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Autore: LatazzadiTea    16/07/2017    4 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il rabbioso sfogo di Oscar culminò con la completa devastazione del suo ufficio.

Aveva gettato ogni cosa all'aria in uno scatto d'ira che le era montato dentro irrefrenabile e violento come un fiume in piena. Benché le ferite di André non fossero gravi e Alain avesse deciso di arrendersi, malgrado ciò, in quel momento avrebbe ucciso sia lui che i suoi tirapiedi, se avesse potuto. Sebbene Alain avesse tutte le ragioni del mondo, ragioni che per certi versi condivideva, non poteva perdonarlo.

- Comandante, il medico chiede di voi... - l'avvisò il colonnello d'Agoult che entrando nel suo ufficio non fece nessun accenno alle condizioni in cui si trovava.

- Vengo subito - gli rispose lei cercando di darsi un minimo di contegno. - Come va la ferita al collo? - domandò Oscar ad Alain una volta arrivata in astanteria.

- E' solo un graffio comandante... - le rispose sommessamente l'altro.

André apparve subito dopo da dietro un separè, Il medico dell'infermeria aveva appena finito di medicarlo e quando lo vide, in piedi e con un espressione tranquilla disegnata sul volto, Oscar poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

- Il dottore dice che un paio di giorni di riposo dovrebbe bastare per tornare tornare in servizio, Oscar - le disse subito dopo.

- Devi restare? - volle sapere lei.

- No, posso venire a casa - le rispose Andrè dando un'ultima sfuggente occhiata ad Alain.

A dispetto di tutto però, quell'espressione mortificata sul volto dell'amico lo fece sorridere. Aveva avuto modo di conoscerlo più intimamente durante quelle ultime due settimane, e malgrado Alain fosse una testa calda sempre pronta al litigio, nel profondo non era una cattiva persona. Al contrario delle apparenze, quell'attaccabrighe possedeva una spiccata intelligenza e una ferrea levatura morale, infatti, pur consapevole di rischiare di apparire debole agli occhi di chi lo ammirava, Alain non aveva esitata un momento nel prestargli soccorso, e questo gli faceva onore.

- André io... - Alain era profondamente dispiaciuto per lui era evidente.

- Non importa, so che le tue intenzioni erano buone. Dì a quei due disgraziati di Pierre e Claude che si battono come educande, e che la prossima volta che vorranno darmi una lezione, farò sul serio con loro! - replicò André scherzando.

Al contrario di lui, Oscar si astenne dal parlare e lo fulminò con lo sguardo.

- André vai avanti per favore... io ti raggiungo - gli disse lei con tuono durissimo nella voce.

Conosceva quello sguardo, Oscar non sapeva mentire. Era incapace di nascondere le sue emozioni, sopratutto quando erano così inequivocabili intense da farle addirittura cambiare espressione.

- Va bene, ma fai presto Oscar - rispose André sospirando.




Oscar aspettò che André uscisse dall'astanteria per parlare con Alain.

- Quando ti sarai ripreso ti aspetto nel mio ufficio, discuteremo insieme sul da farsi per aiutare questi uomini. Mi darai tu qualche suggerimento visto che li conosci meglio di chiunque. Chiederò anche un aumento della paga, in modo che non siate più obbligati a vendervi anche le braghe per sopravvivere... ma attenzione Alain, se ad Andrè dovesse accadere un altra cosa simile, ti ucciderò con le mie stesse mani. Sono stata chiara? - Oscar lo guardò dritto negli occhi aspettandosi una risposta affermativa.

- Giuro su dio che nessuno gli torcerà più nemmeno un capello, comandante - l'accontentò Alain astenendosi dal aggiungere un altra parola a sproposito benché morisse dalla voglia di farlo.

Detto fatto, Oscar uscì da quella stanza lasciandosi alle spalle quell'aura spaventosa che fin da quando aveva messo in quel posto, le aleggiava attorno raggelando chiunque la incontrasse.

