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Autore: blackswan_    11/07/2017    1 recensioni
Scritta per il Drabble Event "7 Days of Pride" del gruppo We Are Out For Prompt.
PROMPT: Melinda ha imparato a resistere ad ogni tipo di tortura, ma al siero della verità è impossibile resistere.
[Phil Coulson/Melinda May]
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Melinda May, Phil Coulson
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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DISCLAIMER:  Fatti e personaggi riportati nel seguente scritto non mi appartengono, ma sono di proprietà di chi ne detiene i diritti. Inoltre, qualsiasi riferimento a fatti o persone reali sono da considerarsi puramente casuali.
WARNINGS: Scritta per il Drabble Event "7 Days of Pride" del gruppo Facebook "We are out for prompt".


PROMPT: Melinda ha imparato a resistere ad ogni tipo di tortura, ma al siero della verità è impossibile resistere.
 
Pentothal.
 
Difficilmente l'agente May può essere catturata, non dopo anni di esperienza accumulata, per lo meno. Ha imparato a cavarsela in ogni occasione dopo che, nei primi anni con lo S.H.I.E.L.D ne aveva passate di tutti i colori; e nonostante possa sembrare difficile da credere, una volta, prima di diventare "La Cavalleria" aveva persino implorato di esser lasciata libera: aveva poco più di diciotto anni e quella era la prima vera volta sul campo. Promise a sé stessa che non sarebbe mai più capitato e da lì intensificò i suoi allenamenti.
Tuttavia, qualche volta, la situazione si faceva talmente pericolosa che la cattura sembrava l'unica via di scampo. Alle volte era meglio aspettare che il resto della squadra la localizzasse e la mettesse in salvo. Così quella volta aveva lasciato che Il Russo la catturasse e legasse a una sedia, avrebbe affrontato a muso duro le inutili torture che l'aspettavano.
«Tu» un uomo sudato, coperto di tatuaggi e con la sigaretta tra le labbra la indicò «dirai a me tutto quello che io voglio sapere».
Aveva imparato a sopportare ogni cosa. Che le si strappassero le unghie dalle mani o i capelli dalla testa. Era stata picchiata a sangue ed era sopravvissuta. Quella minaccia non le faceva nessun effetto.
Ma per una volta i nemici sembravano esser diventati più furbi: presto entrarono due uomini vestiti di un camice lungo fino alle ginocchia e che una volta doveva essere stato bianco, come le pareti della stanza ora ingiallite per il poco interesse prestato nel tempo alla struttura; disinfettarono con un batuffolo di cotone, che in realtà era stato imbevuto solo nell'acqua fredda, il braccio di May e le iniettarono una sostanza dal colore pallido. «Il siero della verità» annunciò lo stesso uomo di prima recuperando una sedia, forse l'unica, ancora in grado di reggere il peso di una persona. La posizionò proprio di fronte a Melinda e ci si accomodò con le gambe allargate, poi con un cenno della mano impartì ordini già noti al resto degli uomini presenti, tra cui pochi soldati sudati e in pessime condizioni e i due dottori che restarono al suo fianco.
Presto tre soldati tornarono sorreggendo un quarto uomo con indosso un bel completo con giacca e cravatta ormai logoro, la testa abbandonata in avanti, un po' a nascondere il viso e un po' perché tenerla su sembrava richiedere troppe forze. Ad un secondo cenno della mano l'uomo ben vestito venne lasciato cadere sul pavimento e in quel momento May riconobbe Phil Coulson: suo collega, amico di una vita e chissà un giorno sperava anche amante. Dalla bocca della donna uscì un verso di sorpresa, non sapeva che fosse stato catturato. A quanto pareva i nuovi nemici si erano fatti davvero più furbi avendo preferito prendersela con una delle persone cui teneva di più, piuttosto che con lei.
Osservò per diversi minuti, nel silenzio della stanza, il corpo di Phil, e notò tra i brandelli della camicia che ancora gli coprivano le braccia e i lividi i segni delle corde con cui era stato immobilizzato.
Strinse i pugni.
«Ci dirai tutto quello che vogliamo May, tutto quanto» un sorriso cattivo comparve sulla bocca del Russo.
In risposta l'agente scosse la testa e con un filo di voce Coulson aggiunse che May era fedele, e non avrebbe detto proprio un bel nulla.
«Tra poco il siero della verità farà il suo effetto e lei parlerà, che lo voglia oppure no» intrecciò le mani e se le poggiò sulla canotta sporca all'altezza dell'addome. «Quanto manca dottore?»
E quello si chinò afferrando, rude, il viso di May tra le proprie mani non troppo pulite. Le guardò gli occhi con le pupille ormai dilatate agli estremi, segno che il siero le circolava nel sangue e avrebbe fatto il suo effetto.
«Ci siamo» rispose serio confermando con il suo orologio da polso che il siero aveva impiegato esattamente sei minuti e una manciata di secondi a mettersi in circolo.
«Cominciamo con una domanda facile: come ti chiami?»
«Melinda May»
«Chi è quest'uomo» indicò sprezzante Phil.
«Phil Coulson»
«È chi è Phil Coulson»
«Il direttore dello S.H.I.E.L.D»
«Capisco. E chi è per te»
Le domande erano abbastanza semplici eppure May sembrava già sull'orlo di una crisi, effetto collaterale dell'uso del siero. Aveva tenuto quel segreto per così tanto tempo, impaurita, si proprio lei, dalla possibilità di un rifiuto; e ora tutti i suoi sforzi andavano in fumo con così poco.
«È la persona che amo»
Se anche avesse pensato ad una risposta differente, dalla sua bocca come se fosse dissociata dalla mente sarebbero uscite ugualmente quelle parole.
Aveva sorpreso un po' tutti con quella risposta. Phil Coulson che non immaginava nemmeno lontanamente una risposta simile trovò la forza di guardarla in viso e constatare che diceva la verità; e il Russo, che si sarebbe accontentato di sapere che Phil era solo il capo di May, sfruttò immediatamente la nuova situazione facendo leva sui sentimenti.
«È così Melinda May ha dei sentimenti per il Direttore. Sembra una pagliacciata da film Americano, non credete anche voi?» prese in giro rivolgendosi ai suoi soldati.
Un ringhio da parte di May in risposta.
«E non vorrai che al Direttore venga fatto del male, vero?» la voce si era fatta quasi più dolce, canzonatoria, come di qualcuno ormai certo di avere tutto nel pugno della propria mano.
Proprio in quel momento il palazzo cominciò a tremare sotto l'impeto energetico che i due agenti dello S.H.I.E.L.D riconobbero appartenere a Daisy.
 
