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Autore: Lola1991    11/07/2017    3 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo XII

 
 
Quattro anni dopo
 
Carissima madre,
 
Spero con tutto il cuore che tu e adad stiate bene e che i miei fratelli siano in buona salute.
Quasi non riesco a credere che la figlia di Frerin è ormai abbastanza grande da montare da sola un pony; ti prego di darle un bacio da parte mia. Ho avuto notizie da Morud, pochi giorni fa: lei e il piccolo Bowed stanno bene, nonostante sia nato così in anticipo…
Aimil cresce in fretta ed è identica a suo padre, ma con gli stessi occhi azzurri di me e adad. Dáin la chiama Grainné, perché dice che ha i capelli colore del grano illuminato dal sole più splendente. Quando Thorin è a casa, la vizia e passa molto tempo con lei, mentre io mi occupo delle gemelle. Eara sta finalmente iniziando a gattonare, mentre Lair è più pigra e vuole stare sempre in braccio
Le mie figlie mi rendono felice, madre, ma ho così tanta paura… appena pochi giorni fa alcuni dei soldati sono stati attaccati al confine delle nostre terre, e uno di loro è stato ucciso. Siamo tutti molto angosciati. Sono giunte voci di un pericolo imminente, e Thorin è sempre lontano da casa. A volte vorrei tornare tra le mura sicure di Erebor, e non andarmene più.
Vi mando tutto il mio affetto,
Eriu
 
Sigillai la pergamena e la adagiai con cura sulla scrivania; qualcuno si sarebbe occupato di recapitarla il prima possibile. Mi voltai: al centro del grande letto riposavano le gemelle, simili per aspetto eppure così diverse per temperamento. Accanto a loro, su di una vecchia sedia, sonnecchiava Bronnen, le mani giunte in grembo e il respiro pesante. Sospirai divertita: da quando l’avevo conosciuta, Bronnen non mi aveva mai abbandonata, e ora trattava le mie figlie come se fossero davvero le sue.
Un rumore improvviso ci fece sobbalzare entrambe. Bronnen si alzò, con incredibile rapidità per la sua età, e una volta accertatasi che le bambine non si fossero svegliate, mi raggiunse alla finestra della camera che dava sul cortile. C’era un trambusto evidente al limitare del villaggio, e riuscivano a distinguere un tumulto di persone in lotta. Sembrava che i soldati stessero trascinando alcuni uomini, uno legato all’altro. Il mio cuore prese a correre all’impazzata.
« Stai qui con le bambine ».
 
Mi chiusi la porta della stanza alle spalle e corsi verso l’atrio principale; non ero l’unica a interessarsi della fonte di quel tumulto, e tutta la casa era in fermento. Uscii fuori dal portone, nel cortile esterno, e vidi Thorin accanto al suo pony, in attesa di montarlo.
Lo raggiunsi di corsa, chiamandolo a gran voce perché si accorgesse di me. « Cosa sta succedendo? »
Lui mi guardò con un sorriso trionfante e eccitato, afferrando con decisione le briglie dell’animale.
« Abbiamo preso dei traditori. Uomini al servizio di Sauron ».
Lo guardai sconvolta, mentre la mia testa lavorava velocemente. E se fra di loro ci fosse stato anche Vran?
« Cosa ne sarà di loro? ».
Thorin mi guardò tranquillamente. « Conosci la legge. Verranno giustiziati ».
« Senza processo? Non ascolterai nemmeno ciò che hanno da dire? ».
Lui mi afferrò il polso con forza, colmo di collera: non amava che gli si dicesse cosa andava fatto, e conoscevo fin troppo bene quel lato collerico del suo carattere. « Non esiste perdono per i traditori », sibilò a denti stretti, prima di partire a cavallo del suo pony.
 
Lo guardai allontanarsi col cuore in angoscia. Non potevo fare nulla di più, e comunque non ero sicura che tra quegli uomini ci fosse anche Vran.
Rimasi lì, a fissare la figura di Thorin farsi sempre più piccola, seguita da Frang e dagli altri soldati. Non mi accorsi della manina che mi afferrava la gonna e della figura che si mise al mio fianco.
« Quegli uomini verranno uccisi, amad? ».
Mi voltai verso Aimil, e la osservai colma di tristezza, cercando di ricompormi in un sorriso. « No, tesoro. Adad li perdonerà ».
 
*
 
Non ci fu bisogno del ritorno di Thorin per confermarlo: la notizia dell’esecuzione aveva fatto il giro del villaggio prima ancora del tramonto. Per quanto tutti sembrassero bene informati sull’accaduto, nessuno era stato in grado di dirmi da dove provenissero quegli uomini, o come si chiamassero.
Bronnen intuì la mia angoscia, come faceva sempre. Mi conosceva meglio di chiunque altro.
« Che ti prende, Eriu? ».
Mi voltai attorno per accertarmi che non ci fosse nessuno in ascolto.
« Bronnen… ho bisogno che tu mi faccia un favore ».
 