Infatti, solo dopo che se ne fu andata Alain poté finalmente rilassarsi e ritrovare un minimo di lucidità. Nonostante tutto, poteva gioire. In un modo del tutto imprevedibile e inaspettato, era comunque riuscito ad ottenere qualcosa. Si soffermo poi sul l'espressione tirata e pensierosa disegnata sul volto perfetto del suo comandante che la rendeva semmai ancora più bella di quanto già fosse, stupendosi di sé stesso e di quei pensieri proibiti che riuscivano ad affollargli la mente anche in un momento grave come quello.

Cosa diavolo gli stava succedendo?





La pioggia aveva continuato a cadere accompagnando mestamente il loro rientro a casa in carrozza.

- Me la sono vista molto brutta oggi, credevo seriamente che avrei perso contro di lui... non avevo mai incontrato nessuno tanto abile con la spada - ammise Oscar rompendo l'ennesimo silenzio sceso fra loro.

- Alain è un uomo dalle molteplici qualità Oscar, posso sapere di cosa avete parlato? - le chiese stupendola.

- L'ho minacciato di morte... Vuoi sapere altro? - gli domandò a sua volta.

- Quegli uomini avevano ricevuto l'ordine di non farmi del male, Oscar. Stuzzicarli è stata una mia idea, come del resto fargli credere che fossi svenuto in modo che lasciassero aperta la porta e potessi uscire... Alain non c'entra. - le confidò.

- Anche se odia gli aristocratici al punto da non riuscire a fare distinzioni, lui non è la persona che credi. Il tuo predecessore ha cercato di violentare la sua sorellina dopo che la ragazza era andata a trovarlo... Scampò alla fucilazione solo perché quel bastardo fu colto sul fatto dal colonnello d'Agoult, che con sorpresa di tutti testimoniò in suo favore quando Alain pensò bene di spaccandogli la faccia a forza di pugni - aggiunse André.

- E per questo che lo hanno degradato, giusto? - cuncluse lei.

Dopo quelle tristi affermazioni Oscar non ebbe il coraggio di guardarlo.

- Già! In modo più giusto sarebbe stato premiato, non punito... - finì di dire André. In un mondo più giusto non ci sarebbero state distinzioni di genere fra uomini e donne, nobili e popolani o fra ricchi e poveri. In un mondo così, lui e Oscar avrebbero potuto amarsi alla luce del sole, sposarsi e avere dei figli senza dover chiedere il permesso a nessuno per farlo. In ogni caso, Oscar non lo ricambiava ed era già abbastanza che lei lo avesse perdonato dopo i fatti di quella notte, per cui, era giusto anche così.

- Hai pubblicamente preso le sue parti, e malgrado tutto quello che ti ha fatto, lo difendi anche! - sbottò Oscar spazientita.

- Tutto quello che ti ho detto è vero Oscar, cosa avrei dovuto fare? - le rispose a tono lui.

Nonostante tutto quello che si erano detti Oscar era ancora in collera e capiva perché. Era notte fonde quando rincasarono, dopo quello sfogo Oscar scese dalla carrozza sbattendo con forza lo sportellino dietro a sé, senza accorgersi del fatto che André non l'avesse seguita subito. Tornò su i suoi passi per raggiungerlo, ma quando lo vide scendere dalla scaletta lui scivolò a terra mancando l'ultimo appiglio, iniziando a tenersi la testa.

- Oscar! Oscar... - l'aveva chiamata ad alta voce mentre il buio tornava a coglierlo impreparato, spaventandolo a morte.

- Come hai fatto a cadere, non hai visto lo scalino? - quella domanda le sorse spontanea visto che era stata proprio quella l'impressione che aveva avuto.

- No! No io... ho avuto solo un capogiro... niente di più - le mentì lui.

André era nel panico, ogni volta quei momenti duravo più a lungo e a lui sembrava di impazzire. Oscar lo aveva dovuto accompagnare fino alla sua camera, aiutandolo poi a distendersi sul letto, entrambi fradici di pioggia. Restò a fissarlo qualche istante, poi lo aiutò a togliersi gli stivali, sedendogli accanto nell'attesa che smettesse di ansimare.

