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Autore: Johnee    09/07/2017    2 recensioni
"Avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, spingerlo contro una cassa e consumarlo di morsi e carezze, ma quelle sue parole… quelle sue parole lo incollarono sul posto. Non c’era un soldato, un agente, di fronte a lui, e forse lo era stato per davvero poco tempo in sua presenza. Davanti a lui c’era una persona che stava mettendo a rischio ogni cosa, gli artigli dei piedi immersi in una pozza di catrame e il cuore in mano, collegato al petto da un sottile filo blu, grondante dello stesso liquido nero e viscoso. Era una visione triste, quasi fastidiosa, e Rev se ne voleva impossessare a tutti i costi, per proteggerla, a modo suo."
#Original characters #Pre ME1
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Valkyrie era abbastanza capace nei bypass. Non capace quanto Doc, ovviamente, ma era parecchio brava ad hackerare i factotum dei suoi compagni senza lasciare tracce evidenti. Spesso si limitava a seguire le orme di Doc, come un felino, e restava nella sua ombra senza problemi, ma quel giorno… quella situazione era fin troppo importante per fare le cose con la dovuta attenzione. Entrò platealmente nel factotum di Haestrom, poi di Armstrong, e lì trovò quello che stava cercando. Trovò l’ombra di Doc e ci si nascose, partecipando assieme ai presenti a quella situazione inverosimile. Imprecò, richiudendo il fucile di precisione per assestarselo sulle spalle e correre verso i suoi compagni. Sapeva che qualcosa non andava in Starblazer, ma non era riuscita a cogliere i dettagli di un contesto davvero fumoso. Si diede dell’idiota, poi fece quello che di solito faceva in quei casi: si apprestò a risolvere la situazione.
Ascoltò di nuovo il punto di vista di Armstrong, poi quello di Starblazer, infine si decise a lasciar perdere e fare come l’istinto le avrebbe suggerito al momento. Si mosse rapida, decisa, approfittando dell’occultamento tattico per restare inosservata, poi raggiunse Haestrom, che cercava invano di contattare i suoi compagni via commlink. Non si manifestò subito, preferendo osservare la turian camminare avanti e indietro in quel misero parcheggio sotterraneo davanti a un mezzo di trasporto, agitata come non mai nel timore che qualcosa fosse andato storto senza che lei potesse in qualche modo intervenire.
Valkyrie si chiese perché non avesse ancora provato a contattarla, poi si rispose da sola, dandosi della debole, della sentimentale. Non aveva proprio legato con i suoi compagni, ecco perché si fidavano davvero poco di lei.
Se solo Starblazer si fosse confidato…
Nah, non erano così amici.
Da quando aveva iniziato a considerarlo un amico?
Lui era diverso, culturalmente parlando, ma anche psicologicamente. Qualcuno che sì, preferiva delegare certe responsabilità, ma proprio perché era capace di riconoscere i suoi limiti. Molti suoi simili osavano e si ritrovavano in situazioni tremende, tutto per quel maledetto prestigio meritocratico del quale la loro cultura era imbevuta. La conseguenza di quell’errore portava altri, meno meritevoli, ad avanzare, questo a Valkyrie non andava proprio giù. Gli scalini, spesso e volentieri, erano ad altezze diverse e il vuoto che intercorreva di gradino e gradino altrettanto spesso non veniva del tutto colmato, creando una scala composta da voragini.
Si chiese perché suo fratello, il capo, si corresse, avesse voluto affidare una missione del genere a qualcuno che non voleva quel grado di responsabilità. Valutò ogni opzione, per poi raggiungere la più dolorosa, perché Valkyrie era dannatamente sveglia e, anche se gli altri le avevano taciuto la verità, quella era venuta completamente a galla.
-Questioni… personali…- mormorò, stringendo la cinghia del borsone tra gli artigli, le nocche sbianchite dallo sforzo -Maledette questioni personali.-
Non poteva accettarlo. Ma come agire? Non poteva disubbidire agli ordini, ma neppure lasciare che Starblazer la passasse liscia.
Armstrong era fuori gioco, Haestrom sarebbe stata la prossima… e lei, lei si rese conto che con lei non avrebbero nemmeno voluto discutere, cercare di convincerla. Mentre pensava, non si rese conto che un gruppo, composto da cinque krogan e guidato da un’asari, si stava avvicinando pericolosamente alla postazione di Haestrom, distratta a sua volta. Si accorse della situazione che ormai erano fin troppo vicini. Spense il localizzatore, si acquattò dietro a una colonna e attivò di nuovo l’occultamento tattico. Spianò il fucile e prese la mira, poi fece fuoco, abbassando completamente gli scudi dell’asari che si proiettò altrove immediatamente dopo.
-Merda, un ricognitore-
Valkyrie si spostò alla velocità della luce, correndo lungo il perimetro del parcheggio, sperando che Haestrom fosse così furba da seguire il suo esempio e non ingaggiare direttamente i nemici. Desiderio esaudito istantaneamente.
-Brava ragazza- mormorò, mentre recuperava la cappa dell’occultamento e scivolava dietro un’altra colonna, in attesa che il ricognitore rientrasse nel suo campo visivo. Niente, era sparita. Presto Starblazer avrebbe raggiunto il parcheggio, doveva eliminare la minaccia o non avrebbe avuto il tempo per…
Per supportarlo? Per fermarlo? Per…
Un’epifania. Aprì un canale di comunicazione con lui, sperando con tutto il cuore che ricevesse il suo messaggio -Non so cosa ti sia preso, non voglio nemmeno saperlo.- principiò, aggiungendo alla sua personale ed esigua lista di speranze quella che la sua idea andasse in porto -Io e Haestrom siamo nel mezzo di un combattimento. Ci sono superiori di numero. Se sei furbo, approfittane e usa quest’informazione per pararti il culo. Hai capito?- prese un respiro profondo, poi chiuse il commlink, tornando a concentrarsi su quel problema imminente.
