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Autore: alessandras03    16/07/2017    0 recensioni
SEQUEL BISBETICA VIZIATA.
Dal Capitolo 1...
"In fondo è l’alba per tutti. E’ l’alba di un nuovo inizio. L’alba che porta con sé la notte, schiarendo il cielo, colei che reca luce e spensieratezza.
E’ questa la mia alba. Guardare avanti e capire che non bisogna fermarsi.
Come il tempo scorre, come la notte passa e arriva il giorno, così i cattivi pensieri svaniscono per dar spazio ad una pace interiore senza limiti. "
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 13
 


Sono in bagno da dieci minuti, da sola. Ho fatto tutto ciò che c’è scritto nelle istruzioni. Le mie gambe non la smettono di tremare ed il cuore di battere all’impazzata.
Posso solo immaginare come stia in questo istante Dylan.
E così dopo quindici minuti abbondanti prendo il coraggio ed osservo il test.
Due lineette positivo, una sola negativo, continuo a mormorare a bassa voce. Tengo gli occhi chiusi, talmente tanto da riuscire a vedere cerchi concentrici di diverso colore.
Prendo un lungo respiro e li apro.
Il mio cuore cessa di battere, il respiro si ferma, le gambe cedono e mi ritrovo catapultata a terra. Credo che la pressione sia scesa e la sudorazione aumentata.

«Grace?» La voce strozzata di Dylan mi fa scendere una lacrima. «E’ da troppo tempo che sei dentro… sto entrando» aggiunge.
E la porta si apre. Quando mi trova a terra spalanca gli occhi e rimane fisso a guardarmi.
Solo dopo qualche istante si decide a rialzarmi, sorreggendomi dalle braccia.
Mi abbraccia e mi sorregge, mentre mi accarezza il capo. Mi lascio andare in un pianto disperato, mentre Beth fa la sua entrata trionfante portando le mani sulla bocca.

Riesco ad avvertire il respiro affannato di Dylan ed il suo cuore che martella nel petto come un cavallo in piena corsa.

«Affronteremo questo insieme» mi sussurra.

Non era questo che avevo pensato nella mia vita, non era questa la vita che sognavo.
Sento come se tutto ciò in cui avessi creduto, si sgretolasse in piccoli minuscoli pezzi dinanzi ai miei occhi. Sento che tutte le mie forze cedono e la mia vita stia andando in frantumi. Non posso credere a ciò, non riesco a crederci.


Rimango a casa loro anche oggi, imbrogliando mia madre che Beth avesse la febbre e le stessi tenendo compagnia. Ed invece ci vorrebbe soltanto qualcuno che si prendesse cura di me e mi ripetesse che è solo un incubo.
Vorrei chiamare Emily e raccontarle tutto, ma non so se reggerebbe l’urto se glielo dicessi così per telefono. Si fionderebbe qui in men che non si dica e dopo aver preso a calci Dylan, mi avrebbe ammazzata, forse poi protetta e coccolata, ma sicuramente prima uccisa in tutti i modi che si possano utilizzare per far fuori una persona.

Dylan è rimasto in silenzio per un’ora intera ed ora è disteso sul suo letto, con le mani dietro il capo, osserva il soffitto immobile e in silenzio. Io sono poggiata alla sua scrivania, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso nel vuoto. Beth ci ha lasciati da soli.
«Se abortissi?» Esordisco. So che è la peggiore delle decisioni.
Lui alza scattante la testa, mi fulmina con gli occhi «non ci pensare neanche» sospira. «Vieni qui» mi indica il posto accanto a lui.
Così con uno scatto repentino mi ritrovo avvinghiata a lui. Il suo braccio mi avvolge la schiena, stringendomi contro il suo petto e con l’altro giocherella con le mie dita.
«Troverò un lavoro, ce la caveremo» dice schiarendosi la voce.
Non fiato.
«So che sei sconvolta, so che vorresti piangere da ora fino a domani mattina, ma voglio che tu sappia che io ci sarò in qualsiasi modo» mormora accarezzandomi il capo.
Lo osservo con le lacrime agli occhi. «Non so neanche cosa voglia dire avere un bambino» singhiozzo, «non ho idea di cosa si debba fare, di come dirlo ai miei… gli spezzerò il cuore. Emily è sempre stata attenta a queste cose e poi arrivo io… e faccio un casino» blatero.
«Non sarai mai sola.» Mi stringe ancor di più ed io mi sento esattamente dove dovrei essere. Casa.
E’ vero, vorrei sbraitare come una disperata e sfasciare ogni cosa invada il mio cammino, ma poi guardo Dylan, osservo i suoi occhi sinceri che brillano in qualsiasi caso, fisso ammaliata il suo sorriso, che nonostante la notizia, riveste sempre il suo volto.
Quando guardo lui, ritorna il sereno nella mia anima. Non riuscirei neanche a spiegare a parole quanto fosse rilassante anche solo rimanere tra le sue braccia, perché anche solo il suo respiro mi fa sentire al sicuro. Sarà sempre il mio porto, tutto ciò di cui ho avuto sempre bisogno e non l’ho mai saputo.
Sarà tutto un disastro da oggi in avanti, saranno giorni grigi e pieni di confusione, sarò afflitta e disorientata, ma forse la vita ha deciso che la vecchia ragazzaccia che ero aveva bisogno di qualcosa di così grande per scombussolare la sua vita.


