandonarlo li come già probabilmente qualcuno aveva fatto.
Si era ambientato molto velocemente Läpor, ma era comprensibile dato che nella sua famiglia aleggiava un aria di pace e amore.
Lo accarezzò e lo coccolò un po', poi si alzò e si diresse verso la cucina.
Iniziò a prepararsi qualcosa da mangiare e nel frattempo scrisse a Jet il quale non gli rispose subito, passò una mezz'oretta prima che ricevesse un suo messaggio, si parlarono per un po' poi l'altro smise di rispondere all'improvviso.
Non si preoccupò più di tanto,magari aveva altro da fare.

Quel pomeriggio si dedicò agli esercizi e agli allenamenti giornalieri.
Era l’unica cosa che per lungo tempo aveva odiato e che gli era stata imposta dal padre.
Suo padre, un combattente, un militare.
Un militare ferito e fallito, un militare che non si butta mai giù, un guerriero che si rialza e continua a combattere le sue battaglie.. Sebbene come direttore di una società.
Una cosa non la riuscì ad accettare, suo padre.
Le sue capacità nel combattimento, perdute.
Così, le impose a lui.
Un figlio è parte di te, si dice.
E lui si allenava, fino a stare male.
Ogni giorno della sua vita, ore e ore passate a rinforzarsi, ad imparare tecniche, ad affinare la precisione dei suoi colpi.
Piangeva quando era più piccolo, ma non si fermava.
Con gli anni arriva la ragione, e si inizia a pensare.
Pensare porta dolore, porta rabbia.
E quegli allenamenti, diventarono un modo per scaricare tutto.
Prima era una cosa imposta, ora lo faceva per se stesso.
Ogni volta che un suo muscolo si contraeva, la sua frustrazione scemava, e quel bruciore diventava quasi piacevole, quel sudore perle di gioia.

Dovevano essere circa le sette di sera quando una notifica lo riscosse dalla sua meditazione, prese il cellulare infastidito e vide un messaggio di Jet, sorrise e aprì la chat.
"Vengo anch'io, ma non cercarmi per favore."
Rimase per un attimo interdetto poi comprese che il messaggio era riferito alla festa che si sarebbe tenuta all'incirca un ora dopo.
"Perché? Ho fatto qualcosa di male?" Chiese confuso.
"No, ma non voglio che tu mi veda."
"È successo qualcosa?"
"Si, e non voglio essere visto per quello che succederà. "
"E cosa succederà? "
Lo vide indeciso, riuscì a capire che stava scrivendo per poi cancellare subito la risposta, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato.
Ci mise tre minuti a rispondere.
".. Ci vediamo domani, se ti va, così ti spiego. " Stava cercando di evitare di confrontarsi con lui e la cosa lo infastidì leggermente, sospirò e gli rispose.
"Perché fai così?"
"Scusami.. Sono uno stupido."
"Non lo sei, e lo sai."
".. Voglio parlarti Anil ma oggi non posso, voglio smettere di pensare.."
"Non puoi smettere di pensare."
"No, ma posso fare finta che sia possibile."
Rimase a riflettere a lungo su quella frase mentre si faceva una doccia.
Per lui era una delle cose più rilassanti, farsi la doccia.
L’acqua scorre fresca sulla pelle, così come i pensieri.
Una volta asciutto si preparò  per andare alla festa, e anche mentre si avviava per andarci, ripenso alle parole che Jet gli aveva scritto.
Ah, la mente umana.
Pensò tra se.
Pensò a quei momenti di notte, nei quali non si riesce a dormire per colpa della propria mente.
Sempre in moto, sempre al lavoro.
Sempre attiva a macinare dati su dati.
Gli occhi restano aperti, mentre si pensa incessantemente al tutto e al niente.

Quella di Rouge era una casa molto grande e bella, lussuosa.
Vi erano molte persone quella notte,forse troppe.
Come era possibile gestire così tanta gente?
Rimase in disparte ad osservare le persone, qualcuno si avvicinava per scambiare qualche parola con lui,ma non di più.
Notò Jet entrare ma decise di non avvicinarsi a lui, voleva rispettare la sua richiesta sebbene fosse in completo disaccordo.
Eppure quando lo vide bere qualche bicchiere di troppo si preoccupò e cercò di non perderlo mai di vista.
A quel punto gli fu chiaro quel che Jet aveva intenzione di fare, ma lo avrebbe fermato solo se fosse arrivato al limite, non voleva intromettersi.
Ad un certo punto lo vide entrare in una stanza abbastanza affollata,poi lo perse di vista.
Notò che stava iniziando ad affluire più gente, spingevano, spintonavano per entrare come se stessero assistendo ad uno spettacolo.
Solo dopo svariati tentativi riuscì a vedere cosa stesse accadendo, e non gli piacque per nulla.
Jet per lui era l’immagine di pura innocenza e vederlo strisciarsi ad un palo, per di più completamente sotto l’effetto dell’alcol , lo fece rabbrividire.
Dopo non molto vide un ragazzo avvicinarsi a lui, forse lo stava schernendo o forse gli stava solo parlando, anche se l’opzione più plausibile era la prima viste le risate da parte della gente nella stanza.
Poi accadde, il ragazzo lo aggredì e a quel punto perse completamente la pazienza, cercò di farsi strada in mezzo a quei corpi invano, non riuscì a passare.
Fu un colpo allo stomaco vedere quel ragazzino in quello stato.
Era a terra e rideva, rideva di risate false e ubriache.
Teneva tra le mani una bottiglia, aveva alcol sparso ovunque, sui vestiti e sui capelli.
Dolore, lo vide e lo percepì tutto il dolore che provava.
O forse no, forse era solo una parte, un assaggio.
Un pizzico di tutto il male che lui provava.
Vide Amily assieme alla ragazza che aveva dato la festa, cercavano di riportare Jet alla realtà, una delle due scacciò più persone possibile dalla stanza e a quel punto riuscì a passare.
Afferrò Jet da dietro e lo mise in piedi, notò che non riusciva ad ottenere alcuna stabilità e se lo tirò dietro, fino a sbatterlo contro ad un muro.
Non voleva essere violento o spaventarlo, ma era veramente incazzato, anche con lui per aver creato danni a se stesso quella sera.
Non riusciva a stare in piedi quindi fui lui a reggerlo, vide il suo sguardo vagare nel nulla, non riusciva ad avere la sua attenzione e sembrava quasi che non potesse sentirlo, sembrava quasi che non percepisse nulla di ciò che lo circondava.
Gli afferrò il mento saldamente e chiamò il suo nome più volte, quasi urlò.. Nulla, non accadeva nulla.
Provò a tirargli qualche schiaffetto  su una guancia, ma nulla sembrava poterlo riscuotere da quello stato di incoscienza in cui era precipitato.
 Ad un certo punto sentì i suoi muscoli tendersi e contrarsi sotto la sua presa, era così fragile ed esile che poteva percepire ogni suo tremore, ogni sua pulsazione.
Lo vide trattenere un conato di vomito , si spostò leggermente continuando a reggerlo di peso mentre lui rigurgitava.
Era da brividi, sembrava una fatica fin troppo grande da reggere per quel corpicino, sembrava che si stesse svuotando di quel poco che aveva e che potesse svanire, disintegrarsi sotto alla fatica della propria vita.
Appena ebbe finito lo prese in braccio, non pesava, non sembrava in vita.
Vide Amily sconvolta, l’altra ragazza con un espressione seria e atterrita sul volto giovane e bello, un volto che ha ancora i lineamenti di una dolce ragazzina, ma che si sta già trasformando in quello di una bella donna nel fiore dei suoi anni.
Chiese le indicazioni per il bagno con tono funereo, appena le ottenne si affrettò a raggiungere la propria destinazione.
Trovò immediatamente il luogo desiderato e vi entrò accertandosi che non ci fosse nessuno, chiuse la porta dietro di se a chiave e appoggiò Jet a terra, con le spalle contro al muro, vicino al water nel caso avesse avuto bisogno di vomitare ancora.
Lo osservò tristemente, il suo respiro irregolare, l’espressione corrucciata sul volto.
I capelli impiastricciati di alcol e lacrime, che ancora impregnavano i suoi occhi, scalfivano le sue guance.
Si riscosse e prese della carta igienica con la quale tentò di ripulirlo il più possibile, anche dal trucco sciolto.
Dopo alcuni minuti di silenzio totale, dove si sentiva solo la musica lontana in sottofondo, lo vide riprendersi leggermente e tirò un sospiro di sollievo.
-Jet.. Hey.- Lo chiamò, l’altro aprì faticosamente gli occhi, sembravano pesanti come macigni.
-A-anil..- Pronunciò il suo nome  a stento e si strinse di più a se stesso, notò un particolare piuttosto spiacevole, la gamba che gli era stata colpita dal ragazzo che lo aveva aggredito gli causava dolore, l’altra infatti se la portò facilmente al petto, mentre quando provò con quella strinse i denti, fallendo.
-Va tutto bene ora, non sei solo..-
-N-non dovevi vedermi così, te lo avevo p-pure chiesto di non cercarmi..-
-E ho fatto come avevi chiesto, ti ho solo dato un occhiata ogni tanto, però poi ho avuto paura perché stavi esagerando, un amico non si lascia in certe condizioni.-
-Sono una merda,la mia vita è una merda.. -
-Non lo sei, solo la tua vita lo è,ma ora puoi contare anche su di me, e gli altri tuoi amici.-
-Sono sicuro di farvi schifo, a tutti..-
-No Jet, al massimo ci fai preoccupare, perché anche se non ti conosco bene sono già in grado di affermare che tu non fai altro che rischiare, e ciò è spaventosamente pericoloso.-
-Tu.. Hai ragione.. Ma non rischio solo, a volte mi avvicino così tanto alla fine, che se sono ancora qui è solo perché la vita ha deciso di torturarmi ancora un po’..-
Non riuscì a rispondere, e il silenzio che alleggiava nell’aria doveva essere doloroso per Jet, che aveva bisogno di sapere di non essere solo in quel momento più che mai.
-N-non volevo che mi vedessi così..-
-Non preoccuparti Jet,  voglio che più tardi mi racconti cosa è successo, però ora .. Viste le tue condizioni, vorrei portarti a casa mia dato che è abbastanza vicina, è un problema?-
-No..-
-Bene, così potrai darti una ripulita.. Ti fa molto male la gamba?-
-Si.. Ma non importa, era solo un calcio..-
-Un calcio può essere estremamente pericoloso se tirato bene, ci darò un occhiata più tardi.-
-Hai un bellissimo accento..-
Rimase per un attimo interdetto a quell’affermazione improvvisa e inaspettata, poi gli sorrise senza porsi alcuna domanda particolare, lo prese come un complimento fatto da un ubriaco, sapeva che era sincero, ma completamente sconnesso da quella che era la realtà.
-Grazie.. Ma ora pensiamo a te, su vieni.- Si alzò in piedi e gli tese una mano, l’altro la afferrò ma non appena si tirò su cadde nuovamente, purtroppo non fu abbastanza pronto per afferrarlo e rovinò a terra gemendo.
Lo fece sussultare, provava tanta pena e vederlo così era come avere una morsa stretta al cuore.
-Che figura.. Scusami..- La sua voce era ridotta ad un filo, ad un pigolio strozzato.
La sua voce nascondeva tutto l’orrore che aveva provato e che provava.
La sua voce era soffocata dal peso della sua vita, era una voce uccisa sul nascere, era una voce afona che gridava cercando aiuto, era una voce morta, una voce vuota di speranze.
Ma quasi come un ossimoro, era una voce potente, una voce piena di odio, una voce che portava e parlava di dolore.
Era la voce di chi grida senza emettere suono, di chi ha bruciato le proprie corde vocali ed emette solo un rantolo soffocato.
Era la voce muta di chi grida in mezzo ad un uragano.
Jet si rialzò, issandosi sulle braccia tremanti e sottili.
Tentò di camminare invano, quella volta non gli permise di ferirsi ancora, di subire degli urti.
Lo fermò e lo prese in braccio , tenendolo saldamente con una mano sotto alle spalle e l’altro sotto le ginocchia, voleva farlo sentire al sicuro, voleva dargli una sicurezza.
-Stai tranquillo.. Non devi preoccuparti di niente ora, è tutto finito, ti porto al sicuro quindi non avere paura, non tremare.-
Lo sentiva, sentiva ogni suo tremore come un terremoto.
Non poteva permettergli di crollare, di cadere a pezzi.
Non poteva e non voleva, era solo uno sconosciuto ma gli sembrava di conoscerlo da una vita, poteva leggere nei suoi occhi, nei suoi sguardi.
Poteva leggere nei suoi movimenti, nel suo non verbale.
Lui poteva leggere Jet in ogni sua azione o respiro.
-Vorrei.. Che almeno per una volta andasse tutto bene..-
Si stampò quella richiesta flebile e quasi inudibile nel cervello.
Avrebbe fatto in modo che le cose andassero meglio per lui, sapeva di poterci riuscire.
-Mi parlerai di te, quando saremo a casa?-
Jet annuì, tenendo ancora gli occhi stretti , come se non avesse voluto vedere ciò che stava accadendo attorno a lui.
Si fermò un attimo per mettersi il giubbotto, lasciò Jet a terra accanto a se.
-Tu non hai portato nulla per coprirti?-
Lo vide scuotere la testa lentamente.
Sbuffò e si tolse il giubbotto ancora prima che potesse allacciarlo, lo mise a lui che tremò al contatto con le sue mani.
-Fa freddo, la prossima volta ricordatelo..- Gli disse, prendendolo in braccio nuovamente.
-Scusa..-
-Non scusarti.- Disse, scuotendo la testa e uscendo velocemente dalla porta principale,si  lasciò quella bella casa alle spalle e rabbrividì al contatto con l’aria ghiacciata di quella città.
Si affrettò, non voleva restare li fuori un minuto di più, corse quando sentì il ragazzo tra le proprie braccia tremare per il freddo, accorciò la distanza che lo separava da casa sua più velocemente possibile, era come una tana per lui.
La casa era una difesa, la propria casa era il suo rifugio, e finalmente avrebbe accolto e protetto anche qualcun altro, qualcuno che di protezione ne meritava infinita, che ne aveva un estremo bisogno.

