Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: lost in books    09/07/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
23
 
Avevano ripreso il cammino dopo giorni di permanenza ad Iridium e sembrava che tutto stesse andando meglio del previsto. Avevano messo in conto un aumento delle possibilità di essere attaccati considerando dove si trovavano ora, il regno di Dahlia, ma la fortuna sembrava essere dalla loro parte.
Non avevano tempo da perdere considerando la natura dei Darman, popolo vagante, questo lo sapevano, anche se Iliana dubitava che si sarebbero spostati nel prossimo futuro. I Darman si erano nascosti per un motivo: non avevano dimenticato, come lei. Se ora erano gli spiriti a subire gli attacchi degli adepti, mille anni prima era toccato ai Darman. Era per questo che, quando la situazione era peggiorata, si erano rifugiati dove non sarebbero stati facilmente individuabili. Era chiaro che il loro attuale capo clan non avrebbe permesso al passato di ripetersi se poteva impedirlo.
Ma sempre secondo il giudizio della maga, l’Oscurità stava acquisendo forza troppo velocemente. Non avevano un minuto da perdere se volevano che la loro missione finisse bene, ed era per questo che si erano ritrovati nel regno di Dahlia. Passare di lì, invece di aggirarlo, gli avrebbe fatto risparmiare molto tempo.
Anche se cercava di non darlo a vedere, era chiaro quanto rivedere il suo regno natale avesse colpito Leon, appena scampato alla morte. Non era di certo un periodo fortunato per lui.
Da dove si trovavano, sulla cima di una collina, riuscivano a vedere in lontananza una serie di montagne.
“Quelle che vedete erano il luogo dove un tempo vivevano i draghi” disse Leon sovrappensiero.
“È un vero peccato che non ci siano più. Avrei tanto voluto provare a volare a dorso di drago” sospirò Sera.
“Non è poi così entusiasmante. E non è di certo il modo più comodo di viaggiare” puntualizzò Iliana.
“Ma certo. Il cavaliere che era parte del tuo gruppo mille anni fa, Artorius se non sbaglio,  era un cavaliere di drago di Dahlia, quindi devi aver viaggiato a dorso di drago. E anche Akane poteva trasformarsi in un drago” si entusiasmò Sera “Dimmi di più!”
La maga non sembrò molto entusiasta della cosa, anzi la pelle del suo volto assunse una sfumatura verdognola. Apparentemente non conservava bei ricordi sul viaggiare a dorso di drago.
“Sera, tu puoi volare quando assumi le sembianze di una fiamma. Non dev’essere poi tanto diverso” Sandir corse in soccorso della donna. Sera sbuffò mentre Iliana guardò Sandir sollevata.
“Però c’è una cosa che incuriosisce anche me. Come si diventava cavalieri di drago?” si domandò il ragazzo.
Leon, anche se distratto a fissare l’orizzonte, rispose “Era tradizione dei cavalieri portare sulle montagne i bambini del regno, indipendentemente dalla loro posizione sociale, nelle caverne abitate dai draghi. Non sono mai stati animali ostili nei nostri confronti, abbiamo sempre convissuto in pace. Una volta alle caverne i bambini erano liberi di interagire con i draghi e i loro cuccioli. Dovete sapere che non è l’essere umano a scegliere il drago ma il drago a scegliere il suo compagno umano, e se averne uno. Dopo un lasso di tempo un certo numero di bambini di solito era in grado di stringere un legame con dei cuccioli; da quel momento il loro destino era segnato: dopo un rigoroso addestramento i bambini sarebbero diventati cavalieri di drago. Ovviamente non tutti i cuccioli sceglievano qualcuno e rimanevano a vivere nelle caverne e non tutti i bambini venivano scelti. Anzi, essere scelti da nobili creature quali erano i draghi era un onore per pochi eletti”
“Tempo fa mi avevi detto che tuo padre era un cavaliere di drago” disse Sandir, solo per le orecchie del cavaliere.