- Aspetta, ti allento il colletto della camicia... ti fanno molto male le ferite? - gli chiese ingenuamente.

- N-No... - sentiva le dita di lei sfioragli la pelle mentre gli slacciava la fascia di stoffa che aveva attorno al collo. Oscar era china di lui, senza che André potesse vederla. Si morse un labbro per la rabbia, afferrandole debolmente entrambe i polsi per allontanarla da sé. Ma lei non glielo permise, facendogli resistenza.

- Chiama mia nonna Oscar, si occuperà lei di me. Ti prego... - la supplicò André.

- Tua nonna starà dormendo da ore ormai, ci penso io a te - rimbrottò lei quasi seccata.

André deglutì nervosamente, poi arrendendosi alla sua insistenza si mise seduto sul letto, aiutandola a farsi togliere la casacca dell'uniforme e anche la camicia.

-Ti prendo qualcosa di pulito... aspetta, dove tieni la biancheria? - gli domandò mettendolo seriamente in difficoltà.

- Nel secondo cassetto - le rispose senza doverglielo indicare. Per ora era salvo.

Oscar gli prese un camicia pulita e lo aiutò a infilarla: André era pieno di abrasioni e lividi, ma notò lo stesso i muscoli ampi del petto e quelli ben definiti dell'addome. Arrossì, ma poi si scurì nuovamente in viso, notando che in effetti André doveva aver perso molto peso in appena un mese.

- Finisco io... vai pure a riposare adesso - disse lui sempre più imbarazzato.

- No! Resto fino a che non ti addormenti. Se dovessi sentirti male di nuovo, non avresti nessuno a cui chiedere aiuto. Voglio rimanere qui, con te... - gli confessò quasi inconsciamente lei.

Quando la vista tornò la prima cosa che André vide fu il suo viso bagnato di lacrime.

- Oscar, ma tu stai piangendo... - era sorpreso da quel pianto perché dal tono di voce di Oscar non era trasparita nessuna emozione.

A quelle parole, Oscar provò il dolore più forte che avesse mai provato di tutta la sua vita. Aveva iniziato a piangere fin dal primo istante in cui era entrata con lui in quella stanza, senza capire fino in fondo cosa gli stesse succedendo.

Perché si accorgeva del suo stato solo ora?

- Ragazzi? - la voce preoccupata e stupida di sua nonna li sorprese all'improvviso portando Oscar ad allontanarsi di scatto da lui.

- André mio dio, cosa vi è successo? Guardate in che stato pietoso siete... - la vecchia Marie si avvicinò al nipote carezzandogli dolcemente il viso gonfio e tumefatto.

- Hai! Smettila nonna, mi fai male - si lamentò André.

- Siamo stati aggrediti a Parigi, oggi. Ci sono un sacco di tafferugli negli ultimi tempi, non è niente di grave nonna! - replicò Oscar.

- Allora non siete andata alla cena che il maggiore Girodel aveva organizzato per voi? Vostro padre sarà molto contrariato per questo contrattempo... André è tutta colpa tua, incapace di un nipote! - sbottò la donna seppur con un tono più gentile del solito.

- Girodel? Non ho ricevuto nessun invito - si giustificò Oscar.

Tornò nella sua stanza senza nessuna voglia di farlo, col pensiero fisso di André ed il suo sguardo assente ad assillarla. Le sarebbe bastato molto poco per confessarsi a lui; per tutto il tempo che avevano passato da soli nella sua stanza, non aveva desiderato altro che stringersi a lui e perdersi fra le sue braccia. Pensò anche a Girodel prima di addormentarsi. Doveva essere chiara con lui, e smorzare sul nascere quelle sue assurde pretese amorose.





Tornare al comando della guardia metropolitana di Parigi il giorno dopo l'aggressione ad André, le costò una fatica immane. Entrò attraverso in grandi cancelli a testa bassa e sopra pensiero, mentre ognuno di quei soldati che fino al giorno prima l'avevano tanto osteggiata, ora le si fermava davanti per farle il saluto. La sua vittoria su Alain aveva sortito l'effetto sperato, e anche se a caro prezzo, Oscar era riuscita a conquistare, se non la stima dei suoi uomini, almeno il loro rispetto.

