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Autore: Light2015    11/07/2017    0 recensioni
E' quando tutto sembra essersi sistemato che sorgono i veri problemi. Un arresto e un ricatto non saranno le sole questioni che Alex, Nicki, Mark, Cloe e Sam dovranno fronteggiare... un uomo che torna in città, una proposta al momento sbagliato e un segreto tra amici mineranno tutto ciò che di certo è stato negli ultimi due anni. E allora... come what may, qualsiasi cosa accada, verso il gran finale...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
Una sfortunata coincidenza


Tornai a casa verso le sei di sera, avevo trovato molto traffico. Ero abbastanza certo che avessi trascorso più tempo in auto che a Rodeo Drive. Per fortuna la gioielleria era aperta. Avevo in mente solo l'anello che avevo visto in vetrina quel giorno con Mark ma la commessa me ne mostrò molti altri simili. La scelta si rivelò più ardua del previsto ma uscii dal negozio comunque soddisfatto. Non sapevo perchè avevo sentito questa necessità impellente di comprare un anello di fidanzamento, soprattutto considerando quanto accaduto quella notte nel giardino di Scott Storch. Quel “no” mi avrebbe proabilmente perseguitato per sempre ma forse una proposta più romantica avrebbe condotto ad un risultato divero. O ad un definitivo addio. Ma non volevo pensarla così. Forse non glielo avrei mai dato, avremmo continuato ad amarci e convivere come avevamo fatto ad ora. Fatto sta che avevo un anello degno di una proposta seria. Giusto in caso. Arrivato a casa riuscii subito a nascondere la scatolina nel mio cassetto del comodino, Nicki non avrebbe mai frugato tra la mia roba.
- “Dove eri finito?” chiese lei appena mi vide riscendere le scale. Aveva proabilmente trascorso il pomeriggio a prendere il sole a bordo piscina.
- “Ho fatto un giro... in centro”
- “Con Mark?”
- “No, niente Mark. Gli ho scritto ieri sera ma non mi ha risposto”
- “Devi chiamarlo”
- “Non ne ho voglia, non dopo quello che ti ha detto. Dovrebbe essere lui a chiamare per chiedere scusa”
- “Ti ho detto di non essere arrabbiato con lui. Quando vi parlerete vedrai che capirai...”
- “Ancora non capisco perchè non me lo dici tu e la facciamo finita” dissi scocciato aprendo il frigo.
- “Si arrabbierebbe ancora di più...”
Bevvi un sorso d'acqua e rimisi la bottiglietta al suo posto.
- “Va bene va bene, mi impegnerò di più e lo chiamerò, contenta?”
- “Molto. E c'è un'altra cosa” continuò “Poco fa ha chiam...”
La baciai a sorpresa.
- “...chiamato Paris e ha detto che...”
La baciai ancora.
- “...dobbiamo, dobbiamo...”
Continuai a baciarla.
- “Oh smettila!” disse infine sorridendo. “Dicevo... ha chiamato Paris e vuole vederci stasera, penso voglia sapere di quelle telecamere e darci un altro incarico”
- “Ma stasera c'è la Formula1!”
- “Lo so, infatti ho chiesto a Sam di venire. Mark è fuori discussione e Cloe deve vedere un tipo al locale”
A Nicki non piaceva la Formula1. Anzi, non seguiva lo sport in generale, era solo fissata con le serie tv quindi quella sera era ben felice di uscire con Sam per andare da Paris.
- “Penso andremo prima a bere qualcosa, Paris ci aspetta per mezzanotte. Non aspettarmi se hai sonno” mi disse prima di uscire. Io ero già sdraiato sul divano a seguire la diretta pre gara. Le riprese nei box, le interviste ai meccanici e gli sguardi dei piloti prima della partenza erano quasi più interessanti della gara stessa. Questo dovevo ammetterlo.
- “Vediamo, tanto la gara inizia alle dieci e dura due ore... passa Sam?”
- “Si ormai dovrebbe essere qui”. Venne a sedersi a fianco a me sul divano e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Ci mancava Paris, dannazione. Era una bella serata. Il cielo era nitido e luna si rifletteva sul Pacifico. La piscina era illuminata e gli irrigatori rinfrescavano il giardino. E l'anello era chiuso nel cassetto. Sbuffai. Lei sorrise.
- “Che hai?”
Non feci in tempo a rispondere che il suo telefono squillò. Sam era fuori che la aspettava in macchina. Mi baciò velocemente e usci. Sentii il cane abbaiare, non gli piaceva quando uno dei due lasciava la casa.
- “Paco! Basta!”.Ulrai. Calò il silenzio, sorrisi soddifatto. Era un bel traguardo riuscire a farlo smettere di abbaiare.

