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Autore: cin75    17/07/2017    4 recensioni
I J2. Quelli veri ( almeno nel mio AU), quelli attori di Supernatural.
Questa storia si collega direttamente alla storia "Ormai è tutto finito". Dove finisce quella storia , inizia questa.
Tutto va a ricollegarsi alla serie "Preghiere". Per chi ha letto la prima di questa serie e ne ha apprezzato anche i seguiti, spero di fare piacere con questa anticipando che alla fine del racconto ci sarà anche un prequel conclusivo. Per tutti gli altri, spero che vi piaccia lo stesso.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Preghiere'
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Jensen partì una settimana dopo, non prima di aver chiesto ancora a Jared di seguirlo, ma il compagno lo rassicurò che stare un po’ di tempo da solo, da soli, non avrebbe fatto altro che fare bene. Ad entrambi.

Ma quando si ritrovò solo in quella casa enorme, sentendo anche la mancanza di Jay fuori per una vacanza studio con degli amici, quel suo desiderio di paternità sembrò bussare di nuovo forte alle porte della sua mente e del suo cuore.

Il trillo del telefono lo riportò indietro da quei pensieri.

“Pronto?!”

“Sig. Padalecky? Jared?”

“Sì , sono io. Chi parla?!”

“Salve, sono la direttrice Alvarez, del centro giovanile di….”

“Sì, sì, certo!” la fermò Jared riconoscendo il nome della donna. “Io e mio marito siamo tra i finanziatori del suo centro. Cosa posso fare per lei, signora Alvarez?!”

“Sono davvero in imbarazzo, ma avrei bisogno di un incontro con lei e suo marito , se fosse possibile!”

“Jensen non c’è. È parito qualche giorno fa ma se è urgente io sono in città e posso raggiungerla subito. Sono libero al momento!”

“Oh!!, la ringrazio. Sarebbe davvero grandioso se potesse venire!”

“Mi dia il tempo di arrivare!”

“L’aspetto, allora. Grazie!”


 

Quando Jared giunse al centro giovanile, rimase per un attimo in macchina a fissare quei ragazzi che pur non avendo molto, sembravano essere sereni e felici di avere quello che avevano. E ne fu orgoglioso, e fu orgoglioso anche di sé stesso perché sapeva che contribuiva al loro benessere.

Scese dalla macchina e mentre stava per raggiungere l’ufficio della Alvarez, nei corridoi della struttura, vide un ragazzino di circa dieci anni, seduto su una panchina, intento ad aspettare chissà quale esito.

“Sig. Padalecky?!” venne richiamato.

“Jared. Mi chiami pure Jared!” fece cordialmente mentre stringeva la mano della direttrice.

“Prego, si accomodi nel mio ufficio.”

Quando i due furono seduti uno di fronte all’altra, Jared chiese il perché di quella telefonata e di quell’incontro che sembrava urgente.

“Come le dicevo per telefono, mi sento in imbarazzo a dover fare questo discorso. A lei per di più, che è sempre stato così presente nella nostra...vita!”

“Lydia, per favore. Niente formalismi. Mi dica che cosa è successo e qual’è il problema!” la incoraggiò Jared. “Se è nel mie possibilità aiutare questo centro lo farò, altrimenti troveremo un’altra soluzione. Ma di una cosa può essere certa, non vi lascerò in difficoltà e mi creda, parlo anche a nome di Jensen!”

Gli occhi della donna si fecero improvvisamente lucidi e questo colpì molto l’attore.

“Lydia?!” la richiamò dolcemente.

“Mi scusi...mi scusi, Jared. Come le dicevo è imbarazzante per me riferirle questo ma non sapevo a chi altri rivolgermi!”

“Per favore, parli. Mi dica tutto!” la incoraggiò con calma, Jared.

“I nostri ragazzi, come lei sa, provengono per la maggior parte da famiglie che hanno bisogno di questo posto per tenerli fuori da alcune situazioni al limite. E poi abbiamo i ragazzi che vengono affidati a noi dai servizi sociali. Sono solo tre i finanziatori principali esterni, tra cui voi!” iniziò la donna, riprendendo il controllo e il contegno che doveva mostrare.

“Si, lo so com’è la situazione del centro. Ma non...”