 

Fascicolo IV – Sacrificio

 

Rev si fermò di colpo, afferrando entrambi i suoi compagni per la corolla, prima di scagliarli dentro una stanza. Ci si tuffò anche lui, allontanandosi velocemente dai sensori affinché si chiudesse il più presto possibile. Sia Doc che Starblazer si scambiarono un’occhiata perplessa, poi capirono.
Uno scalpiccio nel corridoio, tacchi alti e anfibi militari. La sicurezza aveva già iniziato a perlustrare l’area.
-Ho l’orecchio fino- spiegò Rev, mentre Doc gli si affiancava per battergli una mano sulla schiena. Starblazer non osava avvicinarsi a lui più del dovuto, cosa che entrambi avevano notato. Rev si domandò se si trattasse di senso di colpa, o di una pura e semplice volontà di contribuire a quella libertà che tanto voleva regalargli. Si chiese se il loro interesse reciproco fosse qualcosa di vero, anche solo parzialmente. Voleva perorare la sua causa, quindi qualcosa avrà pure contribuito a fargli rivedere le sue priorità... ma cosa?
Solo Starblazer conosceva la risposta.
Uscirono dalla stanza, una classe per l’esattezza, quindi si incamminarono verso un ascensore sito a neanche dieci metri di distanza. Starblazer si fermò di colpo, un dito che sfiorava lo zigomo destro, poco vicino a dov’era situato il padiglione auricolare.
-Che succede, ora?- domandò Doc, spazientito.
Starblazer lo guardò con un’espressione sconcertata -Un messaggio di Valkyrie. Ci sta aiutando.-

E li stava aiutando davvero, cercando in tutti i modi di non esaurire subito il combattimento, prendendosi i suoi tempi, coprendo le spalle ad Haestrom che, dalla prima linea, imprecava come uno scaricatore di porto.
Ogni tanto lanciava delle rapide occhiate verso l’ascensore d’accesso al parcheggio, aspettandosi di dover attirare Haestrom lontana da un’astroauto già pronta per il decollo.
Finora niente, finora niente, finora niente. Si ripeteva quella manfrina da almeno cinque minuti, mentre la conta dei nemici da sei si riduceva a quattro, poi a tre. Haestrom era fin troppo doviziosa, davvero brava nel suo lavoro. Usava l’equipaggiamento in maniera brillante e creativa, cosa che in un altro momento Valkyrie avrebbe davvero apprezzato. Non in quel frangente, però, dove guadagnare tempo era quasi vitale.
Sentì un rumore leggero provenire da poco distante, ma non ebbe l’occasione di controllare perché il ricognitore asari ormai l’aveva targettata, compiuto una carica e l’aveva quindi sbalzata contro un’utilitaria. Valkyrie spalancò lo sguardo dalla sorpresa, poi aprì la bocca per recuperare aria, il respiro mozzato dal dolore proveniente da almeno tre diverse zone del suo corpo. I riflessi si mossero ancor prima che il suo cervello reagisse, portandola in posizione seduta, poi in ginocchio, infine in piedi. Recuperò il fucile di precisione e attivò l’occultamento tattico, spostandosi di qualche metro e prendendo di nuovo la mira. L’asari si proiettò di nuovo su di lei, spingendola contro una colonna stavolta.
Al diavolo. Valkyrie recuperò la pistola dal cosciale, surriscaldandola a furia di premere il grilletto. Gli scudi dell’asari ressero il colpo, dandole il tempo di prepararsi per una nuova carica. Valkyrie l’aspetto, ma invece di subire, stavolta scartò di lato, riuscendo non si sa come ad afferrare la sua nemica per un braccio. Le si buttò di peso sopra, rotolando assieme a lei per qualche metro prima di scontrare il dorso su un fuoristrada. Gemette dal dolore, ma non mollò la presa, le mani strette sulle braccia dell’asari. Rideva, quella.
E la sua espressione rimase tale anche quando un proiettile le attraversò la fronte e la costrinse a capitolare a terra, immobile.
Valkyrie si voltò di colpo, in cerca di conferme, anche se non ne aveva alcun bisogno. Starblazer era a pochi metri da lei, la pistola ancora tra le mani e un’espressione dura come l'acciaio.
-Che cazzo fai?- gemette lei, senza trovare le forze per alzarsi -Vattene!-
-Ritorno il favore- fece lui, dando poi un cenno col capo. Lei fece lo stesso, due volte grata per quell'intervento. Nessuno doveva più niente a nessuno, ora avrebbero potuto continuare da dove avevano lasciato, alla pari.

Rev, nel frattempo, restava acquattato all’interno di un’astroauto che Doc gli aveva indicato immediatamente dopo essere usciti dall'ascensore d'accesso al parcheggio.
Si era già accordato con Starblazer che li avrebbe raggiunti in seguito, per aiutare le sue due compagne in uno scontro che non era assolutamente alla pari. Starblazer accettò di buon grado che Doc si allontanasse, così da deviare l’attenzione su lui soltanto. Li avrebbe aiutati dall’interno, una soluzione congeniale per tutti.
Rev sperò che tutta quella situazione si risolvesse con meno ripercussioni possibili, per loro, ma allo stesso tempo, sperò di poter almeno chiarire cosa realmente stava succedendo. Non riusciva a mettere apposto i pezzi del quadro d’insieme, aveva davvero bisogno di un faccia a faccia con Starblazer… anche se lui non sembrava troppo propenso a interfacciarsi con quell’idea.
