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Autore: Plando    11/07/2017    4 recensioni
Nick è in un momento difficile, riuscirà a venirne fuori con l'aiuto di una nuova conoscenza?
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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Si svegliò nel buio totale, spalancando gli occhi e trattenendo a stento un urlo, tremava come una foglia per poi rendersi conto che si era trattato di un incubo, quell'incubo che ormai credeva di aver superato, si guardò attorno cercando di capire dove fosse, la testa le faceva un male bestia, Jessica si girò di lato capendo che era sdraiata su un letto, provò ad alzarsi ma una tremenda fitta al fianco la fece gemere e crollare a peso morto, i suoi occhi si stavano pian piano abituando all'oscurità, a parte il letto dove era distesa vide un tavolino con una lampada li vicino, dopo aver allungato la zampa e aver annaspato in cerca dell'interruttore la luce si accese, accecandola per qualche istante.

Riparandosi gli occhi si guardò attorno, si trovava in una stanzetta che sarà stata si e no due metri per cinque, l'unico mobilio era un armadio scassato a cui mancavano alcune ante e l'unica presente con ogni probabilità non era nemmeno la sua, poi cercando di capire il motivo della fitta, abbassò lo sguardo al suo corpo, era senza la parte superiore della divisa, il ventre era scoperto e il petto era completamente fasciato, controllando il lato destro, dove aveva sentito dolore, notò che le bende erano leggermente sporche di sangue.

Nonostante fosse in grado di mantenere il sangue freddo anche in situazioni estreme, non sapere dove si trovava e non ricordarsi come ci fosse arrivata, ferita tra l'altro, la spaventava, dopo essere scesa dal letto e aver provato a mettersi in piedi la testa cominciò a girargli, facendola barcollare e cadere a terra, Nick entrò in quel momento, avvicinandosi a lei ed aiutandola ad alzarsi.

“Sta ferma, la ferita non è grave, ma farai saltare i punti se ti muovi così bruscamente” Lei era ancora parecchio agitata e si staccò velocemente da lui, perdendo nuovamente l'equilibrio, sedendosi a terra e poggiando la schiena al letto.

“Perché sono ferita? Che diavolo mi hai fatto?” Nick si sentì parecchio offeso, capendo poi che lei era nel panico, decise quindi di tralasciare e cercare di calmarla.

“Tranquilla, non ti ho fatto nulla. Non ricordi che è successo?”

Nonostante le forti emicranie si sforzò di pensare, cominciando a ricordare cos'era successo, seppur con difficoltà.

“Manchas, siamo andati a casa dell'autista della limousine, quello di cui ci ha parlato Kevin”

Nick annuì “Ricordi altro?”

“Qualcosa riguardo a Otterton, il fatto che si comportava come un selvaggio e...ululatori notturni, non so di cosa parlasse, dopo di questo buio completo”

Nick vide che farla parlare l'aveva già calmata a sufficienza, quindi proseguì lui a dirgli quello che lei chiaramente non poteva ricordare.

“È successo tutto così in fretta che ancora non ho ben capito le dinamiche, ma dopo che ha chiuso la porta per togliere il chiavistello abbiamo sentito un rumore all'interno, un tonfo, come un corpo che cade a peso morto sul pavimento, quando hai aperto la porta per entrare lui ti ha assalita colpendoti con una zampata, ferendoti con gli artigli, hai perso i sensi subito dopo battendo la testa sul pavimento”

Jessica non ricordava nulla di tutto questo, ma ascoltandolo si rese conto che non stava mentendo, per cui annuì e gli fece cenno di continuare.

“La cosa strana è che si comportava come lui stesso aveva descritto Otterton, era a quattro zampe e ringhiava, completamente selvaggio e non stava fingendo, comunque sono riuscito a prendere il tuo taser dalla cintura e stordirlo quanto bastava per portarti via da li, poco prima che mi saltasse addosso”

Jessica abbassò nuovamente lo guardo al suo fianco fasciato per poi rivolgerlo alla volpe “Sei stato tu a sistemarmi?”

“Cosa? No no, non sarebbe venuto così bene, a ricucirti è stato...”