“Esatto. L’ultimo Gran cavaliere di Dahlia. Purtroppo io non ho mai avuto l’occasione di andare alle caverne. I draghi erano già stati decimati dalla malattia e mio padre e i suoi compagni cavalieri erano troppo impegnati a cercare di salvare il regno”
Sandir non sapeva cosa dire di più. Dirgli che gli dispiaceva per quello che aveva passato non gli sembrava la cosa giusta. In quel caso era meglio non dire niente, era certo che Leon sapesse che erano tutti e tre lì per lui se avesse avuto bisogno.
“E quelle cosa sono?” chiese Sera indicando la direzione opposta a quella delle montagne, dove si potevano scorgere in lontananza delle altre formazioni rocciose.
“Quelle sono le miniere del regno. Assieme al monte Everfrost sono una delle maggiori risorse al mondo di rocce e minerali per la creazione di artefatti. E anche di pietre preziose, come l’oro” spiegò il cavaliere “Al castello di Dahlia c’era una sala, ben difesa, dedicata ai tesori reali. Come già sapete, uno degli oggetti che venivano conservati lì era il frammento del talismano ora in possesso di re Lucien, ma era una stanza piena di ricchezze di ogni genere” Leon sembrò perdersi nei suoi ricordi “C’erano anche delle armi conservate al suo interno. Armi potenti e antiche”
Gli occhi di Leon caddero sulla maga, di schiena rispetto a lui, che aveva stretto una mano a pugno alla menzione delle armi.
“Immagino ci fosse anche quella” disse lei piano.
“Cosa?” Leon l’aveva sentita nonostante la voce della donna fosse stata quasi un sussurro.
La donna si voltò a guardarlo “Immagino ci fosse anche Aoguard, la spada di Artorius”
“Oh, quella spada? Mio padre me ne ha parlato. Diceva che era unica al mondo” si intromise Sera.
Iliana annuì “Era stata forgiata usando un materiale unico e limitato. Circa mille anni fa una roccia infuocata cadde dal cielo proprio sopra le miniere di Dahlia. L’impatto fece crollare un’intera ala di una miniera. Quando i minatori giunsero sul luogo dell’impatto trovarono una roccia pulsante bluastra e notarono come lì la roccia e i minerali della miniera, a contatto con quella venuta dal cielo, avessero subito una trasformazione. Erano diventati di colore azzurrino. Provarono a staccare un pezzo di roccia dal meteorite ma fu inutile, era troppo dura per qualsiasi loro mezzo. Allora provarono a staccare un pezzo del materiale azzurrino e, con molto fatica, riuscirono nell’impresa. Era un materiale unico e il più resistente che si sia mai lavorato. E le sue proprietà magiche erano straordinarie. Fu con quel tipo di materiale che venne forgiata la spada di cui stiamo parlando”
“Anche la lastra del tuo macchinario era di colore azzurrino. Era lo stesso materiale?” chiese Sandir.
“Esatto. Proprio quello”
“Me la ricordo. La spada era conservata proprio lì, in una teca” disse Leon .
“Perché conservarla in una teca. Se è così speciale perché non usarla?” domandò Sera.
“Dopo Artorius nessuno è più stato in grado di usarla correttamente. È inutile nelle mani sbagliate” tagliò corto la maga. Sembrava particolarmente scossa; ricordare era un fardello per lei, lo avevano capito.
Decisero di non chiedere altro alla donna e di cercare un posto sicuro, lontano da occhi indiscreti, per passare la notte. Sarebbe stata una notte sotto le stelle.
 
Dopo altri due giorni di cammino il gruppo era giunto nelle vicinanze della capitale del regno. Da dove si erano accampati per la loro ennesima notte all’aperto si poteva vedere bene il castello.
