Capitolo 8
Emozioni coinvolgenti
New York-Bones
Ci
trovavamo nella camera d’albergo, Booth fissava la parete di
fronte a se, ma
non avevo ancora trovato l’oggetto della sua curiosità,
anche perché la parete
era spoglia.Ancora non avevamo sostenuto alcuna conversazione, pareva
che si
trovasse a disagio, ma non ne potevo essere certa, non intendendomi di
quella
branca della scienza che prende il nome di psicologia – pur non
credendo in ciò
come più di una volta mi è capitato di affermare al
dottor Sweets. «Sei
preoccupato Booth?» domandai. «Sì Bones sono
preoccupato, perché tu non lo
sei?» «Sono preoccupata che Pelant possa fare del male ai
miei amici,
antropologicamente parlando…» «No Bones, non
c’è niente di antropologico da
analizzare in questa situazione, tu sei più in pericolo di tutti
in questa storia
e lo sai bene, io ti devo proteggere, lo capisci?» «Mi
dispiace Booth che tu
sia così preoccupato, ma sono dell’opinione che non ci sia
alcun bisogno, mi so
difendere da sola!» «No Bones, tu non hai capito, lui ti
vuole per se, sei il
suo giocattolo, non si fermerà, lui ti vuole dalla sua parte,
per lui sei
l’unica che possa ammirarlo e io non permetterò per nulla
al mondo che si
avvicini così tanto a te! E poi adesso quello scrittore che ci
prova con te,
non mi piace.» Terminò la frase quasi urlando e non so
descrivere esattamente
come o perché ma mi sentivo un po’ lusingata, ma anche
triste e arrabbiata, non
avrei creduto possibile per me provare così tante emozioni
insieme. «Questo
significa che tu non possiedi un minimo di fiducia in me! Pensi davvero
che
potrei stare dalla parte di Pelant? Lo sai che lui è un
criminale ed una
persona fuori fase, benché bisogna ammetterlo, il suo quoziente
intellettivo
potrebbe essere vicino al mio! E poi in questo discorso non
c’è niente che
colleghi il mio amico, quindi non capisco perché tu ti stia
comportando così a
causa sua.» Lo vidi storcere il naso quando dissi che Richard
è mio amico. «No!
Bones, io ho paura proprio di questo, tu ammiri il fatto che lui sia
intelligente…» «E tu credi che questo possa
distogliermi dalla mia razionalità?
O che possa tradire i miei amici ed il mio partner?»«No!
Bones, io non
intendevo…» «In effetti pare che tu intendessi
proprio questo!» «Bones io non
intendevo questo, mi dispiace, non voglio che tu pensi che non mi fido
di te,
perché questo non è vero, insomma tu sei la mia
partner… quello che voglio dire
è… che…» «Booth, è così,
tu non ti fidi o non avresti detto ciò che hai detto,
anche la psicologia lo dice!» Ero così arrabbiata con lui,
dopo tutto quello
che avevamo passato insieme... «Ma tu non credi alla
psicologia!» «E quindi?
Non vuol dire che alcune affermazioni o concetti non siano corretti,
cioè non è
una scienza perfetta, ma è comunque una scienza e io sono una
scienziata.» «La
stai solo usando a tuo vantaggio per vincere in questa
discussione!» «Questo
non è vero, io non voglio vincere a tutti i costi, io ho
ragione, come la
maggior parte delle volte, lo sai che io ho un quoziente intellettivo
molto elevato
e tu ti senti intimidito da questo fatto…» «Questo
adesso cosa centra? Non puoi
andare in giro a dire alla gente che è stupida solamente
perché tu hai
un’intelligenza superiore alla media!» Booth sembrava
arrabbiato quanto me.
«Certo che posso, è la realtà, sono i fatti e
comunque io non volevo essere
scortese, ma tu non riesci a capire che io non sto realmente rischiando
la vita
ok?» «Certo che la stai rischiando, Pelant è uno
psicopatico e tu
potresti…potresti…» Sembrava che avesse voglia di
spaccare qualcosa, se fosse
diventato violento non posso sapere cosa avrei fatto, io non potevo
immaginare che
Booth picchiasse qualcuno. «Ok, Senti Bones se tu non riesci a
capire il
pericolo a cui sei esposta, potresti farti male o farne fare ai tuoi
cervelloni!»
Pronunciò l’ultima parola come se fosse un dispregiativo e
probabilmente in
quel momento lo era. Qualcuno bussò alla porta, feci per andare
ad aprire ma il
mio compagno di stanza mi precedette, spalancò la porta e notai
che sulla
soglia c’erano tutti i nostri colleghi. «Ragazzi ma che
succede? Vi si sente
dall’altra parte del corridoio, state bene?»«Scusa Cam, era solo uno scambio di
opinioni, giusto Bones?» Lo fulminai con lo sguardo, ma lui sostenne i miei
occhi in maniera spavalda. «Si abbiamo sentito tutti il vostro scambio di
opinioni!» Cam appariva logicamente un tantino preoccupata. «Non mi
chiamareBones!» «Oh andiamo sono anni che ti chiamo così…» «Non importa, non mi
chiamare Bones!» «Bene ragazzi, vedo che non possiamo fare nulla e ritengo che la
nostra presenza non sia necessaria.» Cam fece disperdere la squadra, quasi
immediatamente Booth sbattè la porta e si voltò nuovamente verso di me.
