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Autore: rocchi68    14/07/2017    5 recensioni
Scott ricordava perfettamente cosa aveva detto Chris riguardo quella stagione.
Era stata un fallimento solo perché appartenevano alla vecchia guardia e, quindi, dopo anni a tirare la carretta, erano diventati inutili.
Così si era ritrovato nella fattoria dei suoi genitori a rigirarsi i pollici.
Terminate le superiori, con risultati non proprio invidiabili, piuttosto di rimanersene a casa a sparare contro i topi dalla mattina alla sera, si era lasciato convincere a tentare l’Università.
Rimaneva comunque uno scoglio molto duro da superare: l’estate.
La stagione maledetta che prosciugava le energie di molti, tendeva a svuotarlo tanto da impedirgli di muoversi dal divano.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Da quando si erano dichiarati guerra in quel laboratorio e si erano messi insieme, Dawn e Scott avevano passato gli ultimi pomeriggi insieme.
Avevano camminato alcune volte per negozi, anche se il rosso non amava aggirarsi tra magliette e cose simili.
Tutti quei vestiti erano solo robaccia.
Se non si trattava di armi con cui sterminare i topi della fattoria, allora nulla valeva il suo prezioso tempo.
Tuttavia se Dawn era felice, lui stesso si sentiva soddisfatto.
Certo aveva passato una brutta giornata solo quando sua sorella lo aveva malmenato per la faccenda dei dolci, ma per il resto gli andava tutto alla grande.
Usciva insieme alla ragazza che amava, tenendo lontano con lo sguardo tutti quelli che le si avvicinavano troppo.
In fin dei conti era la sua fidanzata e non voleva certo perderla per colpa di qualche idiota troppo avventato.
Per questo, alle uscite per negozi, preferiva invitarla nella sua fattoria.
Lontano da occhi indiscreti potevano ricordare il passato, ridere e punzecchiarsi, ricordando la guerra che avevano combattuto.
Scott, nonostante fosse passata quasi una settimana da quel giorno, era stato spesso propenso a ricominciare da dove si erano interrotti, giusto per saggiare la dolcezza che aveva provato in quell’indimenticabile serata.
Tuttavia si tratteneva e finiva con lo stringerla a sé per annegare quella curiosità.
“Questa sera voglio uscire.” Cominciò Dawn un pomeriggio, facendolo annuire.
“Qualche idea?”
“Non so.”
“Vuoi uscire senza sapere dove?” Chiese il rosso, accarezzandole la schiena.
“Io…”
“A essere sinceri non mi dispiacerebbe un’altra guerra del cibo.” Ridacchiò Scott, facendola trasalire.
“Perché?”
“Mi hai fatto innamorare con quello strato di zucchero addosso.”
“Ti ricordo che sei stato tu a cominciare.”
“Se avessi aspettato una tua mossa, non avremmo risolto nulla.”
“Lo credi tu.”
“L’ho fatto perché mi sembrava giusto permetterti di vendicarti in qualche modo.” Soffiò il rosso, facendola arrossire e avvicinandosi per baciarla.
“Sei così ingiusto a volte, Scott.”
“Ti sei divertita quella sera?” Domandò lui, mentre lei si accoccolava addosso al suo petto.
“Un po’.”
“Avrei scommesso d’averti sentito ridere.”
“Lo ammetto: sei stato molto bravo a farti perdonare.” Sorrise, risollevandogli il morale.
“Anche se non ho capito il perché mi consideri ingiusto.”
“A volte mi dai come l’impressione d’essere confuso.” Ammise la ragazza.
“Confuso?”
“Non capisco il perché ti sia più facile comportarti male, per poi sforzarti al massimo di sistemare le cose.”
“Credo tu sia la prima a farmelo notare.” Borbottò lui.
“Non sarebbe più semplice comportarsi sempre al meglio?”
“Se lo facessi, diventeresti gelosa.” Ridacchiò, mentre lei si staccava per fissarlo nei suoi grigi e annoiati occhi.
“Come?”
“Io mi comporto bene solo con le persone che se lo meritano e tu, insieme alla mia famiglia, meriti il massimo.”
“Un giorno ti farò cambiare idea.”
“Se ci riesci, significa che sei la ragazza perfetta per un pessimo individuo come me.”
“Comunque non mi hai ancora detto, dove vuoi andare.” Tentò lei, sperando nella sua notevole capacità d’inventiva.
“Pensavo fosse compito tuo scegliere.”
“Il solito spirito da cavaliere del prima le donne?”
“Una specie.” Rispose, facendola sorridere.
“Non so che fare, Scott.”
“Cinema?” Tentò dubbioso il rosso, odiando quasi subito quella proposta.
“Meglio di niente.”
 