«Come sarebbe a dire che sei ancora da Dylan?» Sbraita mia sorella dal telefono. Lo allontano dall’orecchio e prendo un lungo respiro.
Beth è al mio fianco, mentre Dylan è uscito a prendere una boccata d’aria.
«Emily ne parliamo di presenza, va bene?» Dico cercando di apparire il più rilassata possibile.
Lei continua ad urlare, soprattutto a Brady. Povero cristo.
«Grace devi tornare a casa adesso! Mi stai nascondendo qualcosa? Hai avuto un incidente? Beth ha combinato qualcosa?» A ques’ultima domanda Beth sgrana gli occhi e s’irrigidisce.
Lei faccio cenno di non fiatare, «è tutto okay, ha solo un po’ di febbre e le faccio compagnia.» Passo una mano sulla fronte per tamponare la sudorazione aumentata a dismisura.
Beth nasconde nel frattempo il viso con entrambe le mani.
«Sarà… ma io non ti credo» decreta Emily.
«Va bene Emily. Sto riattaccando, ci sentiamo» e così faccio. Non l’avrebbe mai smessa di far domande, ma sono più che certa che a breve piomberà qui com’è solita fare e a quel punto sarò costretta a dire tutta la verità.




POV DYLAN


Padre?

Che strana parola. L’ho pronunciata per così poco tempo che non riesco più. Eppure stavolta non tocca a me dirla, bensì ascoltarla.
Ma che sto dicendo? Manca così tanto tempo per ciò.
Sono confuso e in panico, anche se ho provato in tutti i modi a rassicurare Grace, a dirle che non è niente, che ce la caveremo. Siamo così piccoli in una situazione così grande.
Sono talmente bambino che mi sono rifugiato nella palestra della scuola per riflettere su ciò. Forse qui ricorderò che il tempo delle mele è passato.