La sua adorata abitazione era sempre e perfettamente silenziosa, la adorava anche per questo.
Sentì il ragazzo tra le sue braccia rilassarsi leggermente e fare dei piccoli movimenti, azioni che lo portarono ad osservarlo più attentamente.
Era come un fiore, calpestato, sepolto e avvelenato.
Il suo corpo era la forma di innocenza per eccellenza, delicato e aggraziato.
I tratti del suo viso erano dolci e ben delineati, le sue ciglia lunghe sembravano quelle di una fata, così come la sua pelle chiara.
Sembrava di osservare un dipinto, un capolavoro ispirato allo stile classico degno solo di un gran maestro di pittura quattrocentesco.
Le sue labbra, rovinate e increspate, rese rossicce dal suo continuo mordicchiarle quando era ansioso, sembravano allo stesso tempo morbide e soffici, piene e tentatrici.
Come era stato possibile, che madre natura avesse creato una tale perfezione, dandogli però una vita fatta solo di dolore costante e terrore?
Forse Jet non era altri che l’esatto esempio di umano dalle imperfezioni perfette.
Si, lo era.
Era sbagliato che si trovasse li in quelle condizioni, era sbagliato il modo in cui aveva deciso di spegnere il suo cervello per qualche ora, era sbagliato che portasse avanti simili abitudini in un età così tenera, tutto era sbagliato ma allo stesso tempo indispensabile.
Forse era così che giocava il destino, gli gridava “ Salvalo, devi salvarlo e questo sarà il tuo compito!”.
Se il destino di Jet era quello di auto-distruggersi, allora il suo era quello di impedirglielo.
Forse non vi è solo un destino, ma ve ne sono di più.
Forse una volta terminato uno, ne inizia immediatamente un altro ed è vero che non possono essere cambiati, ma si può scegliere quale portare a termine.
Non lo conosceva, non erano nessuno l’uno per l’altro ma sentiva già un filo tenerli legati per l’anima, tutto quello che dovevano fare era seguirlo, accorciarlo e avvicinarsi l’uno all’altro.
Gli sarebbe rimasto accanto, lo sapeva perché conosceva se stesso, e lui non si tirava mai indietro una volta iniziata una missione.
Il ragazzo scese dalle sue braccia riscuotendolo dai suoi pensieri, gli puntò nuovamente lo sguardo severo addosso, l’altro si appoggiò alle sue spalle barcollante, le sue gambe tremavano visibilmente.
-S-scusami per essermi fatto portare di peso, forse ce la faccio..-
Teneva la testa china, i capelli erano scesi a coprirgli il suo bel volto.
Scosse la testa, gli scostò un ciuffo portandoglielo dietro ad un orecchio e poi scese con la propria mano , stringendogli saldamente una spalla, gesto che fece alzare lo sguardo al più piccolo.
-No Jet, lo vedo già ora che faresti fatica, devi riposare.- Disse, modulò il tono cercando di renderlo più accogliente e rassicurante possibile, ma allo stesso tempo sicuro e deciso.
-Non voglio pesarti..- Fece una smorfia alla fine di quella frase, gli fece tenerezza.
-Farei più fatica a portare in braccio una foglia, Jet.-
-Oh..-
Non era di molte parole, comprensibile dopo quel che era appena successo.
Lo riprese in braccio sorridendo, sorrideva più spesso in sua compagnia, questo era un dettaglio che non aveva affatto tralasciato.
Salì le scale velocemente, una volta entrato nella sua stanza raggiunse il proprio letto in pochi passi e ve lo appoggiò sopra, delicatamente.
-Vado a prepararti la vasca.-
Disse, cercando sbrigativamente una coperta nell’armadio.
Frugò per qualche secondo e appena trovò l’oggetto delle sue ricerche, la gettò addosso al proprio ospite, che se la sistemò meglio addosso, rannicchiandosi al suo interno.
Notò che teneva i piedi fuori dal materasso , probabilmente perché aveva ancora gli stivali addosso.
Si avvicinò e glieli tolse, dovette ammettere che lo avevano messo un po’ in difficoltà, avevano troppe cinghie e troppi lacci.
L’altro ritirò le gambe a se, chiudendosi completamente in posizione fetale.
Stava tremando con gli occhi strizzati e si teneva lo stomaco, gli dispiacque dato che era consapevole del fatto che doveva fargli molto male, per non parlare della testa.
-Ci metterà qualche minuto, torno a prenderti appena ho finito.-
Fece per uscire, ma la voce di Jet lo bloccò.
-Non voglio disturbare, Anil..-
-Non stai creando alcun disturbo.-
- Anil.. Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché lo fai..?-
Inizialmente trovò quella domanda strana, poi capì che cosa intendeva chiedere l’altro ragazzo.
-Aiutarti?-
-Si..-
- Perché tu sei diverso.-
Era una risposta troppo banale, anche rivolta ad un ubriaco.
-Da chi Anil? Sono umano come gli altri, erro  e faccio schifo come un umano.. Per cui, cosa ho di diverso da loro? I vestiti?-
Sospirò e si riavvicinò a lui, fermandosi a qualche passo dal letto e incrociando le braccia al petto, mantenne lo sguardo fisso sull’altro che lo osservò di rimando, il suo sguardo però era stanco e spossato.
- Anche io sono umano Jet, perché non mi tratti come gli altri?-
Attese una sua risposta che, come si aspettava, non arrivò mai.
-Te lo dico io,  è quello che c’è dentro che cambia Jet, e tu sei speciale.-
Lo lasciò con quelle parole e uno sguardo leggermente allibito, stanco.
Uscì e si diresse nel bagno, dove iniziò a riempire la vasca, nel frattempo preparò un asciugamano  con il quale l’altro si sarebbe asciugato e ne approfittò per fare i propri bisogni.
Una volta riempita la vasca chiuse il rubinetto e tornò da Jet.
Lo guardò per un attimo, gli piaceva osservarlo perché più lo osservava, più notava dei particolari e dei dettagli che lo caratterizzavano.
Si sedette accanto a lui e gli mise una mano su una spalla, Jet,accortosi della sua presenza improvvisa sussultò e si strinse a se, gli fece scappare una risatina che non riuscì a contenere.
-Vieni.-
Disse, allargando le braccia.
L’altro si separò con insicurezza dalla coperta, avvicinandosi goffamente.
Lo prese in braccio nuovamente, ormai aveva fatto abitudine a portarselo dietro in quel modo.
Si avviò verso il bagno, dove lo appoggiò sul bordo della vasca per poi chiudere la porta in uno scatto veloce.
Jet era titubante, impacciato e imbarazzato.
I suoi movimenti erano resi goffi dall’eccesso di alcol, infatti stava faticando a svestirsi.
Non era stupido però, la colpa non era tutta dell’alcol e lo sapeva.
Era perfettamente normale che il ragazzino fosse imbarazzato a denudarsi davanti ad un altro ragazzo, dentro al bagno di quest’ultimo.
Decise comunque di aiutarlo a svestirsi, o ci avrebbe impiegato un era.
Appena fu spoglio, si chiuse immediatamente su se stesso,come a volersi coprire ogni angolo di pelle.
Era una bella pelle, pallida come porcellana.
Nemmeno quella era perfetta.
Era piena di ferite, vecchie cicatrici, vecchi segni.
Prima o poi gli avrebbe chiesto di raccontargli ogni singolo dettaglio della sua storia, della sua vita.
Poco alla volta, qualche parola ogni giorno.
-Non vergognarti Jet, entra su, è calda l’acqua.-
Annuì lentamente, ed entrò dentro quella vasca con una tale grazia che mai aveva visto prima in vita sua.
Era come una bellissima ninfa, delicata immagine di pura grazia.
Stava rannicchiato su se stesso, tenendo le braccia incrociate e le mani strette alle spalle, come se si stesse proteggendo da qualcosa, o qualcuno.
-Jet..-
Non giunse alcuna risposta, vi era solo del silenzio tombale.
Un silenzio freddo, un silenzio di ghiaccio.
-M-maintenant je suis couchée sur la paille humide de l’amour..-
La sua voce uscì quasi come un lamento, non gli erano nuove quelle parole, no.
Le aveva già sentite, le aveva già lette.
-Toute seule avec tous les autres,toute seule désespsèrée..-
Quella voce così roca e dolce allo stesso tempo, strozzata dalla spossatezza, quella sua melodia stroncata sul nascere, gli si strinse il cuore.
-Fille de fer-blanc, fille rouillée..-
Stava recitando? Si, ed era come immerso nel suo piccolo mondo.
Nel suo piccolo mondo non era Jet nella sua vasca da bagno, non era Jet il ragazzo dai mille problemi, non era Jet costretto a parlare una lingua non sua, o ad accettare una cultura che non gli apparteneva.
Era solo Jet, Jet e le sue poesie imparate a memoria, Jet e i suoi sogni i quali poteva vivere solo nel suo cervello.
“Ragazza di latta, ragazza arrugginita.”
Era forte, era forte come un metallo.
Ma era arrugginito, distrutto, lacerato.
Eppure era ancora li e respirava, era vivo e il suo cuore batteva.
-Oh mon amant,mon amant mort ou vivant, je veux que tu te rappelles autrefois..-
Ricordava ora, Jacques Prévert.
Quella era Fille d’acier, conosceva quella poesia, conosceva tutte quelle di Prévert ma non le ricordava, non a memoria, non come il bel fiore distrutto davanti a lui.
-M-mon amant ,celui qui m’aimait et que j’aimais..-48 Si strinse di più a se, lasciando scivolare delle lacrime.
-Chi ti ha spezzato il cuore Jet? Chi è questo amante?-
Chiese riferendosi alla poesia della quale aveva appena recitato una parte.
-L-la vita Anil, la vita.. M-mi ha voltato le spalle, si prende gioco di me.. Io la odio la vita, scappo da lei ma continuo a finire tra le sue braccia, però io non voglio starci, è una tortura infinita..-
- J'ôterai tous ta douleur.. Je ferai toi apprécier la vie.-49
L’altro scosse la testa atterrito.
- Ce sera difficile, mais j'ai confiance en toi..-50
La sua risposta lo sorprese non poco, dopotutto aveva appena dato un chiaro segnale del fatto che non si era completamente arreso, e che si sarebbe lasciato aiutare.
-Bien..- Disse vago - Allora, ora ti aiuterò a ripulirti, poi penseremo al resto.. Ci stai?-
Annuì, ma sembrava non sentirlo.
Gli passò lo shampoo e l’altro lo afferrò tremante, bloccandosi poi ad osservare inorridito un punto indefinito.
-Cosa c’è? Hai paura Jet..?- L’altro cercò di riscuotersi il più possibile, poi annuì.
Fece per chiedergli di cosa si trattasse, ma Jet lo precedette.
-Sono solo ricordi Anil.. Ma non li sopporto, mi passano davanti agli occhi e li trafiggono come fossero lame..- Disse, andandosi appunto a massaggiare la parte del corpo appena nominata.
Cercò di essere il più delicato possibile, si riprese lo shampoo e ne mise un po’ sul proprio palmo, per poi iniziare a spargerlo sui suoi capelli.
Il più piccolo sussultò a quel contatto improvviso, poi si rilassò gradualmente, continuando pur sempre a tremare.