«Adesso basta, io non voglio
imprigionarti, voglio proteggerti!» «Lo so Booth, ma non è necessario, mi so
difendere tranquillamente da sola e tu questo lo sai.» «Non ti puoi proteggere
da ciò che ti attrae, io voglio coprirti le spalle capisci? Sei la mia partner,
non voglio che ti accada nulla, io… ho bisogno di saperti al sicuro.» Ero molto
intenerita dalle sue affermazioni, ma non poteva capire che così facendo, lui
sarebbe stato più in pericolo di me, si stava mettendo tra Pelant e ciò che lui
voleva, ovvero me. Non potevo permettergli di fare l’eroe in quella maniera.
Non volevo certo dargliela vinta, ma non mi allettava l’idea di vederlo morire
davanti ai miei occhi. Come la sera del karaoke, quando quella donna aveva
tentato di spararmi e lui si era messo proprio sulla traiettoria della
pallottola. Vederlo cadere e perdere i sensi mi aveva fatto sentire debole e
indifesa, mi aveva fatto sentire sola, come se l’unica cosa che mi tenesse
attaccata al suolo non fosse la gravità. Era una cosa totalmente irrazionale e
non da me, naturalmente sapevo che si trattava di un sentimento umano, ma non
sono mai stata brava con questa parte della scienza, non è fisica o chimica: è
quello che Angela cerca di spiegarmi da tanto, ma che io non riesco a
comprendere. «Booth, mi dispiace, ma non ti permetto di farmi da guardia del
corpo.»«Permettimi di essere il tuo partner, non tagliarmi fuori, per favore…»
Così dicendo si avvicinò a me e io feci fatica a ragionare, anche se
naturalmente non potevo accettarlo, la realtà era che mi attraeva molto la sua
conformazione fisica e il suo carattere; riusciva a comprendere il comportamento
umano molto meglio di me alcune volte. Ecco mi attraeva la sua empatia.«Mi
dispiace di averti insultato, lo sai che ti ammiro per come riesci a capire le
persone.»Mi sorrise. «Lo so Bones, mi dispiace di averti urlato contro!» «Non è
importante, eri arrabbiato. Ti ho fatto arrabbiare io!» I nostri visi erano
molto vicini, poteva essere una cosa molto erotica, ma ci stavamo scambiando
solo delle scuse. «No Bones, è Pelant che mi fa arrabbiare, perché lui è
intelligente e può stuzzicare la tua curiosità, mentre io non capisco il codice
che usate voi cervelloni… Io vorrei poter essere in grado di capirti senza
troppe difficoltà.» Questa volta non c’era disprezzo nella sua voce nello
pronunciare la parola “cervelloni”. «Ma Booth, io non apprezzo Pelant, è uno
psicopatico! Io ti ammiro e tanto, perché nonostante tu faccia fatica a
comprendere il nostro linguaggio, riesci a capirci, comprendi una parte
dell’essere umano che a me sfugge, per questo mi piace lavorare con te, tu mi
insegni tanto ogni giorno, anche se tu impari molte più cose da me, questo è
logico… Io ti ammiro davvero tanto!»Lo vidi sorridere, non riuscii a
controllare i miei arti superiori e lo abbracciai. «Grazie Bones!» «Grazie
Booth!» «Va bene Bones, che ne dici se andiamo a letto, è tardi e noi domani ci
dobbiamo alzare presto!» «Sì penso sia una cosa sensata, allora buonanotte!»
dissi allontanandomi con un pizzico di riluttanza «Buonanotte Bones!»
New York – Castle
Arrivai al distretto di polizia
con i miei soliti cinque minuti di ritardo e con tre caffè ancora caldi. Non
appena misi piede in ufficio mi diressi automaticamente verso la scrivania di
Beckett per lasciarle il suo caffè nero. Stranamente non era già a lavoro nella
sua postazione; feci scorrere lo sguardo intorno a me per tutta la stanza,
finché non la individuai. Di una bellezza dolorosa che mi colpì come fece il
primo giorno che la vidi, era impegnata in una conversazione con quel suo
vecchio amico, Booth. Tentai di non farmi irritare da quella visione e di concentrarmi
su altro, pensando a quale soprannome potevo dare a quel nuovo… “collega”. Ero
indeciso se basarmi sul suo fisico da giocatore di football in pensione, le sue
fibbie alternative, i calzini improponibili o l’atteggiamento da sbruffone.
Proprio non riuscivo a comprendere cosa potesse trovarci la mia Katherine in un
tipo del genere. Una voce familiare mi riportò alla realtà «Buongiorno
Richard!» Mi voltai e sorrisi con naturalezza alla stupefacente dottoressa Brennan
che mi stava davanti. «Buongiorno a te Temperance!» Le risposi con un tono più
alto del necessario, sperando così di poter attirare l’attenzione di Beckett e,
soprattutto, che questa scena provocasse in lei gli stessi sentimenti che aveva
scatenato in me il vederla con quel cecchino. «Ti ho portato il caffè!»