«Buonasera» il coach Adams spunta all’improvviso, sta racchettando delle palle. Mi scruta curioso e poi si avvicina. «Hai già nostalgia?» Ridacchia e si guarda intorno.
Scrollo le spalle. «Sono venuto qui per riflettere» dico sospirante.
Lui mi fissa corrucciato. «Che cosa avrai di così importante da riflettere alla tua età?»
Sapessi, Marcus.
Non fiato e questo probabilmente lo turba. Si siede al mio fianco e si schiarisce la voce.
«Dai, sono la tua voce della coscienza, dici tutto» raddrizza la schiena e sorride.
Massaggio le tempie, «diventerò papà» dico di soppiatto.
Marcus non parla, così mi volto ed il suo sguardo è perso nel vuoto.
«Cazzo, tu sei amico di famiglia, porca troia che gran coglione che sono» blatero mettendomi in piedi. Faccio avanti e indietro di fronte a lui imprecando.
«Murphy credo tu mi abbia spezzato il cuore» si da un piccolo schiaffetto in viso e poi si alza. «Cioè la piccola peste è… è…è incinta?» Pronuncia quelle parole scandendo ogni singola lettera.
Annuisco.
«Scappa in Australia» risponde scattante. «I coniugi Felton ti faranno il culo, amico. Te lo dico come un fratello» mi da una pacca sulla spalla.
«Bella voce della coscienza del cazzo» mi sposto violento.
«Okay, sarò serio adesso… quando succede qualcosa di sconvolgente divento un coglione patentato e dico tante di quelle cazzate. Purtroppo a distanza di anni la cosa non è ancora cambiata» si massaggia il mento. «Ti capisco meglio di chiunque altro.» Dice.
«Cosa ne puoi sapere tu?» Sbotto.
«Ultimo anno di liceo, Samantha Mongomery, bellissima, dolcissima, pura, una ragazza d’oro… mi sono innamorato, eravamo due bambini che si volevano bene, ma quando lei rimase incinta mi cadde il mondo addosso» racconta osservando il canestro. Sembra malinconico. «Fu strano, difficile, non mi hai conosciuto da ragazzo… ma per frequentare Brandon Felton avrei dovuto essere davvero un coglione e lo ero. Facevo sempre cazzate, ci divertivamo, ci spaccavamo ad ogni festa, non avevamo limiti, nessun ritegno, nessun pudore. Eravamo dei ragazzacci» rise al pensiero, «per me fu una doccia gelata, come se Dio mi stesse spiattellando in faccia che era arrivato il momento di cambiare rotta e diventare una persona migliore, di crescere una volta per tutte» annuisce avanzando verso di me. «E allora mi decisi, nonostante la giovane età, l’immaturità e la voglia di continuare a vivere alla giornata, decisi che sarei stato affianco di Sam. Poi le cose non andarono, lei perse il bambino… ed io presi un altro calcio nel culo, perché una volta che accetti qualcosa poi diventa difficile abituarsi ad un’altra situazione» scrolla le spalle e sospira. «Ce la feci anche in quel caso ed ora sono qui, con una donna meravigliosa al mio fianco, con Lux ed un altro bebè in arrivo. Credimi… che la vita riserva così tante sorprese che anche se ti sforzi di immaginare non ci riusciresti» ride con gusto. «Io e Kris una volta eravamo come il cane ed il gatto, non ho mai pensato a lei come qualcosa di… qualcosa di bello, lei era la sorella di Brady, il mio migliore amico… ma le carte in tavola cambiano quando meno te l’aspetti e a volte sei solo costretto ad accettarle.» Mi posa una mano sulla spalla e mi osserva.
«Mi dispiace aver giudicato, non conoscevo questa parte della storia» mi giustifico.
«Non dispiacerti, in fondo è passato così tanto tempo…» sorride tranquillo. «Tornando a noi, siete stati due incoscienti, ma sono sicuro che tu voglia davvero bene a quella ragazzina, non riesco neanche a preoccuparmene perché so che ragazzo sei Dylan… ed anche se al momento vorresti sparire per sempre, penseresti comunque di portare via con te anche lei.» Marcus sembra all’apparenza l’uomo più imbecille del mondo, ma in realtà non è così. Rimango alle sue parole paralizzato, perché è la verità.

Al mio ritorno a casa, Emily è seduta sul nostro divano, mentre Grace è abbandonata a se stessa sulla poltrona di fronte. Ha lo sguardo afflitto e mi basta osservare mia sorella per capire l’antifona. Emily ha scoperto tutto.
Getto le chiavi dell’auto sul mobiletto accanto la porta d’entrata. Deglutisco rumorosamente e a spalle larghe avanzo verso di loro.
Emily fa un gran sospiro. Grace mi osserva seria, sento come se dovessi dare io delle spiegazioni.
«Mi prenderò le mie responsabilità» schiarisco la voce.
«Devi.» Decreta Emily con voce tremante. «Non riesco neanche ad immaginare come sia possibile» si gratta il capo.
Grace nasconde il volto con entrambe le mani e scuote il capo. Socchiudo le palpebre e stiro il collo.
«In ogni caso è successo e dovete reagire da persone mature» aggiunge dopo una lunga pausa. «Non credo sia il caso che Grace vada sola a dirlo a mamma e papà…» a quelle parole credo che il mio cuore abbia cessato di battere. Sento una fitta allo stomaco ed una sensazione di nausea. Santo Dio.
«S-sì… andremo quando lei vorrà» dico mentre osservo Grace che annuisce, ma non mi sembra molto convinta.
Improvvisamente squilla il mio telefono e poi quello di Emily. E’ un messaggio di Brady.
Non respiro per qualche secondo, poi lo apro.

Hai idea di dove sia mia moglie?

