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Autore: GeorgiaRose_    10/07/2017    0 recensioni
Martina Stoessel è convinta che per lei la felicità non arriverà mai. Adottata a due mesi, a undici anni è dovuta tornare in orfanotrofio per via di un evento che le ha totalmente cambiato la vita. Non si fida più di nessuno. Non parla più ai ragazzi. Non ha più degli amici. Non ha più una famiglia. È sola. Ma l’incontro, dopo cinque anni, con il suo amico di infanzia Jorge Blanco le cambierà nuovamente la vita. Nonostante l’età, verrà adottata nuovamente, proprio dalla famiglia Blanco. Jorge, da sempre innamorato di lei, le starà vicino e diventerà, in poco tempo, più di un amico. Ciò che non sa, però, è che anche Jorge ha un brutto passato alle spalle. Riusciranno, insieme, ad affrontare e a risolvere i loro problemi?
“E adesso guardami, io non so più chi sono. Scaldami, quando resto da solo. Calmami, se mi sfogo con loro. Salvami.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Un po' tutti, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il martedì non è mai stato il mio giorno preferito. Quando ero piccola, i miei genitori adottivi mi lasciavano sempre a casa della signora Pansy in questo giorno, per motivi lavorativi. Odiavo quella donna. Mi obbligava sempre a fare le pulizie al posto suo, minacciandomi di dire chissà quali bugie ai miei genitori. Non le ho mai creduto, ma ho sempre rispettato le sue regole. Qualche volta mi capitava di avere la febbre e di non poter andare a scuola, e anche in quell’occasione, i miei genitori mi mandavano da lei. Ricordo che urlavo a squarciagola per farmi sentire mentre ero sofferente nel letto. Non veniva mai a vedere cosa avessi, probabilmente impegnata a vedere la sua soap preferita in tv. Ero sicura di aver provocato io la sua morte, per via di tutte quelle volte in cui l’ho mandata al diavolo. “Il cielo se l’è chiamata”, così diceva mia madre, ma io non le credevo. Per un po’ mi sono sentita in colpa, era strano vedere la sua casa vuota e dover stare con qualcun altro il martedì. Poi, però, i Blanco sono diventati i nostri nuovi vicini, non pensavo più alla signora Pensy. Ma, se davvero fossi stata io, colgo l’occasione per chiederle scusa.
Il martedì non è mai stato il mio giorno preferito. È stato proprio di martedì il giorno in cui tutto è cambiato. Poi, il martedì era il giorno in cui l’orfanotrofio era aperto per accogliere le coppie con intenzione di adottare. Era sempre brutto vedere qualcuno rinunciare, soprattutto quando la bambina in questione ero io. Anche se, probabilmente ora ringrazierei tutte quelle coppie che mi hanno “scartata”. Se una di loro mi avesse adottata, ora non starei qui seduta accanto a Candelaria. Quindi sì, grazie anche a loro.
Il martedì non è mai stato il mio giorno preferito. Il martedì è il giorno in cui filosofia interroga. Ho sempre paura che il prof faccia qualche domanda a cui non so dare risposta, dal momento che filosofia non è solo un semplice limitarsi a studiare. Ed è brutto quando non riesci ad ottenere il risultato sperato, solo perché non riesci a comprendere bene qualcosa.
«Buongiorno!» Sento praticamente urlare Lodo e Cande che mi distolgono dai miei pensieri. Facundo è appena entrato in classe, ma non ha rivolto loro uno sguardo, sedendosi direttamente al suo posto. Ha un’espressione corrucciata, non sembra essere di buon umore.
«Ma che ha?» Chiede Lodo, a cui Cande risponde con un’alzata di spalle, non sapendo che rispondere.
«Ah, credo di aver capito.» Sussurro quasi, vedendo Alba e Jonas entrare in classe. Parlano e ridono tra loro. Sembrano molto in confidenza.
«Ma cosa sta combinando Alba? E, soprattutto, non ci dice niente? Ah, ora mi sente!» Dice Lodo, combattiva.
Jonas va a sedersi al suo posto ed Alba ci raggiunge. «Buongiorno!» sorride, sedendosi accanto a Lodo.
«Buongiorno un corno!» Sbotta lei.
