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Autore: Jist    16/07/2017    3 recensioni
Dal capitolo uno:
"Ma quello scenario non avrà facile continuazione, poiché la fine è solo un’illusione, un miraggio che cela un infinito susseguirsi di eventi altrettanto oscuri."
Si lo so, è una vita che non mi faccio viva, ma dopo la delusione della terza serie, ho "abbandonato" temporaneamente il mondo di Huntik. Circa un mese fa mi è capitato di rivederlo tutto e la mia passione è tornata in auge. Ho dunque deciso di proporvi una mia visione sul futuro che attende i cercatori, inoltre ho notato che questo fandom si sta un po' spegnendo purtroppo. Non nascondo che mi piacerebbe ricevere vostri pareri, perciò fatevi sentire! Buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Laddove si chiude il principio
s’avventa funesta la fine;
preda irraggiungibile per chi
non vuole sporgersi oltre.
 
I primi raggi di sole iniziarono a scaldare quel freddo altopiano, quello stesso acrocoro dove una dura ed aspra battaglia si era conclusa. Un debole tepore irradiava i presenti, che tra polvere e ferite gioivano animatamente.
Lei però non si curava del tepore, né della festosità della vittoria; puntava piuttosto ad un individuo, un uomo alto e vigoroso, quella figura così familiare che credeva di aver perso per sempre.
Era tutto così dannatamente surreale.
E poco dopo anche la corvina non riusciva più a trattenere le sue emozioni: vacillava con gambe tremanti sul terreno spoglio e con lucenti gocce che le inumidivano gli occhi.
Era di nuovo quella sensazione, quell’impulso nascosto che sempre cercava di celare, ma che ogni volta la tradiva.
Persa in confusi pensieri, non si accorse della sua vicinanza, di quell’uomo che bramava ed amava più di ogni altra cosa.
Una decisa, ma al contempo dolce, stretta la riportò in sé; si girò adagio, come privata improvvisamente di forza e di volontà e incrociò lo sguardo ambrato che tanto le era mancato.
Tentò di dire qualcosa, anche il più scontato e banale vocabolo, ma anche la parola l’aveva abbandonata. Dante notò la sua rigidità e dunque parlò per primo: -Zhalia.-
Solo il pronunciare del suo nome l’aveva maggiormente destabilizzata, rendendola più vulnerabile e fragile. Ma s’accorse di riuscire nuovamente a muoversi e senza attendere ulteriormente, ricambiò quell’abbraccio.
Quand’ecco che anche la voce stava tornando: uscirono però solo singhiozzi, un pianto di gioia e consolazione la pervase e la stretta si fece anche da parte sua più forte.
E tra i singhiozzi della cercatrice, anche l’uomo si commosse e opache lacrime scesero sul suo stanco viso:- Mi dispiace.- Disse con voce scossa.
La donna ebbe finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi e abbozzò un sorriso, come per tranquillizzarlo.
Con il pollice asciugò le lacrime di lui, gocce viste raramente cadere ed egli ricambiò con un riso sincero, carico di ilarità.
Ma quello scenario non avrà facile continuazione, poiché la fine è solo un’illusione, un miraggio che cela un infinito susseguirsi di eventi altrettanto oscuri.
   
 
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