«Ho un messaggio di Brady» dico con voce tremante.
«E’ qui fuori» aggiunge poi Emily.
Poco dopo qualcuno bussa alla porta. Sono fottuto. Riceverò come minimo calci e pugni dappertutto. Vado ad aprire e Brady è lì parato sull’uscio della porta, confuso e stralunato alla vista di codesta strana riunione.
Corruga la fronte e schiarisce la voce, «è ancora presto per organizzare la cena di Natale, non credete?» Ironizza.
Emily lo fulmina con gli occhi, così diventa subito serio e si fa spazio per entrare.
Chiudo la porta dietro di lui, mentre avanza verso il salone.
«Che sono 'ste facce? E’ successo qualcosa? Dove sono i bambini Emily? E’ successo qualcosa a Kris, a Marcus?» Sembra intimorito solo all’idea che una delle persone che ama non stia bene.
Emily sospira e scuote il capo, «i bambini sono da mia madre» deglutisce.
«Sputate questo cazzo di enorme rospo!» Sbotta nervosamente.
«Io e Grace aspettiamo un bambino» sgancio la bomba consapevole delle probabile conseguenze.
Brady porta una mano al petto e poi avanza barcollante verso il sofà da cui si sorregge.
Socchiude gli occhi e prende un lungo respiro.
«Un bicchiere d’acqua» chiede sospirante, «non sto scherzando» aggiunge.
Beth corre in cucina e torna poco dopo con l’acqua, porgendogliela.
Lui sorseggia e poi prende un lungo respiro ed alza le spalle. Si volta a fissarmi in cagnesco, ma io non credo che debba meritarmi questo.
«Brady» Grace esordisce dopo tanto silenzio, si mette in piedi ed avanza verso di noi, «non ti permettere a fare qualsiasi cosa ti passi per il cervello» decreta severa.
«Sto metabolizzando la cosa» risponde lui schietto. «Non voglio fare assolutamente nulla» aggiunge. Poi ritorna il silenzio.
Lui guarda me, Grace guarda lui, Emily e Beth osservano tutti e tre.
Che splendida cornice.
«Che avete intenzione di fare?» Brady porta le mani sui fianchi, mentre io rivolgo lo sguardo su Grace.
«Lo terremo» dico io.
«Siete sicuri?» Quella domanda potrà risultare strana, ma nessuno ci sta dando la certezza di cosa accadrà dopo, di come si evolverà la situazione, insomma… pensiamo sia la scelta più giusta.
«Brady cosa cazzo stai dicendo anche tu?» Emily lo ammonisce.
«Sono due ragazzini santo Dio Emily!» Sbotta. «Un bambino deve avere l’amore di due genitori, che lo vogliano sul serio, che sappiano cosa facciano, che non abbiano ripensamenti. Ci avete pensato?» Aumenta gradualmente il tono di voce diventando furibondo. Le si ingrossa persino la vena sulla tempia.
«E cosa dovrei fare? Abortire? Far finta che non sia mai successo nulla di tutto ciò?» Grace scoppia in lacrime. «Non avete idea di quanto stia male io in questo momento e fidatevi che nessuno dei due vorrebbe al momento un bambino, ma cosa dovremmo fare?» Singhiozza.
Brady non parla. Emily neanche. Beth rimane tutto il tempo in disparte.
«Non lo so qual è la scelta più giusta, valutate le conseguenze e decidete voi… io ho bisogno di prendere una boccata d’aria» Brady se la svigna.
Emily, nel frattempo, avanza verso la sorella. L’afferra per il capo e l’abbraccia mentre lei si lascia andare in un pianto liberatorio.
«Qualunque sia la tua decisione, sappi che non sarà mai sbagliata… sai tu cos’è giusto per te. Non possiamo deciderlo noi» dice con voce rauca. «Io ci sarò in ogni caso» le accarezza il volto asciugandole le lacrime e le lascia un bacio in fronte. «Vado a casa, se vuoi venire da noi stanotte non esitare… Brady è solo sconvolto, lo sai» porta una ciocca dei capelli di Grace dietro l’orecchio e poi saluta sia me che mia sorella con un cenno di capo ed esce.



Dopo l’interminabile ora di delirio, Liz è uscita a fare un po’ di spesa, mentre Grace ha deciso di fare una doccia. Io sono rimasto in camera a riflettere, ascoltando la pioggia che sbatte contro la vetrata ed osservando le goccioline scendere lentamente. Da piccolo facevo le scommesse con Beth a quale fosse quella più veloce. Di solito vincevo sempre io.

