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Autore: ErZa_chan    17/07/2017    3 recensioni
"Supergirl aveva lottato contro il dolore, contro il veleno che si stava diffondendo nel suo corpo e aveva spiccato il volo, rischiando di precipitare disastrosamente. Non avrebbe mai raggiunto il DEO in tempo, ne era consapevole e il suo istinto l'aveva guidata in tutt'altra direzione.
Lena.
Aveva bisogno di lei: irrazionalmente, solo allora Kara aveva ammesso di non poter sopravvivere senza averla al suo fianco. Stava per morire, ma tutto quello che contava, in quell'istante, era lei.
Era Lena."
[Supercorp, post 2x22, contiene spoilers]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll make it up to you


Took your heart, took your hand
Promised you all that I had
Hoping that you understand
I'm far from [...] perfect.

[I'll make it up to you, Imagine Dragons]

 

Lena era stanca, ma si sforzava di tenere gli occhi aperti, mentre picchiettava distrattamente la penna sul tavolo bianco e fissava le parole confuse sullo schermo del suo computer portatile.
Stava per chiudere tutto, sconfitta dalla tarda ora (dovevano essere le una, forse le una e mezza del mattino) quando un tonfo la fece sobbalzare. Lena si girò di scatto, aspettandosi Supergirl in piedi sul suo balcone, i capelli biondi spettinati a causa del volo, ma si ritrovò a fissare uno spettacolo ben più agghiacciante: la supereroina era rannicchiata al suolo, boccheggiante e stringeva le mani intorno alle spalle, mentre il corpo veniva scosso da tremori.


"Supergirl!" -esclamò, alzandosi e muovendosi rapidamente in sua direzione.-"Cosa ti è successo? Vieni dentro" la incoraggiò, afferrandola per un braccio e facendosi carico del suo peso.

Sebbene all'apparenza la Luthor sembrasse fragile, aveva in corpo molta più forza di quella che si poteva immaginare. Kara si aggrappò a lei e trascinò a stento i piedi mentre veniva percorsa da fitte dovute al pugnale di kryptonite che l'aveva trafitta. Cadde sgraziatamente sul divano in pelle nera e fece appello a tutta la sua lucidità per formulare la sua richiesta:

"Lena..."-mormorò, prima che un gemito spezzasse la sua voce e la costringesse a chiudere gli occhi. Faceva dannatamente male.

"Sono qua, Supergirl, dimmi cosa posso fare per aiutarti" rispose la mora, chinandosi accanto a lei e appoggiandole una mano sulla spalla, accarezzandola dolcemente.


Kara non poté fare a meno di arricciare le labbra in un piccolo sorriso, che fu immediatamente spazzato via da una smorfia sofferente. Era sempre così, Lena: non aveva molti amici, ma era disposta a fare di tutto per le persone che amava. Anche nelle emergenze e nei momenti bui, manteneva la lucidità necessaria per venire incontro al prossimo e, in quell'istante, Kara poteva leggerlo nel suo sguardo, era divorata dalla preoccupazione, ma si sforzava di mantenere il controllo necessario.

Dopo che Mon El era partito, Kara era stata male, ma Lena non si era tirata indietro e l'aveva consolata in ogni maniera possibile: sapeva del suo legame col figlio di Rhea, sebbene non sospettase che Kara sapesse perfettamente che Mike fosse un alieno.
Erano stati mesi infernali per la ragazza e la sua famiglia si era fatta in quattro per farla sentire meglio, compresa Lena; era stato in un pomeriggio in cui la Luthor l'aveva trascinata, imperterrita, in quel piccolo café che tanto adorava, che Kara si era fermata un istante ed aveva realizzato di non poter più fare a meno della presenza di Lena.

In un primo momento, si era sentita terribilmente in colpa nei confronti di Mon El, sebbene fosse ad anni luce dalla Terra e aveva negato ciò che, ormai, era evidente in ogni piccolo gesto. Non si trattava più di semplice attrazione fisica -Kara non aveva mai negato che Lena Luthor fosse una donna estremamente affascinante- ma di quella complicità che si era instaurata anche grazie alla sofferenza di Kara.
Sebbene anche Alex, James e gli altri le fossero stati vicini, la semplice presenza di Lena aveva cominciato, gradualmente, ad illuminare le sue giornate ed a restituirle quel sorriso che pensava di non poter recuperare.

"Lena..."-ripeté Supergirl, stringendo i denti.-"Alex Danvers. Ho perso il mio comunicatore" riuscì finalmente a formulare.

Era stato uno scontro brutale: Supergirl era stata svegliata nel cuore della notte da una telefonata di J'onn che l'avvertiva di un combattimento, apparentemente di origine aliena, nei pressi del porto. Era convinta che si sarebbe trattata di una passeggiata: un paio di pugni ben assestati, una frase a sfondo moralista e poi sarebbe tornata nel suo morbido letto, che sembrava chiamarla anche da lontano.