- Alain de Soisson, agli ordini comandante! - si presentò lui il giorno dopo come se nulla fosse mai accaduto.

- Sei già in piedi? - sbottò Oscar squadrandolo gelidamente da capo a piedi.

- Non era nulla comandante, come sta André? - le domandò Alain sinceramente preoccupato.

- Molto meglio, grazie. Allora, visto che sei già in forze ti informo che dovrai accollarti tutti i turni di guardia del soldato Grandier, comprese le ronde, per tutto il tempo in cui mancherà. inoltre, stilerai una lista di richieste da ognuno di questi gruppi di soldati e quando avrai finito, verrai da me per discuterne. Riferisci all'armeria i nomi di tutti quelli di tua conoscenza a cui manchi il fucile o la spada, e informa l'ufficiale addetto di riassegnare ad ognuno di loro l'arma di ordinanza perduta... - gli rispose Oscar.

- State dicendo che non ci punirete per quello che abbiamo fatto? - chiese serio l'altro.

- Esatto, ma solo perché André mi ha scongiurato di non farlo - gli rispose freddamente Oscar.

- Bene, allora a gli ordini mio comandante... - esclamò Alain col suo solito piglio insolente.

- Che c'è ancora?- gli chiese poi Oscar nel vederlo titubante a lasciare il suo ufficio.

- Siete pallida comandante... siete sicura di star bene? - le domandò stupendola.

Alain non era solo un grande spadaccino ma anche un ottimo osservatore, doveva concederglielo.

- La mia salute è davvero l'ultima cosa di cui dovresti preoccupare, Alain... - gli rispose Oscar sospirando.

Alain sfoggiò il suo sorriso migliore e si mise sull'attenti. Dopo averle fatto il saluto si congedò, e solo dopo aver oltrepassato quella porta quel finto sorriso si spense. Il suo comandante era triste e giù di corda, fin troppo per i suoi gusti.





André si alzò molto tardi quella mattina: sentiva il corpo pesante come un macigno, mentre la testa gli doleva a tal punto che sembrava dovesse esplodergli da un momento all'altro. Intravide la luce del giorno filtrare attraverso le tende; il cielo ancora parzialmente coperto veniva a tratti aggredito dal sole, che sembrava volersi affacciare a tutti i costi su quell'ultimo fine settimana di maggio.

- Che credi di fare tu? - lo rimproverò sua nonna.

- Mi alzo nonna, non c'è la faccio più a restare ancora a letto - protestò André.

- Madamigella Oscar si è raccomandata di tenerti a riposo oggi! - gli comunicò la vecchia Marie.

- Non è grave nonna, mi riprenderò presto - le rispose lui cercando di rassicurarla.

- Se la mia bambina si sposasse e tu tornassi finalmente a casa, sareste entrambe al sicuro. Prego ogni giorno dio perché questo accada... - gli confidò la donna.

- Oscar sarebbe molto infelice se ciò accadesse nonna, e anch'io, credimi - replicò André con tristezza.

- Dovresti smetterla con queste sciocchezze André, e iniziare a pensare un po a te stesso una volta tanto. Dimenticala ragazzo mio... per quelli come noi, la felicità non è di questo mondo - finì di dirgli sua nonna nascondendo una lacrima.

- Nonna tu... quando l'hai capito? - le chiese incredulo.

Marie si limitò a guardarlo e quello sguardo carico di dolore, fu per lui più esauriente di mille parole. Erano anni che li osservava in silenzio e da lontano. Li aveva visti crescere e maturare, sia fisicamente, che come persone. Nessuno li conosceva meglio di lei e certamente doveva aver sofferto molto nel vedere il suo unico nipote innamorarsi di una donna che non avrebbe mai potuto avere. Doveva forse accettare il matrimonio di Oscar con un altro uomo senza battere ciglio? Aveva rinunciato a lei solo per vederla finire fra le braccia di un estraneo? Tutto considerato, se Oscar fosse stata veramente felice avrebbe potuto accettarlo. Presto avrebbe perso la vista del tutto e allora, non avrebbe più potuto proteggerla quindi, lasciarla andare era la cosa più giusta che potesse fare per lei.