Quando glieli sciacquò poté realizzare quanto essi fossero morbidi e lisci, era come passare le mani tra dei fili di seta.
Cosa ti hanno fatto, cosa ti hanno fatto? Tu che sei solo un germoglio non meriti tanto odio.
-Che ricordi hai?-
Faceva male quella domanda, era una domanda che lo avrebbe costretto a rievocare momenti dolorosi, ma per poterlo proteggere doveva prima imparare a conoscerlo.
-I-io.. – Si fermò, deglutì sonoramente e riprese il discorso – Ero nella vasca e m-mio padre era entrato nel bagno, probabilmente era fatto e.. S-scusa..- Disse, portandosi una mano alla bocca,la stava premendo forte sulle proprie labbra, schiacciandosi le guance, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e li teneva stretti.
Se ne pentì, non voleva farlo continuare, ma l’altro proseguì, staccando di poco la mano dalla propria bocca.
-L-lui mi ha.. Ha a-abusato d-di..- Non completò mai quella frase, vide il suo stomaco contrarsi e in uno scatto, Jet si piegò sul water posto accanto alla vasca, lui rimase sconvolto a guardarlo riversare quel che ormai era il nulla nella tazza.
Aveva subito violenze di tipo sessuale.
Quante altre cose mi nascondi, bella ninfa? Perché a te? Perché l’ingiustizia deve avere scelto proprio te?
Il più piccolo si era accasciato sopra al water, privato di ogni forza.
-N-non.. Non immaginavo una cosa simile, ti prego scusami.. Perdonami. -
Sussurrò, avvicinandosi a lui e sollevandolo, lo prese dal petto e lo riappoggiò per un attimo nella vasca, nella quale lui si rannicchiò, stringendosi a se stesso e tenendo gli occhi chiusi; tremava e piangeva.
Si allontanò solo un attimo per prendere l’asciugamano che aveva preparato per lui, poi lo raggiunse.
-Vieni qui, lui non c’è più, qua ci siamo solo tu ed io.. Sei al sicuro Jet.- Disse con tono rassicurante, allungando una mano nella sua direzione.
Il ragazzo la afferrò ancora titubante e lui rafforzò la presa, tirandolo su.
Con un movimento veloce lo avvolse nell’asciugamano che teneva sotto l’altro braccio, per poi avvicinarlo a se in un abbraccio amichevole.
Teneva la testa china, lui vi poggiò una mano sopra facendo in modo che essa aderisse al proprio petto, era un gesto di pura protezione, era quello l’effetto che aveva sulle persone: le faceva sentire protette.
Lo aiutò ad uscire e ad asciugarsi, lo vide rilassarsi e tirò un sospiro di sollievo.
-Vado a prenderti qualcosa di pulito da mettere, torno subito.- Gli assicurò, poggiandogli una mano sulla spalla destra, il ragazzo annuì tenendo la testa china e inumidendosi le labbra con la lingua: un gesto che gli aveva visto fare spesso.
Corse nella propria stanza, non rimase a pensare a lungo quali vestiti sarebbe stato meglio scegliere, prese i più piccoli che aveva ed una felpa, per tenerlo al caldo.
Alla fine aveva optato per dei pantaloni sarouel, dei quali ne aveva a valanghe poiché li prediligeva; una maglietta nera ed una felpa molto pesante, probabilmente gli sarebbe stata gigante, rendendolo adorabile.
Adorabile? Perché mai questo aggettivo? Ah si, perché lo è.
Si diresse nuovamente in bagno, lo trovò aggomitolato nell’asciugamano e ridacchiò passandogli i vestiti.
L’altro si vestì  velocemente, dedicandogli un piccolo sorriso imbarazzato.
Osservò i propri vestiti ricadere come delle tende sul corpo dell’altro.
-Ti stanno enormi.- Constatò,lasciando spazio ad un piccolo ghigno sul proprio volto.
-Sei tu che sei enorme!- Si giustificò Jet,sbuffando.
-Come no, stecchino.- Disse amichevolmente, l’altro gli fece la lingua e lui rise; non voleva fargli pesare quella situazione, gli voleva far notare la realtà senza ferirlo,Jet era gravemente sottopeso si, ma c’erano vari modi per poterlo riportare sulla giusta strada, e lui avrebbe seguito i più gentili.
Sembrava che stesse meglio, barcollava ancora e aveva un sorriso ebete stampato sul volto, ma si stava riprendendo e anche molto velocemente.
-Come fai ed essere già così lucido?-
-Non lo sono, ma sono in un certo senso felice.. E stanco.-
-Vuoi dormire?-
L’altro ci mise un po’ a rispondere, si strinse nella felpa la quale su di lui sembrava quasi una coperta, vederlo così lo fece intenerire.
-Tu vuoi dormire?- Chiese dopo poco, con un filo di voce.
-Si, sono a pezzi e sono quasi le due..- Ammise, stiracchiandosi.
-O-ok .. Dove posso dormire?- L’altro era insicuro, lui gli sorrise cercando di metterlo a suo agio.
-Dormi con me.-
-Oh..- Fu tutto quello che riuscì a dire,si portò aggraziatamente una mano a coprirsi le labbra e parte del volto, quel gesto sprigionava tutta la sua delicatezza.
Allungò una mano verso di lui, offrendogli un appoggiò che lui accettò incerto.
Sentì le sue dita sottili stringersi con più forza al proprio braccio dopo qualche passo, gesto che lo costrinse ad abbassare lo sguardo sul minore.
Faticava, per via della sua gamba.
-Ho avuto l’impulso di spaccare la faccia a quello stronzo.-
-Chi?- Chiese l’altro, con un filo di voce.
-Quello che ti ha aggredito.-
-Ah, lui..- L’altro ridacchiò, lasciandolo sconcertato.
-Non c’è molto da ridere, Jet.-
-Anil, mi hanno fatto di peggio, rido per questo..-
-Chi?- Questa volta toccò a lui quella domanda.
-Storm e i suoi, ma neppure loro sono nulla in confronto a delle scariche elettriche sparate nel cervello.-
Rimase interdetto, bastava che parlasse una decina di secondi per dire qualcosa di sconvolgente sulla propria vita.
Ne aveva sentito parlare, si era informato su certe cose ma non si era mai avvicinato tanto a certe realtà prima di incontrare Jet, sapere certi avvenimenti riguardanti il ragazzo giovanissimo che aveva affianco gli fece raggelare il sangue.
-Ti hanno sottoposto ad ECT.. Cazzo Jet, quanto tempo fa?-
Non era sicuro di volerne sapere di più, erano troppe le cose quelle che aveva scoperto di lui in una  sola giornata,ma glielo chiese lo stesso.
-Ho finito da poco..- Disse schivo, forse anche quello era un altro argomento per lui molto delicato.
-Ma perché.. Perché mai fare una cosa del genere ad una persona?- Chiese, rivolto quasi a nessuno in particolare.
Nel frattempo avevano raggiunto il suo letto, aiutò l’altro a stendersi e ad infilarsi sotto le coperte, poi lo imitò lasciando accesa solo l’abat jour  sopra al suo comodino e girandosi verso di lui con la testa appoggiata sulla propria mano e il gomito puntellato al materasso.
Jet esitò, ma rispose alla sua domanda.
-A-a loro non importa, non ci pensano veramente a come ti senti e tutto quello che fanno, tutto quello a cui puntano è arricchirsi  e aspettare che io loro pazienti vincano o perdano da soli le loro battaglie.. Quando ci sono in ballo casi come i miei risolvono tutto con dosi estreme di farmaci e cure dolorose quanto inutili.. O-ora non mi va di farti l’elenco dei disturbi che quei mostri mi hanno diagnosticato, loro dicono che sono gravi.. Ti prego non farmi continuare, non oggi almeno, non voglio parlarne..-
I suoi discorsi erano come una calamita, attraevano il cervello e te lo spaccavano con la cruda realtà che si portavano dietro, era spaventato Jet mentre parlava, ma non si fermava, raccontava tutto per filo e per segno, fino ad implorare di essere fermato.
-Che schifo.. Che schifo l’essere umano.. Dotato di un’intelligenza così potente, e una stupidità così folle e incomprensibile..- Mormorò, a volte diceva cose malapena comprensibili, ma Jet sembrava capire ogni suo discorso, sembrava cogliere tutti i significati nascosti dietro alle sue parole.
-Per me non esistono elenchi Jet, e certi farmaci  non servono.. Non in quelle quantità almeno; non sto di certo dicendo di essere contro alla  medicina o cose del genere.. Ma nemmeno sono pro per la morte, tu le prendi Jet?-
- La penso uguale, infatti quando sono lucido ne prendo solo lo stretto necessario per sopravvivere ad attacchi troppo forti , ammetto di averne abusato a volte ma.. In tutti i casi stavo cercando di togliermi la vita, riguardo a questo sono.. Sono piuttosto, molto preoccupato per Silver.. Lui di quei farmaci ne prende troppi, li prende a caso, li prende sempre..-
Rimase ad osservarlo sconvolto, odiava l’dea che quel ragazzo dono di madre natura, provasse di tanto in tanto a togliersi il dono tra tutti più bello, la vita.
Ed ecco che aveva tirato fuori un'altra questione che sarebbe stata un tormento: Silver.
Era tutto per Jet, ma non ci voleva un genio per capire che l’altro ragazzo non poteva reggere il peso delle vite di entrambi.
Comprendeva alla perfezione la sua diffidenza nei confronti di lui e di tutti gli altri, comprendeva la sua acidità, la sua sfacciataggine e la sua rabbia.
Comprendeva che doveva essere salvato, ma che allo stesso tempo doveva salvare anche Jet, ed era un grosso fardello.
Li avrebbe aiutati entrambi, avrebbe aiutato entrambi anche semplicemente risollevando la vita di Jet, e lo avrebbe certamente fatto.
-Tu non puoi fermarlo..?- Chiese, era dispiaciuto per quel ragazzo, sebbene non lo conoscesse affatto.
-Non mi ascolta.. Ho pure provato a fermarlo con la forza ma non c’è nulla che io possa fare, lui è molto più forte di me..- Disse, sconsolato.
Gli faceva male pensare all’amico, ma non poteva biasimarlo per ciò, se Silver stava male era come se anche una parte di Jet provasse gli stessi dolori, e viceversa.
-Cazzo, che situazione di merda.. – Sussurrò, massaggiandosi la fronte con due dita e lasciando cadere li il discorso.
Rimase fermo nel totale silenzio per un attimo, poi sentì l’altro muoversi sotto le coperte ed emettere un piccolo gemito, dopo il quale arrestò completamente i suoi movimenti, riaprì gli occhi di colpo e lo osservò, ora era semi sdraiato e si teneva la gamba lesa, nel mentre si mordicchiava un labbro.
Rimorso.
Provava rimorso, avrebbe voluto impedire che quel ragazzo portasse altro dolore alla bella creatura che aveva al suo fianco.
-Sta gamba mi farà dannare per giorni..-
-Almeno non è rotta, anche se ti resterà un brutto livido per un po’..- Tentò di rassicurarlo, ma l’altro non sembrò rilassarsi nemmeno un poco.
-Odio i lividi, si notano subito sulla mia pelle..!-
-In effetti.. Sei praticamente trasparente, mi chiedo come sia possibile avere una pelle così pallida.-
-I-io mi piaccio così..- Disse il più piccolo, abbassando lo sguardo.
-Non era un offesa..-