Il fuoco magico che avevano usato per cucinare, reso non individuabile da Iliana, scoppiettava ancora. Sandir aveva da poco svegliato Sera per farsi dare il cambio, anche se a dire la verità, non l’aveva svegliata. Era già sveglia, non si era proprio addormentata e aveva solo fatto finta di dormire. Se per Leon essere tornato nel luogo dove era nato era difficile, Dahlia aveva un significato profondo anche per lei, nonostante avesse cercato di comportarsi come al solito.
Poco prima di lasciare l’accampamento della Resistenza, Sera aveva fatto vedere ad Iliana la gemma spirituale che Zola ed Eban le avevano consegnato. Iliana le aveva detto che in quel momento non aveva con sé i mezzi necessari per un analisi vera e propria ma che dove stavano andando, ad Iridium, c’era quello di cui avevano bisogno. A causa di quello che era successo a Leon e della manomissione al macchinario, Iliana non aveva avuto tempo per la gemma ma aveva chiesto a Beatrice e agli altri maghi di fare tutto il possibile. Sera sapeva che era quasi del tutto improbabile riuscire a invertire l’orrore che era stato inflitto a quello spirito, come a tutti gli altri, ma la speranza era l’ultima a morire.
Quando le era stato chiaro che avrebbero dovuto passare per il regno di Dahlia però, mantenere il controllo era stato difficile.
Il castello di Dahlia, che ora poteva vedere con i suoi occhi, il luogo che un tempo era stata la casa di Serena, ora era un  luogo di morte e tormento.
Quando gli adepti erano diventati alleati di Anthemis, re Lucien gli aveva concesso l’uso di quel castello per i loro nefandi scopi, e loro lo avevano trasformato nel laboratorio principale per la creazione delle gemme spirituali. Lì c’era la sua gente.
La pelle di Sera assunse una sfumatura via via sempre più rossastra, la terra dove poggiava una delle sue mani odorava di bruciato. Lei si alzò di colpo. Non ce la faceva più a vedere quel luogo, stava troppo male e se continuava così sapeva che avrebbe perso il controllo.
Chiuse gli occhi e si sforzò di fare respiri profondi. Non funzionava, allora Sera decise di provare qualcos’altro.
Sapeva che era sbagliato e che avrebbe potuto mettere in pericolo i suoi amici, ma non si sarebbe allontanata molto. Prima di andare si assicurò che i suoi tre compagni stessero dormendo. Iliana stava molto probabilmente avendo un incubo da come si muoveva, così Sera si sedette accanto alla maga e le accarezzò la testa per qualche minuto. Si era ricordata di una cosa che le aveva detto Florian, una cosa che faceva quando lui ed Iliana erano ancora dei bambini. Anche allora la donna soffriva di incubi e l’unica cosa che riusciva a calmarla da bambina era accarezzarle la testa; a quanto pareva funzionava ancora. Gettò rapidamente uno  sguardo ai suoi altri due compagni e, appurato che stavano dormendo, cominciò a camminare. Non sapeva dove voleva andare, sapeva solo che non poteva stare ferma. L’aria notturna era fresca, sollievo per i suoi compagni, dopo la calda giornata passata, e profumava di fiori. I grilli frinivano. I suoi piedi l’avevano portata su un piccolo sentiero che lentamente si era allargato. Non stava facendo molto caso a dove fosse, la sua mente  vagava per conto suo, ma non aveva fatto troppa strada, di questo era sicura.
