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Autore: tbhhczerwony    09/07/2017    1 recensioni
【estremo what if? | prideshipping | piccoli capitoli, non odiatemi】
dal testo:
Si ricordò solo dopo che in effetti, Seto voleva ancora cercare la persona che l’aveva aiutato a migliorare nei duelli, la persona che, sebbene fosse in un altro corpo, riusciva a comunicare con lui liberamente; perché, naturalmente, da persona morta che era, la sua anima era dentro al corpo del piccolo – che ormai non lo era più di tanto – Yugi per un sacco di tempo.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Seto Kaiba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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What happened to the soul that you used to be?
 
01: Faraone
 


«A quanto pare, ci incontriamo così».
 
Seto prese la sua mano e, il ragazzo minuto, facendosi forza, lo aiutò ad alzarsi. Però subito dopo, dato che quasi perse l’equilibrio per alzarlo, lo aiutò il giovane più alto a non cadere. Il faraone gli sorrise, ringraziandolo.
In quel momento Atem stava pensando a ben altro: era contento di rivedere Seto, ma dopo essersi ripreso, aspettava da lui la richiesta di un duello, con emergenza, magari— a suo solito. Non successe nulla del genere. Più Kaiba lo guardava, più si sentiva minuscolo – anche se in effetti, in confronto a lui, lo era davvero – e in imbarazzo.
Sapevano entrambi che i duelli che facevano li collegavano, e tanto. Ma c’era molto più di quello. C’era qualcos’altro a legarli. Seto, quando vedeva Yugi, non riusciva a non pensare ad altro che al faraone, anzi, l’anima del faraone all’interno del corpo di Yugi— che infatti, quando Atem impossessava il corpo del ragazzo, lo cambiava leggermente.
I due, sebbene fossero uno la reincarnazione dell’altro, erano uguali, ma allo stesso tempo diversi. Molto diversi, per Seto. Se gli altri dicevano che Yugi aveva semplicemente una doppia personalità, lui fin dall’inizio aveva capito che c’era davvero qualcun altro all’interno del suo corpo.
Atem se ne andò dal mondo dei vivi dopo che Yugi lo sconfisse in un duello, il faraone voleva vedere se il ragazzo era autosufficiente, se poteva continuare da solo. E infatti poteva. Ma nessuno poteva di certo aspettarsi che Diva si sarebbe trasformato in una creatura demoniaca, uccidendo i cittadini di Domino, compresi Seto e Yugi.
Kaiba ricordava quel momento come se fosse il giorno prima – beh, ovviamente “il giorno prima” del suo presente, erano passati ormai due anni, eppure lo ricordava benissimo.
«Vedo che quest’anno non ti sei portato la giacca, eh?» ridacchiò il faraone.
«Nel mio presente è primavera» sbuffò appena il bruno.
Atem notò qualcos’altro di diverso nel giovane: i capelli non erano proprio gli stessi. Infatti, come detto in precedenza, in due anni non li aveva tagliati; ma per farsi riconoscere dal faraone, prima di andare di corsa nel passato se li tagliò. Il problema era che erano ancora troppo lunghi per essere quelli di Seto Kaiba.
Ma al faraone non importava, gli piacevano comunque. Non gli davano un’aria tanto diversa o strana, solo un po’ cresciuta rispetto a come se la ricordava. In effetti, ormai Seto avrebbe potuto avere più di una ventina d’anni. Invece lui, dato che era passato poco tempo da quando il Seto Kaiba di due anni prima andasse a trovarlo, aveva ancora minimo diciotto anni.
«Questo non va bene, Seto» gli disse, «Cos’è, vuoi farmi bere un elisir della giovinezza, ora?».
«No, potrei berlo io. Sono io quello che viaggia nel tempo e ha bisogno di essere riconosciuto, non tu».
Il castano socchiuse appena gli occhi, riflettendo. Non c’era alcun modo a parte quello per andare a trovare il faraone, ma non voleva nemmeno cambiare il corso della storia.
Se solo fosse andato di testa sua, anche solo facendo un minimo passo, avrebbe potuto compiere qualche errore. Non sarebbe potuto nascere Yugi, ad esempio. Era solo grazie ad Atem, se Yugi, dopo tanti anni, fu messo al mondo. E allo stesso tempo, era solo grazie a Yugi se Seto riuscì a conoscere Atem tramite lui.
Non va bene”, pensava, “Non posso stare qui ancora per molto”.
Il faraone lo guardò perplesso, incurvando le sopracciglia, quasi come se fosse un’espressione triste.
«Seto, va tutto bene?».
Seto rimase un po’ in silenzio, con ancora gli occhi socchiusi che fissavano il vuoto a riflettere. Solo poco dopo si voltò verso di lui.
«No».
   
 
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