Non aveva previsto il pugnale di kryptonite: era stato nell'istante in cui l'aveva visto che aveva realizzato non solo di essere cascata in una trappola, ma che non si trattasse solamente di qualche alieno disorganizzato, bensì di un complotto ben più grande. Tutta la kryptonite doveva essere stata distrutta, dopo l'intervento di suo cugino e la sconfitta di Cadmus, ma quella lama l'aveva trafitta inaspettatamente.
Le avevano tolto l'auricolare e l'avevano distrutto: il messaggio era chiaro, voleva che morisse, da sola, su quella banchina, respirando quell'aria salmastra serale.
Non avevano considerato la tenacità di Kara.
Supergirl aveva lottato, lottato contro il dolore, contro il veleno che si stava diffondendo nel suo corpo e aveva spiccato il volo, rischiando di precipitare disastrosamente. Non avrebbe mai raggiunto il DEO in tempo, ne era consapevole e il suo istinto l'aveva guidata in tutt'altra direzione.

Lena.

Aveva bisogno di lei: irrazionalmente, solo allora Kara aveva ammesso di non poter sopravivere senza averla al suo fianco. Stava per morire, ma tutto quello che contava, in quell'istante, era lei.

Era Lena.


"La chiamo"-replicò immediatamente la mora, afferrando il cellulare e recuperando il numero di Alex.-"Danvers, sono Lena Luthor. Supergirl è nel mio ufficio, ferita: credo che si tratti di kryptonite, ci sono delle venature verdi sulla sua fronte"-comunciò rapidamente, poi ascoltò la risposta concisa della donna, mordendosi nervosamente un labbro e lanciando uno sguardo a Supergirl.-"Fate presto" si premurò, prima di chiudere.

"Lena..." la richiamò nuovamente Kara, cercando di alzarsi a sedere ma stramazzando nuovamente distesa. La Luthor fu subito al suo fianco e le sorrise, con dolcezza.

"Non sforzarti"le disse, prima di alzare una mano con fare esitante e accarezzarle il viso. Kara socchiuse gli occhi, godendosi quel tocco tanto agognato e si abbandonò alla dolcezza di quel gesto.

"Fa male"-le confessò poi, abbandonando completamente la maschera di Supergirl e restando niente di più che Kara Danvers, atterrita e sola.-"Mi dispiace di essere piombata qua."

Lena scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma nera, raccolta in un'alta coda:
"Non dire sciocchezze, Supergirl. E' una fortuna che tu mi abbia trovata, cosa avresti fatto se fossi già stata a casa?" domandò, rimproverandole, senza rabbia, la sconsideratezza della sua scelta.

Kara si sforzò di sorridere:
"Lavori sempre fino a tardi"-mormorò.-"E poi, sapevo che ci saresti stata. Ci sei sempre stata, quando ho avuto bisogno, io..." cercò di formulare e Lena ebbe un momento di esitazione, prima che la porta venisse spalancata e Alex, Maggie e un paio di agenti del Deo facessero irruzione.


La Danvers maggiore si precipitò sulla sorella:
"Supergirl, come stai?"-domandò, poi appoggiò una mano sulla fronte e aggrottò le sopracciglia, contrariata, nel trovarla bollente-"Cosa ti è venuto in mente?" sibilò poi, arrabbiata.

Kara, che stava perdendo pian piano la sua lucidità, sorrise:
"Adoro quando ti arrabbi perché non vuoi mostrarti preoccupata" la prese in giro e Alex fece per replicare, poi cedette, alzando gli occhi al cielo.

"Devi smetterla di farmi venire certi infarti"-sbottò, poi si rivolse a Maggie.-"Portiamola via di qui, ha bisogno di lampade a luce solare e di un buon riposo"-ordinò, alzandosi. Si rivolse poi a Lena-"La ringrazio per l'aiuto, senza di lei Supergirl..."

Alex non concluse la frase, si limitò a scuotere la testa e dare le spalle alla giovane Luthor, che osservò Supergirl, ormai incosciente, venir portata via, senza poter fare assolutamente nulla per aiutarla. Fu in quel momento che avvertì una morsa al centro del petto e si stropicciò gli occhi, allontanando ogni possibile pensiero: aveva bisogno di dormire.

*

Erano passati due giorni da quando Supergirl era precipitata sul balcone del palazzo della L-corp e aveva mormorato parole incomprensibili sulle quali Lena non riusciva a smettere di arrovellarsi. Non era solamente il modo, estremamente confidenziale, con il quale Supergirl si era rivolta all'agente Danvers ad averla fatta insospettire, ma anche ciò che le aveva detto in quel momento di debolezza:

Ci sei sempre  stata, quando ho avuto bisogno.

