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Autore: Switch    17/07/2017    3 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Correre, correre gli dava gioia come poche altre cose al mondo.
Il vento gli scorreva addosso, non lo frenava e rallentava come faceva a tutti gli altri corpi: si fondeva col suo, lo sosteneva; ci passava attraverso, senza attrito e forze contrarie.
Michelangelo era aria.

Correva per New York, di terrazza in balcone, da tetto a cisterna.
Solitario. Pensieroso.
Da un paio d'ore se ne stava di ronda, a pensare, sforzando tutti i suoi neuroni.
Cosa si poteva regalare ad un matrimonio?

Quando April e Casey si erano sposati, Don aveva creato per loro un mega elettrodomestico tuttofare per la loro casa, a nome di tutti loro. Un prodigio dell'avanguardia capace di cucinare, lavare e fare ogni genere di faccenda domestica.
Tanto sapevano tutti che Casey non era capace di cucinare, al limite riusciva a bruciare ben bene gli hamburger alla griglia. Era stato una manna dal cielo, per lui.
Ma non sarebbe andata bene una cosa del genere.
Non per la futura coppia di sposi.

Gli seccava ammetterlo, ma Raph sapeva cavarsela alla grande con le faccende domestiche. E d'altronde con gli insegnamenti del sensei non poteva essere altrimenti. Ognuno di loro era praticamente l'uomo perfetto sotto ogni aspetto.
Lui, poi, era anche il più carino, a dover essere senza modestia. Raph era stato il primo a trovare una ragazza solo per pura fortuna.

Aveva avuto la malaugurata idea di chiedergli cosa desiderasse per il matrimonio. Col senno di poi sapeva che era stato stupido da parte sua.
Raph aveva ghignato, con un'aria sarcastica.

Che tu non ci venga. Non chiedo niente di meglio” gli aveva risposto, come suo solito. Ma davvero si era aspettato una risposta diversa?
Isabel, al contrario, era stata di una dolcezza disarmante. Alla stessa domanda gli aveva sorriso, teneramente.

Niente. Mi basta che tu sia lì con noi” gli aveva detto, con quella sua voce musicale, che scaldava il cuore.
Come potesse una donna così splendida stare con quell'idiota di suo fratello era un completo mistero. Erano come acqua e fuoco. La notte e il giorno.
Eppure il loro rapporto funzionava alla grande, da quando si erano ritrovati non facevano che passare il tempo assieme, lui docile e tranquillo come solo lei sapeva renderlo.
Quel dannato fortunato di Raph. Se provava a far piangere anche solo una volta la sua sorellina lo avrebbe ucciso, con le sue mani.

Sospirò, stanco. Non aveva ancora trovato un'idea per un regalo.
A poco più di un mese dalle nozze era davvero una situazione insostenibile.
Avrebbe chiesto delle dritte a Donnie, l'indomani. Chissà che in due non riuscissero a venirne a capo.

Pattugliò distrattamente la sua zona, mentre faceva ruotare pigramente i Nunchaku nelle mani, per passare il tempo. Era una noia.
Se da una parte era contento che non ci fossero problemi in giro, dall'altra tutta quella calma lo rendeva apatico e insofferente.
Avrebbe dato doppiamente fastidio a Raph una volta tornato a casa, giusto per rifarsi del tempo perso.

Saltò via dal tetto buio di un palazzo, atterrando su quello di fronte, pieno di piante in vaso, alcune con le foglie bruciate dalla calura estiva.
Perfino di notte l'aria calda di Agosto non dava tregua alla città, creando una cappa soffocante e appiccicosa, pesante da respirare.
E pensare che a casa c'era un fantastico ventilatore che lo aspettava, tutto per lui. Vicino alla sua pila di fumetti, Isabel gliene comprava uno nuovo a settimana, e all'altrettanto grossa pila di videogiochi.
Ci mancava solo un bel ghiacciolo all'arancia e il quadro idilliaco sarebbe stato perfetto. Sì, ancora dieci minuti di ronda e poi avrebbe preso la strada di casa.
Poteva già sentire il fresco che solo il loro rifugio sotto terra poteva offrire.
Camminava svagato, con quei pensieri allettanti per la testa.