Quando quello arrivò, infatti, non gli fece nemmeno la cortesia di guardarlo negli occhi, prima di avviare gli smorzatori e immettersi nell’arteria principale della città, ignorando inoltre le proteste dell'altra turian del gruppo, che batteva il vetro del mezzo con veemenza, intimandogli di fermarsi.
Scese il silenzio, intervallato dagli sbuffi del sistema idraulico dell'astroauto, forse danneggiato più del dovuto dallo scontro a fuoco. Rev guardava il panorama davanti a sé, Starblazer era chino sui comandi del mezzo, cercando di sistemare ciò che poteva essere aggiustato.
-Posso accendere l’autoradio, almeno?- borbottò Rev, incrociando le braccia.
-Ti suggerirei di no, la musica l’ha scelta Haestrom.-
-Guardami, ti prego-
Starblazer deglutì, fermando di botto le dita, poi sollevò la testa nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo davvero esasperato. -Non è momento, Rev.-
-A me pare proprio il contrario. Quanto c’è di vero in quello che mi hai detto? Quanto c’è di vero in te?-
Dire che Starblazer non se l'aspettasse sarebbe come mentire spudoratamente, così come ammettere che quella domanda non l'avesse sconvolto in alcun modo. La risposta esatta gravitava esattamente sopra quella sottile linea che delimita la pura realtà da una semplice omissione della totalità dei fatti. Starblazer era convinto che a Rev quest'informazione non sarebbe bastata, quindi rinunciò a interagire con lui, preferendo rifugiarsi nei comandi piuttosto che perdersi in chiacchiere.
Si concentrò sulla situazione. Avrebbe dovuto nascondere il veicolo e restare in zona, perché sicuramente chiunque si sarebbe aspettato che si sarebbero diretti immediatamente verso lo spazioporto locale. Di sicuro, la minaccia che avrebbero dovuto affrontare non si sarebbe limitata a quel gruppo di persone, inoltre era quasi inutile pensare che i problemi fossero finiti. Si trattava di una persona, di un'organizzazione o di un'architettura di stampo militare? Così come l'intelligence della Gerarchia era venuta a conoscenza del progetto di Rev, di sicuro anche altri organismi di uguale rilevanza potevano aver avuto accesso a quelle informazioni. Non potendo scoprire come la Gerarchia stessa era venuta a conoscenza della ricerca di Rev, decise di accantonare momentaneamente quel problema.
Starblazer imprecò, passandosi una mano sul viso. Il problema era un altro: come sarebbero usciti dal pianeta?
Affidò le sue speranze a un invisibile Doc, sperando che in due almeno sarebbero riusciti a venire a capo della cosa. Non era la prima volta che si ritrovava alle strette, d'altronde, eppure in quel frangente Starblazer faticava seriamente a restare positivo. Si sentiva soffocato, alle prese con una situazione che non gli permetteva di respirare perché pregna di dettagli che non si era assolutamente fermato a considerare.
Prese un respiro profondo, cercando di calmarsi. Non doveva lasciarsi andare, o crogiolarsi nell'autocommiserazione, anche se si sentiva sopraffatto da fin troppe responsabilità.
Grugnì un'altra imprecazione, mentre l'IV dell'astroauto calcolava un buon vettore per planare sopra un edificio accanto al luogo che lui aveva designato come riparo. Starblazer impostò la rotta dell'astroauto, per farle compiere un tragitto circolare e coprire un'area piuttosto vasta, onde evitare di venire scoperti al primo colpo. Scesero dal mezzo giusto sopra il tetto di un centro estetico attrezzato a struttura alberghiera; Starblazer si complimentò con se stesso per la prima volta in quarantotto ore, perché ci voleva una buona dose di coraggio per nascondersi in un posto del genere. Di certo, a nessuno sarebbe venuto in mente di cercarli là, di quello era sicuro.
Mentre i due si muovevano verso il gabbiotto dell'accesso al tetto, calcolò l'evenienza che almeno in due nella sua squadra avrebbero potuto risalire a quel navpoint senza problemi, quindi si diede un'ora di tempo per lasciare che Rev si riposasse, prima di abbandonare la location e proseguire.
Corricchiarono per la rampa di scale, Starblazer in testa, il factotum attivo e lo sguardo attento alla ricerca di eventuali ostacoli. Il terzo piano, quello adibito ad albergo, aveva una consolle che gli avrebbe permesso di interfacciarsi con i sistemi di videosorveglianza dell'edificio, quindi si diressero lì, piuttosto tranquillamente. Una volta armeggiato con quella consolle, Starblazer si complimentò con se stesso una seconda volta. Oltre a essere riuscito a bypassare i codici di controllo, era riuscito a ottenere l'accesso a una camera vuota nelle vicinanze. Indicò a Rev il numero, avviando quindi un programma portachiavi per registrare i codici d'accesso, poi aprì la porta, aspettando qualche secondo prima di proiettarcisi dentro.
Non varcò la soglia subito, però, preferendo prendersi qualche secondo di tempo per riprendere fiato. Si sentiva sotto pressione, sotto ogni prospettiva si ponesse, ma non doveva darlo a vedere in nessun modo.
Invece, quando fu la volta di entrare, di richiudersi il mondo esterno alle spalle, per poco non ebbe un collasso. Con calma, appoggiò il dorso sulla porta, lasciandosi scivolare sul pavimento, le gambe malferme. Si passò una mano sul viso, sentendo ogni suono ovattato, il collo e i polsi avulsi da un caldo opprimente. Più si imponeva di rimettersi in carreggiata, più il suo corpo si opponeva a qualsiasi genere di comando. Attivò il factotum, prese un respiro e provvedette a iniettarsi una buona dose di calmante sul braccio, tramite un'applicazione che regolava il meccanismo interno alla sua tuta termica. Aspettò qualche secondo, poi controllò i suoi valori tramite un'applicazione gemella, notando quanto fossero irregolari, ma anche registrando un calo della pressione e della frequenza cardiaca. Ci mancava solo che svenisse.