In quel momento la porta si aprì ed un piccolo fennec che lei riconobbe subito fece il suo ingresso nella stanza “Sono stato io”

Paradossalmente Jessica si ritrovò in debito con gli unici due mammiferi in tutta Zootropolis che aveva maltrattato e umiliato come se non ci fosse un domani, orsi di MrBig esclusi.

“Grazie, e scusami per…”

“Non voglio nessun ringraziamento da te e non accetto le tue scuse, devi solo ringraziare Nick, se fosse dipeso da me ti avrei lasciata a crepare dissanguata come una…”

“Ok ok, hai fatto capire appieno quello che volevi dire” Nick interruppe l’amico prima che esagerasse accompagnandolo fuori dalla stanza, mentre usciva il fennec cominciò a lanciare imprecazioni a Nick e sguardi assassini alla lepre, se non fosse per la bassa statura sarebbe stato pure convincente.

Quando Nick si voltò di nuovo verso di lei la vide con la testa tra le zampe mentre si stringeva la base delle orecchie “Ho fatto un casino, di nuovo”

“Se ti può consolare, una volta finita la tua indagine non porterò nessun rancore verso di te, non ne sono capace”

Jessica alzò lo sguardo verso di lui, la volpe gli rispose con un sorriso che le fece capire al volo quello che doveva fare, quindi si infilò una zampa nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori una penna USB che diede a Nick, lui la prese osservandola per qualche secondo per poi rivolgersi a lei.

“E questa?”

“Contiene tutte le prove che potevo usare contro di te, sono ancora nel database, ma nessuno a parte me sa nulla, per quel che vale, mi dispiace per tutti i guai che ti ho fatto passare”

Finita la frase si alzò in piedi e cominciò ad incamminarsi verso l’uscita della stanza, tenendosi una zampa sulla ferita, si vedeva lontano un miglio che le faceva un male bestia ad ogni passo, arrivata alla porta allungò il braccio per aprirla, ma una fitta tremenda al fianco la fece cadere a terra, urlando per il dolore, Nick si avvicinò osservando le fasciature che cominciavano a macchiarsi di rosso.

“Ecco, hai rotto i punti, e dubito che Finn ti sistemerà di nuovo, ti dovrai accontentare della mia poca esperienza a riguardo”

La lepre dolorante si rese conto che in quelle condizioni non sarebbe potuta andare da nessuna parte, per cui si ritrovò costretta ad accettare aiuto “Ok…scusa…”

Nick prese un paio di forbici e lentamente cominciò a tagliare la fasciatura, arrivando a toglierla del tutto, fortunatamente solo una delle tre ferite si era riaperta

“È meno grave del previsto, questione di cinque minuti, ti vado a prendere un antidolorifico”

“Non serve…ho…ho sopportato di peggio” Era fin troppo palese che provava dolore, ma se quel rifiuto era una sorta di auto punizione o dimostrazione di forza a Nick non importava, tanto lo aveva capito che a lei andava bene così.

“Perché hai preferito portarmi qui e non all’ospedale? Era ovvio che il tuo amico si sarebbe…AHIA”

Nick aveva iniziato a disinfettare la ferita con dell’alcol “Non ti lamentavi così la prima volta, sta ferma”

“Forse perché ero svenuta? Non hai risposto alla mia domanda”

“Ti puoi figurare, una volpe che porta all’ospedale una lepre ferita da un’artigliata, come minimo mi avrebbero fatto il terzo grado per poi arrestarmi senza nemmeno farmi spiegare cosa fosse successo”

Jessica abbassò le orecchie, che gli caddero sulla schiena, considerando quello che pensava lei delle volpi non gli pareva strano che anche gli altri nutrissero dubbi nei loro riguardi

Appena finito di ricucirla la aiutò a mettersi seduta per poi fasciargli di nuovo il torso “Stavolta cerca di darti una calmata, non ho intenzione di farlo un’altra volta”

“Grazie…”

“Non c’è di che, agente Schrader”

Lei lo guardò fisso per qualche secondo, si era resa conto solo ora che da quando lo aveva conosciuto non gli aveva nemmeno fatto la cortesia di dirgli il suo nome, ma nemmeno il cognome se era per quello, probabilmente lo aveva sentito quando si era presentata al titolare del club naturista.