Finché il suono di uno sparo non lo raggiunse fin lassù, dissipando in fretta ogni fantasticheria. Tese le orecchie, vigile come non mai, ma non ebbe bisogno di cercare la fonte del suono, perché il rumore di una vera e propria sparatoria riempì l'aria.
Corse, seguendone la fonte, veloce come solo lui poteva essere, certo che ci fossero dei guai in agguato.
Non sapeva se esserne felice o meno.
Si sporse dal tetto sul quale era appena atterrato, scrutando le stradine sottostanti con attenzione. Un colpo riecheggiò, seguito da un secondo e poi un terzo.
Una piccola figura correva con tutte le sue forze, saettando tra i cumuli di immondizia del vicolo con precisione e leggiadria. Ne saltò uno con un grosso balzo, alto e perfetto, nemmeno fosse stato un atleta. Chiunque fosse, era di certo un tipo atletico.
Appena dietro una banda al completo di brutti ceffi seguiva la figura, sparando nel contempo tutte le munizioni.

Non sapeva esattamente come stessero andando le cose, ma di certo la situazione era impari. Il fuggitivo arrivò alla fine della stradina, proprio contro il muro che delimitava il vicolo cieco. Una bella sfortuna la sua, non c'era che dire.
Gli inseguitori armati smisero di sparare, una volta capito che fosse in trappola.
Risero.

Nessuno ruba al nostro capo e la fa franca” grugnì quello più grosso, con un fucile sottobraccio.
Non so di cosa stiate parlando” rispose la figura premuta contro il muro, con una vocetta sottile e seccata. La vide girare la testa di qua e di là alla ricerca di una via di scampo.
Dacci quello che hai preso! O lo prenderemo dal tuo cadavere!”
Stava per intervenire. Era chiaro che quella persona fosse nei guai, anche se sembrava che se li fosse cercati nel rubare ad una gang.
Poi la piccola figura spiccò un salto. Alto. Colpì con il piede il muro alla sua sinistra, acquisì abbastanza spinta per rimbalzare su quello opposto e darsi ancora più elevazione. In un secondo sparì oltre il muretto, tuffandosi di schiena come un atleta di salto in alto.

Il gruppetto rimase spiazzato. Dal gesto e dalla velocità con cui era stato attuato.
Cercatelo! Sbrigatevi!” tuonò il capo banda, con un gesto imperioso della mano. Si dispersero all'istante in gruppetti più piccoli, sparpagliandosi nelle viuzze attorno, cercando di trovare la traccia.
Michelangelo sorrideva. Che razza di babbei.
Certo, il fuggitivo era stato davvero svelto e preciso, ma a lui non l'avrebbe fatta. Corse fino alla fine del tetto, nella direzione in cui era sparito.
Da lassù non contavano i vicoli ciechi e le strade a senso unico: poteva andare in ogni direzione, senza freni. Non gli fu difficile ritrovare la scia della piccola figura.

Correva come una disperata, cambiando verso di marcia ogni due per tre, come se stesse cercando di confondere le idee a quelli che la seguivano; o forse stava solo cercando un posto dove nascondersi.
Era curioso.
Si gettò in avanti e scavalcò con facilità lo strapiombo tra due palazzi, controllando sempre al di sotto per sapere dove si stesse dirigendo: destra, sinistra, sinistra e poi ancora a destra, scavalcando ostacoli e cancellate come fossero uno scherzo.
La banda di gonzi non era altrettanto atletica, ma era di sicuro ostinata a prendere il fuggitivo e lo seguiva ad una discreta distanza, senza perderlo di vista.
E di certo una volta preso quello non se la sarebbe passata bene.

La fuga proseguì per qualche altro minuto, infine si bloccò bruscamente quando la figura si trovò di fronte ad un muro troppo alto da saltare, in un vicolo chiuso da tre case, senza alcuna via di scampo. Non che non ci avesse provato, comunque: ribaltò un paio di bidoni, cercando di creare una scala per raggiungere il cornicione del primo piano, ma i suoi salti erano troppo corti e le mani si chiusero sul niente, ogni volta.
Al terzo salto la gang arrivò nel vicolo e il fuggitivo si fermò, inchiodato al suolo.
Senza una parola due degli uomini si avvicinarono e provarono a colpirlo, con dei diretti al viso, ma la figura si difese alla grande e con poche mosse li atterrò entrambi, nonostante la sostanziale differenza di mole.

