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Autore: Destyno    16/07/2017    2 recensioni
Una serie di racconti, di persone e vite a Skyrim.
Storie di personaggi che non hanno una voce, e che quindi parleranno attraverso di me.
[Giugno è sia il mese del mio compleanno che il Pride Month, quindi i miei poteri queer sono al massimo e vi beccate quest'ondata di arcobaleno.
Su una nota più seria, sono tutte storie di NPC che una storia personale vera e propria non ce l'hanno, quindi l'ho inventata io. Di canonico non c'è quasi niente, in compenso c'è tanta, tanta self-indulgence, ma chissene, è per questo che esistono le fanfiction.]
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fu un istante.
Hadvar era lì. Anche il drago era lì, maestoso e terribile, la Fine del Mondo incarnata.
Hadvar era lì.
Ralof non aveva avuto il tempo di pensare. Non ne aveva avuto nemmeno bisogno.
Un istante, o forse mille anni dopo, erano dentro la fortezza, l’inferno e le grida degli uomini morenti dietro di loro, dietro una porta chiusa.
Si era reso conto di avere Hadvar stretto a sé. Non lo lasciò andare.
Non parlarono, per un po’. Rimasero lì, uno stretto accanto all’altro, contro una porta di legno, a riprendere fiato.
“Ralof.”
Lo lasciò andare immediatamente, ed ebbe paura. Forse anche Hadvar l’ebbe, mentre gli porgeva la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Forse non avrebbe dovuto prenderla. Forse non avrebbe dovuto salvarlo, e forse non avrebbe dovuto più vederlo come Hadvar, perché adesso era un soldato dell’Impero, e lui era un Manto della Tempesta, e il mondo era in fiamme e adesso c’era la guerra e non potevano più passare le loro estati a far saltare sassi sul fiume di Riverwood e ad osservare le stelle sul tetto della segheria, le mani intrecciate e guance rosse d’imbarazzo.
Forse Ralof non avrebbe dovuto rimpiangerli.
“Mi manchi.”
Un sussurro, niente di più.
Hadvar tenne la sua mano tra le sue per molto più del necessario, e quando si rialzò non la lasciò andare.
“Anche tu.”
Scappiamo, avrebbe voluto proporre Ralof, o Hadvar, o entrambi, scappiamo da questa follia e torniamo a far saltare sassi sull’acqua e a guardare le stelle e il sole che sorge.
Forse avrebbero avuto un futuro. Forse sarebbero riusciti a valicare il confine, viaggiare per Tamriel, vedere i deserti di Elsweyr, e Valenwood, e la Montagna Rossa.
Forse si sarebbero sposati, una cerimonia veloce, dolce, e avrebbero comprato una casetta da qualche parte, tra i boschi. Forse avrebbero potuto tenere la guerra lontano da loro per tanti, tanti anni, finché i loro capelli non sarebbero diventati bianchi e i loro denti marci ma ancora generosi di sorrisi.
Ma forse no.
Forse sarebbero morti in guerra, tra il sangue, il fuoco e le urla, lontani l’uno dall’altro. Forse avrebbero trovato la morte l’uno sulla lama dell’altro.
Forse sarebbero stati catturati, e giustiziati come disertori.
Sarebbe potuto succedere. Lo sapevano entrambi.
Eppure non si lasciarono andare.

   
 
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