Normalmente Scott aveva sempre evitato di andare a vedere qualche stupido film.
E come aveva sentito da alcuni suoi compagni di classe aveva fatto bene perché probabilmente avrebbe dovuto sorbirsi qualche strazio romantico.
Qualcosa dove uno dei protagonisti schiattava malamente, lasciando la metà da sola a struggersi dal dolore.
Infatti Dawn l’aveva quasi obbligato a guardare un film sempreverde: Titanic.
Il rosso conosceva quasi a memoria quella storia.
Parlava di uno sfigato che si innamorava di una passeggera e, sul più bello, la nave dove viaggiavano  si ritrovava ad affondare per colpa di un iceberg.
Lui moriva e lei passava una vita a piangersi addosso.
Proprio il massimo per una coppia che stava insieme da poco e che, con quel film, poteva rischiare un ripensamento improvviso.
Inoltre quella pellicola l’aveva già vista almeno 3 volte.
Le prime 2 volte era stato costretto dalla sua famiglia, mentre l’ultima era stata gentile concessione della sua vecchia classe delle superiori.
E, infatti, verso metà film, si ritrovò a socchiudere gli occhi e fu solo quando sentì Dawn irrigidirsi addosso al suo corpo, che capì che il protagonista era morto.
Subito si risvegliò e come se non fosse successo nulla, l’abbracciò per rassicurarla, mentre dai suoi occhi scendevano alcune lacrime.
Terminato quel mortorio e svanite le luci, erano usciti con Dawn che ancora non si capacitava per quello che aveva visto, rimanendo attaccata al braccio del suo ragazzo.
“Che cosa orribile.”
“A volte non c’è un lieto fine.”
“Io ho sempre sperato che Jack tornasse indietro.” Borbottò lei, facendolo annuire.
“Era solo un film, Dawn.”
“Solo un film? Tu non pensi a quei poveretti?”
“Quei poveretti sono al sicuro e guadagnano un sacco di soldi.” Sbuffò Scott, negando con il capo.
“Lo so, però…”
“Un film è solo un film e non rispecchia la realtà.”
“Però i sentimenti sono autentici.” Ribatté lei.
“Vuoi parlarne?”
“Di cosa?”
“Anche i loro sentimenti sono comprati con il denaro dei produttori.”
“Intendevo i sentimenti che dovevano far trapelare.” Borbottò nuovamente.
“Non saprei.”
“Sei sempre così freddo.” Sbuffò, rattristandolo appena.
“A essere sinceri, Dawn, se dovesse accadere una cosa simile, io sarei combattuto, anche se penso che farei la scelta più sensata possibile.” Ammise il rosso, invitando la fidanzata a fermarsi prima di accompagnarla a casa.
La notte era ancora lunga e lui sentiva i primi morsi della fame.
Avrebbe tanto voluto portarla in un qualche ristorante sontuoso che potesse deliziare il suo palato, anche se le sue finanze lo rimproveravano.
Senza il poco denaro che sua madre gli prestava, senza qualche lavoretto per qualche amico del padre e senza le entrate generose di sua nonna, lui non si poteva permettere nemmeno una fottuta gomma da masticare.
Invece quei pochi dollari gli permettevano di togliersi qualche sfizio e poi stare con Dawn lo aiutava a spillare qualche soldo extra dal portafoglio dei genitori.
Con la scusa di non avere denaro a sua disposizione e di non voler rendere infelice la ragazza, lui riusciva a spuntarla, intenerendo spesso anche sua sorella Alberta che gli allungava un pezzo da venti con la pretesa eccessiva del resto.
Un qualcosa che mai avrebbe visto in vita sua.
Inoltre con la scusa d’offrire qualcosa a Dawn, lui faceva risaltare un lato del carattere raramente visibile, nonostante sapesse d’essere solo una sporca sanguisuga.
Adocchiato un piccolo bar che conosceva bene, aveva convinto la sua fidanzata a entrare.
Lei aveva blaterato qualcosa riguardo il fatto che la sua famiglia le aveva imposto il coprifuoco e di come non potesse spendere troppo, ma il rosso non aveva sentito ragioni.
Entrato, stringendone la mano, si era avviato verso il bancone e aveva ordinato un toast, un panino vegetariano e 2 bibite.
Resasi conto che era inutile discutere, non aveva opposto resistenza e si era seduta su uno dei tanti tavoli interni, mettendosi a fissare il fidanzato.
Persa quella battaglia, voleva quantomeno sapere cosa intendeva dire con scelta più sensata.
“Di cosa parlavi prima?”
“Non so se è il caso di parlarne ora.”
“Con te non è mai il caso.”
“Vorrei un po’ di privacy a riguardo.” Sbuffò lui, scontrandosi con le sue mani che torturavano la tovaglietta del tavolo.
“Se siamo a casa tua non va bene perché temi che Alberta ascolti tutto e che poi possa prenderti in giro o ricattarti.”
“Già.”
“Mentre se siamo a casa mia, temi che i miei genitori si facciano strane idee.”
“Detta così non sembra mai il momento.” Rise il rosso, ringraziando il cameriere che aveva appena portato le loro ordinazioni.
“Siamo lontani dagli altri tavoli e se non urli, forse, riesci a confidarti.”
“Non ti arrendi con facilità, vero?” Chiese, facendola sorridere.
“Ti torturerò per tutta la sera se necessario.”
“Come se fosse facile.”
“Posso sempre chiedere aiuto a tua sorella.”
“La bastonata dell’altra volta mi è bastata.” Sbuffò Scott, ricordandosi bene la mazzata che aveva ricevuto sulle gambe e che gli aveva sfiorato la testa.
“Di cosa parlavi prima?” Borbottò, tornando seria e fissandolo negli occhi.
“Dawn penso che ogni fidanzato debba fare la cosa più logica per rendere felice la propria metà.”
“Continuo a non capire.” Soffiò lei.
“Se, e spero non accada mai, dovesse succedermi qualcosa, ti prego solamente di non rendere le cose troppo difficili.”
“Come?”
“Mi piacerebbe sapere che la mia ragazza mi ama così tanto da voler morire con me, ma ciò mi renderebbe infelice.”
“Tu…”
“Io avrei fatto come l’idiota che è affondato. Morire per qualcuno non è una cosa di cui ci si deve vergognare dopotutto.”
“Scott…”
“Anche se, conoscendoti, so che faresti di tutto per evitarlo.” Ghignò il rosso, mangiucchiando un angolo del toast che gli era arrivato.
“Infatti.”
“Moriresti davvero per uno come me?” Gli chiese il giovane, sollevando lo sguardo e sorridendo con amarezza.
“Ma perché parli sempre di cose così tristi?”
“Sei tu che volevi parlare del film.”
“Lo so e comunque non voglio stare senza di te.” Riprese la giovane, facendolo sorridere.
“Mi renderesti felice, anche se forse è una scelta egoistica.”
“Cosa c’è d’egoistico, se io voglio stare con te?”
“Egoistico nel senso che per rendere felice l’altro, dobbiamo sacrificare qualcosa.” Borbottò il rosso, bevendo un sorso della sua bibita.
“Tipo?”
“Come nel film: noi non possiamo stare divisi, ma so che davanti a una scelta, finirei sempre con il pregiudicare la nostra felicità a vantaggio della tua vita.”
“Io…”
“E non devi pensare che la mia scelta sia fatta perché non ti amo.”
“A me sembra proprio così.”
“Io ti amo troppo per permetterti di fare una qualche cavolata.” Sbottò, terminando velocemente la sua cena.
“Grazie.”
“Ora però non parliamo più di queste cose, te ne prego.” Tentò, portando il discorso altrove e sperando che lei raccogliesse le sue intenzioni.
 
