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Autore: Clara_Oswin    13/07/2017    2 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Cap 31 Mezzacoda

 

Dal principio tutto era buio.

Aris si stava appena svegliando, sentiva un tremendo dolore alla testa e all’inizio quasi gli sembrò normale non vedere nulla; ancora intontito sbattè le palpebre più volte ma si rese conto che non erano i suoi occhi a non vedere niente, era stato rinchiuso in un luogo privo di luce.

Poco alla volta la sua vista si abituò a quell’oscurità e iniziò a distinguere delle sagome di oggetti o meglio, scatoloni…

“Sei più forte di quello che mi avevano detto. Ci hai messo meno di quel che pensassi a riprenderti…” una voce vibrò nell’oscurità.

Il ragazzo provò a muoversi ma scoprì di avere gambe e braccia legate, ai polsi sentiva del metallo e quando provò a strattonare sentì questo riecheggiare rumorosamente contro un asta.

Un ombra si mosse furtiva nella sua direzione.  

 “Chi sei…?” Aris parlò non ancora del tutto lucido. Poco alla volta iniziarono ad affiorare i primi ricordi, qualcuno lo aveva colpito alle spalle mentre aspettava Elena fuori dalla piscina.

Elena.

Quasi aspettandosi di trovare la ragazza svenuta accanto a lui iniziò a guardarsi intorno agitato.

“Cerchi la tua ragazza?” ripeté la voce sempre più vicina.

Il ragazzo non proferì parola.

“lei non è qui,” Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. “non ancora almeno, credo che ci raggiungerà molto presto però…”

Una luce soffusa prese ad illuminare fiocamente lo spazio attorno a loro, una dopo l’altra alcune lampade ad olio iniziarono a rischiarare lo spazio in cui era tenuto prigioniero.  

I suoi occhi lentamente si abituarono a questa nuova fonte di luce ed iniziarono a vagare curiosi per tutte le pareti. Era una specie di grotta, sembrava più una galleria sotterranea scavata nella terra, alle pareti erano appesi dei fili e disposte ad una certa distanza vi erano le lanterne accese che puzzavano d’olio bruciato. Lui si trovava legato ad un asta in metallo che arrivava fino al soffitto fangoso, attorno a lui vi erano delle casse in legno accatastate l’una sull’altra, sembravano molto pesanti ed era come se delimitassero una piccola nicchia dove appunto lui si trovava. Sporgendosi fin quanto potè vide che la grotta non era proprio una grotta, era più un tunnel che continuava da entrambi i lati. Scappare da lì non sarebbe stato facile, non avrebbe saputo neppure da che parte andare.

Il caldo era soffocante, a differenza della grotta di Elena fatta interamente in pietra che rilasciava una certa frescura, in questa il calore era sprigionato dal sottosuolo e l’aria era afosa e pesante, quasi stantia.

I suoi occhi si posarono sul suo carnefice, su chi c’era dietro al suo rapimento, la riconobbe subito.

“tu sei…!”

La ragazza dai lunghi capelli scuri reggeva ancora in mano la scatola di fiammiferi con cui aveva acceso le luci. Il suo volto pallido e la sua magrezza le conferivano un aspetto terrificante.

“a quanto pare ti ricordi di me” Lara fece qualche passo verso di lui, sorridendo.

“ho capito subito che qualcosa non andava in te” bisbigliò quello di rimando. Se in un primo momento l’aveva guardata confuso quella prima volta in piscina, adesso non aveva più dubbi.
La ragazza portò i capelli dietro le orecchie, non lo faceva mai proprio per nascondere quel segno inequivocabile.

“Io sono una”

“Mezzacoda” bisbigliò a denti stretti lui. Suo nonno gli aveva insegnato sin da piccolo che non ci si doveva fidare di quelle creature. Le sue parole gli riecheggiarono nella mente per un istante:

“ricorda Aris, chi è troppo debole per essere un umano o una sirena si ritrova a non essere nessuna delle due cose, sono creature senza origini, delle eccezioni alle specie. Diffida di loro, sono esseri senza patria.”

“sirena” lo corresse lei con un sorriso amaro.

“è così è questo che hai detto loro per farti accettare? Che sei una sirena?” la guardò disgustato, come aveva potuto schiararsi dalla parte degli umani? Non umani qualunque, come Elena come Rachel, come suo padre.

Cacciatori.

“Io sono una sirena.” Continuò lei convinta.

“No che non lo sei.” Il ragazzo non capì se Lara stesse fingendo o se non sapesse davvero cosa fosse una mezzacoda.

La ragazza parve arrabbiarsi, tornò a coprire le branchie che le spuntavano da dietro le orecchie fin lungo al collo, come se non lo volesse stare ad ascoltare.