«Vado da mia sorella» Grace esce dal bagno avvolta nel mio accappatoio.
Mi alzo di colpo e la osservo. «Ti stai allontanando Grace» decreto.
«Ho bisogno di riflettere» sospira distogliendo lo sguardo altrove.
Balzo giù dal letto e la raggiungo a piedi scalzi. «Ci sono dentro anche io, non puoi riflettere da sola!» Sbotta nervoso.
«Lo so e rifletteremo separatamente» borbotta, «avremo la mente più lucida.»
«Stai delirando, più lucida? Hai idea di quanto abbia il cervello incasinato? Credi che io sia super contento di questa gravidanza? Io ti amo, ti amo così tanto e avevo immaginato altro per noi… magari il college insieme, magari altri litigi, altre confusioni, ma sempre insieme… a crescere, migliorare, cambiare e poi magari in un futuro chi sa…» parlotto velocemente in preda al panico. «Non volevo questo, non così, non adesso.» Dico sincero.
Le si riempiono le guance di lacrime, «appunto Dylan, questo non è quello che vogliamo» mi accarezza una guancia. Perché questo mi sembra un addio?
«No Grace.» Non riesco a pensare a lei che va via e non si farà più viva. «Non decidiamo noi come devono andare le cose» cerco di farla riflettere.
«E invece sbagli, perché i nostri programmi non erano questi e noi due finiremo per litigare, perché tu vorrai andare al college ed io anche, saremo stressati e sempre nervosi.» Singhiozza. «Non saremo felici, non avremo quello che abbiamo sempre desiderato, non sarà mai niente più come prima… anche se un bambino è la cosa più bella che ci sia, bisogna volerlo davvero per averlo. Io non lo so se sono pronta a questa vita, a vedere i tuoi occhi tristi mentre dovrai stare a casa o andare a lavorare da qualche parte piuttosto che diventare chi vorresti essere. » Parla molto lentamente. «Voglio che entrambi siamo felici, ho bisogno di questo al momento.»
«Mi stai lasciando» rido amaramente, vorrei semplicemente gridare, dare pugni ovunque e far cadere il mondo. «Credi che andandotene, lasciandomi e tutto io sia felice?» Sbraito.
«Credo che quello che farò non ti piacerà e probabilmente rimanendo insieme me lo rinfaccerai a vita, vivrei con i tuoi occhi che ogni giorno mi ricordano il gesto che farò e questo ci impedirà di essere felici.»
La guardo con occhi sgranati, sta delirando. «Stai agendo da egoista, stai scegliendo da sola, non ti sto riconoscendo» scuoto il capo.
«Dylan andrà così. Terrò il bambino, proveremo ad affrontare la gravidanza insieme e probabilmente ci riusciremo, penserai ogni giorno a tutte le cose che avresti potuto fare e non hai fatto. Nascerà il bambino e cominceranno i problemi, nonostante sarebbe una creatura meravigliosa, cominceremo a litigare, scannarci, urlarci contro, non sarà facile e probabilmente finiremo per cedere e per abbandonarci entrambi.» Dice con voce elevata. «Perché non pensi a questo? Perché? E’ così che andranno le cose» singhiozza ancora.
«Non posso garantirti che sarà facile, ma ti ho promesso che ci sarò.» Decreto sincero.
«Non sai come ci sarai, potrai esserci e non volermi più… non puoi prevedere queste cose, siamo giovani e abbiamo una vita davanti…» sospira.
Poi si rifugia in bagno dove in poco tempo si veste. Ritorna in camera, indossa le scarpe e mette in borsa la sua roba.
La sto osservando mentre va via, lei andrà via per sempre.
«Non ce la faccio Grace» la blocco da un braccio e lei si impietrisce.
I suoi occhi sono sui miei, stringe le labbra e dopo le morde. Si avvinghia a me abbracciandomi.
«Io non sono d’accordo Grace» ribadisco.
«Ti amo anche io.» Sussurra sul mio collo. Poi si distanzia.
«Sei brava con gli addii» dico mentre non riesco a trattenere le lacrime, scaravento il mobiletto affianco al letto a terra, rovesciando tutto a terra. Lei sussulta e non fiata. «Mi stai lasciando! Te ne stai andando perché è la soluzione più semplice!» Sbraito pieno d’ira.
«Ti prego calmati» mormora.
«Come faccio a calmarmi?» Strizzo gli occhi e tiro un pugno sulla porta del bagno facendo un buco, osservo le nocche della mano che sanguinano e impreco sottovoce.
«Ma che fai» si avvicina lei ed io mi allontano.
«Non ho niente.»
Porta la borsa alla spalla e mi osserva. «Sai anche tu che è la decisione giusta.»
«Non mi prenderò la colpa per questo tuo gesto, perché è solo tuo… e ti stai comportando da egoista.» Sbotto nuovamente.
«Va bene» mi da le spalle e scende giù, la seguo a razzo senza pensarci e la raggiungo alla porta prima che lei esca del tutto da casa.
«Ti prego, non farlo» dico un’ultima volta.
Lei si volta e si avvicina al mio volto, lo prende con entrambe le mani e mi lascia un bacio sulle labbra, la stringo a me mentre la sua lingua cerca la mia. Penso che questo significhi un ripensamento, invece il distacco è così freddo da far capire tutto.
«Non odiarmi.» Scende le scale e va via.
Non ci posso credere. Svegliatemi da questo incubo.
«GRACE» sbraito prima che lei svolti l’angolo.
 Non si volta. 
  
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