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Autore: Emmastory    16/07/2017    2 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XVIII
 
 
Ritorno al campo
 
 
Era passato soltanto un giorno, e i miei nipotini non facevano altro che divertirsi con il loro nuovo amico Max, ma oggi Cecilia si è avvicinata alla madre, ponendole una domanda che non mi sarei aspettata. “Mamma, ma se noi ora abbiamo Max, chi avrà gli altri cagnolini?” le chiese, guardandola con fare preoccupato e aspettando in silenzio una qualunque risposta. “Troveranno un’altra casa, tesoro.” Rispose lei, sorridendole gentilmente. “Dici davvero?” continuò Erin, curiosa e incerta al tempo stesso. “Certo!” la rassicurò Alisia, regalando un sorriso anche a lei. Da quel momento in poi, il silenzio calò nel salotto di casa, venendo rotto come vetro solo da un leggero uggiolio del cucciolo. “Sei proprio sicura? Max non sembra felice.” Azzardò Lienard, da bravo padroncino preoccupato per il suo piccolo amico. Provando istintivamente pena per entrambi, mi avvicinai lentamente, e abbassandomi al suo livello, cercai di rassicurarlo a mia volta. “Lienard, andrà tutto bene, fidati della mamma.” Gli dissi soltanto, per poi invitarlo a tornare a giocare. Anche se svogliatamente, il bambino obbedì, e nonostante il suo cagnolino fosse felice di poter trascorrere del tempo con il suo padroncino, lui non lo era affatto. Non sapevo perché, ma non sopportava l’idea che quell’adorabile cucciolo venisse separato dai fratelli. Pensandoci, ricordai che era soltanto un bambino, e una parte di me finì per dargli ragione, ma poi, con l’arrivo del pomeriggio, un colpo di genio. Poteva sembrare strano, ma ero certa che Lady Bianca avrebbe potuto aiutarci. Stando ai miei ricordi, aveva permesso a Terra di andare a scuola quando era bambina, e aveva come unico scopo quello di aiutare i meno fortunati. Certo, in genere si trattava solo di persone e non di animali, ma come ben sapevo, tentare non costava nulla. “Ho la soluzione.” Dissi, tornando nel salotto dove i bambini passavano la maggior parte del loro tempo. Contrariamente a loro, Max era spompato e dormiva, mentre loro non facevano che giocare. Erin e Cecilia si fingevano mamme delle loro bambole di pezza, mentre Lienard faceva da generale ai suoi soldatini di plastica. Una scena tenera, che non avrei davvero voluto interrompere, ma che incontrò una fine prematura a causa del mio piano. A quelle parole, Alisia si limitò a guardarmi, e anche i piccoli smisero di giocare, curiosi. “Il campo è il posto perfetto per loro.” Continuai, decisa. “Campo? Quale campo?” chiese Lienard, incerto e dubbioso. “Tranquillo, non è un brutto posto, anzi. Le persone lì sono felici, e lo saranno anche i cagnolini.” Rispose sua madre, posandogli una mano sulla spalla e sorridendo debolmente. Davvero? Allora andiamo!” Dichiarò Erin, decisa. Guardandola, mi sentii orgogliosa del suo ottimismo, e guardando per un attimo Stefan, lo vidi annuire, segno che anche lui approvava il mio gesto. Di lì a poco, uscimmo di casa, portando con noi la scatola contenente i cuccioli e la loro mamma. Avendo due mesi, erano più che pronti per essere adottati e allontanati da lei, ma eravamo tutti convinti che portarla con noi sarebbe stata la cosa giusta da fare. In fin dei conti, Myra era una brava madre, e sapevo che avrebbe dato la sua stessa vita per i suoi cuccioli. Così, il nostro viaggio verso il campo di Lady Bianca ebbe inizio, e dopo un tempo che nessuno di noi riuscì a definire, eccolo. Proprio di fronte a noi, esattamente come lo ricordavano. C’erano tende sparse ovunque, e brulicava di vita, e ad essere sincera, io ne ero felice. Significava che Lady Bianca aveva fatto un buon lavoro, e che le supposizioni di Alisia si erano rivelate corrette. Difatti, anche se povera, la gente lì era felice. Fra un passo e l’altro, Stefan ed io ci guardammo intorno, andando costantemente alla sua ricerca. In completo e perfetto silenzio, aguzzai la vista, poi finalmente la vidi. “Lady Bianca!” chiamai, sollevando un braccio perché riuscisse a notarmi. Incontrando il mio sguardo, lei sorrise, e correndo subito verso di noi, ci salutò con calore. “Rain! Stefan! Avete compagnia, vedo.” Osservò, in tono gioviale e quasi scherzoso. “Sì, e hanno bisogno di una famiglia.” Intervenne Cecilia, tenera ma giusta. “Lasciateli a me, me ne occuperò io.” Le rispose la Leader, con un sorriso leggero ma rassicurante al tempo stesso. Fidandosi, Cecilia le mostrò la scatola con dentro i cagnolini, che