“Io…io mi chiamo Jessica”

“Molto meglio direi, non ho nulla contro il tuo cognome, sia chiaro, ma è di difficile pronuncia, sinceramente non l’ho mai sentito prima, e ne conosco di gente”

“Infatti non sono nativa di Zootopia e nemmeno di Bunnyburrow, vengo da…”

Nick la fissò per qualche secondo, sembrava quasi che avesse paura a pronunciare quel nome, dopo qualche attimo di esitazione continuò.

“Farthingwood…”

Nick drizzò le orecchie, conosceva la fama di quel posto, ma quello che lo impressionava di più era la distanza “Ma…è dall’altra parte del mondo, come ci sei finita qua?”

“Siamo scappati quando ero piccola, avevamo sentito voci che a Bunnyburrow una famiglia di lepri poteva avere una vita normale, a differenza di li, abbiamo viaggiato per mesi, abbandonando tutto, non è stato facile”

A quel punto Nick aveva un’altra domanda da farle per soddisfare la sua curiosità, e visto che sembrava più propensa del solito a parlare non si fece problemi.

“Chi è Marco?”

Jessica rimase spiazzata da tale domanda “Tu…tu come fai a saperlo?”

“Hai parlato nel sonno, probabilmente avevi un incubo, continuavi a chiamarlo come una disperata”

La lepre abbassò il capo, se finora Nick aveva visto un animale che comandava col pugno di ferro e completamente priva di emozioni ora era tutto il contrario, la sua ospite si era abbandonata ad un leggero pianto, non voleva nemmeno immaginare quale brutta vicenda doveva avergli riportato alla mente con quella domanda.

“Scusa, ho premuto un tasto dolente, mi dis…”

“Era…mio fratello, era affetto da osteogenesi imperfetta…è morto quando avevamo otto anni”

Nick sospirò appena, sapeva quanto fosse brutta quella malattia genetica, e sapeva pure che non esisteva nessuna cura “Ne ho sentito parlare, provoca un’estrema fragilità ossea”

“Praticamente era sempre a letto, le poche volte che si alzava a camminare rischiava di rompersi qualche osso solo col peso del proprio corpo”

Nick se ne stette zitto, lei incrociò lo sguardo con quello della volpe, aspettando la domanda che però non arrivò e decidendo di dare comunque una risposta.

“Non è stata la malattia ad ucciderlo”

“Cosa è stato?” Lo chiese con un filo di voce, quasi temendo la risposta che sarebbe arrivata.

“Il proprietario dei campi assegnati alla mia famiglia, i campi di una volpe, scoprì il suo stato, lui non poteva assolutamente lavorare, per cui era solo un peso ai suoi occhi, una spesa inutile…”

La voce le morì in gola, dagli occhi cominciarono a scendere copiose lacrime, sembrava quasi che quel ricordo fosse stato tirato fuori con prepotenza da un angolino buio della sua mente, dove pensava di averlo riposto per poi sperare di dimenticarlo.

“…io…ero li con lui…quella volpe entrò nella stanza con altri due suoi simili, spalancando la porta…mia madre lo tirava per una zampa…implorandogli pietà, la allontanò da sé con un pugno…e…e poi…puntò il fucile contro il letto…e uccise mio fratello, a sangue freddo, senza fare una piega…”

Nick ascoltava sconvolto quello che la lepre gli raccontava, altro che la sua esperienza con gli scout, qua avevano distrutto la vita di una famiglia, ed era stata una volpe, improvvisamente cominciò a capire il perché del suo comportamento con lui e Finnik.

“E vorresti dirmi che nessuno ha fatto nulla? Che è così semplice uccidere qualcuno e farla franca con tutti quei testimoni?”

Jessica lo fissò per un po' senza proferire parola, era proprio vero che l’ignoranza regnava sovrana. A quanto pareva, quando le cose dall’altra parte del mondo andavano a rotoli, la cosa migliore da fare era voltarsi dall’altra parte e fare finta che tutto fosse rosa e fiori, che il mondo fosse migliore di quello che effettivamente era, ma Nick, così come praticamente tutti i normali cittadini di Zotropolis, non aveva colpa di questo.