Allora perché non ci riusciva, cosa lo faceva sperare ancora?





Dopo aver terminato i suoi doveri anche per quella lunga e spossante giornata, invece di tornare a casa, Oscar si recò da Girodel per potergli parlare.

- Allora Madamigella di cosa volevate parlarmi? - esordì Victor mentre passeggiavano l'uno accanto all'altra nella penombra dei suoi eleganti giardini.

- Girodel io... sono venuta a chiedervi di dimenticarmi. Se davvero mi amate come avete detto, allora fatelo, per il vostro bene e il mio - riuscì finalmente a dire Oscar.

- Per il mio bene, o quello del vostro attendente? - ribatté Girodel deluso da quell'insensata richiesta.

- Che state cercando di insinuare? Che cosa centra André adesso? - sbottò Oscar risentita.

- Lo amate, e lui ama voi è così evidente! Esporrete la vostra famiglia allo scandalo, se deciderete di unirvi a un uomo di così umili origini. Potrei darvi tutto madamigella Oscar, offrirvi il mondo intero, se solo lo voleste... - ribadì Girodel con estrema passione.

- A costo della vostra infelicità e della mia? Sareste felice al fianco di una donna che non vi ama, e il cui cuore appartiene già ad un latro? Girodel, vi comportate come se fra voi e André ci fosse una disputa che in realtà non esiste... - gli disse spontaneamente.

Girodel parve tutto a un tratto calmarsi, e l'espressione tesa che fino a poco prima gli distorceva i bei lineamenti regolari, s'ingentilì all'improvviso.

- E' così dunque, sareste infelice per sempre al mio fianco? Se voi foste infelice Oscar, allora lo sarei anch'io. Basta così, mi avete convinto. Mi ritirerò in buon ordine. E' l'unico modo che ho, per dimostrarvi la sincerità dei miei sentimenti madamigella... - terminò Victor chinandosi per baciarle la mano.

Quelle parole la colpirono molto, persino il suo sguardo chiaro e limpido le diceva qualcosa. Dunque esisteva anche quel tipo d'amore al mondo, quello che spingeva un uomo a rinunciare a se stessi per il bene dell'altro?

Girodel, dal gentiluomo qual'era si offri di accompagnarla fino a casa, cavalcando al suo fianco finché Oscar non fu abbastanza vicina a palazzo Jarjayes da poter proseguire da sola.





Era una notte magnifica, il cielo era limpido e la luna e le stelle risplendevano rischiarando il suo cammino, più luminose che mai. Fremeva al pensiero di rivedere André, voleva vederlo. Si sarebbe fatta coraggio e gli avrebbe dichiarato il suo amore, certa che finalmente entrambi avrebbero avuto l'occasione di stare finalmente insieme per quello che erano realmente: un uomo e una donna che si amavano.

- André ci sei? Posso entrare? -

La stanza era vuota e il lume sul comodino accanto al letto, spento. Grazie al chiarore della luna che filtrava attraverso la finestra aperta, si accorse che il letto era ancora disfatto, chiaro segno che André era rimasto a riposo quasi tutto il giorno come gli aveva chiesto di fare.

Ma allora dov'era? Si era stancato di aspettare e ed era uscito per prendere una boccata d'aria fresca in giardino?

Uscì di nuovo guidata dal profumo intensissimo dei roseti in piena fioritura verso una delle fontane sul retro della casa e gli parve di scorgervi accanto la sua figura, era lui, seduto su una panchina a pochi passi di distanza. Aveva le braccia lungo i fianchi, la testa reclinata all'indietro e gli occhi chiusi come se stesse dormendo, ma le bastò fare un solo passo verso nella sua direzione perché André si accorgesse della sua presenza.