***

La sveglia. Mi mossi con gli occhi chiusi per prendere prendere il telefono. Sentivo delle voci, era la tv accesa. Mi accorsi di essere sul divano, era ancora notte e non era la sveglia che suonava ma una telefonata in arrivo.
- “Cazzo...” mi allungai, presi il cellulare e, ancora addormentato, risposi senza nemmeno controllare chi fosse. “Pronto...”
- “Alex, sono io... devi venirmi a prendere”
- “Nicki? Dove... dove sei?”
Controllai l'orologio che avevo al polso, erano le quasi le due.
- “Sono in ospedale, con Sam. Non ti agitare, non è successo niente, solo uno stupido incidente con la macchina”
- “Cosa?! Ma stai bene?”
- “Si sto bene” disse con tono un po' scocciato “Altrimenti non penso sarei stata in grado di telefonarti di persona. Ok, scusa... è stata una serataccia, Sam ha qualche lieve contusione, poi ti racconto”
- “Ok... allora, siete all'ospedale in centro o...?”
- “Si quello in centro”
- “Arrivo”
Non ero esattamente sveglissimo nemmeno quando mi misi alla guida ma cercai di rimanere concentrato onde evitare un ulteriore incidente. Arrivai circa mezz'ora dopo in ospedale e persi un quarto d'ora solo per raggiungere il reparto, quando entrai nella stanza di Nicki la vidi seduta sul lettino con una coperta addosso e un'infermiera che le porgeva dei fogli da firmare.
- “Stai bene?” la abbracciai e notai il suo sguardo stanco. “Che è successo?”
- “Avevamo appena lasciato casa di... beh lo sai” Annui, era meglio non fare nomi. “E Sam non ha rispettato un stop, ci è venuto ad addosso un tizio... sta bene anche lui, solo che non ci voleva”
- “Sam?”
- “E' un po' più dolorante di me, dovrebbe essere nella stanza a fianco. Vieni, io intanto ho finito qui” Mi prese per mano e andammo nella camera subito a destra lungo il corridoio. Sam era in camice sul letto, sotto le lenzuola. Aveva un ematoma visibile sul volto e un graffio vicino alla tempia sinistra. Quella visione non mi impietosì, anzi mi sentii furente.
- “Come cazzo hai fatto?” le chiesi.
- “Cosa? Non ti è mai capitato di fare un incidente in macchina?” rispose lei di rimando.
- “No. Scommetto che hai anche bevuto...”
Nicki mi tirò un colpetto sul braccio.
- “Poco! Che problema hai? Stiamo bene!”
- “Almeno quando hai un passeggero cerca di essere un pochino più coscienziosa”
- “Quanto sei paranoico!”
- “Sarò anche paranoico ma almeno io sono venuto subito, Jordi dov'è?”
- “Sta arrivando... stronzo” Si sfilò un cuscino da dietro la schiena e me lo tirò con violenza.
- “Ok adesso basta!” intervenne Nicki raccogliendolo. “Alex, perchè non vai a prendere qualcosa da bere intanto che aspettiamo Jordi?! Poi noi andremo a casa...”
- “Si è meglio” disse Sam continuando a guardarmi male. Io non dissi una parola e lasciai la stanza. Notai un distributore automatico al piano di sotto e scesi le scale facendo attenzione a quale rampa avrei dovuto prendere per risalire. Non ci voleva Paris, non ci voleva Sam e nemmeno la gara di Formula1 quella sera. Infilai le monetine nella fessura. Ci voleva solo una cena romantica e un attimo di pace per fare una vera e propria proposta. Digitai il codice per la CocaCola. Se le fosse successo qualcosa...
- “Hei! Mi ricordo di lei”
Mi voltai, il volto era sicuramente familiare ma nell'immediato non riuscii a dargli un nome.
- “Sono il Procuratore Kenneth. Lei è McHale se non ricordo male”
Bene. Ci mancava questa. Kenneth aveva il mio fascicolo. Ricordai il suo volto dubbioso quando uscii dal carcere perchè la Hilton ritirò le accuse ventiquattr'ore dopo l'arresto. Tirai fuori le due lattine dal distributore.