A quel punto il capo banda sparò un colpo di avvertimento verso il cielo e il fuggiasco lasciò andare il braccio di uno degli uomini e alzò le mani, lentamente.
Adesso basta.”
L'uomo abbassò l'arma e gliela puntò dritta in pieno petto, il dito che già accarezzava il grilletto.
Un'ombra calò su di loro e la pistola volò via con un tocco sordo. In mezzo ad un paio di grida, altre cinque pistole e tre uomini caddero a terra, rapidamente.

Mikey si muoveva veloce tra di loro, svelto a capire quale fosse la minaccia principale e neutralizzandola all'istante, per poi passare alla successiva, finché non rimasero solo tre uomini in piedi, confusi e spaventati, decisi a combattere dato che non potevano scappare.
Cosa cazzo è quello?” urlò il capo degli idioti, quando Michelangelo si fermò abbastanza a lungo da essere identificato.
Sono un modello, non si vede?” rispose lui, fintamente risentito.
Sentirlo parlare sembrò sconvolgerli ancora di più e si gettarono tutti e tre contro di lui, su tre lati, con i pugni già caricati: con uno sventolio di Nunchaku li neutralizzò all'istante, e in un attimo era rimasto l'unico in piedi, circondato da uomini svenuti.

Sono profondamente offeso dalla vostra ignoranza” esalò infine, anche se loro ovviamente non potevano sentirlo.

Dalle sue spalle arrivò un tonfo e si voltò in tempo per vedere il fuggiasco che provava ad allontanarsi rasente al muro, a qualche metro di distanza da lui: era un ragazzino, vestito da rapper, con pantaloni e una felpa larghissimi, neri, a dispetto del caldo torrido, e con un berretto calcato in testa. Da sotto la visiera spuntava una zazzera bionda, disordinata.
Si avvicinò con cautela, per non spaventarlo.

Ehy, tutto ben-”
Un pugno lo colpì dritto alla base della mandibola, disorientandolo per un attimo, e il ragazzino sembrava pronto a dargliene un altro, se non lo avesse bloccato in tempo per un polso.

Non mi toccare, coso!” gli urlò divincolandosi, e prima che se ne accorgesse un calcio lo prese allo stomaco, fortunatamente protetto dal piastrone. Sorrise della sua smorfia dolorante e lo lasciò andare, indietreggiando di un passo.
Ti ho salvato, non voglio farti del male” assicurò con voce dolce, capendo la situazione.
L'altro sbuffò col naso, come a voler dire che non lo temeva per niente, sempre comunque sul chi vive. Alla faccia della gratitudine.

Non avevo bisogno del tuo aiuto, coso.”
La sua voce era squillante, ancora acuta di un bambino non arrivato nella pubertà, ma era alto e gli occhi grigi sotto il berretto erano fieri e duri.

Non mi chiamo coso, sono Michelangelo. Ma è lungo, puoi chiamarmi Mikey.”
No, ti chiamo addio, me ne vado, coso.”
E tenendolo d'occhio fino alla fine del vicolo, sparì dalla sua vista.

Mikey rimase immobile a fissare il punto dove era sparito, poi scoppiò in una risata.
Quel tipo era interessante.
Si gettò nella sua scia, cercando di ritrovarlo, e una volta individuato lo seguì cautamente, senza fretta. Stava gironzolando per le viuzze, attento ad ogni movimento sospetto e apparentemente indeciso su dove andare.

Appena svoltato un angolo, Mikey se lo trovò di fronte, di nuovo col pugno carico contro di lui.
Perché mi stai seguendo, coso?” domandò sospettoso.
Volevo essere sicuro che non ti succedesse nient'altro” replicò subito lui, sinceramente.
Non ho bisogno di protezione, vai via” borbottò il ragazzino, abbassando il braccio e voltandosi, continuando a camminare.
Mikey gli andò dietro comunque, svagatamente.

Mi stavo chiedendo perché quei tizi ti stessero seguendo... cosa gli hai rubato?”
Il giovane girò appena la testa per mandargli un'occhiataccia disgustata.

Non ho rubato niente.”
Non sta bene rubare e mentire alla tua età, ragazzino.”
Si beccò un altro sguardo di disprezzo, perfino più cattivo di prima.

Non ho rubato. Non ho mentito. E non sono un ragazzino. E adesso sparisci, mi dai noia, coso.”
Si allontanò a grandi passi senza prestargli più attenzione, nonostante sapesse che era ancora dietro di lui.