- Oscar che ci fai qui? - esordì André alzandosi in piedi.

- Scusa è davvero molto tardi... Come stai oggi? - gli domandò inutilmente.

Era ovvio che fisicamente stesse meglio, ciò che la impensierì invece, fu la sua espressione triste e preoccupata. 

- Non mi aspettavo di vederti - le confessò lui.

- Immagino ti abbiamo detto che sarei passata da Girodel in serata, perché mai non sarei dovuta tornare? - gli chiese Oscar con un leggero batticuore.

- Hai accettato la sua proposta? - le domandò lui spiazzandola.

- Certo che no, André! Ho voluto vederlo per chiedergli di rinunciare a me dal momento che sono innamorata di un altra persona... - Oscar si avvicinò di più e quando si accorse che André teneva una pistola in mano, fu colta da un brivido di freddo improvviso.

- Avevi detto di aver dimenticato il conte di Fersen, non era così allora? -

André si mosse di nuovo avvicinandosi maggiormente a lei.

- Infatti quella persona non è lui André... -

Perché aveva quell'arma in mano? Cosa diavolo gli passava per le testa?

- Ah no? - replicò André allentando la presa sulla pistola che teneva in mano.

- Esatto, ho dimenticato da tempo cosa provavo per lui, e questo perché finalmente, ho capito cosa sia veramente l'amore André... e se l'avessi compreso prima, forse io e questa persona avremmo potuto vivere anni di vera felicità insieme, invece di gettare al vento la nostra intera giovinezza ricorrendo un sogno che pensavano irrealizzabile... -

Si interruppe sperando che André avesse iniziato a capire, senza smettere di camminare verso di lui.

- Forse non è stato poi così inutile sperare di poter realizzare questo sogno, non credi Oscar? -

- Certo, forse non lo è stato, visto che ora siamo qui insieme - gli rispose abbracciandolo.

Mentre lei guardava la passione che gli brillava nello sguardo, lui le depose un bacio sulla fronte. Oscar chiuse gli occhi quando André la strinse maggiormente fra le braccia catturandole le labbra.

Il bacio fu al tempo stesso avido e dolcissimo e Oscar si sentì avvincere da una gioia infinita.

- Oh amore mio... - le sussurrò fra i capelli quando si fu scostato.

Oscar sentì un tonfo sordo nell'erba, André aveva fatto cadere l'arma per terra e lei lo guardò ancora una volta, chiedendosi cosa mai avesse pensato di farci.

- Mi sono esercitato al poligono di tiro oggi pomeriggio, ho ancora qualche difficoltà a mirare bene... - le confessò André fugando ogni suo dubbio.

- Oh André, André! - disse Oscar fra le lacrime aggrappandosi a lui con tutta la forza che il suo giovane corpo possedeva.





Marie si svegliò di malumore quella mattina. Ripensando alla triste conversazione avuta col nipote il giorno precedente decise di addolcire la pillola, preparando per André qualcosa di appetitoso per colazione. La vecchia governante si fermò a riflettere sul fatto che se Oscar si fosse veramente sposata, André ne avrebbe sofferto moltissimo.

Ma cosa poteva fare lei?

Non poteva certo tradire la fiducia del suo padrone; era stata grazie alla benevolenza del generale Jarjayes che lei e André avevano potuto vivere nel lusso, ma che sopratutto, dopo la morte improvvisa del padre, suo nipote aveva ritrovato il calore di una casa e di una famiglia. Non poteva che essergli eternamente grata, e per questo non avrebbe mai potuto incoraggiare André a seguire il suo cuore, anzi, doveva allontanarlo da lei.

Ma come?

Marie decise che ora di parlare ad André di una donna molto speciale per lui, una donna che aveva fatto parte della sua vita in passato, sua madre. Quella madre che non aveva conosciuto, ma che quasi certamente, era ancora viva. Era arrivato il momento di dargli di quelle lettere che aveva nascosto per anni, e alle quali, ancora piena di odio e di rancore, non aveva mai voluto rispondere.


   
 
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