“Secondo te perché abbiamo abbandonato tutto per fuggire? La chiunque non sia un predatore non ha alcun diritto, siamo solo degli utili strumenti per far guadagnare soldi a chi comanda veramente, e quando un’utensile non funziona come dovrebbe, lo si getta, questo è il destino di ogni preda che nasce entro quei confini. Chiunque qui a Zootopia, anche il più misero degli straccioni, ha una vita migliore”

Nick ormai era senza parole e lei voleva chiudere lì il discorso “Mi dispiace di averti trattato come una merda per il semplice fatto che sei una volpe, sono un’idiota”

“Non preoccuparti, dopo quello che mi hai raccontato, non riesco proprio ad essere arrabbiato”

Jessica sorrise, poi si guardò di nuovo le fasciature.

“Quanto tempo dovrò stare così?”

“Ti consiglio di startene buona almeno una settimana, tempo che le ferite si rimarginino, almeno un poco”
La lepre seguì il consiglio, per una settimana buona abbandonò qualsiasi intenzione a voler continuare la sua indagine, sapeva benissimo che in quelle condizioni sarebbe stato pericoloso e comunque non aveva piste da seguire, dopo un paio di giorni Nick l’accompagnò nel suo appartamento in affitto, lì la volpe poté constatare in che tugurio di monolocale sudicio viveva.

“Non posso credere che ti piaccia veramente vivere in questo buco”

“Dai, non è così male, non è proprio accogliente ok, ma ci si sopravvive”

Nick si guardò attorno, una stanzetta più piccola della camera dove l’aveva tenuta fino a quella mattina, con un letto sudicio, un armadio che a malapena poteva contenere lei e una porta sulla parete destra, probabilmente il bagno, di cui non voleva nemmeno sapere come fosse fatto, probabilmente una turca con doccia integrata e un pannello di legno da metterci sopra per non cascare giù dallo scarico quando si usava quest’ultima.

“Non c’è nemmeno la cucina, come mangi?”

Jessica fece spallucce “Schifezze d’asporto e comunque, se è per quello non c’è nemmeno il bagno”

“Cosa? E quella porta?”

“Ah quella, dà sull’appartamento di fianco”

“COSA?”

La lepre si avvicinò alla porta e dopo aver abbassato la maniglia quest’ultima si aprì, non era nemmeno chiusa a chiave, dall’altra parte una coppia di alci stava pranzando con una pizza in un buco speculare a quello dove stava lei, sulla parete di fronte un’altra porta del tutto uguale a quella appena aperta, Nick cominciò a pensare che tutti gli appartamenti fossero collegati tra loro.

“Freddy, Jenna, lui è Nick”

La coppia salutò con la zampa dopo di che Jessica chiuse la porta.

“Immagino che vieni pagata per vivere in queste condizioni”

“Eh, altroché, è l’appartamento meno caro che ho trovato, settecentocinquanta dollari al mese”

“Ok, ho sentito abbastanza, ti saluto, passerò a trovarti tra qualche giorno”





“Ma…perché? Non mi devi nulla, non c’è bisogno che mi vieni dietro ancora, posso farcela da sola”

Come promesso dopo qualche giorno Nick si era ripresentato da lei, annunciandole che era ben propenso ad aiutarla nelle sue indagini “Eddai, all’inizio non mi mollavi neanche un secondo, cominciavo a pensare che ti stavi innamorando di me”

“Che idiota che sei, ok ma ti avverto, potrebbe farsi pericolosa la faccenda”

Nick fece spallucce “Si insomma, come è stato finora, giusto? Qual è la meta?”

“Municipio” Rispose decisa la lepre “Devo riprendere il tempo perso e là c’è una persona a cui devo fare delle domande”





Note

E rieccomi, comincio a nutrire seri dubbi su questa long, ma comunque la finirò, ho preso un impegno e lo rispetto e si, non c’è bisogno che me lo dite, ci sarà un altro capitolo, vi avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo, ma dannazione le idee saltano fuori e non riesco a fare a meno di metterle.

Alla prossima
Davide

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