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Autore: Bruna_mars    11/07/2017    1 recensioni
Ali ha bisogno di soldi per aiutare sua madre economicamente e fare da baby-sitter della piccola Sofi sembra la soluzione migliore, ma ogni cosa cambia vorticosamente, ora che l'affascinante ed intrigante fratello della bimba torna da Londra per un oscuro segreto che incombe dal suo passato. E così, tra un pomeriggio e l'altro, tra i due sembra nascere qualcosa, qualcosa che va al di là del tempo e dello spazio. Ma come c'è passato, così c'è futuro ed Alice non può che impegnarsi affichè il tutto vada a suo favore..
"Devi solo far finta di essere la mia ragazza. Posso pagarti quanto vuoi. Cento, duecento, trecento euro al giorno! Ne ho davvero bisogno. Ed anche tu."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 4
 
Hiding
 
Nascondersi

 
Il paradosso è che si combatte l'ipocrisia, ma si finisce per evitare chi dice la verità.
Claudio Brunelli
 
 
Il giorno dopo, al mio risveglio, sono nella stanza degli ospiti di casa Trovati. La piccola Sofi non sa che sono qui e le farò una sorpresa. Ho detto a mamma che lavorerò tutto il giorno qui, ieri sera. Ma non riesco a credere alla scenata di ieri sera. Paolo mi ha preso dalla macchina. In braccio. E mi ha portato fino all’entrata. E lì, la signora Trovati ci ha aperto e ci ha visto. Io mi sono subito raddrizzata e sono balzata a terra, senza scarpe, ed ho cercato di dare una spiegazione plausibile, ma la meravigliosa signora Lucia, impeccabile come sempre, si è limitata a dirci di andare a riposare, così da parlare il giorno seguente. Ed ora che siedo sul letto in cui da un anno a questa parte dormo spesso, penso a cosa dirle. Non so se ha già parlato con Paolo, ma ne dubito, dunque dovrò trovare una spiegazione assolutamente credibile a questo terribile disastro.
Salve, signora Lucia, in realtà io e suo figlio ci siamo follemente innamorati ed in una settimana abbiamo deciso di fidanzarci, sposarci e fare dei bambini. Che meraviglia, sarà nonna!
Oppure
Io e Paolo ci siamo CASUALMENTE incontrati allo stesso matrimonio, sa, io frequento ambienti importanti, sono una cara amica della sposa e così, zack, dato che ero troppo stanca per tornare a casa ha deciso di ospitarmi e di portarmi in braccio fino alla porta!
 
Non capisco neanche come mai abbia fatto una cosa del genere, comunque.
 
Sorpresa, siamo venute per festeggiare il suo compleanno! AH, è tra sei mesi..?
Scuoto la testa, ma nel mentre la porta si apre e la signora Lucia è lì davanti. Ha i capelli raccolti in uno chignon che le dà un aria più anziana, mentre indossa una meravigliosa camicia rosa ed una gonna nera che le sta d’incanto.
“Posso?” Chiede.
Già è entrata, vorrei rispondere, ma entra e fa come se fosse a casa sua (coincidenze?) “Vorrei parlare di ieri sera.” (Io non credo.)
“Senta, posso spiegarle…”
“No. Paolo mi ha detto tutto. Senti, Alice, io provo per te l’affetto che provo per mia figlia, ma so che mio figlio può essere.. esuberante, alle volte, e sa anche bene fare il fuori luogo. Dunque, se ti farà soffrire, sta certa che gliene canterò quattro. Ma tu sei sicura?”
“Beh, io.. ehm, sì.” Sembro una balbuziente. Ma cosa mi prende!
Lei sembra rilassarsi: “Bene. Paolo questa mattina ti ha preparato la colazione. Incredibile. Toast e succo sono giù in cucina. Io ho alcuni affari da sbrigare, quindi fatta colazione fai fare qualche compito a Sofia e costringila, se non ha intenzione di farli. Poi potrà svagarsi un po’. E ti prego, potresti lavare i vetri? Sono indecenti, ormai.”
Annuisco ed esce così com’è entrata. Rapidamente. Caspita, chissà cosa penserà la signora Trovati. Devo trovare un modo per spiegarle che tra me e lui non c’è nulla davvero. Ma come faccio?
Devo prima parlarne con Paolo. Insomma, lavoro per i Trovati e non posso trovarmi in una situazione così scomoda per me e per loro.
Mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina. Non riesco a credere che la tavola sia così ben apparecchiata. Sopra ci sono grandi leccornie, ma ciò che riesco a fare è solo guardare un piccolo biglietto sopra il tavolo.
 