Si sforzò di vedere la situazione nell'unico modo possibile: con coerenza. Lo doveva a se stesso, alla risorsa e a Doc, che si era schierato dalla sua parte con tutti i rischi che ne sarebbero conseguiti. Scelse di concentrarsi sulla descrizione visiva della camera, per calmare il più possibile i nervi prima di buttarsi di nuovo a capofitto nella situazione.
Non potendo accedere ai sistemi primari della stanza per evitare sospetti, si era ritrovato a fare i conti con un parallelepipedo buio, la cui unica fonte di illuminazione era data da una fila di lampioni barocchi all’esterno, i quali producevano una fredda luce azzurrina. Questa accarezzava timidamente le uniche superfici presenti in quella stanza, due comodini e un letto a una piazza e mezzo di impostazione asari, diffondendosi ampiamente invece sulla parete che ospitava la porta e una serie di cartelli e poster recanti avvisi di vario genere. Rev camminava nervosamente lungo la stanza, facendo avanti e indietro, le braccia incrociate e l’espressione che truce era un pallido eufemismo. Starblazer, ancora seduto in terra, lo osservò a lungo mentre compiva quella manovra, accettando i suoi borbottii sommessi senza contestare.
Non gli chiese niente, perché non aveva senso domandargli come stesse, o se fosse nervoso, però quel silenzio gli pesava terribilmente. Avrebbe voluto spiegargli la situazione per intero, ma da dove cominciare? Lui di solito era bravo con le parole, ma in quel momento non si sentiva assolutamente in grado di indorare la pillola. Se lui si fosse trovato in quel genere di situazione, avrebbe voluto un discorso schietto, razionale, qualsiasi tipo di rassicurazione l’avrebbe tranquillamente mandata a quel paese.
-Siediti, per favore- suggerì, rialzandosi a fatica. I drink e le quarantotto ore di veglia forzata si stavano facendo sentire fin troppo.
Rev si bloccò istantaneamente, scagliandogli contro uno sguardo carico d’ira, le mandibole serrate. -Ho il diritto di sapere cosa sta succedendo!- berciò, aprendo di scatto le braccia -E più mi chiedi di fare cose anzi, mi ordini di fare cose, più mi ritrovo a volerti mettere i bastoni tra le ruote e fare di testa mia. Sbaglio?-
Starblazer lo sorpassò, per oscurare le finestre in maniera definitiva. La luce era ancora troppo intensa, chiunque dall’altra parte non avrebbe avuto problemi a individuarli. Una volta confermata l’operazione, si sfilò il factotum dal braccio, l’auricolare dalla mandibola destra e li lanciò sul pavimento. In seguito, si appoggiò sulla testiera del letto per mantenere l’equilibrio mentre sfilava un rinforzo dal tallone e ne vuotava il contenuto sul comodino. Si trattava di un chip inserito in un polsino elastico, un nuovo factotum, creato su misura per emergenze di quel tipo.
L’interfaccia illuminò di luce aranciata le immediate vicinanze, schiaffeggiando i lineamenti spigolosi di Starblazer con ben poco riguardo. Rev osservava ogni sua manovra, irrigidito da quel silenzio che non voleva interrompere. Sperò con tutto il cuore che quella manovra fosse fondamentale; lo era, infatti.
Starblazer attivò un drone di piccole dimensioni, poi un altro, infine chiuse la schermata, lasciando che quei due aiutanti si occupassero di ogni cosa. -Lei è Tasale- spiegò, indicando il più piccolo -Hai letto di lei nel mio portfolio. È una sabotatrice. Conosce Doc, gli permetterà di monitorare la nostra posizione e aprirà un canale di comunicazione diretta semmai ce ne fosse bisogno. Lei invece- indicò l’altro drone -è Crescent. Si occupa di dare supporto. Ci coprirà le spalle, alzerà scudi, farà… di tutto per tenerti in vita. Non credo che tu abbia più bisogno del tuo factotum, a questo punto.-
Rev lasciò che Crescent lo scansionasse, guardandola in cagnesco -L’ho disattivato poco dopo essere salito in macchina.- ammise, scacciando il drone come se fosse una mosca -C’è tutta la mia vita là dentro. Ricerche, libri digitali…-
-Hai un disco di backup di quei dati?-
-Sì, ma…-
Starblazer allungò il braccio nella sua direzione -Allora dammelo e basta, entrambi i nostri factotum andranno distrutti e sostituiti.-
-Hai un factotum usa e getta anche per me?-
Starblazer scosse la testa -Ora come ora non ti serve a niente-
-Questo spetta a me deciderlo-
-Non ti impuntare su queste cazzate, maledizione!-
Aveva gridato. Aveva gridato e ora si ritrovava a fissare Rev con un’espressione attonita, ricambiata. Non era una cazzata, il factotum di un individuo è un compagno di vita insostituibile, non avrebbe dovuto alterarsi. Prese un respiro, poi alzò le mani in segno di resa -Non ho il tempo materiale e competenze sufficienti per alzare le difese del tuo account, Rev. Disattivarlo non è abbastanza, potremmo comunque essere rintracciati.- fece una pausa ad effetto -Se vuoi uscirne vivo, devi fidarti di me.-
Rev sibilò un’imprecazione, battendo un piede in terra -Io voglio fidarmi di te, ma tu ti ostini a non volermi dire niente!-
Starblazer gli dava pienamente ragione, ma allo stesso tempo non riusciva proprio a dargli la possibilità di ascoltarlo, di capire. Aveva paura, una paura fottuta di non riuscire a filtrare le informazioni a modo, forse perché nemmeno lui era riuscito ancora a capire quanto a fondo quella situazione avesse scavato nel suo cuore.