«Ehi, cos’è questo tono aggressivo?» Chiede la riccia.
«Alba, cosa sta succedendo tra te e Jonas?» Va dritto al punto Cande.
Io mi limito ad ascoltare, non voglio entrare troppo in questioni che non mi riguardano.
«Jonas? Ma che state dicendo?»
«Oh, ma andiamo! I sorrisi, gli sguardi! C’è qualcosa, ammettilo!» Continua Lodovica.
«Cosa? No! Tra me e Jason non c’è niente! Come vi è saltato in mente?»
«Aha… Sì, dici pure così, ma non siamo le uniche a pensarlo.» Cande fa un cenno con la testa verso Facundo. Sta seduto al suo banco, con la testa china sul libro di filosofia. A quanto pare, non sono l’unica a preoccuparsi per l’interrogazione.
«Cosa...?!» Alba guarda verso di lui, sembra dispiaciuta. «Ragazze, non c’è niente, davvero. Siamo solo buoni amici. E Facu lo sa. Vi ricordate la discussione dell’altro giorno? Abbiamo chiarito tutto dopo.» Spiega.
«Se lo dici tu… Ma, parla con lui, non mi pare stia bene.» Suggerisce la rossa.
«Sì, però una cosa non mi è chiara.» Intervengo. «Perché Facu ha fatto quella scenata? Va bene che è geloso e tutto, ma non può essere arrivato a fare tutto quello per una gelosia ingiustificata.» Penso ad alta voce.
Alba diventa rossa tutta di un botto. C’è qualcosa che non ci ha detto.
«Be’, proprio ingiustificata non è.» sussurra.
Lodovica e Candelaria spalancano gli occhi.
«Non mi guardate così!»
«Cos…?!» Inizia Lodo, ma si interrompe subito. «Alba Rico Navarro, parla!»
Alba sbuffa, non le piace parlare di quest’argomento. «Diciamo che abbiamo continuato a vederci, non usando più la scusa del progetto. Mi piace stare in sua compagnia, cosa c’è di male in questo? Un pomeriggio, però, stavamo prendendo un gelato. Ad un certo punto, usando una scusa mi si è avvicinato, un po’ troppo, direi, e… e, be’, ragazze, mi ha baciata.» Spiega l’accaduto. Strano non l’abbia detto prima a Cande e Lodo. Bha, le amicizie sono difficili da capire.
«Alba Rico Navarro, non posso credere che tu non ce l’abbia detto.» Continua a chiamarla usando il suo nome completo Lodovica.
«Lo so, ragazze, mi dispiace. Non volevo pensaste che fossi una traditrice o qualcosa del genere. Lo so di aver sbagliato, anche perché io non ho fatto niente, ed è stato lui, ma avevo paura, tutto qui.»
«Lo sai che non ti giudicheremmo mai.» La rassicura Cande.
«Anche se non credo sia proprio corretto dire che abbia fatto tutto lui…» Intervengo una seconda volta. «Cioè, tu gli hai dato corda. Siete usciti insieme, da soli: probabilmente lui pensava che fossi d’accordo.»
«Tini ha ragione.» Concorda con me Cande. «Non avresti dovuto dargli tanto spazio, o, comunque, avresti dovuto chiarire con lui da subito.» Dice. «Be’, e Facu come l’ha presa?»
«Avete visto, no? Affatto bene. Anche se mi ha creduto e non potrei essere più felice di ciò. Ho chiarito le cose con Jason, ora siamo solo amici, non che prima fossimo qualcosa di più.»
«Sì, okay, Alba, ma pensa anche a Facundo. Mettiti nei suoi panni. Come reagiresti tu al suo posto? Cioè, guardalo, sembra un cane bastonato.» Dice Lodo.
Alba sbuffa ancora una volta. «Sì, avete ragione, ma non posso farci niente, mi piace stare in sua compagnia. È possibile che non possa avere un amico maschio?»
«Alba, ma tu sei sicura di non provare niente per Jonas?»
L’ingresso del professore non le permette di rispondere e la domanda di Lodo rimane sospesa nel vuoto. Con lui entrano anche tutti gli altri studenti, tra cui Alex, che mi fa un occhiolino prima di sedersi. Buongiorno anche a te.