Rimasero in silenzio per un po’, poi Jet lo guardò, e lui gli prestò attenzione.
-Anil.. Com’è? Cambiare da una zona all’altra continuamente..-
Era una bella domanda, che nessuno gli aveva mai posto prima.
-E’ bello in un certo senso, ma è difficile.. Ad esempio non parlo una lingua in particolare, ma un miscuglio.. Anche solo in famiglia ne parliamo tre diverse ad esempio.. Sono indiano, ma in India sono stato pochissimo, ho passato invece molto più tempo in Brasile, dato che mio padre è originario di li..Sono stato spesso anche in altri stati ma in nessuno di questi ho avuto bisogno di imparare l’inglese, ed è buffo perché è considerata la lingua mondiale, infatti sto facendo molta fatica qui a comunicare .. Ma credo che  la imparerò molto facilmente, sembra molto semplice..Di tutto questo spostarsi continuo mi dispiace solo il fatto che ho visto e conosciuto tantissime culture, però non è ho una che veramente mi appartenga.. Ma di un po’, quindi tu sei nato in Francia?-
Era rimasto a guardarlo leggermente incantato, i suoi occhi si erano fatti curiosi, poi si riscosse alla sua domanda.
-No, sono nato qui.. Ma i miei sono entrambi francesi, mia madre viene dalla Francia e mio padre dal Quebec in Canada.. I miei nonni materni invece sono egiziani, mentre quelli paterni non so nemmeno se esistano, non li ho mai conosciuti.-
Gli sorrise, i suoi occhi erano tristi invece, in effetti aveva parlato delle sue origini in tono sprezzante, non doveva certamente avere un bel rapporto con chiunque della sua famiglia e non si aspettava di certo altro.
-E.. Parli inglese da sempre?- Era una domanda abbastanza stupida, eppure era curioso che fosse lui a risponderla e non se stesso, dal suo accento molto marcato e le “R” completamente sbagliate era piuttosto semplice capire che l’inglese non era la sua lingua madre.
L’altro ridacchiò, probabilmente aveva fatto il suo stesso ragionamento.
-Beh, credo che questo sia evidente, intendo.. L’inglese lo parlo come lingua abituale solo da qualche anno e ancora mi crea problemi, non riesce proprio ad entrarmi! Hanno iniziato ad insegnarmelo al centro di salute mentale quando avevo otto o nove anni, fino a quel momento pensavano che fossi tardo, mentre la pura e semplice realtà era che io non li capivo, non capivo un cazzo di quello che mi dicevano e mi sembravano loro i pazzi, a parlare in quello strano modo.. L’unico che mi sembrava ancora più strano era Silver, solo dopo qualche anno ho scoperto che da piccolo parlava mescolando Inglese  e Svedese..- Ridacchiò, trascinando anche lui in una risata genuina, poi riprese il discorso – Il motivo per cui non lo parlavo e non lo avevo mai sentito è semplice.. Io.. Non sono stato al Kindergarten51.. E sono raramente uscito di casa, nella quale mi hanno sempre parlato solo in francese..- I suoi occhi si erano fatti lucidi, forse sarebbe stato meglio fermarlo, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa l’altro stava già parlando.
-S-scusami, ora non riesco.. Non mi va di parlare dei miei genitori.. P-pensa, per anni mi hanno tenuto nascosto il fatto che ho una sorellina.. L-l’ho scoperto oggi pomeriggio quando me li sono trovati tutti e tre davanti, al centro…  L’avevo scambiata per un bambino, sai.. S-siccome io sembro una ragazza le tengono i capelli corti .. Per farla sembrare un maschio, le parlano come se fosse un maschio e.. E mia madre non vuole nemmeno che lei la chiami come tale, non vuole che lei la chiami mamma… M-mi hanno dipinto come un mostro ai suoi occhi, però le ho parlato, aveva paura.. Paura di me, chi cazzo può avere paura di me..? Alla fine l’ho convinta che n-non sono cattivo.. L’hanno messa in una casa famiglia, e.. Beh.. Le ho promesso che la andrò a trovare t-tutti i giorni.. O almeno,il più possibile..-
Non riuscì ad andare oltre, e lui poco alla volta si stava rendendo conto sempre più della situazione nella quale si trovava l’esile ragazzo che aveva accanto.
Quando lo vide piangere ebbe l’impulso di uccidere tutti i suoi tormenti, uno per uno.
Non sapeva quale fosse la cosa migliore da fare in quel momento, lo avrebbe abbracciato volentieri per confortarlo, ma forse così facendo lo avrebbe solo spaventato.
Jet si asciugò scattante le lacrime e rise, era una risata esageratamente falsa, o in ogni caso carica di tutt’altro che gioia.
-S-scusa, ti sembrerò un coglione ma ho troppo stress.. Troppo nervoso..- Notò che tremava, e si teneva le tempie.
-A volte mi chiedo se è giusto ciò che mi sta accadendo, se me lo merito..-
Scosse la testa, prendendogli poi una mano saldamente e tirandolo a se, costringendolo a guardarlo.
-No Jet, non te lo meriti e non è giusto.-
-Ma alla fine la colpa è solo mia.. Q-queste sono solo conseguenze legate a ciò che sono..-
-No, non darti colpe che non hai Jet.. Mh.. Ti sentiresti meglio se ti abbracciassi?-
L’altro sgranò gli occhi, poi si guardò attorno quasi freneticamente, forse aveva fatto la domanda sbagliata..
-S-sarebbe molto.. Molto gentile da parte tua, ma rischierei di esplodere..-
-Esplodere..?-
L’altro annuì, aveva nuovamente gli occhi lucidi.
-Viens ici..-52Mormorò, Jet si avvicinò insicuro e lui lo afferrò con tutta la delicatezza che aveva in corpo, per poi stringerlo forte a se, gli sembrò di stringere un bastoncino, non in senso negativo in quanto gli scatenò un senso di protezione che mai aveva provato prima, sembrava quasi che potesse essere spezzato con un grissino, o con un soffio di vento.
Lo sentì tremare e lo strinse più forte.
-Ce n’est rien, rien..-
-J’en peux plus.. C’est trop, je ne suis pas si f-forte..-53
La voce gli tremò sull’ultima parola, scoppiò a piangere, le sue spalle erano scosse da forti singhiozzi.
-Quelle honte.. Je déteste ma vie, je me déteste, tu ne peux pas comprendre..-
Aprì le labbra per ribattere, ma la richiuse immediatamente non sapendo cosa fosse meglio dire.
Non era bello.
Non era bello sentirsi dire quelle cose da un ragazzino ed essere bagnati dalle sue lacrime allo stesso tempo.
  Si sentiva strano ad averlo così vicino, si sentiva strano a tenere il suo corpo così stretto al suo ma poteva forse negargli quel contatto?
-Jet, ça va bien.. Ça va bien..-
Cercò di confortarlo, i singhiozzi continuarono a scuotergli le spalle ancora per poco, poi lo sentì cercare di calmarsi, di rilassarsi.
-E-excuse moi..J’suis tres stupide.. J’suis soulement une putain connard..-
-Jet! Ce n’est pas vr- Lo interruppe, sconvolgendolo – Putain c’est vrai! C’est vrai, tout le monde dis qui j’suis une putain, une salope!- Si fermò un attimo, staccandosi da lui ed asciugandosi quei bellissimi occhi, che non rimasero asciutti per più di una frazione di secondo. – Je me déteste, tout le monde me déteste.. Ma vie est deja ruinée et j’en peux faire rien pour rèmedier..-
Era vero, non poteva negarlo di certo.
Però su una cosa non concordava, e non avrebbe mai concordato.
Lui poteva rimediare, era ancora in tempo per essere aiutato.
Allungò una mano verso di lui, che rabbrividì quando la fece aderire alla sua pelle morbida e fredda, gli asciugò una lacrima con un pollice e scosse la testa.
- Tu n’es pas une putain, ou une salope, tu n’est pas connard.. Tu es un humain, un humain plein des surprises et défauts, un humain magnifique et beau.-
Smise di piangere, rimase a guardarlo sorpreso con le labbra leggermente dischiuse.
-M-merci..- Sussurò, per poi fare una smorfia di dolore afferrandosi saldamente lo stomaco.
-Qu'est-ce qui t'arrive ?- Chiese allarmato, l’altro come risposta digrignò i denti.
-Jet!-
-J’en sais pas! J’ai peur, ça fait très mal..-
-Tu as mangé ?-
-Non.. -
-..Pourquoi?-
- Je n'ai pas pu.. J’suis désolé,je vraiment.. Je voulais manger Anil..-
Per un attimo provò rabbia, non voleva che quel ragazzo si buttasse via così facilmente.. Eppure sembrava sincero e non avrebbe mai potuto lasciare che stesse male senza fare niente .
-..Je vais te chercher quelque chose à manger.. Et tu vas le manger.- Puntualizzò con tono fermo.
-Ouais..-54 Mormorò l’altro.
Si congedò con un tiepido sorriso, e scese velocemente al piano inferiore.
Si affrettò a prendere qualcosa dal frigo, girandosi indietro si ritrovò davanti sua madre ed impallidì.
-Mamã..- Disse, appoggiando ciò che aveva estratto dal frigorifero sul tavolo li accanto.
- Porque ainda estás acordado?-
- Um amigo meu  não está bem.. Tenho de ajudá-lo.-
-Não tens amigos..-
-O conheci na escola.-
Lei assottigliò lo sguardo, alzando un angolo della bocca.
- Posso conhecê-lo?-
-Claro.- Disse dolcemente, per poi riprendere il piatto contenente tacos che poco prima aveva preso dal frigo.
Si tirò dietro sua madre portandole un braccio dietro le spalle.
Lei era una donna minuta, dolce e comprensiva.
Lui le voleva bene, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
-Que idade tem ele?-
- Ele tem 14 anos.. Eu acho, não tenho a certeza.-
-Entendo.-55 Disse,annuendo.
Aprì la porta della sua stanza, Jet se ne stava seduto sul bordo del letto, teneva i capelli di lato e se li stava pettinando con le dita.
Si fermò e sgranò leggermente gli occhi quando vide sua madre, le sorrise nervoso.
Sua madre era gentile si, ma anche severa e molto selettiva; il suo giudizio su Jet lo preoccupava in un certo senso.
-S-salve..- Balbettò Jet, allungando una mano verso di lei con insicurezza.
Lei rimase impassibile con le braccia incrociate al petto, e l’altro ritirò immediatamente la mano, tremante.
-Salve, come ti chiami?-
L’accento di sua madre era anche più accentuato del suo, e gli veniva sempre da ridere quando lei si sforzava di parlare in inglese.
Inoltre, la situazione era resa anche più comica dall’accento del suo interlocutore.
Le scene bizzarre non erano mai mancate in casa sua, dopotutto.
-Jeton.. Hawkers..- Il cognome fu quasi un sussurro, come se se ne vergognasse.
-Hawkers?-
Sua madre scattò sull’attenti, mettendo in confusione anche lui.
Perché mai avrebbe dovuto reagire così? Conosceva già quel cognome?
Jet dal canto suo, era spaventato.
-S-si.. Piacere?-
Sua madre fissò severamente il più giovane, che prese a torturarsi una ciocca di capelli e a mordersi il labbro inferiore, abbassò lo sguardo poi non riuscendo a reggere quello impassibile di lei.
-Sei il figlio di Daniel Hawkers?-
Jet annuì tremando, senza staccare gli occhi dal pavimento.
-Mãe! Pára por favor..-
-Tu vais sair com essas pessonas?-
Spalancò gli occhi, cercò di trattenersi non volendole mancare di rispetto.
Ma questa volta lei era in pieno torto, e lui non avrebbe cambiato idea.
-Sim mamã.. Ele é diferente.-
- Ele è filho de uma merda! Não pode ser melhor que o pai dele.-
- Ele tem um medo de morte do seu pai!-56
Lei sbuffò rigirandosi verso Jet, che ormai si era spaccato il labbro inferiore per via dell’ansia e della tensione.
Notò anche che stava stringendo forte i pugni, e tremava leggermente.
-Tuo padre è un uomo deplorevole.-
Sentenziò lei, lui smise di torturarsi, arrestò ogni sua azione e rimase immobile per un attimo, i capelli gli coprivano il viso e ci mise qualche secondo prima di rispondere.
La sua voce era leggermente incrinata, come quando si cerca di non piangere.
-Io.. Io non sono mio padre però..-
-Sei ridotto proprio male.. Ti droghi?-
-N-no, perché dovrei farlo..?-
-Mi sto solo informando sul primo amico di mio figlio, non sono contenta che tra sette miliardi di persone questi sia proprio il figlio di Hawkers; come posso fidarmi? O mandare mio figlio alla tua casa?-
-E io la capisco, nemmeno io sono contento che tra miliardi di famiglie, a me sia toccata proprio questa.. E nemmeno ha senso chiamarla famiglia, o definire Daniel un padre.. –Si fermò un attimo, passandosi i palmi delle mani sugli occhi, poi riprese.
-Non ci si può fidare di nessuno al mondo, però non mi giudichi per le persone che mi hanno messo in vita, loro non mi hanno nemmeno cresciuto.. Ed infine.. Io non abito con loro, non vado praticamente mai a casa mia.. Quella non è casa mia.-
Jet riuscì a fermare le lacrime, sia lui che la madre si erano accorti che stesse piangendo, ma lei rimase comunque impassibile di fronte a tutto ciò, di fronte alle sue parole.
-E dove stai?-
Chiese, la sua fermezza tradita da un velo di preoccupazione, solo lui poteva riuscire a cogliere tutte le sfumature della personalità di quella donna.
-In un centro..- Rispose lui vago, non riusciva ad alzare lo sguardo, era come pietrificato.
-Quale centro?- Chiese lei, con tono investigativo.
-Di salute.. Mentale.-
Sua madre si rigirò di scatto verso di lui.
-Ele è louco?-
-No mamã..-57
Lei tornò a dare attenzione a Jet, lo squadrò da testa a piedi per un ultima volta, poi il suo sguardo si fece più dolce.
-Perdonami, voglio solo che mio figlio sia al sicuro, spero che tu possa capirmi..-
-No non credo di potere capire a che punto può arrivare l’amore di una madre, per un figlio.. Però, insomma.. Guardi me e.. E lui, cosa potrei mai fargli?-
Questa volta riuscì ad alzare la testa, lasciando scoperti i suoi occhi profondi ed ancora lucidi dalle lacrime, quella frase era stata così innocente da intenerire sia lui che la madre.
-.. Può accadere di tutto, una madre non è mai tranquilla.-
-Mi creda signora, non tutte le madri sono uguali, Anil è fortunato.-
Lei annuì, poi si fece da parte.
-Chiedi se hai bisogno, Jeton.. Ora vi lascio soli.-
Disse, dirigendosi verso la porta.
-Noche mamã.-58
La salutò, regalandole un sorriso dolce.
-Noche.-59 Gli rispose con una risatina, poi uscì.