Rev imprecò di nuovo, si sfilò il factotum dal braccio e lo lanciò sul letto, per poi andarsi a rifugiare in un angolo, il più lontano possibile da lui e da quei suoi maledetti droni.
-Cosa c’è di vero in me, questo vuoi sapere?-
Starblazer lo mormorò, sfiorando Tasale con l’unghia del pollice mentre si avvicinava per surriscaldare i chip dei factotum, ora entrambi sul pavimento.
Rev si sgranchì la mascella, alzando uno sguardo duro come il cemento nella sua direzione. Ora che aveva la possibilità di ricevere un barlume di chiarezza, evitò di risparmiarsi.
-Sei davvero Serge R’lyeh, o è una copertura?- domandò.
Starblazer respirò a fondo, poi annuì. -Sono io, per davvero-
-Quei progetti…- Rev si avvicinò di un passo -Quei progetti nel tuo biglietto da visita, erano tutta farina del tuo sacco?-
Starblazer indicò se stesso, poi i droni -Tre di quei progetti elencati li hai di fronte.-
-Non è una risposta accettabile-
-Sì, quello sono io.-
Rev sospirò profondamente, prendendosi il setto nasale tra le dita, appoggiandosi a esse -Pure il tuo nome?-
-Sì, è il mio vero nome.-
-Perché?-
-Perché non avevo motivo di nasconderti la mia vera identità. Così come non avevo motivo di nasconderla agli altri.-
-E… tutto il resto? Il…- Rev dovette sedersi. Era esausto, confuso, fuori dal suo ambiente naturale. Starblazer si portò al suo fianco, sedendosi a sua volta.
-Lo so, è… tutto troppo. Anche per me.- ammise, intrecciando le dita in grembo -La Gerarchia vuole la tua ricerca. Ha mentito a me e alla mia squadra sul contenuto del pacchetto dati e…- alzò lo sguardo al cielo, poi sbuffò. Sputò il rospo e gli disse ogni cosa, senza tralasciare il minimo dettaglio. La spiegazione gli prese cinque minuti pieni, cinque minuti in cui non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Sentiva il suo sguardo addosso, pulsare come un taglio aperto e sanguinante, ma non osava incrociarlo, o la ferita si sarebbe espansa, mutilandogli lo spirito. Gli ci volle una forza d’animo incredibile per trattenersi e condividere come si sentiva, come la situazione, come lui lo faceva sentire. Ci riuscì, terminando il discorso con un semplice -Ecco quanto.- e si sentì come liberato di un peso dallo stomaco grosso quanto un bebè krogan.
Durante le spiegazioni, Rev non batté ciglio, assorbendo e registrando le informazioni con sguardo attento. Terminologia militare a gogò, menzioni relative a membri della squadra… non c’era sentimento in quella narrazione fluida e dettagliata, eppure traspariva un accento stonato, ben mimetizzato ma palese per chi ha qualcosa in comune con certe ingiustizie date dal dover sottostare a regole troppo strette per chi vuole far qualcosa di utile. Una volta che Starblazer ebbe finito, Rev si spostò verso di lui, finalmente rilassato. Aveva ottenuto ciò che aveva chiesto, ora non restava che porre la domanda finale: -E ora che facciamo?-
Starblazer, lievemente sorpreso dalla sua disponibilità (visti i precedenti), si girò nella sua direzione, appoggiando un braccio sul materasso per assumere una posizione che gli permettesse di fronteggiarlo senza torcere troppo il collo -Le soluzioni a questo punto sarebbero tre: potresti vendere i dati e cercare la protezione del tuo acquirente, oppure potresti fuggire con essi, raggiungere un posto sicuro e nasconderti finché la situazione non si calma…- prese un respiro, chinando la testa di rimando.
-La terza opzione?- domandò Rev, cercando il suo sguardo.
Starblazer esalò –Rendere pubblici i tuoi risultati.- si passò una mano dietro al collo, mentre tirava su col naso –Ognuna di queste soluzioni avrebbe delle ripercussioni enormi sulla tua vita. Potresti morire, perdere il tuo lavoro, o la peggiore delle ipotesi sarebbe quella di mettere a rischio la tua famiglia… personalmente, io ti consiglierei di pubblicare a nome di terzi, distribuendo i meriti al team, così da sviare l’attenzione da te, momentaneamente.-
-Mettiamo caso che io pubblicassi: il rischio non cadrebbe.- Rev si bloccò un istante, finalmente conscio dell’entità del problema. Il cuore aveva preso a battergli furiosamente nel petto, mentre ogni cosa davanti a sé appariva sfocata, nonostante i suoi occhi fossero sbarrati. Era tutto troppo grande, fuori dalla sua portata, nemmeno quelle decisioni sembravano riguardarlo. Piegò la schiena in avanti, mentre si prendeva la testa tra le mani tremanti.
-Hai tempo per pensarci bene, Rev.- mormorò Starblazer, passandogli una mano sul dorso –Per ora, cerchiamo di allontanarci da qui nel più breve tempo possibile.-
Rev allontanò le mani dal capo nell’alzare lo sguardo nella sua direzione -Qualsiasi cooperativa, organizzazione… chiunque avrebbe a disposizione dei dati del genere! Persone potrebbero morire, altre potrebbero usare quel sistema per uccidere. Come posso convivere con la consapevolezza che la mia ricerca abbia contribuito a qualcosa di così atroce?-
-Potresti falsare i calcoli- disse semplicemente Starblazer, giocherellando con le pieghe della sua giacca, per distendere ulteriormente i nervi e darsi la possibilità di riflettere.
