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Autore: Xenebe    16/07/2017    5 recensioni
Ranma e Akane hanno finalmente finito il liceo, ma non sembra cambiare niente nella loro vita. In realtà Ranma sembra finalmente pronto a fare una mossa, proprio ora che Akane ha deciso di prendere in mano la propria vita e dare una svolta al loro rapporto. Peccato che la prima scelta che decide di fare sia partire per l'università, lasciandosi alle spalle un fidanzato più innamorato che mai, ma ancora incapace di esprimersi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Cologne (Obaba), Happosai, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ad "infestare" un nuovo fandom. Sono anni in realtà che lo seguo, ma non avevo mai scritto prima, solo che mi sono ritrovata con un mucchio di idee per i famosi "tempi supplementari "! Sappiamo che Ranma e Akane, come i loro sentimenti e la loro consapevolezza di essi sono cresciuti nel corso del manga e dell'anime, questa storia va ancora un po' più avanti, arrivando alla fine del liceo, con tutto quello che comporta.
È una storia già conclusa, che avrà solo qualche piccola correzione qua e là, e che credo sarà di 3-4 capitoli (l'avevo scritta per essere una OS, ma poi è diventata troppo lunga, ops!)
È dedicata ad Emanuela, un piccolo regalo <3

La scelta di Akane


Ranma Saotome aveva avuto poche regole a dare un freno alla sua adolescenza scatenata: non combattere contro le donne, difendere gli innocenti come deve un buon artista marziale, imparare tutte le tecniche possibili, gli uomini non mangiano il gelato (oh, il gelato... forse gli sarebbe mancato), l'importanza di difendere il proprio onore, non rivelare il punto debole di qualcuno, non smettere mai di allenarsi.
Eppure c'erano state solo due comandamenti fondamentali nei momenti più caotici della sua vita: non uccidere e essere sempre pronto a salvare la vita ad Akane.
Eppure quasi tre anni prima, in un solo giorno era venuto meno ad entrambi i suoi intenti! Si maledì: ricordava ancora di non aver esitato ad uccidere Saffron, ma non gli importava, quello che ancora lo tormentava alcune notti era aver sentito tra le sue stesse braccia l'immobilità, il peso e l'abbandono del corpo senza vita di Akane. Bel modo di tenere fede ai suoi stessi precetti!
Precetti... da quando aveva iniziato a leggere alcuni libri oltre che i soliti manga, il suo vocabolario si era ampliato notevolmente, eppure non era ancora in grado di guardare negli occhi la sua fidanzata e dirle quanto la odiasse. Già odiava la sua fidanzata, solo un un anno prima non avrebbe mai pensato di pensarlo. Ma era cambiato tutto in questo anno, solo l'ultimo di questi cambiamenti era la borraccia che aveva di fronte, consegnatagli da sua madre.
Gli mancava molto sua madre, più di quando sarebbe mai stato disposto ad ammettere davanti a chiunque se non la sua Akane. Ma Akane non era più sua. Da tanto tempo.
- Saotome, c'era dell'acqua anche per te, suppongo.-
- Sì.- 
Si poteva dire che sin dal suo arrivo al Nekohanten Ranma non si fosse mai mostrato molto entusiasta della sua nuova sistemazione, ma con il tempo non c'era più niente di riconoscibile nel suo atteggiamento, persino Mousse era preoccupato. Il giapponese si era letteralmente spento poco a poco. Se fosse stato un ragazzo normale a quest'ora lo si sarebbe trovato a poltrire su un divano con almeno una ventina di chili di troppo, invece madre natura e, soprattutto, anni di allenamento, avevano temprato il suo fisico che si era subito abituato al suo stile di vita, così da ragazzo sempre affamato e di corsa era diventato un tipo tutto meditazione e pasto frugale, perché senza tutto quel moto extra il suo corpo non richiedeva più tutto il cibo che consumava in passato. 
Del resto da quando viveva con Mousse, Shampoo e la sua bis bis nonna non aveva molto da fare. La ragazza, forse preoccupata che lui potesse sentirsi sfruttato, non aveva mai voluto che le aiutasse con il ristorante e lo trattava come un ospite e non voleva neanche che Mousse lo infastidisse, così anche le occasioni di allenamento erano ridotte. Non c'era nessuno a tenergli compagnia o, appunto, a infastidirlo, tanto meno a rimproverarlo per il suo stile di vita troppo rilassato.