Tirò un respiro di sollievo e si sedette accanto a Jet posando il vassoio con i tacos sul letto.
Jet rimase a fissare un punto astratto, torturandosi le dita.
-Hey..-
Il più giovane si fermò, girandosi verso di lui.
-C-come è possibile?-
Capì immediatamente a cosa si stesse riferendo, sospirò e lo guardò negli occhi.
-Lei conosce tante persone Jet, è possibile che si siano incontrati da più giovani..-
-Ho avuto paura, e vergogna..-
-Lei è fatta così, ma ha dubitato di te solo all’inizio, poi le hai fatto tenerezza e sono sicuro che le piacerai.. Ora mangia per favore.-
Jet annuì, abbozzando un piccolo sorriso.
Si sporse ad osservare i tacos e quel sorriso si allargò leggermente, poi un cellulare squillò facendo sobbalzare entrambi.
Era quello di Jet, si alzò prendendolo dalla scrivania sulla quale era appoggiato, e lo porse al più giovane, che lo ringraziò accettando la chiamata.
-Silver..?-
Lo vide restare sgomento, sempre più, iniziò a mordersi le pellicine attorno al pollice ansiosamente.
-E dove.. Dov’è Silv? Lei.. L’avete portata in ospedale?-
Si fece attento, ma non riuscì a capire molto di ciò che il ragazzo dall’altra parte del telefono stesse dicendo.
-O-oh, certo.. Devo venire li?-
Si inumidì le labbra, sovrappensiero.            
-C-che gentili.. Emh, vengo domani allora.. Di mattina si … Ciao Knucks.-
Chiuse la chiamata e sospirò profondamente.
-Che è successo?-
Jet non rispose subito, prese un taco ed iniziò a mangiare lentamente.
-Vedi.. Io e Silver stiamo cercando di fare amicizia con quei ragazzi con i quali ci hai visti parlare oggi a pranzo.. Una di loro, Wave.. La ragazza con i capelli viola lunghissimi hai presente?- Lui annuì. –Ecco, si è sentita molto male dopo avere fumato qualcosa che non doveva toccare e.. Niente, ora è li con loro, volevano avvertirmi di questa cosa perché dicono che gli amici queste cose devono saperle..-
-Oh, che cosa bella.. Loro.. Sembrano gli amici perfetti, ma così sbagliati allo stesso tempo..-
-Già, sbagliati e perfetti.. Forse è per questo che il destino ha voluto che li incontrassi..-
-Jet, io.. Anche io sono ..-
Non sapeva mai quali parole usare per certi discorsi, erano il suo punto debole.
-Mh?-
-Insomma.. Che amico potrei mai.. Essere?-
L’altro sorrise leggermente, poi abbassò lo sguardo.
-Anil, a te importa.. E’ questo il bello di te, tu ci tieni tanto ad essere un amico.. Ancora non so se come gli altri, anche tu sei sbagliato.. In fondo, tutti hanno qualcosa di sbagliato, però  Anil, stare con te è bello, io ad esempio mi sento bene in tua compagnia, e ti conosco da così poco.. Posso solo ringraziarti, e sperare di non dovermi pentire di averti dato la mia.. F-fiducia cazzo..-
Sussurrò le ultime parole, sembrava che qualcosa lo stesse tormentando.
-S-scusa..-
Lo osservò, da testa a piedi.
Tremava, perché tremava? I suoi amici stavano relativamente bene, lui era al sicuro e in quella stanza non era di certo freddo, allora perché tremava?
Era a metà del suo taco,quando si bloccò con un espressione atterrita e corrucciata.
-I-io non ci riesco, non ce la faccio.-
Si riscosse dalle sue riflessioni e puntò i propri occhi nei suoi, erano azzurri come due profondi pozzi d’oceano, erano ghiaccio puro e freddo e poteva vedere tutto ciò anche solo con quella luce soffusa.
-A fare cosa?- Chiese, preoccupato.
-A mangiare, ho lo stomaco chiuso e non riesco a fare altro che pensare a quello che è successo oggi..-
Rimase un attimo in silenzio, poi gli prese il taco di mano appoggiandolo nel vassoio con gli altri, in uno scatto preciso mise il tutto sulla scrivania, l’altro si spaventò e lui non ne capì il motivo.
-S-scusa! Non v-volevo offenderti ma..- Si mise davanti a lui, per poi poggiargli una mano sulla fronte, scottava tantissimo.
-Devi riposare..-
-Come potrei riuscire a dormire?- Chiese, prendendosi la testa tra le mani.
Lui lo afferrò prontamente per i polsi costringendolo a guardarlo negli occhi.
-Datti una calmata.- Disse con fermezza.
L’altro lo fissò sconcertato per qualche secondo, poi girò la testa di scatto.
Si guardò freneticamente attorno  ed iniziò a scuotere il capo tremando, dopo qualche secondo scoppiò in lacrime.
-No, no.. No!-
Lo stava ancora tenendo per i polsi, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.
-Pensavo se ne fossero andate..-
-Chi? Di chi stai parlando? Fermati!-
Gli prese il viso tra le mani e tentò di tenerlo fermo, i suoi occhi erano strizzati ed inondati dalle lacrime.
-Devo andarmene, tu non puoi vedermi così.. Andate via.. C-che.. Che figura di merda..! Uscite dalla mia cazzo di testa, uscite cazzo, uscite! .. A-aiutami..-
Si allontanò intimorito, andando a sbattere contro la sua scrivania.
Con chi diavolo stava parlando?
-J-jet..- Chiamò il suo nome, era andato in panico e non era sicuro sul da farsi.
L’altro si rannicchiò su se stesso e si strinse forte le braccia.
-Sono un mostro, non guardarmi..! Lasciatemi stare..- Strozzò le ultime parole soffocando il suo pianto.
Lo stava spaventando ma tentò comunque di mantenere la calma come era solito fare, nonostante ciò non riusciva ad avvicinarsi a lui, qualcosa di ignoto lo stava costringendo a restare li bloccato, senza poter fare alcun movimento.
Jet cadde dal letto con uno scatto, indietreggiò fino a raggiungere la parete e si guardò attorno terrorizzato.
Gli metteva paura, ecco perché non riusciva a muoversi da li.
-A-aiutami..-
Fu quella richiesta sospirata, appena udibile a sbloccarlo.
Lo costrinse a mettere da parte la paura e ad agire,corse da lui e l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu abbracciarlo, dato che le parole non bastavano.
Era come se il più giovane fosse stato catapultato in un mondo parallelo, ma il suo corpo era ancora li.
-Sono qui con te, non sei solo, guardami..-
L’altro continuò a tremare stretto tra le sue braccia.
-M-mandale via..-
Gli accarezzò i capelli e lo strinse più forte a se.
-Va tutto bene Jet..-
-C-c’è qualcuno dietro di te.. Ho paura..-
-No Jet, non c’è nessuno qui oltre me e te,ci siamo solo noi..-
-Nella mia testa ci sono almeno cinque persone che parlano..-
Il ragazzo tra le sue braccia soffriva di allucinazioni sia uditive che visive, come poteva aiutarlo? Lui non aveva mai vissuto una situazione come quella prima, come si gestivano delle allucinazioni? Avrebbe dovuto farsi dare qualche dritta da Silver, il prima possibile.
Gli accarezzò la schiena, lo scosse cercando di riportarlo alla realtà, solo dopo qualche minuto l’altro si calmò, ma ne uscì spiazzato e sconvolto.
-E-ero convinto che se ne fossero andate per sempre, invece sono ancora qui.. Mi dicevano tante cose ed io non riuscivo più a sentirti, vedevo tutto nero e solo a volte riappariva la tua stanza.. C’eri tu ma dietro di te io.. Vedevo una figura nera.. S-scusami non avresti dovuto vedermi così, sono un mostro.. E sono così stupido! Mi vergogno ora, mi vergogno tanto..-
-I-io.. Non vergognarti, non è colpa tua.. Sono solo preoccupato per te, ho avuto paura..-
-N-non volevo spaventarti, non so perché mi è successo, era da un bel po’ che non ne avevo di queste crisi..-
Annuì alzandosi in piedi e gli tese la mano, l’altro la afferrò e lui lo tirò su.
Rimasero a guardarsi negli occhi per alcuni attimi che parvero interminabili, il più debole che si reggeva ai suoi avambracci, lui che lo sosteneva perdendosi nelle sue iridi cristalline.
Avrebbero potuto essere un paradiso quelle iridi, eppure contenevano solo paura ed orrore.
Quegli occhi stavano scrutando nei suoi,e non riuscì a reggere il loro peso molto a lungo.
-Anil?-
-Si?- Chiese, abbassando lo sguardo sulle sue labbra, erano più semplici da guardare.
-Come fai ad essere sempre così.. Così sicuro di te?-
-Sono nato così Jet, ed ho imparato ad affrontare il mondo così.. Ma sono umano, e da umano non sono sempre sicuro di me, e come tutti gli altri cado nel dubbio, nella paura e nelle incertezze.-
-Oh.. Io invece non so come affrontarlo il mondo, mi sento così fragile.. Mi sento come se qualsiasi cosa potesse distruggermi..-
Teneva lo sguardo basso ora e si mordeva insistentemente il labbro inferiore, lo mordeva con forza e rabbia, fino a quasi spaccarlo.
-Fermati, non rovinarti così.. – Disse, riferendosi alle sue labbra ormai lacerate.
Lui gli diede ascolto, ponendo fine a quella auto-inflizione quasi involontaria.
-Anche io ti vedo fragile, il tuo corpo lo è.. Ma nulla può distruggerti credimi, sei sopravvissuto a cose terribili e continui a farlo, perciò tu sei incredibilmente forte, sebbene il tuo corpo sia l’esatto contrario.. Ma a quello, si fa sempre in tempo a rimediare.-
-Non sono forte.-
Sospirò e gli afferrò il mento tra le dita saldamente, sollevandogli il viso verso di lui.
Vide le sue guance prendere un colorito più roseo, ciò lo fece ridacchiare appena.
-Sorridi, ti aiuterò io ad affrontare il mondo, come fa Silver ad esempio.- Qui gli sorrise dolcemente, cercando di confortarlo. –Così potrai contare anche su di me, e se mai avrai paura ti basterà chiamarmi, io ci sarò.-
A quel punto lo lasciò andare,e lui scosse la testa quasi incredulo.
-I-io.. Non capisco.. Fai sul serio? Io non riesco nemmeno a crederci..-
-Perché no?- Chiese, alzando un sopracciglio.
-Mi conosci da così poco, eppure mi fai sentire così.. Così al sicuro, non riesco mai a fidarmi di nessuno,nemmeno di me stesso e tutto mi spaventa, tutti mi spaventano.. Non riesco nemmeno a parlare con gli sconosciuti, la voce mi si blocca e mi viene ansia mentre con te.. Con te è diverso.. Quindi io ora mi chiedo il perché, non lo concepisco.. Perché mi sto fidando di te?-
Ci pensò un attimo su, poi si bagnò le labbra e tornò a dare attenzione a lui.
-Non ne sono certo, ma credo che il fatto che io abbia tenuto da parte i pregiudizi, volendo solo il tuo bene, possa essere uno dei motivi.-
-E tu come puoi saperlo..? Nemmeno io lo so, insomma.. Magari sono solo stupido e mi affido al primo che capita! O forse è una cosa istintiva..-
-Per te sono solo il primo che capita?-
Non c’era nulla di male in quella definizione, ma era comunque in un certo senso fastidiosa, scomoda.
-N-no! No.. Mi sono espresso male ecco.. Però.. C’è da dire che, è vero che io quasi non ti conosco.. Come faccio a sapere se sei veramente così? Come posso io sapere che non mi stai prendendo in giro?
-Piantala!- L’altro tacque, i suoi occhi si rabbuiarono. – Smettila di.. Blaterare.
Dici cose campate in aria, a caso senza nemmeno sapere se possano essere vere o no, e ti fai solo del male.. Le cose vengono fuori con il tempo Jet, quindi ora non stare a farti altre seghe mentali, vieni a dormire e basta! E’ di questo che hai bisogno ora, ora! Pensa a ciò di cui hai bisogno nel presente, smetti di vivere nel passato o nel futuro, la tua vita è adesso! Adesso.. Quindi, vivila ora che puoi.-
-La mia non è vita, cazzo! La mia vita mi fa desiderare la morte, perché dovrei  sforzarmi per portare avanti al meglio qualcosa che è già morto!? La mia vita è morta, è morta.. Perché dovrei portarla avanti..?-
-Perché nulla è perduto Jet! C’è sempre tempo per cambiare gli ordini degli eventi..-
-No Anil, non si può cambiare ciò che verrà.. N-non si può cambiare ciò che ancora non esiste..-
Si fermò.
Tutto si fermò per un attimo, abbassò lo sguardo.
Jet aveva ragione.
Eppure..
-La vita è una lunga, lunghissima gradinata.. Che si forma un passo alla volta..
Alcuni passi saranno tremanti, vacillanti, insicuri.
Eppure, non cadrai nel vuoto continuando.. No, il tuo piede atterrerà sempre su un nuovo gradino.. Ovunque tu lo appoggi, la scegli tu la direzione.
Davanti a te, ci sarà sempre il vuoto.
Il vuoto è il futuro, quello che hai dietro è il passato.
Non puoi vivere nel vuoto, non puoi vivere senza continuare a creare la tua gradinata e la tua gradinata.. Quella è il presente.
Non puoi cambiare quello che non esiste, no.
Ma quello che succede ora, lo decidi tu.
Tu decidi se creare un nuovo gradino o no, e in quale direzione posizionarlo.
Sarà il tuo presente, ad influire sul tuo futuro, cambiandolo e modellandolo a tuo piacere.-
Concluse il discorso puntando gli occhi nei suoi, lo vide tremare.
-T-tu.. Grazie, Anil.. Dici cose meravigliose e forse nemmeno te ne rendi conto..Mi sento così stupido.. Anzi, io lo sono, sono stupido..-
-Forse si, forse lo sei.. Ma nessuno  è perfetto, dopotutto.-
L’altro si massaggiò un occhio e sbadigliò, gli fece tenerezza per un attimo.
-Su, vieni.-
Gli fece cenno con la testa di seguirlo, incamminandosi verso il letto.
Si infilò sotto le coperte e attese che anche l’altro si fosse sistemato accanto a lui, poi spense la luce.
Lo sentì aggomitolarsi tra le lenzuola, si stavano dando le spalle.
-Buonanotte Jet.-
-Buona notte Anil, grazie di tutto..-
-Chiamami Espio, Jet.-
-Perché?-
-E’ solo un soprannome ma a me piace di più.-
-Ok, allora buonanotte.. Espio.-
-Notte Jet.-
Senza dubbio, quella era stata l’accoglienza più strana e calorosa in un paese, aveva vissuto quasi tutta la sua vita in Brasile senza avere alcun amico accanto,e ora stava dormendo assieme ad un ragazzo incontrato la mattina stessa.
Jet era diverso da tutti gli altri e non poteva lasciarselo scappare.
D’altro canto, non sarebbe stato affatto semplice restargli vicino e lui già lo sapeva.
Erano molte le cose che lo ostacolavano e lo minacciavano, e lui era pronto a difenderlo.
Sarebbe stato difficile salvarlo, forse impossibile.
Ma lui amava le sfide.