Dopo qualche altro passo si fermò. Non funzionava neanche quello, neanche il panorama calmo e tranquillo tutto intorno a lei non era riuscito a farla stare meglio. I suoi occhi improvvisamente ricaddero sul castello, dritto davanti a lei. C’era qualcosa che non sembrava fare parte del castello originale, che stonava, ma che probabilmente era stata opera degli adepti. Si trattava di un obelisco alto e sottile che si stagliava da quello che doveva essere un giardino interno del castello. Leon e Serena ne avevano nominato uno quando erano alla base, avevano dei bei ricordi di quel posto, doveva essere quello. Vedere quella cosa inquinare il luogo dove dei suoi amici avevano creato dei bei ricordi la fece arrabbiare ancora di più. Fu solo per un attimo ma perse il controllo, i suoi capelli si accesero e delle fiamme danzarono davanti ai suoi occhi ancora del colore dell’ambra. Sospirò e, concluso che tutti i suoi tentativi di calmarsi erano stati inutili, decise di tornare indietro. Almeno adesso dava le spalle al castello e, tenendo gli occhi chiusi e concentrandosi solo su suoni e odori, andava un po’ meglio. Però era strano, non sentiva più i grilli frinire…
Aprì gli occhi e si gettò a terra appena in tempo, una palla scura passò proprio dove si trovava un attimo prima.
“Peccato. Quel colpo ti avrebbe tramortita e non avresti sentito più nulla. Invece l’hai dovuta evitare e resistermi…purtroppo per te ora dovrai soffrire” era una voce fredda e crudele.
Sera girò la testa verso chi le aveva parlato e si trovò davanti un uomo incappucciato, la veste nera con un fiore scarlatto. Era un adepto di Umbra, e non era solo. Vicino a lui c’erano altri suoi compagni, ridevano.
“Devo ammettere che non mi aspettavo proprio di trovare uno spirito qui. Che bella sorpresa” a parlare era stato lo stesso mago che le aveva rivolto la parola per primo; che era contento lo si capiva dal tono divertito della sua voce.
Ancora sdraiata al suolo, Sera strinse le mani a pugno, la terra ancora tiepida per la calda giornata passata le finì sotto le unghie. No, tutto ma non loro, non poteva sopportarlo.
“Siete dei mostri!” gli urlò contro.
“Ma che carina. La piccoletta è arrabbiata con noi” disse uno degli adepti.
“Noi invece vogliamo fare amicizia, non è vero ragazzi?”
Tutti gli adepti scoppiarono a ridere. Era troppo, Sera li attaccò.
Tutto intorno a lei si propagarono delle fiamme, più potenti ogni secondo che passava, e con un urlo lei le scagliò contro al gruppetto di adepti.
Sapeva che non sarebbe bastato, ma sarebbero stati impegnati a evitare il suo primo attacco per pensare al prossimo. Accecata dalla furia, continuò a bersagliare quelli che non riusciva più a considerare uomini ma solo mostri con tutta la sua forza. Si fermò solo per la stanchezza procurata dal dispendio di energia del suo attacco. Non riusciva a vedere più niente davanti a lei; dove si trovavano gli adepti prima c’era una nube di polvere. Sera non sentiva più la voce di nessuno. Cadde in ginocchio ansimando. Ce l’aveva fatta, li aveva sconfitti.
Tutto ad un tratto si sentì mancare il respiro, non sentiva più le gambe. Era come se un peso la stesse schiacciando a terra e privando delle forze.
“Credevi davvero di poterci sconfiggere così? Povera illusa, noi facciamo parte di una divisione che si occupa della cattura degli spiriti. Sappiamo benissimo cosa sapete fare e come mettervi in ginocchio” l’uomo che l’aveva attaccata per primo uscì dalla coltre di polvere, una risata maniacale ad accompagnarlo. I suoi compagni subito dietro di lui.
Con la coda dell’occhio Sera si accorse di una luce a terra vicino a lei, ma fuori dalla sua portata. Si guardò intorno: non era solo una luce ma una serie di pietre luminose incastonate in dei piccoli macchinari a forma di artiglio ancorati al terreno in cerchio attorno a lei. Era stata una sciocca a farsi guidare dalla rabbia che covava e non si era accorta di quello che loro avevano fatto. Ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Sentiva le forze che la abbandonavano, era la fine. Perché dovevano sempre vincere loro? Perché lei e la sua gente dovevano soffrire così?