Piccolo ringraziamento per ieri. I soldi sono nel primo cassetto nella camera dove dormi. Ci sentiamo più tardi, buona giornata.
 
Non capisco che motivo ci fosse di fare una cosa così grande. I soldi sarebbero bastati.
“Ali! E questo?”
“Non lo so. L’ha preparato tuo fratello..” Bisbiglio. Lei annuisce, un po’ intontita: “Deve avere qualche malattia incurabile per ordinare tutto questo cibo per altri.”
Scoppio a ridere e ci deliziamo così della nostra colazione.
 
**
 
“Sono a casa!” Alfi è seduto sopra il divano, mentre legge appassionatamente un libro.
“Ciao, Ali. Dormito bene?”
“Sì. Voi? Marta e Lisa?”
“Sono al parco. Io volevo restare qui.” Mi dice, prima di tornare alla sua lettura. Ho impacchettato qualcosa delle leccornie portate da Paolo e le ho portate qui a casa, in modo che le possano mangiare anche i miei fratelli. Quando mi vede tirar fuori un vassoio di cose buone da mangiare, domanda: “E tutto questo?”
Afferra un pasticcino e lo addenta, felicemente.
“Li mandano i signori Trovati.” Mento. Lui annuisce: “Mi hai salutato Sofi?”
Annuisco e gli sorrido. Vanno davvero d’accordo. Mentre metto le cose in frigo, squilla il mio telefono. All’inizio, la tentazione di non rispondere è grande. Davvero, non so cosa fare. Ma alla fine, porto il telefono all’orecchio e mi chiudo in bagno.
“Pronto?” Sussurro.
Cesare, dall’altra parte del telefono, esclama: “Dolcissima Ali. Ti cerco da ieri. Tutto bene? I tuoi?”
“Bene, si va avanti. Tu?” Chiedo, un po’ distaccata. Deve capire che con me non ha chances e che continuare a cercarmi disperatamente non lo aiuterà a dimenticarmi e ad andare avanti.
Mi racconta che i suoi ultimi viaggi stanno andando alla grande e che sta amando questo periodo. Ciò che gli manca sono solo io. Rimango un po’ interdetta davanti alle sue parole, e gli spiego, con estrema delicatezza, che le cose stanno come stavano prima, che ormai ciò che c’era è terminato. Dice di capire, ma non sa che percepisco la sua delusione. Gli dico le solite cose, che non mi va di lasciarci male e che voglio continuare ad essere sua amica, dunque mi invita ad uscire. Ora come ora, mi sembra strano avere un appuntamento con lui, ma non voglio privarmi della compagnia di qualcuno, nonostante il piccolo lavoretto che sto svolgendo per il signor Trovati.
E così, mi ritrovo ad uscire di nuovo con quella parte importante della mia adolescenza lasciata da parte.
“Con Cesare? Davvero?”
“Solo come amici.” Spiego a mamma, che mi guarda un po’ stupita. Stiamo preparando il pranzo insieme, mentre Lisa sistema la nostra stanza ed Alfi mette a posto i suoi giocattoli lasciati in disordine. La piccola Marta dorme appassionatamente nel suo lettino, abbracciata alla bambola che le abbiamo regalato.
Lei annuisce un po’ perplessa ed aggiunge: “Senti, ma lui ha chiaro come stanno le cose?”
Scrollo le spalle. Ne dubito, ma gliene ho parlato così tante volte che mi sembra strano che non abbia ancora afferrato il concetto.
Mi arriva un messaggio sul telefono e temo sia ancora Cesare. Lo avvicino a me. È Paolo.
 
Paolo Trovati: Ehi, piccola, come stai?
 
Me: Piccola? Sei entrato nel personaggio?
 
Paolo Trovati: Ma smettila! Volevo essere dolce!
                       Posso chiamarti?
 
Me: Con me non attacca, scemo.
       Ora no. Che succede?
 
Paolo Trovati: Niente, volevo portarti a cena
 
Me: Cena?
 
Paolo Trovati: Esatto. Come amici, per conoscerci. Insomma, sappiamo così poco l’uno dell’altra.
 
Me: O l’una dell’altro.
 
Paolo Trovati: Sei per la parità dei sessi?
 
Me: Ovviamente. Per quando?
 
Paolo Trovati: Questa sera?
 
