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Autore: Emmastory    10/07/2017    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XVI

Flebile ma vera luce

Contrariamente agli altri, non dormivo. Mi agitavo nel letto da ore, provando anche l’irrefrenabile impulso di piangere. Non volendo svegliare nessuno, mi lamentavo in silenzio, sperando con tutto il cuore di non essere sentita. Fra una lacrima e l’altra, mi abbandonavo a sospiri e mugolii di tristezza, che dopo poco tempo, vennero chiaramente ascoltati e percepiti da Stefan. Come ben sapevo, dormiva accanto a me sin dal giorno in cui ci eravamo fidanzati, e mi conosceva meglio di chiunque altro, ragion per cui nascondergli qualsiasi segreto che mi riguardasse era completamente inutile. “Rain, cosa c’è? Un altro incubo? Mi chiese, accostandosi a me e stringendomi a sé con delicatezza. “No, non stanotte. Non dormo da ore, non vedi?” risposi, alterandomi non poco a causa di quella semplice domanda. “Dai, sta calma e dimmi che è successo. Sai che puoi fidarti, no?”continuò lui, stringendomi a sé con forza ancora maggiore e spronandomi a dirgli tutta la verità. “Non è colpa di nessuno, è che davvero non ce la faccio più. Segreti, enigmi, bugie, io non… non lo sopporto, capisci?” Dissi, aprendomi come un antico portale e scaricando ingiustamente su di lui la tensione che in tutto quel tempo avevo accumulato. Nel tentativo di resistere e restare lucida, mi concentravo sulle cose belle della vita, come la presenza dei miei nipoti o dei miei figli, i rapporti con i loro rispettivi fidanzati, e sì, anche Chance. Un povero cane vecchio e stanco, ma nonostante tutto ancora con noi. Conoscendomi, Stefan lo sapeva bene, e non appena mi sedetti sul letto per calmarmi e tentare di respirare, lui mi imitò, non staccandomi gli occhi di dosso neanche per un secondo. “Mi dispiace, Stefan, credimi, mi dispiace tanto. Piangere invece di reagire è sciocco, ma non ci riesco, e in fondo sai come vorrei vivere!” continuai, arrivando quasi a urlargli tutto il mio dolore in faccia ma fermandomi appena in tempo. “Tesoro, lo capisco benissimo, e anch’io vorrei vivere in quel modo, e anche se ora non possiamo, ricorda una cosa. Io sono qui per te, e ci sarò sempre, quindi basta aver paura, va bene?” mi rispose, per poi scivolare nel silenzio e stringermi forte le mani. Con gli occhi ancora velati dalle lacrime, alzai lo sguardo fino ad incontrare il suo, e solo allora, lui si avvicinò per baciarmi. Troppo triste e stanca per lasciarlo fare, mi ritrassi dando inizio a una metaforica fuga dal suo affetto, ma il mio Stefan non volle sentire ragioni. Non avrebbe mai osato costringermi ad amarlo, chiaro, ma era sicuro che una notte al suo fianco avrebbe agito da panacea contro ogni mio dolore. Non era la prima volta che funzionava, e in parte non potevo che dargli ragione, ma in quel momento, non ero davvero in vena di romanticismo. In altri termini volevo stare da sola con i miei pensieri, sperando che il sonno mi rubasse la coscienza e il buio mi inghiottisse per sempre. Continuando a insistere, però, Stefan prese a baciarmi, e non appena le sue labbra toccarono le mie, provai una sensazione conosciuta, ma comunque classificabile come una delle migliori mai provate in vita mia. Lentamente, un appagante calore mi invadeva il corpo, e con ogni movimento di Stefan sopra di me, faticavo letteralmente a respirare per l’emozione. Gliel’avevo detto migliaia, forse milioni di volte, ma lo amavo moltissimo, e anche in situazioni del genere, in cui la tensione prendeva possesso di ogni muscolo e ogni nervo del mio corpo, non riuscivo mai a negarmi a lui. Mi stringeva, mi baciava, mi chiamava per nome e diceva di amarmi, tutto con uno stile unico, che lui adottava ogni volta che eravamo insieme. Se si trattava di consolarmi, mi parlava come in genere si parla a una bambina, ed io non lo disprezzavo, ma quando invece si trattava di avere momenti intimi come questo, diventava diverso, desideroso di amarmi fino allo sfinimento. Inutile dire che l’apprezzassi, e che lasciandomi romanticamente controllare da lui, accettassi qualsiasi cosa. I teneri ma roventi baci