Scott non avrebbe mai voluto rovinare quella serata.
Sapeva bene che quel ragionamento, lo stesso che avevano affrontato per oltre 2 settimane alle superiori, non si sarebbe risolto con alcune carezze o con un bacio.
Perché, quando avevano visto quel film, lui e la sua classe ne avevano discusso molto sul pensiero vita-morte che avevano evocato.
Quell’idea era presente in moltissimi altri film, ma nel caso del Titanic veniva come ingigantito e risplendeva di luce propria.
Inutile negarlo, anche il più cinico, menefreghista e annoiato ragazzo, avrebbe sempre convenuto con la massa che la discussione vita-morte del Titanic era complessa.
E rapportandolo a quel momento e al rapporto difficile che stava vivendo con Dawn, gli sembrava ancora più complicato.
Ammettendo che entrambi fossero animati dallo stesso livello d’amore, Scott sapeva che lasciarla sola l’avrebbe ferita, anche se si sarebbe sentito in pace.
Allo stesso modo, però, rimanendo solo avrebbe provato l’infelicità e avrebbe desiderato stringerla per dirle quanto l’amava.
Ma questo significava essere egoisti perché si pensava prima alla propria gioia, a scapito di quella altrui.
Sacrificarsi, però, senza accettare la sua presenza sarebbe stato oltremodo sbagliato.
Infatti Dawn avrebbe potuto affermare che nel proteggerla, non considerava i suoi sentimenti e questo l’avrebbe ferita.
Qualunque scelta fregava quella precedente e si scontrava con il loro bisogno di felicità.
Scott, dopo esser tornato a casa e averci riflettuto ancora, era giunto a una soluzione: mai nella vita avrebbe fatto una crociera e mai più l’avrebbe portata al cinema per vedere qualcosa di romantico senza avere la sicurezza che i protagonisti potessero vivere felici e contenti.
 