Michelangelo avrebbe potuto lasciar perdere, se avesse anche solo lontanamente saputo cosa volesse dire quell'espressione, ma quel tizio lo incuriosiva e in più sembrava aver bisogno di aiuto e lui non si sarebbe tirato indietro. Ovviamente aveva deciso tutto da solo.
Si fermò quando lo vide entrare in un locale dall'altra parte della strada, in cui lui non poteva, logicamente: si tenne nell'ombra in attesa, non seppe nemmeno bene perché.
Non sapeva cosa stesse combinando o cosa volesse combinare, in fin dei conti.

Rimase in attesa per una buona mezz'ora, prima di pensare che potesse esserci qualcosa che non andava; e se ci fosse stato, lui non lo avrebbe saputo per tempo.
Si arrampicò sul palazzo vicino e una volta sul tetto prese la rincorsa per lanciarsi su quello di fronte, alla cui base c'era il locale: da lì, tenere d'occhio sia l'ingresso che l'uscita sul retro era questione di pochi passi e aveva l'illusione di aver tutto sotto controllo, a modo suo.
Attese ancora, percorrendo a piccoli passi il tetto, morendo di noia, mentre il pensiero del suo rifugio fresco e dei ghiaccioli si faceva di nuovo strada nella sua mente.

Dopo quella che gli parve un'eternità, sentì delle voci risalire dalla strada.
Non ci piace chi fa la spia agli sbirri, pidocchio.”
Ho solo chiesto un'informazione, non lavoro con la polizia.”
Mikey riconobbe la seconda voce e si affrettò a correre dall'altra parte del tetto, sporgendosi poi oltre il cornicione per guardare sotto, in un vicolo dietro il locale su cui si apriva la porta sul retro.
C'era il suo piccolo piantagrane insieme a tre uomini più alti di lui di almeno trenta centimetri, minacciosi e pericolosamente vicini, pronti a picchiarlo. Quello, tuttavia, non sembrava impaurito e teneva testa con la sua cocciutaggine, a dispetto della figura esile.

Non ci piace nemmeno chi fa domande, nessun genere di domande” rispose uno, spintonandolo via.
Il ragazzino reagì in fretta e lo colpì allo stomaco con un pugno e poi roteando velocemente lo mandò al tappeto con un calcio in piena faccia. Gli altri due si lanciarono contemporaneamente contro di lui, ma uno venne colpito in testa da qualcosa caduto dal cielo, mentre l'altro lo stese abbastanza facilmente con pochi colpi.
Poi alzò lo sguardo in alto e trovò un sorridente Michelangelo che lo salutava con una mano.

È tua abitudine andare in giro sui tetti e immischiarti negli affari degli altri?” chiese sarcastico.
È tua abitudine metterti nei guai con tutti?”
Non sei nei guai se li stendi tutti prima che lo facciano loro.”

Il ragazzino si chinò a prendere il Nunchaku che aveva lanciato e poi lentamente si avvicinò alla scaletta antincendio, issandosi facilmente sul tetto.
Senti, non so perché continui a starmi dietro, ma ti avviso che non ho molta pazienza” iniziò a dire una volta sopra, facendo roteare il Nunchaku con la mano destra.
Non era bravo quanto lui, ma non se la cavava poi così male.

Mi sembri nei guai; posso darti una mano. Cosa stai cercando?”
No, grazie. E qui le faccio io le domande: cosa sei, coso?”
Sono un ninja! Non si vede?” replicò Mikey indicando la sua figura, ma al vedere che il ragazzo non sorrideva nemmeno, sbuffò deluso.
Sono una tartaruga mutante” rispose meno divertito, e vide che l'altro sembrava decisamente più interessato.
Una tartaruga mutante con addestramento ninja e aggiungi alla lista anche carino, simpatico e dal cuore romantico.”

Vide gli occhi grigi rollare verso il cielo e un po' gli venne da ridere, ma si fermò quando il ragazzo smise di far roteare la sua arma e si avvicinò circospetto, studiandolo con occhio attento; gli prese una guancia e tirò forte, forte, finché non gridò di dolore e sorpresa assieme.
Ma sei-”
È vera. Allora questo non è uno scherzo?”
Ti sembra uno scherzo questo?” si lagnò Mikey, mostrando la guancia arrossata, che si strofinò prontamente con un broncio offeso.
Solo allora lo vide ridere, un ghigno contento per ciò che aveva fatto e gli venne il dubbio che quel ragazzo non fosse poi così buono e bisognoso di aiuto.

