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Autore: falcediluna_    17/07/2017    2 recensioni
Parole scritte di notte, che fanno finta di descrivermi.
O forse nemmeno ci provano.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche volta lei ci pensa, alla vita e all’universo e a tutto quanto.

Al motivo per cui le api costruiscono i nidi con le cellette esagonali, agli ananas che seguono la serie di Fibonacci e a Van Gogh che mangiava pittura gialla per cercare di assimilare la positività che quel colore trasmette.

Qualche volta mentre viaggia in treno di mattina presto si chiede perché nessuno tranne lei stia guardando le sfumature del cielo all’alba.

Lei ama le albe ed i tramonti, e anche la luna.

Qualche volta di notte scappa in terrazza, da sola, e inchioda gli occhi alla luna. Allora non pensa più a nient’altro, il che spesso è un bene.

Qualche volta ha paura di essere troppo per tutti e di non essere abbastanza per nessuno. È stata abbandonata più volte di quante le piaccia ricordare, però non perde mai l’occasione per regalare se stessa agli altri.

Chi la conosce sa che le montagne sono il suo posto felice. Lì, in mezzo all’aria profumata e alla roccia bianca, non esistono problemi che non siano le gambe stanche ed il fiato corto. Ama il senso di profondo inevitabile che la natura inizia a riversarle addosso ogni volta che muove il primo passo sul sentiero.

La montagna le ha insegnato che col cuore spesso si ascolta meglio che con le orecchie.

Qualche volta ci pensa, mentre cammina per le strade puzzolenti di città troppo grandi, con le cuffie sulle orecchie.

Ascolta progressive metal e ne va stupidamente orgogliosa, senza alcun motivo. Ama cogliere ogni dettaglio, scoprire nuove piccole sfumature che la lasciano incantata come una bambina.

Si meraviglia facilmente, e lo considera un pregio solo per metà.

È tendenzialmente matura, ma ha molti lati infantili. E una tardiva (e segretissima) cotta platonica per Harry Styles.

Qualche volta legge fanfiction, qualche volta scrive. Anche se scrivere non le è mai piaciuto davvero. Per lei è frustrante e poco immediato, nulla viene mai come vorrebbe.

Sogna qualcosa di più nella sua vita, sogna l’Islanda e nuova musica da ascoltare. Sogna di imparare più lingue, più aneddoti scientifici e più numeri di telefono.

Sogna di piangere di meno e ridere di più, di non dover camminare veloce per strada la sera, di fare più muscoli sulle gambe. L’aurora boreale, i capelli blu, un figlio.

Un sentiero davanti agli occhi, il cuore più leggero.

Meno parole da dire, più sguardi da condividere.

E sogna qualche cosa di più vero e autentico, come il profumo dei libri e la rugiada fredda nelle mattine di primavera.

Qualcosa per cui valga la pena scrivere, qualcosa per cui valga la pena respirare ed esistere.

Da sola, ma insieme a se stessa. Forse insieme a qualcun altro, qualcuno che la capisca.

Detesta non capire gli altri e non riuscire a farsi capire.

Detesta anche i risvegli bruschi, il caffè amaro e quello dolce, le zaffate di smog, il fumo, le cerniere che si rompono e le orecchie nelle pagine dei libri.

Detesta gli imprevisti, le sorprese, il rosa, i posti affollati. Detesta la pellicina bianca dei mandarini, i quadri storti e le canzoni che passano in radio.

Il mondo forse la vede soltanto come una figura minuta con capelli corti e neri, nascosti dall’ampio cappuccio delle sue amate felpe oversize. Una figura minuta che cammina guardando tutti di sottecchi per cercare di indovinare almeno qualcosa della vita di chi vede passare accanto a lei. Probabilmente al mondo, di lei, non importa poi così tanto.

Ma lei ha la sua musica e se stessa. E le montagne.

E in fondo le va anche bene così.

 

Forse. Forse solo per adesso.

   
 
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