32: Tipica arma ninja.
33: Chi è lui?
34: Lui è una lei.
35: Perché sembra un maschio? Chi è? E perché non l’ho mai vista!?
36: Noi abbiamo già una “ragazza”, vero?
      Abbiamo anche un maschio ora! Sei una vergogna, una disgrazia per questa famiglia,e lei è come te!
37:Tu sei malata! E’ mia sorella!? Non l’ho mai vista! Quanti anni ha!?
38:Ha quasi dieci anni, è insopportabile! La mettiamo in una casa famiglia, qua vicino, si chiama Edelweiss.-
39: M-madre .. Padre.. Siete dei mostri.. Vi detesto!
40: Edelweiss vieni qui..
41:Son tuo fratello..
42: Mamma ha detto che tu pensi di essere una ragazza! Che sei malato, un orrore e che sei sbagliato!
43: Non è vero! Sono un maschio ma.. Si, penso di essere una ragazza ma solo un po’, solo una piccola parte di me è donna.. La mia testa è un po’ malata ma sono.. Gentile! Loro sono l’orrore, guarda, fanno schifo!-
44 [Tu -- Bleu]
-Ti fanno paura? Io ho avuto paura di loro quando ero piccolo..-
-Si ho paura, ma loro parlano sempre male di te! Hai i vestiti neri, sei troppo magro..  Sembri la morte, ho paura anche di te!-
-Edelweiss,il nero è solo il mio colore preferito.. Il tuo qual è? Rosa? Blu?-
45:Verde
46 [Vert – Sûr]:
-Verde?-
-Adoro il verde! A volte tingo i capelli di verde.-
-I  t-tuoi capelli? Hai i capelli lunghi, come una ragazza.. Sono.. Belli.-
-Grazie, ma anche i ragazzi possono portare i capelli lunghi, è normale.-
-Voglio i capelli lunghi come te..-
-Basta lasciarli crescere.-
-Mamma non vuole..- , - Se resto con te, posso avere i capelli lunghi?-
-Certo!-
47 [Edelweiss – Merci]:
-Edelweiss lui è il male!-
-Mamma tu sei il male!-
- Non chiamarmi mamma! Non sono tua madre!-
-Ti chiami Jeton, vero?-
-Si.-
-Se non sei la morte, sei una principessa?-
-Si! Una principessa oscura, e tu sei una principessa speciale!-
-Quanti anni hai?-
- Quasi quindici.-
-Cos’è una casa-famiglia?-
-Una grande casa piena di bambini che non hanno genitori.-
-Capisco.. Verrai a trovarmi?-
-Si, sempre!-
-Allora, a presto, Jet.-
-Edelweiss aspetta..-
-Si?-
-Non sei sola..-
-Neppure tu, Jet.-
-Grazie..-