Lena si morse un labbro, appoggiandosi allo schienale della sua sedia e socchiudendo gli occhi: lei e Supergirl avevano collaborato spesso, certo e si erano aiutate a vicenda, salvandosi la vita, ma c'era qualcosa nel tono con cui l'eroina aveva pronunciato quella frase che le aveva fatto ipotizzare che ci fosse qualcosa di molto più grande dietro.


Con un gesto secco, Lena si alzò e si diresse con passo sicuro verso l'attaccapanni, afferrando la sua borsa: doveva togliersi, una volta per tutte, quei dannati dubbi.

*

Kara non si aspettava visite: sua sorella era andava via da poco, convinta da Maggie che "si, la tua piccola sorellina può sopravvivere una giornata senza di te al suo fianco e no, non c'è bisogno che la chiami ogni ora per assicurarti come stia".

Quando qualcuno bussò, la kryptoniana si alzò a fatica e utilizzò la sua vista a raggi X per scrutare oltre la porta e scoprire di chi si trattasse.

Non si aspettava certo Lena Luthor sulla soglia di casa sua, così esitò: era stata una vera idiota a sussurrarle quelle parole, che, oltre ad essere imbarazzanti, l'avevano esposta in maniera rischiosa.

"Kara, so che sei in casa"-la chiamò Lena. Kara poté vederla mordersi il labbro nervosamente, poi la sentì sospirare, come se stesse cercando di dire qualcosa di importante. Non ebbe il coraggio di aprire la porta, attese, in silenzio, senza accorgersi di stare trattenendo il fiato.-"Sono andata alla CatCo e mi hanno detto che ti sei data malata. Kara, per favore, puoi fidarti di me: so di essere una Luthor, ma io..."

Lena non riusciva a trovare le parole: era un evento più unico che raro nella sua vita, lei che era appariva sempre così sicura di sé, una donna di potere e successo che non riusciva a rivolgersi ad una reporter.

Kara, sentendola parlare, avanzò lentamente verso Lena, consapevole di star per fare qualcosa che non avrebbe cambiato per sempre il loro rapporto. Poggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta, ritrovandosi faccia a faccia con la Luthor. Si aggiustò nervosamente gli occhiali, poi si costrinse a fare un profondo respiro, prima di alzare lo sguardo e incontrare quello verde della donna dinnanzi a lei, nel quale si perse per un secondo, prima di trovare il coraggio di formulare una frase.

"Mi fido di te"-riuscì finalmente a dire, incrociando le braccia in un gesto nervoso.

Lena alzò un sopracciglio scuro e schiuse le labbra rosse, come per replicare, ma Kara la interruppe prima che potesse parlare.

-"L'altra notte, quando mi sono trovata sola su quella banchina, senza sapere cosa fare, sei stato tu il mio primo pensiero. Io avevo così paura, Lena, ero ferita e non avevo nessuno a cui rivolgermi: per tutto questo tempo, tu ci sei stata, da quando Mon El è andato via, tu sei stata al mio fianco e mi hai aiutata e io..."-Kara si aggiustò gli occhiali e sospirò.-"Io ho bisogno di te" ammise infine, sorridendo agitatamente.

Lena esitò un secondo, poi non poté fare a meno di intenerirsi davanti alla reazione di Kara:
"Sapevo che eri tu"-si lasciò sfuggire, mentre Kara alzava lo sguardo su di lei.-"Quando eri ferita dalla kryptonite e debole, hai chiamato il mio nome come solamente tu fai. Non c'era quella sicurezza tipica di Supergirl, né la formalità necessaria: eri semplicemente...Kara."

"Stavo male"-le confessò Kara, tormentandosi la manica della felpa.-"Mi dispiace di non avertene parlato prima. Avrei voluto, veramente, ma mia sorella, il DEO..." cominciò a giustificarsi, mettendo insieme un'accozzaglia di nomi, ma venne interrotta dalle labbra soffici di Lena che si posarono, inaspettatamente, sulle sue.

In un primo momento, Kara fu spaesata, poi sentì il suo cuore battere a mille e il suo viso avvampare e schiuse la bocca, lasciando le la sua lingua e quella di Lena si intrecciassero, facendole stringere lo stomaco. Le mani della mora di spostarono sui suoi fianchi e Kara non poté fare a meno di emularla, mentre il tempo sembrava cristallizzarsi in quell'istante perfetto.

Quando il bacio si interrupe, Kara emise un lieve mugolio di protesta, che fece sorridere Lena.

"Questo vuol dire che sono perdonata?" domandò poi, accarezzando la mano della donna, ancora appoggiata sul suo volto.

"Solo se esci a cena con me" replicò la mora, mordendosi un labbro.


Kara sorrise, prima di appoggiare nuovamente le sue labbra su quelle di Lena:
"Affare fatto."

**

Salve a tutti. Si, lo so, è una Supercorp banale, ma sono appena cascata nella trappola di questa ship e ho bisogno di esternare tutti i miei sentimenti, perdonatemi ahahah(come ha detto una mia cara amica, voglio solo vederle canon :') )

  
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