“sei una sirena incompleta.” Continuò il ragazzo, “ma suppongo che questo tu non l’abbia detto ai tuoi amici cacciatori

Le sirene incomplete o più comunemente chiamate Mezzecode, ad Atlantica erano quasi delle leggende. Si trattava infatti di casi rarissimi di sirene o tritoni nati con geni troppo deboli per assumere una forma completa, la loro mutazione non era abbastanza forte da renderli del tutto umani o sirene, in pratica erano entrambe le cose ma non abbastanza di nessuno dei due mondi per sopravvivere. Di solito era raro incontrarli perché quasi tutti morivano in tenera età. Avevano bisogno di alternare costantemente la loro vita tra la terra ferma ed il mare e persino i più forti non arrivavano ai dieci anni.

Come quella ragazza fosse ancora in vita rimaneva un mistero ai suoi occhi.

“no, loro non lo sanno” asserì quella. “Ma sanno abbastanza sul tuo conto Aris… Principe di Atlantica. Nipote di Re Tritone.”

 

*****

 

Il ragazzo guardò intensamente la bruna davanti a lui, era abbastanza informata da sapere chi fosse lui e questo lo poneva in svantaggio… ma quanto e cosa sapeva lei di tutta quella faccenda?

“sei una traditrice del tuo sangue” le disse aspramente. 

“senti un po’ da qualche pulpito mi sento dire queste cose… il principe che ha tradito il suo regno per un umana.

Posò i fiammiferi su una cassa di legno poi si posizionò di fronte a lui.

“come ci si sente ad avere infranto le grandi tre leggi del codice delle sirene?” lo sbeffeggiò lei. “O forse hai bisogno che te li ripeta, visto che sembra tu abbia d’un tratto perso la memoria…”

Aris conosceva bene le tre leggi del codice, ogni sirena dall’età di tre anni era costretta ad impararle a memoria, il fatto che lei volesse recitargliele era uno schiaffo morale, lui come principe conosceva non solo quelle leggi a memoria ma anche i motivi che avevano spinto il primo re a crearle…

“vediamo un po’… com’era la prima…? Ah ecco!

1.    È severamente vietato rivelare agli umani informazioni riguardanti il popolo del mare, ogni scambio con loro deve avvenire per una sola ragione. La procreazione e la perpetuazione della nostra specie sono l’unico motivo per cui sono accettati degli scambi seppur brevi di parole con gli esseri umani. I contatti fra le due razze possono avvenire solo se allo scopo sopra citato.

Perdona la mia curiosità, ma Elena non aspetta un piccolo Aris… o sbaglio?”

Il ragazzo agitò i pugni minacciosi. “come ti permetti di dire una cosa simile! Con chi credi di stare parlando?! Se fossimo ad Atlantica non esiterei un istante a gettarti in galera e a buttare via la chiave!” tentò di alzarsi e nel mentre quella, ignorando le sue parole continuò a cantilenare il codice.

“corre voce che tu l’abbia persino salvata dall’annegamento, eppure… È proibito baciare un essere umano, il bacio infatti gli donerebbe il potere di poter respirare sott’acqua salvandolo così dalla morte […]”

“tu non sai niente di noi! NIENTE!” gridò lui in preda alla rabbia.

“sei una sporca traditrice, hai venduto i tuoi simili ai cacciatori, non sei nella posizione di rinfacciare a me queste cose!”

Ma Lara non si fece spaventare e terminò il suo discorso.

“Beh, è proprio buffo che tu mi abbia chiamato traditrice, dopotutto non sono io che ho scambiato la mia coda per delle gambe umane…

[…] Il suddetto non sarà più ammesso tra il popolo del mare divenendo un traditore e disertore, nel caso dovesse ritornare, la pena per questo affronto sarebbe la morte.

Sì, senza dubbio è questa la mia parte preferita.” Rise malignamente sfoggiando dei denti perfettamente bianchi e con delle punte aguzze, non si nutriva da molto tempo e i suoi canini affilati ne erano un chiaro segno.

“non esistono solo regole da seguire a questo mondo. La vita ti insegna che se tieni veramente a qualcuno non hai paura di infrangerle, io accetterò qualunque conseguenza perché sono state le mie azioni a provocarla. IO e solo IO deciderò per me.”

La bruna si accovacciò all’altezza dei suoi occhi, per quanto il rosso si fosse sforzato era incatenato troppo bene e non riusciva nemmeno ad alzarsi.

“parole pericolose dette da un principe. Credevo che sin dalla nascita Re Tritone ti avesse inculcato tutte le sue ideologie.”