48:  Ora sono stesa sulla paglia umida dell’amore
 sola con tutti gli altri, sola disperata
 ragazza di latta, ragazza arrugginita
 O amante mio, amante mio vivo o morto
 voglio che ti ricordi del passato
 amante mio, colui che mi amava e che amavo.
(Da Fille d’acier di Jacques Prévert )
49: Porterò via tutto il tuo dolore, ti farò apprezzare la vita.-
50: Sarà difficile, ma io ho fiducia in te.
51: Asilo, scuola materna.
52: Vieni qui..
53 [Ce-Forte]:
-Non è niente, niente..-
-Non ne posso più, è troppo, io non sono così forte..-
54 [Quelle honte – Ouais]:
-Che vergogna.. Detesto la mia vita, detesto me, tu non puoi capire..-
-Jet, va tutto bene.. Va tutto bene..-
-Scusami.. Sono molto stupido.. Sono solamente una puttana cogliona..-
-Jet, non è ve-
-Cazzo, si che è vero! E vero,tutti dicono che sono una puttana, una troia!-
-Mi odio, tutti mi odiano.. La mia vita è già rovinata e io non posso fare nulla per rimediare..-
-Non sei una puttana, o una troia, non sei coglione.. Sei un umano, un umano pieno di sorprese e difetti, un umano fantastico e bello.-
-G-grazie..-
-Che ti prende?-
-Jet!-
-Non lo so! Ho paura, fa molto male..-
-Hai mangiato?-
-No..-
-..Perchè?-
-Non ci sono riuscito.. Mi dispiace, io sul serio.. Volevo mangiare Anil..-
-.. Vado a cercarti qualcosa da mangiare.. E tu mangerai.-
-Si..-
55 [Mamã – Entendo]:
-Mamma..-
-Perché sei ancora sveglio?-
-Un mio amico non sta bene, devo aiutarlo.-
-Non hai amici..-
-L’ho conosciuto a scuola.-
-Posso conoscerlo?-
-Certo.-
-Quanti anni ha?-
-Ha 14 anni.. Credo, non ne sono sicuro.-
-Capisco.-
56 [Mãe – Pai]:
-Mamma! Smettila per favore..-
-Tu esci con gente simile?-
-Si mamma.. Lui è diverso.-
-E’ il figlio di una merda! Non può essere migliore di suo padre.-
-Suo padre lo spaventa a morte!-
57 [Ele – Mamã..]:
-E’ matto?-
-No mamma..-
58: Notte mamma.
59: Notte.




