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Autore: hymnftwe    11/07/2017    0 recensioni
Ti ho fatta andare via? Bene, so cosa dirai
Dici "Oh, cantane una che conosci"
Ma ti prometto questo
Ti proteggerò sempre
Questo è quello che farò
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte, lessi a fatica il numero scritto sul retro del foglio e  chiamai Nick alle 3.  Non riuscì a rifletterci a lungo prima che la sua voce interrompesse i fastidiosi squilli.
"Alex" la sua voce sembrava tranquilla, non stava dormendo.
"Nicholas" dissi, travolta dal sonno e dalla voglia di dirgli che avevo letto tutto.
"Credevo telefonassi prima" riuscivo ad avvertire il sorriso sul suo viso.
"Perchè l'hai fatto?" le parole erano prive di controllo
"Non l'hai letto tutto" disse, quasi sorpreso. Si riferiva all'ultimo punto della sua lista.
"L'ho fatto, invece" Silenzio. Doveva sempre riflettere in silenzio?
"Allora hai la tua risposta" sussurrò, pianissimo.
"Ti stai vergognando?" sorrisi apertamente di fronte alle sue parole "Nick Jane si vergogna?"
"Piantala", condividemmo un sorriso. Odiava essere preso in giro, e forse in particolar modo da me.
Mi addormentai lentamente appena la nostra telefonata si concluse. Non sapevo cosa aspettarmi dai giorni successivi e pensare mi stancava. Il suo era un carattere tanto aperto quanto indecifrabile, ma potevo avvertire un qualcosa di più di cui non ero a conoscenza. Forse aveva tralasciato qualche punto, forse qualcosa era ancora in sospeso.

"Ma io voglio leggerla!" Alice mi pregò più volte quel pomeriggio.
"No" dissi. Il bene che le volevo era incontrollato, ma quel pezzo di carta era troppo anche per me. Sbuffò. "Io almeno sono gentile con te" disse, porgendomi il terzo caffè del giorno facendo attenzione a non scottarsi. Risi insieme a lei fino a quando la porta della caffetteria si aprì. Era presto, molto presto dato l'orario di apertura. Non riuscivo a dormire così decisi di accompagnare Alice e farle compagnia durante il turno. Non eravamo più sole, però. Nick entrò nella caffetteria con un'espressione tranquilla; sapeva dove cercarmi, era sicuro di trovarmi lì. Alice lo guardò per poi guardare me e di nuovo lui. "Buongiorno" disse, gentile come sempre. "Giorno" rispose Nick, spostando lo sguardo da Alice a me. Lo addolcì all'improvviso, rendendolo simile a quello di un bambino che scarta un regalo di Natale.
Dopo aver ordinato, occupammo un tavolo accanto alla grande vetrata che dava sul centro del campus, punto esatto in cui mi aveva dato la sua lista.
Girò il suo caffè più volte prima di farmi notare che aveva preso un Etiope perciò gli sorrisi alludendo alla tazza e lui, come al solito, mi capì al volo ricambiando il sorriso.
"Ti ho svegliato ieri?" chiesi, sorseggiando il mio caffè perfettamente uguale al suo. Doveva smetterla di guardarmi così.
"No, tranquilla" il suo tono di voce si fece ancora più dolce. Aveva forse qualcosa da confessare?
Dopo aver sorseggiato il suo caffè, parlò. "Devo dirti una cosa" e mi guardò ancora una volta con gli stessi occhi. Doveva smetterla.
"Va bene, ma non guardarmi così", quasi vomitai quelle parole. Rise "Così come?" sembrava divertito, anzi, lo era.
Scossi la testa per cambiare argomento, perciò lui riprese a parlare. "L'altra sera al locale, ero un pò brillo." Pausa. Lo so Nicholas.
Sospirò. "Quando ero a Seattle decisi di lasciare la mia ex e lei.." abbassò lo sguardo, questo argomento lo feriva. "Lei mise in mezzo suo padre, un avvocato. Iniziò una causa basata sulla menzogna per rovinarmi, mi tradì." Lo guardai negli occhi dispiaciuta per poi incitarlo a continuare. "Grazie a mio padre vinsi la causa e decisi di trasfermirmi qui. Ecco, appena ti ho vista lì, tu mi hai ricordato lei. Non so perchè, ma è la verità". Era visibilmente dispiaciuto e amareggiato.
Continuai a guardarlo come si guarda un essere privo di forze, mentre aspettava impaziente una mia reazione. "E' per questo che ti piaccio?" chiesi, in un misto di amarezza e compassione. Avevo paura della sua risposta; non ci conoscevamo da molto, lui non sapeva nulla di me e poco più io di lui. Come potevo piacergli in quel modo? Avrei voluto riflettere a voce alta. "Cosa? No" disse, deciso. "Non pensarla così, ti prego". Vidi ancora una volta i suoi occhi lucidi contro i miei.
Che cosa stavamo facendo? Era una situazione più grande di qualsiasi cosa. "Mi piaci per quello che vedo, non per quello che penso di vedere" sembrava sincero.
Non avrei voluto lasciarlo lì, non lo avrei mai pensato. Ma lo feci. Avevo bisogno di riflettere. "Io non so cosa vedo" dissi, baciandogli una guancia e uscendo dal locale.





 
   
 
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