Quell’uomo era di fronte a lei, la guardava dall’alto in basso “Te l’avevo detto che ti avrei fatta soffrire”
Sera chiuse gli occhi ma il colpo che si aspettava non arrivò. Anzi, sentì un mugolio di dolore provenire dal suo aguzzino. Riaprì gli occhi e vide l’adepto cadere a terra, un rivoletto di sangue dalla bocca e uno sguardo incredulo. Era morto.
“La pagherai per questo!” disse uno degli adepti rimasti. Non erano decisamente contenti per l’accaduto ma Sera, ancora intontita e sempre più debole, non aveva idea di chi l’avesse salvata.
Gli adepti attaccarono e la persona che l’aveva protetta si fece avanti. Era Leon.
Il cavaliere ingaggiò una violenta battaglia contro gli adepti: magia contro spada. Era solo contro altri cinque uomini ma era un degno avversario per gli adepti rimasti. Ne abbatté due facilmente, non erano abituati a scontri contro un avversario che non faceva uso della magia ma aveva imparato a fronteggiarla, e questo li aveva messi in seria difficoltà.
Gli altri tre invece si erano rivelati avversari più ostici.
Una magia scagliata da uno dei tre stava per colpire Leon, non sarebbe riuscito ad evitarla.
“Atten…to!” cercò di avvisarlo Sera e, con le poche forze rimaste, cercò di materializzare una palla di fuoco ma fu tutto inutile. Il fuoco si dissolse ancora prima di poter essere forte abbastanza da poter essere d’aiuto.
Il colpo dell’adepto arrivò ma si dissolse come se avesse incontrato una barriera. Il mago, stupito dall’accaduto, non si difese in tempo e la spada del cavaliere piombò su di lui. Ora ne rimanevano solo due.
Ma certo, Sera aveva capito. Leon doveva avere con sé uno degli artefatti a cui stava lavorando Iliana mentre erano in viaggio con i materiali che aveva recuperato ad Iridium. Per fortuna era un uomo previdente.
In preda al panico, uno dei due adepti rimanenti cominciò a bersagliare il cavaliere ma le magie che Leon non schivava venivano rese inutili dall’artefatto in suo possesso. Una volta messo all’angolo, anche per quell’adepto venne la fine.
A Leon era rimasto solo un avversario, che ormai chiaro il suo svantaggio, girò i tacchi e scappò via urlando verso il castello per poi svanire nel nulla.
Leon non perse tempo e con un colpo di spada distrusse uno degli oggetti che stava facendo del male a Sera, che fu così di nuovo in grado di muoversi senza problemi. La ragazza provò ad alzarsi ma non aveva ancora recuperato abbastanza le forze e ricadde fra le braccia, pronte a sorreggerla, del suo amico.
“Non sforzarti. Va tutto bene ora, ci sono qui io” le disse Leon.
Sì, ora Sera si sentiva al sicuro fra le braccia confortevoli del cavaliere ma questo non cambiava la situazione. Strinse il tessuto della casacca dell’uomo “Perché? Non è giusto” lo guardò negli occhi “Tutto questo non è giusto” Non avrebbe dovuto sentire tutta quella rabbia e dolore, non era una cosa che la sua gente avrebbe dovuto provare, loro erano sempre stati un popolo pacifico, non era giusto che soffrissero così.
Lei si sciolse dall’abbraccio e, con passo incerto ma lo sguardo deciso, cominciò a camminare in direzione del castello.
“Sera, cosa fai?”
“La devono pagare per tutto quello che hanno fatto e continuano a fare”
“Sera, adesso basta. Devi calmarti” era come se Leon stesse parlando ad un muro, Sera non si fermava.