- Posso trattenere il respiro
Posso mordermi la lingua
Posso stare sveglia per giorni
Se questo è ciò che vuoi
Essere la tua numero uno

Posso fingere un sorriso
Posso forzare una risata
Posso ballare e recitare la parte
Se questo è quello che chiedi
Darti tutto quel che sono

Posso farlo
Posso farlo
Posso farlo

Ma sono solo umana
E sanguino quando cado giù
Sono solo umana
E mi schianto e mi abbatto
Le tue parole nella mia testa, coltelli nel mio cuore
Mi rinforzi e poi io cado
Perché sono solo umana-


                                (Da Human di Christina Perri)


-La mia spina baby
 Crocifigge i miei nemici
 Quando sono stanco di dare
 La mia spina baby
 In realtà vergini ed intatte
 E’ stanca di vivere -
                
  (Da Plug In Baby dei Muse)


- Camminando nella foschia
  Sola nel silenzio profondo
  Non vedo alcun tumulo
Tutte le case sono scomparse
Io chiamo ma nessuno risponde

In mezzo alle lagune
Nella notte rivestita di nebbia
Percepisco ombre
Sembre che qualcosa
Si stia muovendo la
Io chiamo ma nessuno mi risponde -

                                                            (Da Í Tokuni di Eivør)



- Amore ci condusse ad una stessa morte:
Caina attende chi spese le nostre vite ».
Queste le parole che furono pronunciate dai due amanti.-
                                                                     (Dante Alighieri , Inferno Canto V 106-108)



Angolo dell'autrice:

Ammettetelo, per un attimo vi siete tutti quanti cacati che dopo “demoni interiori” la parte di Silver continuasse!
Sono all’incirca 35 pagine solo sue!
Scrivendolo prima su carta non mi sono potuta rendere conto di quanto la sua parte fosse esagerata, ho seriamente fatto fatica a ricopiarla!
E ora devo ricopiare tutta quella di Jet, Shadow e poi pubblico!

Scrissi 2-3 mesi fa, inconscia di ciò che il mio cervello avrebbe partorito.
Ho dovuto spezzare in tre, perché in tutto questo capitolo è 157 pagine.
E’ stato veramente un parto.
Spero vi piacciano i nuovi personaggi u.u
Come potete vedere, siamo arrivati ad un punto della storia dove la bella facciata di ogni personaggio è stata smascherata.
Ognuno ha i suoi segreti, ognuno ha i suoi demoni.

Mi rendo conto del fatto che impiego una vita a pubblicare, ma i capitoli sono lunghi e ci tengo al fatto che siano corretti dal punto di vista grammaticale e non solo, correggo e ricontrollo anche le descrizioni, le ambientazioni, tutto.

Se vi va lasciate una recensione, giusto per orientarmi un po’ con i vostri pareri.
E’ sempre un piacere sapere cosa ne pensano gli altri di quello che scrivo! ^ω^

A presto, spero di non metterci troppo anche questa volta, e buona estate! ≧∇≦
(Anche se a me non piace, è una specie di condanna lunga tre mesi!  ╥﹏╥ )









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