-Tu lo faresti mai con uno dei tuoi progetti?- chiese Rev, scettico.
-Assolutamente no.- replicò Starblazer, sorridendo tristemente -Preferirei che qualcosa fosse sbagliato e basta, piuttosto che contraddire i calcoli. Soprattutto se sono così eleganti.-
Rev scosse la testa -E tu? Cosa ti succederebbe?-
-Lascia che sia io a preoccuparmi di questo, okay?-
-Il tuo collega prima ha menzionato la Corte Marziale, accuse di tradimento. Come...- si bloccò, avendo ben chiara la risposta ancor prima di formulare la domanda. Flesse le mandibole verso l’esterno, per poi contrarle, incorniciando un’espressione che specchiava tutta la sua impotenza in una situazione alla quale lui aveva dato il via. Starblazer annuì, deglutendo quel boccone amaro. -Non importa Rev, davvero. È una conclusione che avevo previsto.-
-Voglio vendere alla Gerar…-
Un ringhio. -Giuro che se continui la frase ti riempio di botte, ti sdraio e ti spedisco su Illium tramite pacco postale-
Entrambi ebbero un’epifania, contemporaneamente. Poi si riebbero, perché spedirsi era un’idea davvero cretina, che li fece dapprima sorridere, poi scoppiarono direttamente a ridere, nervosamente, perché dovevano pure sfogare la tensione accumulata in qualche modo.
-Seriamente- Rev, con un cenno del capo, indicò Tasale, che continuava a gravitare loro attorno -Qual è il piano?-
Starblazer si alzò in piedi, sistemandosi la giacca con cura prima di fronteggiarlo -Dobbiamo arrivare alla città vicina prima dell’alba, in qualche modo. Una volta lì, possiamo raggiungere lo spazioporto e dirigerci su Illium.-
-Tutto qui?- Rev gli lanciò un’occhiata scettica.
-Non proprio, ma in questo genere di situazioni è essenziale solo avere un quadro generale della situazione, per poi affrontare i problemi mano a mano che si presentano. Sei davvero sicuro di non aver parlato a nessuno della tua ricerca?-
-Giusta osservazione- Rev si fermò a riflettere, una mano sulla bocca -Il campo si restringe a tre persone: il rettore e i miei due assistenti.-
-Hai motivo di credere che quei tre possano avere affiliazioni con qualche organizzazione?-
-Non penso, ma è comunque una possibilità.- rispose Rev, schietto -Potrebbero averlo fatto involontariamente, magari durante una conversazione con le loro famiglie, i loro amici…-
-Esiste la possibilità che qualcuno sia invidioso del tuo lavoro-
Rev inclinò la testa -È una domanda?-
-Assolutamente no.- ammise Starblazer, trattenendosi dal sorridere, perché anche lui un po' invidioso lo era -Torniamo a noi. C’è qualcuno che…-
-Oh, cazzo.-
Starblazer indietreggiò di un passo, intrecciando le braccia, in attesa.
-C’è… questo tipo, un idiota a dire il vero.- Rev imprecò di nuovo, coprendosi la bocca.
-E…?-
-Esce con la mia assistente da un paio di mesi. Usciva, diciamo-
-Rev, vai al punto.-
-Ci sto arrivando, cazzo, dammi due secondi per elaborare!- sbottò l’altro, mettendosi in piedi -Insomma, usciva con la mia assistente. Sembrava una cosa seria, all’inizio, poi due settimane fa è scomparso.- prese a camminare avanti e indietro, una mano sulla gola e l’altra piantata sul fianco -Conosco Jeanne, è molto scrupolosa e discreta, ma tende a fidarsi spesso e volentieri delle persone…-
-Potrebbe averle estorto delle informazioni?- Starblazer aprì le braccia -Dei dettagli sulla ricerca?-
-Dovrei parlarle e confermare questa teoria- Rev deglutì, poi si voltò verso l’altro turian, le mandibole flesse su un’espressione contrita -Ma come la contatto?-
Starblazer scrollò le spalle, l’immagine perfetta di una frustrazione che veniva imbottigliata in un contenitore troppo piccolo. -Potremmo parlarle di persona, su Illium.-
-No, maledizione!-
-Hai altre soluzioni?-
-No, voglio dire- Rev si affiancò a lui per evitare di alzare la voce, vedendolo seriamente esausto di discutere -Non è su Illium.-
Starblazer batté più volte le palpebre -Come?-
-Si è presa una settimana di ferie. È sulla Cittadella.- si passò la lingua sui denti, poi gli afferrò una spalla -Non capisci? Chiunque crede che io stia tornando su Illium, se raggiungessimo la Cittadella invece? Potremmo chiarire questa storia e provare a metterci una pezza prima che la situazione si complichi. Potresti addirittura… chiedere asilo politico? Sarebbe fattibile?-
Starblazer sorrise, contento che finalmente Rev si stesse fidando di lui; allo stesso tempo, provava tenerezza per quell’ultima proposta. Gli passò una mano sul viso, poi annuì, deciso.
-Mi sembra un’ottima idea- ammise, stringendo le palpebre.
Rev gli sorrise di rimando, afferrando la sua mano prima che si allontanasse del tutto -Senti, io… forse sono stato troppo duro con…-
Tasale diede un fischio, accorrendo al fianco del suo proprietario. Starblazer chinò lo sguardo. Meritava quella pausa, meritava di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta. Ma non poteva permettersi certo di fare aspettare Doc. Si voltò verso il drone, mentre Rev lo scioglieva dalla presa, altrettanto deluso.