“Ora basta!” Leon la afferrò per un braccio e la girò verso di sé poggiando le sue mani sulle spalle della giovane “Credi che non mi piacerebbe marciare al castello e fargliela pagare per tutto quello che hanno fatto al mio regno? Credi che sia facile essere qui per me ora? Perché non lo è. Ma andare al castello ora equivarrebbe ad un suicidio. So che è difficile stare a guardare e non poter fare niente per aiutare i tuoi simili ma in questo momento non ce la potremmo fare” il tono della sua voce si fece più delicato “Vinceremo questa guerra e fermeremo l’Oscurità. Allora quei mostri la pagheranno per quello che hanno fatto”
Sera lo guardò senza dire niente e in un attimo si gettò nuovamente fra le sue braccia, stringendolo forte. Ben presto il cavaliere la udì singhiozzare; era un pianto liberatorio e da cui traspariva tutto il dolore e la frustrazione della sua giovane amica. Leon avvolse le sue braccia attorno a Sera. Era l’unica cosa che poteva fare per confortarla in quel momento.
La lasciò sfogare per un po’ ma non erano in un posto sicuro, quell’adepto sarebbe potuto tornare con i rinforzi.
“Torniamo dagli altri” le disse. Sera annuì e i due si incamminarono, accompagnati dal frinire dei grilli.
 
 
Il sole era sorto da poco più di un’ora. Lucien non dormiva mai molto, aveva sempre avuto il sonno leggero. Le uniche notti in cui si era sentito al sicuro in vita sua erano quelle in cui era ancora un bambino e sapeva che c’era Iliana a vegliare su di lui. Appena sveglio, si era recato in una stanza in cui si trovava un tavolino la cui superficie non era altro che una grande scacchiera. In passato aveva giocato diverse partite con Iliana lì, usando proprio quella scacchiera. Era seduto su una comoda sedia imbottita e si stava rigirando fra le mani uno dei pezzi impiegati per giocare, di colore avorio. Era uno dei pochi momenti in cui era veramente solo e si permetteva di ripensare al suo passato. Sentì bussare alla porta. Poggiò il pezzo sul tavolino.
“Avanti” sulla soglia comparve uno dei suoi soldati.
“Mio signore, ci è giunta una notizia importante da Dahlia”
“Continua”
“Questa notte un adepto si è scontrato con uno spirito del fuoco e un uomo che corrisponde alla descrizione in nostro possesso del cavaliere in viaggio con la maga Iliana. Erano nei pressi della capitale del regno. Siamo ancora in grado di fermarli…”
“Puoi andare”
“Mio signore?”
“Ho detto che puoi andare”  
Il soldato non se lo fece ripetere dopo aver visto lo sguardo freddo che il suo re gli aveva rivolto. Lucien aveva una certa fama per non essere gentile con chiunque non facesse immediatamente come lui richiedeva, anche se si trattava di un suo fedele servitore.
Il soldato richiuse la porta dietro di sé, lasciando il re di nuovo solo.
Lucien poggiò un dito sopra il pezzo avorio che prima aveva avuto fra le sue mani e cominciò a giocherellarci, facendolo dondolare.
“Perfetto” disse fra sé. Quando aveva mandato Lavi contro la sua ex tutrice ed il suo gruppo sapeva che le sue probabilità di riuscita erano molto basse, conosceva bene Iliana. Ma era stato tutto calcolato, l’obiettivo di quell’attacco era semplicemente rallentarli. Stava andando tutto secondo i suoi piani.
Raccolse il pezzo con cui stava giocherellando, aveva l’aspetto di una regina bianca, e la poggiò sulla scacchiera proprio di fronte ad un re nero, un ghigno sul suo volto.
“Quando tutti i pezzi saranno dove io li avrò diretti, quale sarà la tua mossa, Iliana?”
 



Salve a tutti, qui lost in books.
Leon ha potuto rivedere il suo regno e Sera ha fatto un brutto incontro. Lucien ha un piano ben preciso in mente, avrà successo o verrà fermato?
Nel prossimo capitolo il gruppo arriverà al deserto di Kalm alla ricerca dei Darman.
Spero di riuscire a fare prima per il prossimo capitolo.
Alla prossima!
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: lost in books