10/07/2017
1 recensioniAngeli nella neve
Quando era venuto a saperlo, i prati della scuola erano pieni di neve.
Quando era venuto a saperlo, era corso fuori, perché non poteva permettersi che un dolore del genere rimanesse chiuso tra quattro mura macchiate di umidità.
Molto meglio il freddo pungente. Molto meglio la corsa sfiancante.
Era caduto, nella foga, con la faccia nella neve bianca. Si era sdraiato sulla schiena e aveva pensato. Aveva già deciso, quando si erano baciati l’ultima volta? Aveva già deciso prima dello spettacolo? Pensava a quello, quando avevano fatto l’amore sulle assi fredde del retro palco prima che andasse in scena, in quei dieci minuti rubati alle prove generali? O era stato qualcosa che lui aveva fatto, o peggio, molto peggio, che /non/ aveva fatto? Saperlo, lo avrebbe salvato? Era stato veloce? Aveva sofferto? Il suo sangue aveva macchiato il pavimento dello studio del padre? Come erano, i suoi occhi così luminosi, ora che la morte li aveva offuscati?
E mentre pensava a questa tempesta di domande, agitava le braccia e le mani, quasi a disegnare un angelo nella neve, quasi a volersi far vedere dal cielo, da lui. Quasi a voler dire:” Mi hai lasciato qui, come un angelo caduto, su questa terra. Perché Neil, perché?”
“Muoviti o non faremo in tempo” Neil prese la mano del ragazzo e lo trascinò con sé verso il portone principale.
“Ci vedranno! E poi passeremo guai seri!” rispose Todd, cercando di fare resistenza, ma l’entusiasmo del compagno finì per travolgere anche lui e si lasciò condurre fino al giardino dell’università che entrambi frequentavano.
“Vieni, ti mostro una cosa.” Neil procedeva convinto verso il retro dell’edificio, mentre i loro piedi affondavano sempre di più nella neve soffice che non aveva smesso di cadere. Era mezzogiorno e tutti stavano mangiando nella sala da pranzo. Il giardino era deserto. Sempre per mano, arrivarono fin sotto all’agrifoglio più grande che Todd avesse mai visto. Erano lontani dalla scuola ormai e il ragazzo non sapeva neppure che il giardino si estendesse così in là. Approfittando dello stupore, Neil spinse il suo ragazzo, fino a farlo cadere con la faccia nella neve. Ma Todd fu svelto ad afferrare il suo braccio per farlo precipitare insieme a lui. “Così non vale, però” si lamentò il moro. “Ho imparato dal migliore” replicò il fidanzato. Quasi in sintonia, si girarono entrambi con la schiena nella neve. “Si gela qui fuori, Neil! Ho tutta la giacca bagnata.” “Ho io la soluzione! Angeli nella neve!” saltò su il ragazzo, come se fosse l’idea migliore al mondo. Poi iniziò a muovere le gambe e le braccia freneticamente. La neve si spostò per formare la sagoma di un angelo. Todd lo imitò e poi si presero per mano. Sapevano che le sagome sulla neve non sarebbero rimaste per molto, ma il loro legame, quello sarebbe di certo durato per sempre.
Quando era venuto a saperlo, era corso fuori, perché non poteva permettersi che un dolore del genere rimanesse chiuso tra quattro mura macchiate di umidità.
Molto meglio il freddo pungente. Molto meglio la corsa sfiancante.
Era caduto, nella foga, con la faccia nella neve bianca. Si era sdraiato sulla schiena e aveva pensato. Aveva già deciso, quando si erano baciati l’ultima volta? Aveva già deciso prima dello spettacolo? Pensava a quello, quando avevano fatto l’amore sulle assi fredde del retro palco prima che andasse in scena, in quei dieci minuti rubati alle prove generali? O era stato qualcosa che lui aveva fatto, o peggio, molto peggio, che /non/ aveva fatto? Saperlo, lo avrebbe salvato? Era stato veloce? Aveva sofferto? Il suo sangue aveva macchiato il pavimento dello studio del padre? Come erano, i suoi occhi così luminosi, ora che la morte li aveva offuscati?
E mentre pensava a questa tempesta di domande, agitava le braccia e le mani, quasi a disegnare un angelo nella neve, quasi a volersi far vedere dal cielo, da lui. Quasi a voler dire:” Mi hai lasciato qui, come un angelo caduto, su questa terra. Perché Neil, perché?”
“Muoviti o non faremo in tempo” Neil prese la mano del ragazzo e lo trascinò con sé verso il portone principale.
“Ci vedranno! E poi passeremo guai seri!” rispose Todd, cercando di fare resistenza, ma l’entusiasmo del compagno finì per travolgere anche lui e si lasciò condurre fino al giardino dell’università che entrambi frequentavano.
“Vieni, ti mostro una cosa.” Neil procedeva convinto verso il retro dell’edificio, mentre i loro piedi affondavano sempre di più nella neve soffice che non aveva smesso di cadere. Era mezzogiorno e tutti stavano mangiando nella sala da pranzo. Il giardino era deserto. Sempre per mano, arrivarono fin sotto all’agrifoglio più grande che Todd avesse mai visto. Erano lontani dalla scuola ormai e il ragazzo non sapeva neppure che il giardino si estendesse così in là. Approfittando dello stupore, Neil spinse il suo ragazzo, fino a farlo cadere con la faccia nella neve. Ma Todd fu svelto ad afferrare il suo braccio per farlo precipitare insieme a lui. “Così non vale, però” si lamentò il moro. “Ho imparato dal migliore” replicò il fidanzato. Quasi in sintonia, si girarono entrambi con la schiena nella neve. “Si gela qui fuori, Neil! Ho tutta la giacca bagnata.” “Ho io la soluzione! Angeli nella neve!” saltò su il ragazzo, come se fosse l’idea migliore al mondo. Poi iniziò a muovere le gambe e le braccia freneticamente. La neve si spostò per formare la sagoma di un angelo. Todd lo imitò e poi si presero per mano. Sapevano che le sagome sulla neve non sarebbero rimaste per molto, ma il loro legame, quello sarebbe di certo durato per sempre.
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NdA: durante l'event di Natale, Venda mi ha promptato "Neil/Todd 'Angeli nella neve' ".
nonostante lei preferisse il fluff, io ero in pieno momento angst e la drabble n* 1 è stato il primo risultato. Poi ho rimediato. Ho scelto di tenerle insieme perchè sono nate dallo stesso prompt.