-Cosa c’è, stella?-
Una schermata si aprì, fluttuando sopra il drone. Il viso di Doc portava un’espressione affranta.
“Non ha voluto sentire ragioni”
“Proprio no” intervenne Valkyrie, mentre l’immagine si allargava per mostrare il gruppo al completo “Soprattutto dopo quello che abbiamo scoperto”
Starblazer sgranò gli occhi -A che gioco stai giocando?-
“Aspetta a giudicare” Valkyrie imprecò, poi spostò la telecamera del factotum, mostrando i loro compagni, intenti a prepararsi. “Come vedi, siamo tutti presenti.”
Haestrom fece ciao-ciao con la manina, mentre sistemava una fila di granate a frammentazione dentro un borsone firmato. Armstrong roteò lo sguardo, dando un cenno come a dire “lascia perdere”.
Starblazer chinò lo sguardo, masticando un sorriso prima di tornare a concentrarsi sulla situazione -Se la metti così...-
Valkyrie riprese in mano la schermata. “Ho fatto parlare uno dei krogan. A quanto pare fanno, facevano parte di una cellula terroristica. Semplici pedine. C'è qualcuno importante dietro a quest'azione, vorremmo avere la possibilità di indagare, prima di concentrarci sul problema principale.”
-Cellula terroristica?- la voce di Rev salì di un’ottava, mentre rivolgeva uno sguardo attonito allo schermo. Valkyrie lo fulminò con lo sguardo.
-Continua- la invitò Starblazer, raggiungendo la mano di Rev per stringerla. La stretta di rimando fu ferrea.
Doc fece capolino di lato, saltellando per poter entrare nell’inquadratura “Quei mercenari lavoravano per questa cellula, ex-pirati, da quello che ho scoperto, gente che bazzica nella Traversa d’Attica e che lavora spesso su commissione. Ho un contatto nell’anti-terrorismo, sulla Cittadella. Potrebbe darmi maggiori informazioni e darci una mano a stanarli.”
“Per ora, abbiamo un navpoint, ma vorremmo verificare l'autenticità dell'informazione prima di preparare qualsiasi manovra. Recarsi sulla Cittadella mi sembra l'opzione più ovvia.” concluse Valkyrie che, evidentemente, aveva preso il comando in sua assenza.
-Perfetto, tanto eravamo diretti lì comunque- intervenne Rev, assicurandosi un pizzicotto sul palmo della mano. -Ahia- sillabò, coprendosi la bocca col dorso della mano libera.
Doc, che era riuscito ad arrampicarsi su una sedia, visto che non riusciva a compensare l’altezza di Valkyrie in nessun altro modo, imprecò istintivamente “Giovane, mai rivelare i tuoi piani a qualcuno di cui ti fidi a malapena!” spiegò.
“Però era un’idea valida” mugugnò Valkyrie, afferrandosi il mento tra due dita “Tu odi la Cittadella, sarebbe l’ultimo posto nel quale inizierei a cercarti”. Diede un cenno quindi, come a scacciare qualcosa di fastidioso, prima di continuare. “Non c’è proprio modo di farti lasciare la risorsa…”
-Rev-
Valkyrie fulminò il diretto interessato con lo sguardo, facendolo trasalire. “…lasciare la risorsa in un luogo sicuro?”
Starblazer scosse la testa -Ovvio che no, stella, abbiamo anche noi un contatto sulla Cittadella ed è preferibile che sia lui a gestire le trattative.-
Doc gli fece l’occhiolino, mentre Armstrong si affiancava a Valkyrie, le mani sui fianchi e un’espressione truce. Stette a fissare Starblazer per un po’ con aria combattuta, perché sicuro di essere dalla parte del giusto, nonostante avessero accantonato un problema per dedicarsi a risolverne un altro, d'entità maggiore. Era ricambiato, certo, perché Starblazer era certo che quella porta si fosse solamente socchiusa, in attesa di venire riaperta con una spallata poderosa. Nessuno dei due aveva voglia di riprendere in mano l'argomento, questo era ovvio, quindi Armstrong scrollò le spalle, appoggiandosi a Doc.
“Dovremmo dividerci i fratelli gnomi ancora una volta, insomma” scherzò, indicando i due colleghi di bassa statura sommariamente.
Sia Starblazer che Doc si unirono in un “Ehi” di fastidio.
Armstrong spezzò la tensione con un sorriso tirato “Ti basta Valkyrie come scorta?”
“Gli basta e gli avanza, come al solito” intervenne lei, un ghigno soddisfatto dipinto in viso “Dammi la tua posizione, ci vediamo fra esattamente cinque minuti”.
Starblazer e Armstrong si scambiarono uno sguardo lungo e pieno di parole inespresse, poi si scambiarono un cenno. “Vi comunicheremo il punto di raccolta una volta che saremo lì. Buona caccia, Starblazer.”
-Buona caccia, Armstrong.-
La comunicazione si chiuse così, senza ulteriori perdite di tempo.
Rev era sconvolto, ma Starblazer poteva battere quel record a occhi chiusi. Era un paiolo strabordante di emozioni, l’una diversa dall’altra, che venivano rimestate da una mano inesperta. Si sentiva preoccupato e sollevato, ma anche terrificato e lusingato per quella fiducia. Loro erano la sua seconda famiglia e lo stavano dimostrando ampiamente.
Sollevò lo sguardo verso Rev e si ritrovò a sorridergli -Non lasciarti intimidire, okay?-
-Troppo tardi- rispose l’altro, ricambiando il sorriso.
Starblazer annuì, arricciando il naso su una smorfia divertita -Puoi usarmi come scudo, se vuoi, stella.-
Rev si posizionò di fronte a lui, portando entrambe le mani sul bordo della sua corolla per trarlo a sé delicatamente. Si guardarono a lungo, intensamente, le punte dei loro nasi quasi a sfiorarsi.