lei sollevò e portò con sé vicino ad una delle tende che aveva messo in piedi. Seguendola, mantenemmo il silenzio, e guardandomi intorno, credetti di vedere qualcosa, o per meglio dire qualcuno. Sempre vestita di nero, la stessa ragazza che ci aveva aiutato in precedenza. La riconobbi quasi subito, e accorgendosi che la stavo fissando, sfuggì dal mio sguardo, quasi spaventata. Nel farlo, non si accorse di non avere più il cappuccio, e solo allora, potei riconoscerla chiaramente. Era lontana abbastanza da essere confusa con le altre genti, ma io ero sicura di me stessa, e sapevo che la vista non m’ingannava. “Ava?” la chiamai, incredula. Spostando lo sguardo, lei iniziò a correre, allontanandosi ulteriormente da noi e mescolandosi alla folla. Mi aveva vista, ma per qualche strana ragione, sembrava aver paura di me. Perché fuggiva? Di che cosa aveva tanta paura? Non lo sapevo, ma ero intenzionata a scoprirlo. Correndo, iniziai a inseguirla, e non appena fui abbastanza vicina da toccarla, le afferrai un braccio. Per niente contenta, lei cercò di divincolarsi, ma ogni sforzo fu inutile. “Ava, ti prego, calmati, sono io, Rain.” Le dissi, lasciando andare il suo braccio e cercando di rassicurarla. “So benissimo chi sei, ma non ho nessuna voglia di parlarti ora.” Rispose, sputando vero e proprio veleno nella mia direzione. “Cosa? Ma perché? Indagai, confusa e stranita da quelle parole. “Perché sto scappando da Loro, ecco perché! Tu non ne hai idea, ma se mi trovano è finita!” rispose, alterandosi di colpo e quasi urlando. “Ascolta, adesso calmati. Puoi venire con noi, ti aiuteremo, promesso.” Replicai, tentando in ogni modo di riportarla alla ragione. Scivolando nel silenzio, lei non disse nulla, e dopo un attimo d’incertezza, mi tese la mano perché gliela stringessi. “Affare fatto, ma non dovrete abbandonarmi.”  Quella fu la sua risposta, che riuscì a colpirmi il cuore, lasciandomi letteralmente senza parole. “Non lo faremmo mai, Ava.” Dissi, stringendole la mano e stipulando con lei un patto che nessuno di noi avrebbe osato rompere. Da quel momento in poi, mi ricongiunsi a Stefan e agli altri, e lei non fece che seguirmi. “Lei è Ava, e verrà con noi.” Dissi, presentandola e facendo le sue veci. Sapendo di potersi fidare, lei sorrise, stringendo prima la mano di Stefan e poi quella di Alisia, ritirandola appena un attimo dopo. “Adozione? Bella mossa, davvero.” Osservò, notando la scatola di cartone che ancora ospitava i cagnolini. Alla sua vista, i cuccioli non emisero un fiato, ma i bambini le sorrisero. “State facendo la cosa giusta, sapete?” Disse loro, in tono serio ma pacato. “Altrimenti verranno abbandonati.” Rispose Lienard, fiero del suo gesto. A quelle parole, Ava sorrise, e guardando Alisia, decise di parlarle. “Gran cuore, mi piace il ragazzino.” In silenzio, Alisia le sorrise a sua volta, e abbassando lo sguardo, lo fissò su Lienard. A quanto sembrava, la nuova arrivata aveva ragione, e malgrado tentasse di fare la dura, ora scoprivamo che anche lei aveva un lato tenero, che la sola vista dei bambini riusciva a far emergere. “Mi piaci anche tu. Sei simpatica, sai?” Le disse il bambino, guardandola e lasciandosi sfuggire una risatina. A quelle parole, Ava non rispose, ma limitandosi ad annuire, sorrise ancora, per poi posargli una mano sulla spalla. Da quel momento in poi, il viaggio verso casa ebbe inizio, e non appena arrivammo, lei si staccò da noi.  “Ora devo andare, ma vi devo molto, ragazzi.” Disse, poco prima di voltarsi e congedarsi da noi con un gesto della mano. “No, aspetta! Sei appena arrivata!” Piagnucolò Erin, triste all'idea di vedere la sua nuova amica andarsene via da lei così presto. “Non preoccuparti, piccola. Tornerò presto.” Le rispose Ava, abbassandosi al suo livello e riuscendo con quelle parole a rassicurarla. “Allora ci vediamo, d’accordo?” Continuò la bambina, mostrandole la mano perchè lei gliela stringesse. “D’ accordo.” “Le rispose Ava, con un leggero sorriso sul volto e una stretta di mano. Lentamente, il sole andò a nascondersi dietro ai monti, e non appena la sera scese, e una leggera brezza serale prese a spirare, mi infilai sotto le coperte dopo essermi occupata dei bambini assieme ad Alisia, per poi addormentarmi serena e felice. Ad essere sincera, non avrei davvero creduto che sarebbe potuto accadere, eppure era stato così. Dopo averla persa di vista per anni, avevo rincontrato una cara amica dopo un ritorno al campo di recupero.
   
 
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