 

Casa Lambre è davvero enorme. Credo di non aver mai visto una casa così grande. La camera di Mercedes è più grande di tutta casa Blanco messa insieme, che comunque non è tanto piccola.
«Ah, ci voleva un pomeriggio tutto per noi! Allora, che mi racconti?» Mercedes chiude la porta della camera alle sue spalle e si butta sul letto accanto a me.
«Mh, nulla di nuovo in realtà. Oggi ho una lezione con Jorge.» Ricordo improvvisamente.
«Lezione?»
«Sì, mi dà lezioni di chitarra, non te l’ho detto?» Dissente con la testa. «Il martedì e il giovedì. Fino ad ora abbiamo visto solo la parte teorica, credo che oggi inizieremo con quella pratica.» Dico eccitata.
«Davvero? Fantastico! Sai che anche io suono?»
«Ah, sì?»
«Sì, ho preso lezioni dagli otto ai sedici anni. Poi, però, ho deciso di lasciare per dedicarmi di più alla scuola, dato che i risultati non erano poi così buoni.»
Aspetta, qualcosa non torna.
«Non credo di aver capito, tu non sei sempre stata la secchiona della classe?» Sembra offendersi quando sente il mio “soprannome”, ma poi scuote la testa, come per voler lasciare stare.
«In realtà, sono stata bocciata due volte in primo superiore.» Ammette.
Cosa?
«Eh?»
Scoppia a ridere. «Dovresti vedere la tua faccia.»
«Aspetta, quindi non hai diciassette anni?»
«No, ne ho diciannove, dovrei essere in quinta.» spiega.
«Non ci posso credere, e come mai questo radicale cambiamento?»
«Diciamo che i miei genitori, come puoi immaginare, non erano proprio entusiasti. Erano delusi. Quindi ho deciso di mettermi sotto, glielo dovevo, per tutto ciò che loro fanno per me.»
Annuisco, sorridendo. Sono felice che abbia voltato pagina. Adesso non la conoscerei nemmeno.
«Che dici se vado a prendere qualcosa da mangiare?»
Mi si illuminano gli occhi.
«Lo prendo per un sì!» Ride, per poi uscire dalla stanza.
Mi alzo dal letto e mi metto a curiosare un po’ in giro. Noto che ha una bacheca appesa al muro sopra la scrivania. Ci sono moltissime foto. Alcune di quando era bambina, insieme ai suoi genitori e ad un altro bambino, probabilmente suo fratello o un cugino o, non so, un amico. Non importa. Altre foto dove è con altre bambine, era davvero tenera da piccola. Tra tutte queste foto, ne noto una. Mercedes qui è con Jorge e con altri due ragazzi. Lui è in mezzo e ha le sue braccia attorno ai colli degli altri due che tengono Mercedes in braccio. Tutti con i pollici in su. Jorge ha i capelli un po’ più lunghi ed è anche un po’ più in carne. La foto sarà di qualche anno fa, forse del periodo in cui sono stati insieme. Prendo la foto dalla bacheca e inizio ad osservare i particolari. So che nascondono qualcosa, lo sento e il mio sesto senso non mi mente mai. Jorge che esce di notte, con Candelaria. Come sia lui che Mercedes sono stati evasivi sulla loro relazione. Nascondono qualcosa, ma cosa? Qualcosa mi dice che non vorrei sapere. Deve essere davvero una cosa non troppo bella, per nasconderla in questo modo. Giro la foto, cercando sul retro la data che però non c’è. Al suo posto trovo una specie di descrizione, scritta a penna: “Mercedes, Jorge, Mike e Dennis”. Mike è il fratello di Mercedes. Me lo disse Jorge, quando gli chiesi spiegazioni. E l’altro ragazzo?
Sento dei passi sulle scale. Mi affretto a posare la foto e rimettermi sul letto. Non ho il tempo di dire niente che Mercedes entra nella stanza con un vassoio con dei biscotti e del succo di frutta, esclamando «Allora, iniziamo i compiti?»