Angolo autore:

Rieccomi con l'aggiornamento.
Tutto lo zucchero che vi ho somministrato nel  capitolo precedente, mi è andato di traverso e mi stava per far dimenticare che dovevo pubblicare.

Ryuk: Ricordate che ci avete sulla coscienza, se  non arriviamo alla fine.

Questo capitolo è un po' più breve del precedente e può essere riassunto in una parola: Titanic.
Non ho mai visto il film e non m'interessa vederlo per sapere che non è il mio genere.
Il riassunto che mi ha fatto un mio amico anni fa mi è bastato per non chiedere un posto in prima fila sull'iceberg.

Ryuk: Siamo piuttosto ignoranti per quanto riguarda il cinema.

Già.
Vi chiederete come faccio a sapere del pensiero vita-morte del film: beh...in parte è pura invenzione, l'altra è analisi settimanale storica attraverso pellicola di quella sciroccata della mia prof delle superiori.
Non mi dilungo oltre per non risultare noioso, ma porgo comunque i miei ringraziamenti a chi ha recensito la storia.
Spero di non dimenticare nessuno e pertanto ringrazio: Dawn_Scott, Face of Fear, Raymox, Tirene e Anown.

Ryuk: E ora possiamo anche andare.

Martedì prossimo sapremo se tutto questo zucchero mi farà diventare diabetico.
Alla prossima (ahimè)!
   
 
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