sulle labbra e sul collo, le carezze lente e misurate con cui mi faceva tremare tutto il corpo, e perfino il modo in cui, con decisione e dolcezza al tempo stesso, prendeva possesso di me, facendomi arrivare, spossata ma felice, al vero apice del piacere. Succedeva ormai da anni, ma stando a come mi sentivo in sua presenza, ogni volta era davvero uguale alla prima, colma dell’amore e della passione irrefrenabile e quasi violenta che aveva caratterizzato la nostra prima notte. Quell’ennesimo rapporto mi lasciò svuotata come una conchiglia affidata alla spiaggia dalle onde del mare che con acuta testardaggine abbracciavano ogni volta la costa, ma felice come poche persone a questo mondo. Ero senza respiro, e non avevo neanche più la forza di parlare, ma nonostante questo, spesi le mie ultime energie nel baciarlo. “Ti amo, amore mio.” Gli dissi poi, osando muovere una mano per scostargli i capelli dal viso. “Ti amo anch’io, mia piccola goccia di pioggia.” Rispose, ricambiando quel bacio e dandomi ancora modo di ascoltare il battito del suo cuore, ancora furioso nonostante la calma che ci aveva avvolti scendendo nella stanza. Avvertendo quelle pulsazioni, sorrisi, e prendendo l’iniziativa lo baciai ancora, non esitando ad approfondire quel bacio e cercare di incitarlo a fare lo stesso. Obbedendo a quel mio muto ma a suo dire dolce ordine, catturò le mie labbra con le sue, e dando inizio ad un ultimo bacio, si staccò da me, ma solo per ammirare la bellezza dei miei occhi e dei miei capelli, che come mi aveva detto una volta, erano assieme al mio viso la cosa che amava di più. Poco dopo, prese a solleticarmi una spalla, poi i seni e l’area circostante. Innamorata come sempre, lo lasciavo fare, gemendo solo occasionalmente di fronte alle sue azioni. Era strano a dirsi, ma a volte controllarmi mi era davvero difficile. Lui lo sapeva bene, e ogni volta faceva del suo meglio per rendermi felice anche in quel frangente. Il suo non era sadismo, certo, e neppure lussuria, ma soltanto amore, puro e vero amore. “Non mi lascerai mai, vero?” azzardai, con sguardo serio e un improvviso lampo di paura negli occhi. “Mai.” Rispose soltanto, avvicinandosi lentamente a me al solo scopo di prendere fra le dita la collana che mi aveva regalato e che ancora indossavo e conservavo gelosamente. “Voliamo insieme…” iniziò, lasciando quella frase in sospeso così che io la completassi. “O non voliamo affatto.” Conclusi, sorridendo e facendo unire le nostre labbra ancora una volta. “Proprio così. Ora dormi, e non pensarci più.” Mi disse, fornendomi un utile consiglio che avrei tentato in tutti i modi di seguire. Di lì a poco, mi accoccolai sotto le coperte come una bianca e serafica gatta, con lui che passò interminabili minuti a carezzarmi i capelli. Un’azione davvero rilassante, che in più occasioni mi aveva aiutata ad assopirmi. Annuendo lentamente, chiusi gli occhi, e augurandogli la buona notte, mi addormentai, avendo appena il tempo di vedere la luce della luna infrangersi sui nostri corpi, proiettando ombre che non ero in grado di vedere. Scivolando nell’incoscienza, feci sogni tranquilli e felici, riuscendo finalmente a far tacere l’infinta eco dei miei pensieri, più insistenti di quanto credessi. L’avevo scritto molteplici volte nel mio diario, ma mi sentivo davvero fortunata ad avere Stefan. Come ricordavo, e come peraltro non avrei mai dimenticato, aveva promesso di proteggermi, e a distanza di anni, ci stava riuscendo perfettamente. Parlando con Alisia, avevo scoperto che si sentiva allo stesso modo quando era con Ilmion, e lo stesso discorso era applicabile a Samira con Soren e Rachel con Lady Fatima. L’avevo letto in un libro di favole quando ero piccola, ma sin da allora, ero sempre stata convinta di una cosa. L’amore è un incantesimo dalla potenza benefica e devastante, capace di obliterare qualunque altro sentimento negativo. Un approccio alla vita forse poco realistico, ma al quale grazie a Stefan restavo saldamente aggrappata, sperando, una volta raggiunta la fine di questo lungo  e metaforico tunnel, di incontrare una flebile ma vera luce.
 
   
 
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