I suoi genitori a volte andavano a trovarlo, ma lui evitava sempre di ricambiare il favore. Dopo la partenza di Akane e Nabiki, e ancor di più con il quello che tutti credevano sarebbe stato un prossimo matrimonio di Kasumi col dottor Tofu, casa Tendo era sempre più vuota e del resto lui ormai viveva con la sua fidanzata cinese, i suoi genitori avevano quindi deciso di restare a vivere con Soun e, anche se il patriarca dei Tendo gli aveva detto più volte che era ancora il benvenuto in casa sua e anzi lo considerava uno di famiglia, Ranma non aveva il coraggio di entrare in quella casa, in quel dojo, in quel cortile.
Questa situazione abitativa aveva permesso a sua madre di recuperare tramite i suoi investimenti una discreta somma, più che abbastanza per ripagare il debito d'onore nei confronti di Ukyo. Mentre si erano liberati dei Kuno quando questi, dopo il diploma, si erano trasferiti negli Stati Uniti per studiare, per questo tutta Nerima ancora ringraziava i kami.
Era ancora fermo ad ascoltare i rumori che provenivano dal Nekohanten al piano di sotto, seduto al tavolo della cucina dell'appartamento che divideva con Shampoo, Cologne e Mousse. Alzò lo sguardo sul grande orologio che troneggiava sulla parete di fronte a lui e si rese conto che erano già passate due ore dalla visita di sua madre ed era rimasto fermo in quello stesso punto. Guardò la borraccia che Nodoka gli aveva consegnato, gliela aveva inviata Ryoga che, chissà come, in uno dei suoi pellegrinaggi verso l'ovunque, si era ritrovato a Junsenkyo. Chissà perché l'ha mandata al dojo, si chiese visto che invece aveva inviato le due dosi per Mousse e Shampoo (in questo caso l'acqua era della Nyanniichuan non della Nanniichuan ) al ristorante. Probabilmente Ryoga era ancora convinto che Ranma potesse trovare il modo di tornare con Akane. Come se lui non volesse! Ma era troppo tardi.
Aveva ancora stampato nella testa il momento in cui Akane era partita per l'università. Lo aveva guardato con i suoi grandi occhioni tristi prima di caricare le valigie sul taxi, poi aveva salutato tutti, uno ad uno, lasciandolo per ultimo. Quando finalmente gli si era avvicinata, nessuno dei due sapeva cosa fare, lei lo aveva guardato un attimo prima di abbassare gli occhi. Lui si era aspettato che scappasse nel taxi, ma lei lo aveva sorpreso, si era avvicinata ancora di più a lui e posando una mano sulla sua spalla si era data lo slancio per mettersi sulle punte e dargli un bacio sulla guancia, un bacio che gli aveva sfiorato le labbra quando sentendo il tocco della sua mano, per la sorpresa, lui si era quasi voltato per guardarla. Era stato la cosa più vicina ad un vero bacio che si fossero mai dati ed era durato probabilmente più di quanto Akane intendesse, perché appena resosi conto di quello che aveva fatto la sua Akane, le aveva passato un braccio in vita e l'aveva stretta a sé. Erano rimasti così anche quando lei si era staccata per guardarlo: immobili, come ipnotizzati l'uno dallo sguardo dell'altra. 
In quel momento Ranma si era maledetto più volte: aveva passato l'ultimo mese arrabbiato, proprio perché Akane aveva scelto di andare fuori piuttosto che restare al dojo con lui, e così aveva sprecato le loro vacanze.
Stava per abbracciare per bene la sua fidanzata, per tenerla ancora più stretta a sé, affondare il viso nei suoi capelli e supplicarla di non lasciarlo lì, da solo. Lo avrebbe fatto, nonostante fosse davanti alle loro famiglie e a Ryoga, nonostante ci fosse una buona possibilità che questo lo portasse ad un matrimonio immediato. Tanto meglio! Si era sorpreso a pensare. In fondo si erano diplomati, non erano più dei ragazzini e il suo unico desiderio era quello di sposare Akane, un giorno. E lo avrebbe fatto immediatamente se questo avesse significato non star mai più lontano da lei.
