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Autore: Stray_Ashes    10/07/2017    0 recensioni
Ambientata nella Londra Vittoriana, tra fantasy, soprannaturale, thriller e rosa, questa "storia" è un esperimento con cui partecipo a un piccolo concorso su Wattpad.
Si tratterà di tre storie apparentemente diverse e una storia conclusiva che collegherà tutte le altre. Non sono sicura di essere riuscita a rispettare quei parametri, ma ci ho provato.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Sempre più Stretti


A Jay il suo vero nome non piaceva. Le sapeva di pomposo, esagerato – la faceva sentire vecchia. E a diciassette anni, non è bello sentirsi vecchi. Jay si sentiva estremamente intelligente, se non saggia, ma mai vecchia... nel tempo aveva sviluppato un certo disprezzo per quegli anziani dallo sguardo giudice e raggrinzito, e per quelle donne dai capelli crespi e pallidi e dalla postura cadente.

Si era ripromessa che non sarebbe mai diventata vecchia e stanca – sarebbe morta prima, piuttosto. Sarebbe morta nel corso di qualche avventura, qualche spericolata spedizione... ma quelle erano solo fantasie avute da ragazzina, e Jay lo sapeva.

Quindi, sarebbe sì morta prima di diventare vecchia, ma probabilmente per un semplice tumore. Pareva che tutti morissero per quello. Lei non voleva affatto morire come tutti, ma ci sono certe cose che si fa fatica a scegliere.

Il vecchio pendolo sul muro eseguì come ogni giorno il rintocco che segnava le cinque, e Jay schizzò in piedi, dirigendosi alla finestra con i muscoli frementi per l'eccitazione. La spalancò e ripeté la stessa procedura degli ultimi giorni: si issò sul davanzale, spostò il baricentro e cominciò a scendere attaccandosi ai rampicanti e al cornicione. Per fortuna, la sua stanza era solo al primo piano... ma quando mancava poco meno di un metro dal suolo, qualcosa le solleticò le caviglie, spaventandola a morte e facendole perdere la presa sul rampicante. Ebbe il tempo di pensare "Ecco, sto per morire," (nonostante si trattasse di a malapena un metro), che ad accoglierla furono due braccia dalla pelle chiara, e non il suolo.

Ci fu un istante di stallo in cui Jay si accorse di essere viva e tra le braccia di qualcuno, e poi Ryan scoppiò a ridere, con quella risata contagiosa eppure rara che aveva solo lui. Jay sentiva il suo petto muoversi contro la schiena, e il vago senso di sollievo fu rimpiazzato da sgomenta collera. Ryan le morse giocosamente una guancia, e Jay riuscì a liberarsi e a colpirlo alla spalla. "Cretino, mi fai prendere un infarto!".

Ryan rise, poi si slanciò in avanti e l'abbracciò, con un naturalezza e un calore molto lontano dal Ryan che Jay aveva conosciuto il primo giorno. Fece finta di essere offesa e rimase rigida qualche istante fra le braccia del ragazzo, poi le sfuggì un sorriso e si sciolse nella stretta. "Mi sei mancata,"

"Ci siamo visti ieri"

"Appunto".

Erano le cinque del pomeriggio e i carcerieri – cioè, i parenti – di Jay erano tutti usciti, le donne a compere e gli uomini a caccia. Jay diceva espressamente alle domestiche di non disturbarla dalle cinque in poi, e questo dava loro circa un ora di libertà.

Ryan e Jay corsero per mano come ogni giorno, lontano dal maniero, giù lungo le vie più storiche della città, là fino ai borghi e infine alle scogliere, dove tra le scanalature si nascondevano passaggi che portavano alla spiaggia e al mare. Jay aveva avuto un paradiso a pochi passi da casa e non l'aveva mai saputo, non finché Ryan non le aveva aperto gli occhi, mostrandole un mondo più bello, più grande.

Ma la cosa aveva funzionato anche viceversa: Ryan aveva sempre avuto un'ombra oscura nel suo sguardo color del cielo, e i segni indelebili del dolore e della paura erano scolpiti indelebilmente nel suo viso dalla pelle pallida. Solo da poco Jay era riuscita a farlo sorridere spesso.

Si erano aiutati l'un l'altro a sentirsi un po' meno persi, un po' meno soli, e nel pensarci Jay strinse gli occhi e spinse il viso nell'incavo del collo di Ryan, tra la clavicola e il mento. Sentì il suo petto sollevarsi in un sospiro, la cassa toracica espandersi e poi restringersi. C'erano momenti in cui desiderava stringesi a lui più di quanto fosse stato possibile, e ogni giorno che passava, le notti da sola alla villa parevano sempre più sole, deserte, sprecate.