Continuai, porgendole l’unico caffè rimasto. «Oh grazie Richard! Noto con
piacere che nonostante l’età avanzata sei dotato di un’ottima memoria, ti sei
ricordato come prendo il caffè.» Non potei fare a meno che sorridere per quel
suo tentativo maldestro di complimentarsi per una cosa così semplice. «Volevo
parlarti di una questione riguardante il caso.» Aggiunse, indicandomi una
scrivania lì vicino e facendomi cenno di sedermi accanto a lei. Notai che da
quella postazione mi era possibile tenere sotto controllo quei due e vidi che
entrambi, come avevo sperato, erano concentrati sulla conversazione in atto tra
me e Temperance. «Dimmi pure mia cara!» Affermai sempre ad alta voce, sfiorando
la spalla della dottoressa accanto a me. Non potei fare a meno di avvertire una
certa tensione nel suo corpo non appena la sfiorai; in effetti nonostante i
suoi modi di fare spavaldi mi ero reso conto di quanto fosse segretamente
riservata e solitaria. «Speravo che potessi essermi d’aiuto per studiare il
criminale in questione. È un lavoro che solitamente rientra tra le mansioni di
Sweets, ma lui ha già stilato diversi profili psicologici al riguardo e per
quanto sappia quanto si sia impegnato in questo caso, nessuno di essi coglie
pienamente la vera natura contorta di Pelant. D’altronde non è necessario
biasimare Sweets, l’oggetto del suo studio è molto più complesso di quanto lui
possa capire. Quindi, vorrei provare a sfruttare le tue capacità di scrittore,
per quanto neanche esse possano essere razionalmente affidabili, perché abbiamo
un bisogno impellente di inquadrare quest’uomo e capire le sue prossime mosse.»
Come al solito non potei non ammirare la sua eloquenza, aveva fatto il discorso
senza battere ciglio, le veniva naturale. Sorrisi nuovamente e annuii. «Ma
certo Temperance, sarà davvero un piacere per me, cosa aspettiamo? Mettiamoci
subito al lavoro!» Detto questo mi misi in piedi e prendendole la mano la feci
alzare. Sentivo lo sguardo di quei due bruciare ancora sulle nostre figure e
allora decisi di oltrepassare i limiti, cingendo con il braccio le spalle della
dottoressa. Immediatamente il suo corpo reagì per respingermi. Mi avvicinai al
suo orecchio per tentare di sussurrarle quale fossero le mie intenzioni ma lei
tentò di allontanarmi e spingermi via, formulando per la prima volta da quando
l’avevo conosciuta una frase con poco senso logico. Fu in quel momento, mentre
cercavo invano di decifrare cosa avesse detto e di spiegarmi, che sentii delle
mani forti afferrarmi le spalle. Senza poterlo evitare mi ritrovai a dare le
spalle a Temperance, liberandola dalla mia presa e feci giusto in tempo ad
intravedere il viso di Booth prima di sentire un rumore di ossa che si
schiantano, seguito da un dolore allucinante che mi obbligò a portare entrambe
le mani al viso e mi fece perdere l’equilibrio. Per qualche secondo vidi tutto
buio, poi lentamente iniziai a riacquisire la vista e a individuare delle
sagome attorno a me.
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Spazio Autrici:
Bene eccoci qua, come al solito
in ritardo. Ci scusiamo per l’enorme attesa, speriamo vivamente che questo non
vi faccia smettere di seguirci.
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Allora, questo capitolo, è molto intenso, piena
di emozioni che vengono a galla, personalmente mi piace tanto, tutte le varie
faccende sono molto coinvolgenti. Inutile negare che sono stata contenta di
aver scritto il punto di vista di Bones e di aver sottolineato la dolcezza che
secondo me è in Booth ogni qualvolta voglia proteggere Bones. Lei è una
personalità molto particolare come sapete:D ma è un personaggio bellissimo a
mio parere, mi è piaciuta la parte in cui la gelosia di Booth per Castle ha
sfogo, spero veramente che piaccia anche a voi e speriamo di non farvi
aspettare troppo per il prossimo. Attendo le vostre opinioni, anche critiche,
purché costruttive. A presto. J@TemperanceBeckett
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Hey gente! Sfrutto questo spazio autrice per un
messaggio che reputo davvero importante. Ci tengo a chiedervi scusa per gli
ingenti ritardi che ogni capitolo reca con sé. So quanto possa essere frustante
quando non vengono rispettati gli impegni presi ed io sono la prima ad esserne
infastidita perché, come la mia amica e co scrittrice, tengo molto ad essere
giusta e puntuale. Non voglio usare questo spazio per giustificarmi elencandovi
le ragioni di questi problemi di organizzazione, voglio solo scusarmi e
impegnarmi ad essere il più diligente possibile in futuro. Non potete
immaginare quanto sia importante per me questa fan fiction e quanto mi emozioni
ogni singolo commento, perciò vi ringrazio e vi chiedo ancora scusa. A presto,
@lulluby