- “Si mi ricordo.” dissi sorridendo e porgendogli la mano libera.
- “Cosa la porta qui, se posso chiedere?”
Non mi andava di dirgli la verità, sapevo che lui aveva delle idee su di me per cui andai sul vago.
- “Oh un amico, si è fatto male... giocando a baseball...”. Grande cazzata, questa mi è venuta male.
- “Alle due di notte? Chi gioca a baseball alle due di notte?”
- “Infatti si è fatto male. E lei, che fa qui?”
- “Un agente del mio distretto è rimasto ferito in una sparatoria giù a Vermont Park”
- “Mi dispiace” Un attimo di silenzio.
- “Sai McHale, riguardavo il tuo fascicolo qualche settimana fa”
Eccolo.
- “E' tutto così strano, ci sono dei ragazzi che rubano nelle ville delle celebrità, tra cui Paris Hilton” iniziò il suo riassunto fissando il pavimento. “Poi tu rimani coinvolto in una colluttazione proprio davanti a casa sua...” Bene, sapeva anche questo, aveva fatto parecchie ricerche negli ultimi tempi. “Vengono arrestati dei ragazzi ma tu non fai parte del gruppo, però qualche mese fa arriva sulla mia scrivania una tua foto a infrarossi in casa della Hilton con tanto di denuncia. Denuncia che viene ritirata il giorno successivo...”
Ci guardammo negli occhi e feci spallucce.
- “E Dulcis in fundo da quel giorno iniziano a verificarsi strane razzie e danneggiamenti in case di persone collegate in qualche modo alla nostra bionda e ricca ereditiera...”
- “Coincidenze suppongo”. Ci guardammo negli occhi molto intensamente per un istante.
- “Certamente... ma se ti venisse voglia di dirmi qualcosa” si infilò la mano all'interno della giacca ed estrasse un biglietto da visita. “Questo è il mio contatto”
- “Grazie, faccia gli auguri al suo agente”
- “E lei al suo... amico”
Risalii le scale con la mente che vagava tra le più variegate situazioni. Kenneth avrebbe continuato ad indagare? Cosa avrei potuto dire a mia difesa? Avremmo dovuto dire a Paris del rischio di essere scoperti? Quando arrivai nella stanza di Sam, consegnai a lei e Nicki le lattine di CocaCola.
- “Abbiamo un problema” dissi. “Ho appena finito di chiacchierare con il procuratore Kenneth, quello che ha il mio fascicolo... l'avevo conosciuto quando ho passato la notte la”. Quando dovevo riferirmi al carcere cercavo sempre di non usare quella parola o i suoi sinonimi. Era stata un'esperienza orribile e “la” bastava per farmi capire.
- “Che ti ha detto?” chiese Nicki preoccupata.
- “Mi ha fatto chiaramente capire che sta indagando su di me. Per quanto possa farlo. Non ha nessuna prova ma immagina collegamenti tra i furti, il gruppo della Neiers, la mia rissa con gli agenti di due anni fa e tutta questa strana faccenda intorno a Paris Hilton.”
Sam, iniziò a bere dalla lattina “Non posso crederci...”
- “Sa solo di me, pensa sia coinvolto con Alexis e gli altri. Non sa di voi”
- “Beh questo non mi tranquillizza comunque” disse Nicki.
Le ragazze mi raccontarono dell'incidente e del prossimo piano di Paris. Sempre più folle. Più tardi lasciammo Sam con Jordi, che era arrivato intorno alle tre e mezza con tutta calma e noi due tornammo a Malibu. Trascorremmo gran parte del tragitto in silenzio, lasciandoci cullare dalle curve delle colline californiane. L'abitacolo buio, solo le luci sull'asfalto. Mi tornò in mente il verso di una canzone di Moulin Rouge:
- “Come what may... I will love you until my dyin' day”
Nicki si voltò a guardarmi, mi afferrò dolcemente l'avambraccio e appoggiò la testa sulla mia spalla.

   
 
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