Così Bronnen si era allontanata dalla casa di Dáin, col volto coperto; le avevo chiesto di informarsi in maniera discreta se il nome di Vran fosse effettivamente presente tra la lista dei giustiziati. Dovevo sapere se era morto o meno, e non avevo altra scelta che chiedere l’aiuto della nana: sapevo che Thorin non mi avrebbe mai detto nulla, se mai avessi osato chiederglielo.
Lei rincasò solo il giorno dopo, il volto contratto dalla smorfia inequivocabile di chi porta brutte notizie: non esisteva una lista dei traditori, e la sentenza di morte era stata eseguita in maniera così frettolosa che l’unica informazione in possesso di Frang e dei suoi soldati era che quegli uomini appartenevano alla tribù degli Esterling, e provenivano dai villaggi adiacenti alla foresta.
Quando Bronnen me lo disse, mi accasciai sulla sedia, tremante e bianca in volto. Non potevo tentare di contattare Bhreac, per avere notizie più sicure su Vran, perché avrei potuto metterlo in grave pericolo, e sapevo di dovergli la mia stessa vita.
Non ero certa che Vran fosse morto, ma non sapevo neppure se fosse ancora vivo… o forse per me era morto da tempo, da quando la mia mano era stata concessa a un altro uomo.
 
*
 
Thorin arrivò nella mia camera a notte fonda. Non dividevamo sempre il letto, e spesso passava le notti lontano da casa, nelle taverne degli uomini; sapevo che a volte passava il suo tempo con altre donne, ma non me ne importava.
Mi voltai stupita nel vederlo entrare di soppiatto: era già molto tardi, e avevo faticato ad addormentarmi. Non facevo altro che pensare a Vran e alla possibilità che fosse stato giustiziato quello stesso giorno.
Riappoggiai la testa sul cuscino e feci finta di nulla; le bambine dormivano in un’altra stanza poco distante, e nella casa di Dain regnava il più totale silenzio. Thorin inciampò nel tentativo di liberarsi dagli abiti e fece un gran baccano, ma decisi di ignorarlo, dandogli le spalle.
 
Richiusi gli occhi, nel tentativo di dormire, ma sentii chiaramente le sue mani sulla schiena e la sua bocca sul mio collo.
Sapevo cosa voleva. Da quando ero rimasta incinta per la seconda volta, aveva sperato nella nascita di un maschietto che gli sarebbe succeduto sui Colli Ferrosi, ed era rimasto deluso quando erano arrivate le gemelle. Era affezionato alle figlie, ma non aveva ancora smesso di pregare per l’arrivo di un maschio.
Da parte mia, sapevo che non potevo obiettare. Ma un conto era concedergli il mio corpo, e l’altro il mio cuore. Lentamente mi voltai supina, in modo che le sue mani potessero arrivare dove lui voleva più facilmente. Il suo alito sapeva di birra e anche al buio riuscivo a intravedere i suoi occhi appannati dall’alcool.
Non dovette sfuggirgli la mia smorfia disgustata a quell’odore, che lui sapeva non avevo mai sopportato, e proruppe in una risatina.
« Dove sei stato? », chiesi con un filo di voce, mentre lui mi scostava la veste senza tante cerimonie.
«  Nella taverna del villaggio ».
Questo spiegava decisamente quel tanfo acre.
 
Abbandonai le braccia lungo i fianchi, immobile, lasciando a lui tutto il piacere del momento. Non disdegnavo la sua compagnia a letto – dopotutto, avevo anche io i miei bisogni – ma quel giorno l’avevo visto prendere una tragica decisione senza battere ciglio, e non potevo fare a meno di pensare che, appena qualche ora prima, aveva probabilmente condannato a morte l’uomo che amavo in segreto.
 
Thorin si puntellò sui gomiti e mi fissò con un sopracciglio alzato.
« Non essere fredda con me, Eriu ». Portò la mia mano sulla sua schiena, e si chinò a baciarmi con foga, mentre il suo corpo si faceva strada nel mio; con le dita mi accarezzava la guancia, aumentando il ritmo dei suoi fianchi.
Avevo chiuso gli occhi e tentato di bloccare anche la mia mente, ma il suo respiro era davvero troppo vicino perché potessi riuscirci.
« Guardami », mi intimò, e sapevo che quello era un ordine al quale avrei dovuto obbedire. Non abbandonava mai il mio sguardo mentre facevamo l’amore, e non mi lasciava mai andare quando – con un ultimo spasmo – si riversava in me.
 