 

Sto aspettando Jorge in camera, ripassando ciò che mi ha spiegato l’ultima volta. Credo che la lezione sia una buona occasione per parlargli, anche se non saprei esattamente cosa dirgli. So perfettamente che se mi preparassi un discorso adesso, me lo scorderei appena entrerebbe dalla porta. Forse dovrei lasciare scorrere le cose, ho sempre creduto nel destino: se una cosa deve succedere, succederà. Oh, sono davvero una fifona.
«Ma buonasera!»
«Al tuo paese non si usa bussare? Avrei potuto essere nuda!»
«Be’, meglio ancora! Non busserò mai più in vita mia, aspettando quel momento.» Dice ridendo.
Gli butto un cuscino addosso, ma questo non basta a calmare la sua risata e, ben presto, la mia espressione arrabbiata si addolcisce.
«Okay okay, pronta per la lezione di oggi?» Si siede sul letto accanto a me. Annuisco energicamente.
«Oggi, per la tua felicità, inizierai a suonare.»
E così inizia a spiegarmi le prime note, i primi accordi. È tutto così facile spiegato da lui. Mentre mi esercito in alcuni esercizi, prende la sua chitarra e inizia a suonare una melodia, facendomi bloccare subito. Inizio a guardarlo, osservandolo e facendomi trasportare da questi suoni così dolci.
«Oh, scusa, la smetto subito.» si accorge che ho smesso di suonare.
«No, ti prego, continua, era così bella.»
Sorride, e riprende a pizzicare le corde. Poco dopo, il suono si blocca. «e da qui non riesco più a continuare.»
«L’hai scritta tu, quindi?»
«Già.»
«Scrivi solo melodie, o anche testi?»
«Entrambi. Ho scritto diverse canzoni. Ma questa melodia non riesco proprio a portarla avanti. Ogni tanto la risuono sperando di trovare l’ispirazione per continuare» Mi spiega. È così strano. Davvero lui è quel ragazzo che a scuola viene descritto come stronzo troglodita a cui tutte vanno appresso?
«È molto dolce.» Sorrido e lui ricambia, abbassando lo sguardo. «L’hai scritta per qualcuno?» Chiedo, non so davvero da dove mi escano certe domande.
«Oh, nono, di solito per scrivere prendo la chitarra e lascio libero sfogo alla fantasia. Ci siamo solo io e la musica. Non penso praticamente a nulla quando scrivo.»
«Ero convinta di sì. Hai mai scritto una canzone per qualcuno?»
Prova a rispondere, ma lo anticipo. «Magari per Mercedes… O per qualcun altro dei suoi amici… Com’è che si chiamano? Mike, Dennis…» Mi sto lasciando trasportare. Il mio tono è duro, quasi da rimprovero.
«Martina, chi è Dennis?»
«Non far finta di non sapere.»
«Da dove hai tirato fuori quel nome?» Chiede, è serio, ma non gli rispondo. «Be’, lascia stare, non importa.»
«Sì che importa! Mi nascondete qualcosa. Tu, Mercedes… anche Candelaria! E chissà chi altri è a conoscenza di questo “gran segreto”!» Lo accuso, facendo il gesto delle virgolette con le mani. «Perché non ti fidi di me, Jorge?»
«Ah, io non mi fido di te? Ti ho detto ciò che è successo. Lo sai!» Si alza dal letto, l’ho fatto arrabbiare. «E poi, da che pulpito arriva la predica?! Sei tu che non ti fidi di me, né di qualunque altro ragazzo esistente sul pianeta! Anche tu nascondi qualcosa!»
«Ho i miei motivi per non fidarmi!»
«Ah, be’, almeno lo ammetti!»
«Tu neanche quello!»
«Sai che ti dico? Vai a quel paese, Martina! E te lo dico col cuore!» Detto questo, esce dalla stanza, sbattendo forte la porta.
Mi butto sul letto, affondando la testa nel cuscino. Ma che ho combinato?
Sbuffando, prendo il telefono dal comodino, non so nemmeno perché io lo stia facendo, ma ho davvero bisogno di sfogarmi. Cerco il suo nome in rubrica, per poi premere sul tasto verde. Uno squillo. Due squilli. Poco dopo il terzo squillo risponde.
«Ehi, Martina, ma che bella sorpresa!» Il suo tono è contento.
«Ciao, Alex. Ti va di vederci?»
Il martedì non è mai stato il mio giorno preferito.

  
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