“Chi è?” Domanda Lisa, che intanto si è avvicinata furtiva. Scosto il telefono e lo pongo nella mia tasca. Stizzita, dico: “Nessuno che ti interessi.”
“Mah, che noiosa che sei.” Commenta lei, mentre prende un pezzo di pomodoro. Mamma la fulmina e lei sorride, come una bambina birichina. Ridacchio.
Lisa, così, chiede l’intervento di mamma: “Mamma, non ti sembra che in quest’ultima settimana la casa Alis sia sempre furtiva e misteriosa?”
Mamma scoppia a ridere e si sistema una ciocca dietro l’orecchio: “Non penso, tesoro. Prova a chiedere.”
“Allora, che succede?” Mi domanda Lisa, insistendo.
“Niente, sto parlando con Paolo Trovati, il figlio dei Trovati. È per lavoro.”
Lisa alza lo sguardo al cielo. Pensa che io sia ossessionata con il lavoro e che io debba rallentare un po’. “Hai comunque vent’anni” mi dice sempre, quando le spiego che devo aiutare la mamma in ogni caso.
“E’ carino?” Domanda, eccitata.
Scuoto la testa: “Orribile. Occhi verdi, alto e capelli scuri.”
Mamma ironizza: “Insomma, proprio uno schifo.”
“Mi lasciate parlare in pace?” Lisa se ne torna in salotto ridacchiando, mentre mamma butta la pasta.
 
Me: Questa sera no, mi spiace.
 
Paolo Trovati: Domani?
 
Me: Non so, devo vedere.
 
Paolo Trovati: Antipatica! Non vuoi darmi chances?
 
Non farti illudere mi ripeto nella testa. È solo recitazione. Così, rispondo che domani può andare bene e di passare a prendermi verso le nove. A mamma racconterò qualcosa come “Devo occuparmi di Sofia”. Non voglio che scopra questo lavoro che sto facendo per Paolo, né tanto meno che stiamo davvero uscendo come amici. Niente di tutto ciò. Mi direbbe di finirla e addio soldi. Dunque, continuo a preparare il pranzo con grande interesse nei confronti dei discorsi che mi fa la mamma.
 
**
 
“Quindi stai uscendo ancora con quel Cesare?” Domanda Lisa, mentre io mi infilo un vestito color blu che ho comprato al mercatino insieme a mamma, qualche tempo fa. Mi osserva un po’ delusa, visto che lei ha grandi aspettative per me. Mi vuole vedere sposata con un miliardario, una villa gigante, una maison in Canada per le vacanze ed una piscina enorme. Cose che ovviamente non posso permettermi.
“Sì, ma come amici.”
“Certo ed io sono Obama. Insomma, si vede che ti muore dietro. Lo fa da quando vi siete lasciati.” Conviene mia sorella ed io mi giro verso di lei, mentre lego i miei capelli in una coda alta: “Dai, piantala. Ha chiaro anche lui come vedo le cose in questo momento.”
Poi, ignorandomi, aggiunge: “Ho incontrato sua mamma al supermercato. La solita stronza.”
“Lisa!” Esclamo.
“Ma lo sai anche tu! Detestabile è dire poco! Ha guardato Marta e ha chiesto se fosse tua figlia!”
Scoppio a ridere. Sì, ricordavo che la signora Innocenzi fosse così, ma pensavo anche che il tempo cura tutte le ferite e tutte le stronze.
“Insomma, mi ha parlato dei successi del figlio ed ha chiesto se sei fidanzata. Ovviamente, si aspettava che fossi sola.”
“Lasciala perdere e la prossima volta la ignori e basta, siamo state chiare?”
“Sì, sì, figurati. Mi sono inventata che dovevo venirti a cambiare il pannolino, per andare via.”
“Lisa!”
 