Il suo braccio era ancora intorno alla vita di Akane, le sue dita stavano stringendo la sua camicetta tanto da strapparla un pochino, poteva sentire la pelle liscia e calda poco al di sopra dell'inizio della gonna di Akane sfiorargli le dita, poteva stringere ancora e toccarla, sentire davvero quanto fosse calda in quel punto. Sapeva che stava per farlo, non se ne rendeva conto razionalmente, ma lo sentiva. Voleva fermala, non permetterle di allontanarsi da lui per dei mesi, forse persino un anno.
A fermarlo furono le dita gentili della fidanzata che gli sfiorarono il posto e scesero delicatamente, sfiorandogli solo il dorso di quella mano e le nocche. La mano di Akane si fermò sulla sua e incociò le loro dita stringendolo per poi liberarsi da quella stretta. Fece dei passi verso il taxi e mentre stava salendo gridò un "Mi raccomando non dimenticatevi di me!". Lo disse al plurale, ma i suoi occhi erano fissi in quelli di Ranma e, al contrario delle labbra sorridenti, erano totalmente seri.
E ovviamente Ranma non la aveva dimenticata, gli sarebbe stato impossibile farlo. Quando era tornata per Natale, si era fatto trovare fuori dalla casa dei Tendo e, prima ancora che lei si accorgesse di lui, l'aveva abbracciata, lontano da occhi indiscreti, non che in quel momento gli fosse importato. Gli era mancata troppo, mentre le stringeva le spalle minute tra le sue braccia e respirava il suo profumo si sentiva rinato. Eppure fu solo quando Akane lasciò cadere le sue valigie dalle mani e affondò le dita nelle scapole di lui sussurrando un "Ranma... sono tornata...", che il ragazzo con il codino si rilassò completamente, rilasciando un respiro che non sapeva di aver trattenuto. Si sentiva come se avesse appena finito di piangere: tutta la tensione, la solitudine e l'incertezza erano sparite sentendola pronunciare il suo nome. 
Quando rilassò la stretta per guardarla negli occhi, mentre le sue mani scendevano a sfiorarle le braccia, sembrava fosse passata un'epoca intera da quando l'aveva vista partire ed ora era lì, davanti a lui e gli sorrideva dolce con il suo volto più chiaro del solito, il naso e le labbra arrossati dal freddo. Notò appena che sembrava più alta, forse stava indossando dei tacchi, che la sua attenzione venne subito riportata sulle sue labbra, screpolate dal freddo. Con il pollice le sfiorò e la vide arrossire. Era il momento, non c'era nessuno e lui la desiderava più che mai: voleva dimostrare a lei e a se stesso che, anche se non si vedevano da mesi, lei era ancora sua, forse più di prima, perché ora più che mai lui era certo di quanto la amasse. Si avvicinò ancora a lei, più di quanto credesse possibile e abbassò il capo. Fu sua madre ad interromperli uscendo e notando l'arrivo della ragazza. Akane quasi saltò via, aspettando che Ranma facesse lo stesso, invece il fidanzato la trattenne a sé e le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi per prendere le valigie, non prima di averle stretto la mano, sotto lo sguardo soddisfatto della madre.
Non sapeva come quelle vacanze di Natale, iniziate in quel modo così piacevole, fossero potute finire come poi era stato... No, chi voleva prendere in giro, era stata solo colpa sua.
Akane sarebbe rimasta a casa per più di un mese e lui era certo di poterla convincere a non ripartire o per lo meno a portarlo con lei. Già, a Ranma non importava, sarebbe anche andato a vivere nel suo armadio pur di rimanere con lei. Le vecchie abitudini però erano state dure a morire, così Ranma, in poco più di un giorno, si era si nuovo chiuso nel suo solito riserbo dovuto all'imbarazzo e nella sua abitudine ad offendere la fidanzata, ma Akane non sembrava più la stessa: non si arrabbiava, non lo colpiva, non lo accusava, non lo sfidava... sembrava che il suo atteggiamento la rendesse solo triste.
Fu un giorno, subito dopo Natale, dopo l'ennesima visita distruttiva di Ukyo e Shampoo, che Akane gli chiese di raggiungerla nel dojo per parlare. Ranma non capiva, in passato Akane preferiva parlare con lui sul tetto o nella sua stanza, non il dojo. Quando la raggiunse la trovò seduta a terra con un'aria triste e distante, aveva una lettera in grembo.