“non ho scelto io di nascere principe, ma posso scegliere come voglio vivere” prese una pausa quasi per soppesare le sue parole. “tu ti sei venduta ai cacciatori. Come puoi convivere con te stessa?” le chiese retoricamente.

Lara sbuffò nervosa, tutte quelle frasi pungenti la stavano innervosendo. Come poteva una ragazza normale stare con una persona con quel brutto caratteraccio?

“forse mi sbagliavo…sei davvero uguale a Tritone.” Si alzò in piedi e fece per allontanarsi. “Dopotutto, vi piace giudicare le persone senza conoscere i fatti.”

Si avvicinò dall’altra parte della parete e con un gesto fluido si tirò a sedere su una cassa, le gambe a penzoloni dondolavano giocosamente tradendo la sua ansia.

Aris ebbe la sensazione che lei in realtà volesse raccontargli molto più di quello, così tentò di indurla a parlare.

“niente di quello che hai potuto passare potrebbe giustificare una crudeltà simile…” buttò l’esca.

“tu dici?! Pensi che io sia crudele? Beh, mai quanto a tuo nonno…” e a quanto pare lei aveva abboccato all’amo.

Ci fu una pausa, Aris sapeva che se voleva farla parlare non avrebbe dovuto interromperla, attese in silenzio fino a che lei non si decise a parlare.

“mio padre era un tritone, mia madre un umana… si amavano, non si amavano? Non ne ho idea, so solo che bè, ad un certo punto sono arrivata io.
Mia madre morì di parto, mio padre non appena vide le mie branchie decise di portarmi ad Atlantica, era sicuro fossi nata sirena ma dopo poco tempo iniziai a stare malissimo e la mia sofferenza poteva essere alleviata solo stando sulla terra ferma; fu probabilmente a quel punto che si rese conto che io ero una Mezzacoda.”

Ci fu nuovamente una pausa di silenzio, Aris stava pensando alle informazioni che lei gli aveva gentilmente fornito quando inaspettatamente lei continuò.

“Tritone aveva il pieno controllo di tutte le nascite ad Atlantica e quando si accorse che un tritone aveva generato una figlia con un umana andò su tutte le furie… sai, per via della nuova legge sul sanguepuro i tritoni dovevano fare figli con le sirene e non con le umane… comunque sto divagando, ordinò a mio padre di sbarazzarsi di me e di riprovare con una compagna giusta questa volta, ma mio padre non lo fece. Mi riuscì a crescere per un paio di anni, saranno stati 3 o 4 immagino, poi fu scoperto, Tritone lo giustiziò ed io fui abbandonata sulla terra, per lui in un paio d’anni sarei morta comunque, non ero una sanguepuro, non potevo vivere ad Atlantica. E questo era quanto.”

“è terribile, mi dispiace per te…” Aris in realtà non era stupito più di tanto, se suo nonno aveva ucciso la sua stessa figlia come poteva risparmiare la vita di un qualsiasi altro tritone? Il re era spietato e non guardava negli occhi nessuno quando si trattava di potere.

“allora adesso capisci le mie azioni? Quando ho scoperto dei cacciatori di sirene, il loro piano per distruggere Tritone e tutte le creature come lui, io ho sentito che dopo tanti anni finalmente avrei potuto vendicare i miei genitori, avrei potuto vendicare me stessa per le ingiustizie subite.” Strinse le mani in due pugni, ricordare la storia della sua vita era sempre doloroso ma le dava la forza per affrontare quel genere di situazioni, aveva atteso molto per arrivare a quel punto, non si sarebbe tirata indietro per due parole gentili da parte del principino.

“capisco che può sembrare la cosa più giusta da fare, ma credimi quando ti dico che la vendetta non è mai la soluzione giusta.” Cercò di rabbonirla.

“che ne puoi sapere tu?! Sei vissuto in un castello dorato, da piccolo hai sempre avuto tutto quello che volevi, non hai mai affrontato gli scogli della vita vera!”

“ed invece ti sbagli!” alzò la voce anche lui “credi di essere l’unica ad aver passato cose del genere? Beh puoi avercela con tritone quanto vuoi, lui ha assassinato tuo padre, un perfetto sconosciuto.  Ma come ti sentiresti se sapessi che tuo nonno ha ucciso sua figlia, mia madre, solo per impedirle di portarle via l’erede al trono?”

La ragazza ammutolì. Nessuno aveva mai saputo quella versione della storia, nemmeno Aris che fino a poco tempo prima aveva creduto ad un incidente, solo l’incontro con la strega del mare gli aveva rivelato finalmente com’erano andate davvero le cose.

“te lo dico io come ci si sente. Vorresti non essere mai nato.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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