 
«Dicevi davvero quando eravamo entrambi prigionieri del Russo?» domandò Phil, sfregandosi i polsi, all'agente May non appena riuscirono a trovare qualche minuto lontano dal resto della squadra. Era piacevole sapere che lì alla base c'era sempre qualcuno pronto a rischiare la propria vita per salvare quella di un collega, e soprattutto di un amico, ma Simmons era andata in apprensione quando aveva visto il Direttore coperto di graffi e lividi e coi vestiti strappati e Daisy per poco non gli raccontava la favola della buonanotte prima di andare a dormire.
Si nascosero per pochi minuti, come due ragazzini alle prime armi.
«Ero sotto l'effetto del siero della verità» rispose May in un tacito consenso. «Se ti bruciano ancora i polsi dovresti usare della crema idratante, Simmons ne ha un po' nella sua stanza»
«Non cambiare discorso Melinda, perché non me l'hai mai detto?»
Melinda scosse le spalle come a dire "non lo so", restando in silenzio. Presto però sulle sue labbra ci furono quelle del Direttore.
Un bacio casto, senza lingua e senza affanni. Solo labbra che si sfioravano dolcemente. Come due amanti che si sono cercati tanto a lungo, come loro.
«E tu? Perché non me l'hai mai detto?» rispose Melinda non appena il bacio terminò.


Conteggio: 1120 parole.
 

 

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