Allora, vuoi dirmi cosa stai cercando? Può non sembrarti, ma sono bravo ad aiutare le persone.”
Il giovane si adombrò di colpo e gli restituì immediatamente il Nunchaku, di colpo chiuso in sé stesso.

Non mi puoi aiutare, faccio da me. Vai a salvare qualcun altro, stanotte.”
Si allontanò sul tetto, intenzionato a saltare su quello più vicino, ma Mikey gli andò dietro, insistendo.

Posso davvero aiutarti! Conosco tutta New York e so muovermi meglio di te, non c'è niente che mi sfugga e se mi dici che cosa-”
Mia sorella! Sto cercando mia sorella!” lo interruppe il ragazzo, facendo dietro front con un viso cupo e sofferente.
Michelangelo si fermò sorpreso, colpito dal tono accorato, dalla presenza che lo fronteggiava, seppur piccola.
Ci fu qualche istante di silenzio e temette davvero che se ne sarebbe andato una volta per tutte, dopo averlo colpito in faccia probabilmente.

Mia sorella è scomparsa l'anno scorso, la sto cercando da undici mesi. La polizia ormai non fa più niente, è passato troppo tempo... mi hanno detto che è quasi impossibile che sia ancora viva” raccontò invece, malinconicamente.

Mikey lo avrebbe anche abbracciato, se non avesse temuto che lo picchiasse.
Assomigliava un po' a Raphael, quel ragazzino, al Raphael di un tempo che ragionava solo con i pugni.

I vostri genitori sanno che sei fuori a cercarla?”
Un ghigno amaro piegò le sue labbra, gli occhi più cinici.

Non ho genitori. Mia sorella è tutto quello che ho.”
Ok, adesso voleva davvero abbracciarlo, gli costò tutta la sua risoluzione per non farlo.

Io potrei aiutarti. Non posso andare in giro a fare domande, ma ho anch'io le mie conoscenze” propose dolcemente, pensando alla loro rete di informazione fornita dai barboni di New York. Arrivavano ovunque, sapevano molto più della polizia, avevano accesso ad ogni genere di informazione.
Il ragazzo sembrò pensarci su, indeciso se fidarsi o meno. Non sembrava uno che si fidava degli altri con facilità.
Frugò in una delle tasche della felpa e gli allungò titubante una foto, quasi con riluttanza.

Vi era ritratta una giovane donna, il viso a cuore incorniciato da una cascata di morbidi e boccolosi capelli biondi, gli occhi grigi identici a quelli del fratello. E un sorriso dolcissimo, diretto a qualcuno fuori dal campo della fotografia.
In un altro momento avrebbe fatto un commento, una battuta anche, ma era rapito e il cuore batteva forte e le mani gli sudavano.
Era stupido sentirsi così per una foto, ma quella era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua, senza offesa per le sue fantastiche sorelle, incarnava tutto quello che avesse mai sognato e desiderato in una compagna. Anche di più.

Si riscosse infine dalla trance, e si accorse che l'altro lo stava fissando.
Ti aiuterò a trovarla” annunciò solenne. “E poi me la presenterai” aggiunse con un sorriso furbo.
Che schifo, non ci pensare nemmeno, coso. Non lascio mia sorella ad un mutante, ninja e tartaruga!”
E carino. Hai dimenticato carino.”

Il ragazzo sorrise appena, scuotendo la testa.
Prima troviamola, poi sentiamo che cosa ne pensa lei” disse mezzo divertito.
Poi tese la mano verso di lui.

Io sono Sam, molto piacere, coso.”



Note:

Buona sera a tutti, ben ritrovati.
Prima di quanto pensaste, immagino.

Eccoci al primo capitolo della mini-avventura di Mikey. È passato un mese dalla lotta contro gli Shisho e dalla proposta di Raph a Isa e il piccolo di casa si chiede cosa possa regalare loro per il matrimonio. Poi ovviamente passa in secondo piano per il nuovo incontro.
Sam sta cercando sua sorella e noi seguiremo Mikey mentre gli da una mano, ovviamente sempre in stile Mikey. Ne avremo per almeno quattro capitoli.

OT: oggi subirò un piccolo intervento, se mi penserete anche un poco, so che la paura sarà di meno.

Vi abbraccio fortissimo.


  
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