"Akane, che sta succedendo?", le aveva chiesto mentre era ancora sulla porta, lei aveva sorriso debolmente guardando i fogli che stringeva tra le mani e poi l'aveva guardato. Solo allora Ranma aveva visto quanto fosse triste il suo sorriso.
"Sono solo molto stanca." Aveva quasi sussurrato mentre lui la raggiungeva e le si sedeva accanto.
Erano rimasti così, avvolti in un silenzioso imbarazzo, per qualche minuto, prima che Akane allungasse la mano e afferrasse le dita di Ranma, che invece rimase fermo.
"Mi è arrivata questa lettera un mese fa", Il ragazzo ricordava ancora quanto fosse stata letale l'ultima lettera ricevuta da Akane: era la lettera di accettazione all'università e gliela aveva portata via. Eppure continuò a restare in silenzio, così la fidanzata continuò.
"È di Ryoga", per un attimo tirò un sospiro di sollievo, poi vide la ragazza scuotere appena il capo.
"In questa lettera mi confessa tutto: il suo amore, la sua maledizione, il tuo giuramento, la sua scelta di provare a stare seriamente con Akari...", Ranma continuava ad irrigidirsi, si rilassò un attimo solo con l'ultima affermazione, ma continuava a rimanere fermo, lo sguardo sulla mano di Akane che stringeva le sue dita.
"Non sono arrabbiata con te, Ranma... non per questo.", l'ultima parte fu poco più di un sussurro, neanche la ragazza era certa di averlo pronunciato, ma il fidanzato l'aveva sentita.
"Per cosa, allora?" 
"Voglio che tu faccia una scelta." A quelle parole la testa del ragazzo con il codino scattò in alto a cercare lo sguardo determinato della ragazza.
"Hai capito bene, Ranma. Per la prima volta in vita mia, ti sto chiedendo di scegliere, di farlo seriamente e per sempre, di liberare due di noi da tutto questo. Sono stanca Ranma. Stanca di non sapere cosa c'è tra noi. Siamo davvero questi? Queste caricature degli adolescenti che siamo stati? Ci comportiamo come fidanzati? Amici? Come fratello e sorella?"
Fu un attimo solo, Akane si ritrovò in piedi, schiacciata tra la parete del dojo e il corpo di Ranma che le teneva le mani, le loro dita intrecciate, i loro corpi completamento attaccati, il volto di Ranma vicinissimo al suo, tanto che le sue labbra le sfiorarono a più riprese la guancia mentre le chiedeva nell'orecchio:
"Credi davvero che tu sia come una sorella per me?", lei scosse leggermente la testa, mentre lui la liberava dalla sua stretta.
"Allora prendi una decisione, questa indecisione ferisce tutti noi. Ti prego Ranma. Scegli una di noi e lascia le altre libere di vivere la propria vita."
Ranma era pietrificato dalle parole di Akane, ma soprattutto dal tono supplicante e disperato con cui lei le aveva pronunciate, come se le stesse urlando tra le lacrime invece che sussurrando con calma.
Come si permetteva lei! Lei! Proprio lei che se ne era andata e che se ne sarebbe andata di nuovo!
Così glielo disse: " Non che tu lo noteresti, te ne andrai di nuovo tra un paio di settimane al massimo. Come ti permetti di arrivare qui e pretendere?" 
Erano chiaramente il dolore e l'imbarazzo a parlare.
"Hai ragione. È mia la scelta di andare, mia la possibilità." Detto questo Akane si era alzata e con calma si era diretta in casa.
Il cervello di Ranma era in panico: perché, di nuovo, non gli aveva risposto per le rime? Come lui voleva.
Per questo ci mise un attimo di più a raggiungerla. Il tempo necessario perché lei rompesse il fidanzamento.
Niente di importante, niente di nuovo, si disse Ranma. Già, niente di nuovo. Era quello che pensava, prima che il giorno dopo Akane salisse su un taxi.
"Ti ho amato, Ranma. Troppo", gli aveva sussurrato mentre gli dava un bacio sulla guancia quando lui era uscito a salutarla, sperando di farle cambiare idea.
Akane non era più tornata da allora. La sua vita era cambiata totalmente da allora.

   
 
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