Sentì Ryan sorridere e una delle sue braccia l'avvolse attorno alla schiena, stringendola con gentilezza. Erano ancora umidi e coperti di sale per via del bagno, e ora, come ogni sera, erano semi-sdraiati su una roccia sporgente che dall'alto non si notava. Nessuno li avrebbe mai trovati lì. E Jay non si era mai sentita più sicura di così... nonostante sapesse molto poco della vera storia di Ryan.

"Cosa sogni di fare da grande?" mormorò Jay, e quando parlò le sue labbra sfiorarono la pelle del collo di lui. Lasciò lì un bacio, e poi vi soffiò delicatamente sopra, come sperando di mandare quell'affetto a tutto il resto del corpo.

Ryan le baciò la testa, poco sopra la fronte. "Non so. Sogno di viaggiare, ma allo stesso tempo sogno di avere un posto tutto mio, dove sentirmi sicuro, con persone che amo. Vorrei diventare uno scrittore, un giorno".

Jay si tirò un po' su, sorridendo. "Davvero?" domandò sorpresa, e quando Ryan sorrise timidamente lei si spinse in avanti e gli baciò le labbra. "Devi assolutamente farmi leggere qualcosa. E anche a me piacerebbe viaggiare, vedere posti fantastici, lontanissimi. Lontano da questa vita qui, insomma".

"Io è tutta la vita che viaggio con mia madre da una città e una scuola all'altra. Sono abbastanza stanco dell'Inghilterra," ridacchiò, e poi la sua voce si spense, lasciandolo in un silenzio teso. "Ma non possiamo permettere che lui ci trovi".

Nello stesso istante Jay realizzò una cosa e si tirò su del tutto, sfiorandolo solo con una gamba, adesso. "Ma qui... non vi troverà vero? Insomma, non ripartirai per un bel po', giusto?"

Ryan si morse il labbro e chiuse gli occhi. "Io... non lo so. È complicato... ci sono tante cose che non sai Jay"

"E dimmele allora!" soffiò lei, spingendosi in piedi e accorgendosi di star tremando appena. Questo non era un tipo di paura che si era aspettata di provare, non oggi. Troppo presa dalla propria felicità, non aveva considerato l'idea che Ryan potesse ripartire, che potesse lasciarla sola. Era stanca di essere sola. Tra mille altre persone, era sola lo stesso.

Sapeva solo Ryan e sua madre stavano fuggendo da alcuni anni, nel tentativo di non farsi ritrovare dal padre e dalla sua follia omicida. Lei aveva provato a convincerli a chiamare la polizia, ma non c'era stato verso... lei non lo sapeva, ma Ryan aveva ragione. C'erano molte cose che lei non sapeva, e che forse non avrebbe mai scoperto – perché il mondo era un posto crudele, e questo l'aveva capito.

Ryan non era neppure il vero nome del ragazzo di cui era innamorata.

"Non posso, Jay."

Non ci fu altro che lei volle sentire, non quel giorno. Per impulsività gli voltò le spalle e corse via, su per il passaggio tra le rocce e fino in cima alla scogliera: correndo sbatté contro un uomo, ma gli occhi sull'orlo del pianto non le permisero di vedere chi fosse. Non chiese neppure scusa, non ne aveva voglia. Prese la strada verso casa, dove per la prima volta agognava la solitudine della sua stanza.

L'uomo che aveva scontrato, e l'altro uomo accanto a lui, la guardarono scappare, e poi girarono l'attenzione sul ragazzo dai capelli neri e gli occhi arrossati che sbucò sullo spiazzo.

Ryan, risalita la scogliera, vide due uomini con lunghi cappotti e una bandana a pendergli dal collo, e provò una paura immensa che gli congelò il sangue e le membra, poiché sapeva bene chi aveva davanti. Lo sapevano tutti, e probabilmente, dopo aver spezzato il cuore a sé stesso e alla ragazza che amava, sarebbe pure morto.

Ma i due uomini non si mossero, si limitarono a guardarlo in silenzio per alcuni minuti, poi quello biondo si voltò e si allontanò, senza una parola. Quello moro parve tentennare, poi sollevò il mento verso di Ryan e mormorò una frase che Ryan colse solo flebilmente. Subito dopo vide l'uomo raggiungere a passi svelti quello più alto, allontanandosi con lui.

Il giovane uomo dai capelli mori aveva detto, "La rincontrerai, un giorno", e Ryan tornò a casa senza riuscire a levarsi quelle parole dalla testa.

Come aveva già deciso con sua madre, sarebbe partito il giorno dopo, ma non era riuscito a dare a Jay l'addio che avrebbe voluto. Forse, pensò, perché non sarebbe stato un addio, non davvero. 

 

......

  
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