-Voglio contribuire, non voglio proprio essere “la risorsa”-
-Rev…-
-Non sarò d’intralcio, lo prometto.-
Starblazer chinò la testa, poggiando la cresta frontale sul suo mento e le mani sui suoi fianchi -Tu fidati di me e basta, d’accordo?-
-Di te e basta?- mormorò Rev.
Starblazer annuì lievemente -Tu devi prendere una decisione, ne abbiamo già parlato. Gli altri contano ancora che uno di noi due ceda, che la ricerca finisca nelle mani del nostro team scientifico e sappiamo entrambi che non avverrà mai.-
Rev deglutì -E cosa faremo, allora?-
-Qualsiasi cosa succeda- Starblazer sollevò la testa, per guardarlo dritto negli occhi -Ricordati che io sono dalla tua parte.-
Cadde il silenzio, un silenzio necessario a entrambi per poter fare il punto della situazione, nonostante essa fosse fin troppo ampia per poter essere circoscritta in maniera lineare. Si slacciarono da quell’abbraccio, preferendo aspettare seduti sul letto, invece di attendere in piedi, stanchi com’erano.
Subentrarono pensieri affollati di sentimenti, di opinioni, Starblazer dovette far ricorso a esercizi propri per ritrovare la concentrazione, o avrebbe iniziato a urlare in preda alla frustrazione.
Posò lo sguardo sui polsi nudi di Rev, le maniche della giacca erano state arrotolate a metà avambraccio, un atteggiamento tipico di chi odia starsene con le mani in mano, che vuole combinare qualcosa piuttosto di stare seduto ad aspettare. Il suo sguardo risalì fino a raggiungere un’espressione determinata, combattiva, inaspettata. Lo fece sorridere, di cuore.
–Ehi- lo chiamò, dandogli un buffetto leggero con il dorso della mano. Rev batté le palpebre più volte, nel voltarsi nella sua direzione. Una riga di luce fredda tagliava il suo profilo, illuminandone il setto nasale e la mandibola destra, mentre il riflesso aranciato di Tasale carezzava il suo collo di luce aranciata.
-Ehi- rispose, rauco, chinando appena la testa nella sua direzione.
Starblazer deglutì, mentre un formicolio improvviso si iniziava a sbrogliare nel suo stomaco, disperdendosi in brividi lungo le pareti del suo carapace -Sei pronto?- domandò. Rev annuì lievemente, contraendo appena le mandibole.
-Manca una manciata di minuti prima che Valkyrie ci raggiunga, tanto vale prepararsi- spiegò Starblazer, sollevandosi in piedi per raddrizzare la giacca del completo. Rev lo seguì con uno sguardo preoccupato, poi, inaspettatamente, lo afferrò per i fianchi, portandolo di fronte a sé.
Starblazer rimase a fissarlo con gli occhi sgranati, come inebetito. Percepì di nuovo quel formicolio, i brividi, poi si ritrovò a scontrare il viso su quello di Rev, mandibole contro mandibole, cresta frontale su cresta frontale, e il lato sinistro del cervello si disattivò per un istante, mentre Starblazer puntava le ginocchia sul bordo del materasso, sorretto da un abbraccio che sentiva di meritarsi.
Questo finché il drone non pigolò, spaccando una dimensione alternativa nella quale entrambi avevano spiato forse in maniera troppo avventata.
Rev si schiarì la gola, sfilando le mani dalla chiusura della giacca di Starblazer, mentre quest’ultimo si rialzava, cercando in tutti i modi di evitare uno sguardo che non avrebbe potuto reggere. Si risistemò i vestiti, contò fino a venti per ricomporsi, poi raggiunse la porta, tenendola aperta finché una trasparenza non gli passò di fianco. Rev restava seduto sul materasso, a gambe incrociate, la schiena curva e lo sguardo stretto. Non capiva. Non c’era proprio nessuno nella stanza, perché richiudere la porta e rientrare?
Valkyrie fugò ogni suo dubbio nell'apparire all'improvviso alle sue spalle, facendogli fare un balzo di tre metri.
-Ma, ma… è questo il modo?!- berciò lui, affannandosi per scendere dal letto e proiettarsi dietro a Starblazer, che stava facendo di tutto pur di non scoppiare a ridere. Si sentì un privilegiato, perché vederla scherzare in maniera così autoironica era… nuovo, nuovo e unico.
-Grazie stella, so che è…-
-Risparmia il fiato- tagliò corto lei, scacciando Tasale dal suo campo visivo. Chinò lo sguardo, poi diede un grugnito di disapprovazione -Non abbiamo un trasporto, dovremmo farcela a piedi!-
Rev lanciò uno sguardo a Starblazer che annuì, con decisione -Perfetto, così avremo il tempo di smaltire l’alcol ingerito.- diede una pacca sulla schiena a Rev, poi gli rivolse un sorriso -Pronto?-
Quello roteò lo sguardo -Cosa saranno un paio di chilometri di corsa in più- esalò, sarcastico.
-Un paio?- Valkyrie sbuffò sonoramente mentre li sorpassava per fare da apripista -Dì pure un centinaio. C’è da raggiungere lo spazioporto, non il bagno-
Starblazer trattenne una risata, nell’adocchiare la faccia di Rev, avulsa dallo smarrimento.


Nota veloce:
Due capitoli in meno di una settimana. Mi dispiace, spero che non venga considerato come spam. Avendo saltato ben due aggiornamenti ho voluto rimediare in questo modo. 
Non sono contentissima di questo capitolo, l'avrò riscritto tre volte. Sono sull'esaurito andante, spero non appaia tutto troppo pesante :'D

   
 
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