Thorin si discostò dal mio corpo e si mise a sedere, riprendendo fiato; si alzò lentamente per andare ad accendersi la pipa appoggiata alla credenza, un altro dei suoi molti vizi. Afferrai la sottoveste da terra, per rivestirmi.
« Resta così », disse lui, soffiando nuvole di fumo nella stanza.
Lo guardai duramente. Da quando gli ero stata promessa, non avevo fatto altro che assecondare ogni suo desiderio, senza controbattere.
Ma ora mi sembrava che tutto fosse cambiato e avevo paura delle sue vere intenzioni.
 
« Perché hai ucciso quegli uomini, Thorin? », sbottai improvvisamente, incapace di controllarmi, « Alcuni di loro erano soltanto dei ragazzi! ».
Lui continuò a fumare, come se nulla fosse.
« Meritavano di morire », disse infine, riappoggiando la pipa e sfregandosi le mani.
Lo guardai disgustata. « Nessuno merita di morire. Non così ».
Lui fece un passo verso di me, con decisione. « Erano nostri nemici, Eriu! Pensi che loro avrebbero esitato al nostro posto? Pensi che ti avrebbero risparmiata, se ti avessero catturata? ».
Mi morsi le labbra. Avevo conosciuto gli Esterling una volta, e mi avevano salvato la vita. Ma come potevo spiegarlo a lui, che odiava quegli uomini da moltissimo tempo?
« Avresti dovuto almeno ascoltarli, o avere pietà per loro! ». Mi ritrovai ad urlare, con le lacrime agli occhi, liberando quelli che forse erano anni di frustrazione e umiliazione.
Sapevo di aver oltrepassato una linea invisibile: il volto di Thorin era diventato una maschera di rabbia.
« Pietà? Cosa ne sai tu di pietà? », sibilò a denti stretti, facendosi pericolosamente vicino, « Tu hai sempre vissuto in un mondo protetto, Eriu, dove niente e nessuno avrebbe potuto farti del male. Ma là fuori… là fuori, il mondo è diverso ».
Le parole gli morirono in gola e mi diede le spalle, sbattendo il pugno contro il muro. Probabilmente avevamo svegliato l’intera casa con le nostre urla.
Mi risedetti a letto, respirando profondamente, e attesi che si calmasse. Quando infine si voltò, il suo viso era contratto dal dolore.
« Sto cercando di creare un mondo di pace per le nostre figlie, e i figli che verranno dopo di loro. Perché non riesci a capirlo? ».
Lo guardai sconcertata; non si era mai lasciato andare in quel modo - rivelando i suoi tormenti e le sue paure - nei quattro anni di matrimonio che avevamo condiviso. Tentai di afferrare la sua mano, ma lui si scostò, allontanandosi da me.
 
« Io lo so cos’hai fatto, Eriu. So tutto della tua fuga nel bosco ».
Rimasi immobile, incapace di parlare o di fare qualsiasi cosa. Lui sapeva tutto.
 
« Pensavi che non me ne fossi accorto? », mi rimbeccò, esplodendo in una bassa e triste risata, « Fui io a ritrovare il tuo pony: aveva le bisacce piene di provviste e una coperta con il tuo profumo. Capii immediatamente quali erano le tue vere intenzioni, ma non dissi nulla a mio padre. Lui ti avrebbe rispedita a Erebor se avesse saputo la verità, e ci sarebbe stata una faida tra i nostri regni. Non potevo lasciarti andare. Eri mia. Sei mia. »
 
Fissavo i miei piedi in silenzio, incapace di sostenere i suoi occhi; sapevo cosa vi avrei visto: lui voleva che io gli fossi grata e che lo ringraziassi per quello che aveva fatto per me. Ma non potevo. Non quel giorno.
Attese qualche minuto in silenzio, e l’unico rumore che si sentiva nella stanza era il suo respiro pesante. Infine si avvicinò alla porta, pronto ad uscire.
« Dimenticati degli Esterling, non devi loro niente. Il tuo posto è qui, con me e le nostre figlie ».
Si voltò e mi guardò un’ultima volta, serio e composto com’era sempre.
« Eriu… ti ho salvato la vita una volta. Fai in modo che il mio gesto non sia stato vano ».




Eccomi!
Ero molto indecisa se pubblicare questo capitolo; l'ho modificato, cancellato e riscritto più e più volte, e devo ammettere che ancora adesso non mi convince del tutto...
Attendo le vostre opinioni!

PS: Eara e Lair sono altri nomi scozzesi. Eara significa "colei che viene da est", mentre Lair vuol dire "mare".
Come vedete Eriu ha figliato parecchio, ma solo femminucce! "Grainné", invece, deriva dal gaelico gran, ovvero "grano".
   
 
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