**
 
Quando esco da casa, noto subito la macchina che Cesare ha ormai da due anni. Una panda nuova color bianco, pulitissima e laccata da morire. Mi avvicino e gli faccio un cenno. Quando salgo in macchina, mi dà subito un bacio sulla guancia per accogliermi: “Ali, come stai? Sei sempre più bella, eh?”
Gli sorrido calorosamente e intanto, mette in moto. Cominciamo a parlare del più e del meno.
“Allora, lavori ancora per quei Trovati?”
“Eh già, non si sono ancora persi..” Mi lascio sfuggire. Lui scoppia a ridere, davvero divertito dalla mia pessima battuta e dice: “Beh, prova ad abbandonarli in un bosco.”
“Non sarebbe giusto, sono tanto carini con me.”
“Sai, ho saputo che il figlio di Trovati erediterà la fabbrica in questi giorni.”
Rimango un po’ perplessa. Io sapevo che a Settembre Paolo sarebbe tornato a Londra, dunque questa notizia mi lascia non poco sorpresa.
“Ah, sì? Dove l’hai letto?”
“L’hanno detto al telegiornale ieri e ti ho subito pensata. L’hai conosciuto?” Domanda, mentre prende la rotatoria per uscire dalla città. Un po’ distratta chiedo: “Chi?”
“Ma come chi, il figlio Trovati!”
“Ah, il figlio ritrovato.” Ci scherzo su “Beh, si. Paolo comunque abita dove lavoro.”
“Ovviamente, anche se è abbastanza grande per stare con i suoi.” Convengo anche io con Cesare, ma in realtà non so bene quali siano le abitudini di Paolo e quali i motivi per cui non abbia un appartamento per conto suo.
Scrollo le spalle: “Beh, non abbiamo parlato molto, ecco..”
“Ah, no? Beh, glielo potresti chiedere.”
“No! Insomma, abbiamo due diversi ruoli. Io sono la signora delle pulizie e baby-sitter di Sofia, niente di più. Se fossi una sua amica lo farei.”
Cesare tace e finalmente arriviamo al ristorante. Osservo l’ambiente e mi sembra tutto troppo costoso, dunque comincio a preoccuparmi per le intenzioni di Cesare. Sospiro e mi volto verso di lui, mentre il cameriere ci accompagna al tavolo.
“Non credi sia troppo? Andava bene anche una panineria!”
“Ma quale panineria! Insomma, una vecchia rimpatriata in panineria? Che tristezza! Dai, vieni a sederti.”
Mentre si siede anche lui, osservo Cesare e ritrovo in lui gli stessi caratteri che mi fecero innamorare di lui follemente: gli occhi azzurri, il volto dolce, le sue maniere gentili. Ci portano il menu e Cesare comincia a raccontarmi.
“Sai, ieri sono andato in una rosticceria deliziosa che si trova in via dei Mirti. Ti ci devo portare. Ci sono andato con quegli amici del liceo, Marcello e Davide. Te li ricordi? Ti salutano!”
“Ah, sisi..”
Mentre chiacchieriamo (o meglio, chiacchiera lui) vorrei affogare. Appena porto il mio sguardo sull’entrata, noto con tristezza Paolo, Vanessa ed un altro ragazzo alto e muscoloso. Come primo istinto, porto il menu davanti al volto in modo tale da non essere riconosciuta. In secondo luogo, penso di dover necessariamente andare via. Insomma, tutta la montatura salterebbe, se Vanessa mi vedesse con qualcun altro. Non crederebbe mai che Paolo mi lasci liberamente uscire con un maschio da soli. Cavolo, come faccio?
“Ehi, che ti succede?” Domanda Cesare, con le sopracciglia inarcate. Scuoto la testa e commento il menu: “Cavolo, ma non è troppo costosa quest’insalata? Sette euro? Ma se saranno due foglie e un po’ d’olio!”
“E invece la pasta? Venti euro e ce la serviranno scotta!” Ridacchio impacciata e noto, con estremo dispiacere, che i tre stanno per essere condotti proprio al tavolino vicino al nostro. Non riesco a crederci.
Tranquilla. Tu e Cesare siete amici di infanzia. Amici e basta. E Paolo ovviamente reggerà, qualsiasi cosa gli verrà detta.
 
“Ma guarda chi c’è! Alice cara! Ti ricordi, sono Vanessa! Non dirmi che vi siete messi d’accordo. E lei è..? Piacere, sono Vanessa, un’amica del fidanzato.”
“Fidanzato?” Domanda Cesare.
Gli lancio un’occhiata profonda in modo che capisca di fare silenzio: “Sì, fidanzato. Ciao, amore, che bello vedervi! Lui è Cesare, amico di infanzia e..”
Paolo non mi saluta, ma mi guarda profondamente deluso. Non so cosa stia girando nella sua testolina, ma dentro di me ho una profonda voglia di sprofondare da qualche parte.
“Ah, sì! Fidanzato! Ali me ne stava proprio parlando!” Esclama falsamente felice Cesare, mentre prima osserva Paolo e poi di nuovo me.
“Ma che ne dite di mangiare tutti insieme?” Annuncia gioviale Vanessa. Cesare aggiunge, contento: “Ma sì, dai..”
Paolo mi rivolge un finto sorriso: “Ma si, amore, dai. Sediamoci vicini.”
Cavolo… peggio non poteva andare!

 
 
  
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