“Gli altri due finanziatori principali hanno dovuto sospendere i loro sovvenzionamenti, come dire, per intervenute difficoltà economiche e quindi….”

“Lydia, mi sta dicendo che il centro è in difficoltà?!”

“Sì, e se non riesco a trovare una soluzione entro la fine del prossimo trimestre, potremmo anche dover...”

“Chiudere?!” finì allibito Jared al posto della donna ormai sinceramente preoccupata.

“Sì!” ammise amareggiata.

“Mio Dio, Lydia. Ma da quanto tempo va avanti questa situazione?” chiese quasi rimproverandola di averlo avvisato solo in quel momento.

“Quattro mesi, cinque se conta il primo avviso della banca!” confessò in imbarazzo la direttrice. “Ma non potevo chiamarvi prima. Quello che vi è successo era su tutti i giornali e io non osavo..”

“Per l’amor di Dio! No!!” fece frustrato Jared. “Ci sono delle vite , delle giovani vite in ballo, Lydia. Quello che è successo a me e a Jensen ormai è andato, finito, concluso. Ci stiamo riprendendo la nostra vita e questo centro e ogni fondazione o campagna di sostegno che sosteniamo fanno parte della nostra vita.” disse risoluto.

Poi si alzò e si avvicinò alla donna che singhiozzava sommessamente cercando di rimanere dignitosa. Le posò una mano sulla spalla.

“Ora, mi ascolti. Domani stesso farò venire il nostro avvocato e il nostro consulente finanziario. Sistemeranno le cose, butteranno giù un nuovo piano finanziario e vedrà che riusciremo a sistemare le cose. I ragazzi resteranno qui, per tutto il tempo che ne avranno bisogno e le loro famiglie dovranno essere più che certe di questo. E di certo, il centro non negherà alcun aiuto ai ragazzi in affido.” la rassicurò.

“Ma non deve parlane con Jensen, prima?!” azzardò la donna.

“Lydia, sostenere questo centro fu un’idea di Jensen e mi creda, se io adesso lo chiamassi per dire quale è la situazione, darebbe di matto e siccome quando Jensen da’ di matto non è un bello spettacolo, lasciamo le cose come stanno, ok?!” provò anche a scherzare.


 

Quando i due uscirono dall’ufficio, Jared si guardò di nuovo attorno, sospirando sollevato sapendo che era stato di aiuto. Si guardò in giro e ancora, su quella panchina, in attesa, c’era quel ragazzino.

“Chi è?!” chiese alla direttrice, indicando verso il ragazzo.

“Lui è Alexander, o Alex come lo chiamano tutti. Ha circa dieci anni. Circa due settimane fa ce lo hanno affidato i servizi sociali. Suo padre è in carcere per omicidio e non credo che ne uscirà mai e sua madre è morta un mese fa.” spiegò in breve.

“Oddio!”

“Da quello che ci hanno detto è un ragazzino intelligente, ottimi voti a scuola, inserito magnificamente in ogni attività scolastia e parascolastica, con la testa sulle spalle nonostante il suo background familiare. Ha solo avuto molta molta sfortuna. Non ha altri familiari e quindi adesso stiamo finendo le pratiche di affidamento al centro e poi...” ma a questo punto Jared non era più al suo fianco e si stava dirigendo verso il ragazzino.


Quando gli fu vicino…

“Ciao!” fece.

Il piccolo alzò appena lo sguardo verso quel gigante che gli si era fatto vicino.

“Io sono Jared. Tu sei Alex , vero?!”

Solo un piccolo cenno di assenso con la testa ancora bassa.

Allora, Jared, provò ancora e gli porse la mano e non la ritirò fin quando anche il ragazzino non gliela strinse.

“Ciao, Alex!” ripetè ancora.

“Ciao!” fu la risposta anche se fu appena un sussurro.

“Ascolta, qui dentro ...” fece indicando la stanza chiusa davanti a loro. “.. ci sono delle persone tutte intente a firmare carte su carte e ci metteranno tanto. Che ne dici se io e te , adesso, ce ne andiamo un po’ fuori a fare due chiacchiere per passare il tempo e magari ci prendiamo un bel gelato?!” fece sperando in una risposta positiva.

Il ragazzino lo guardò davvero tentato.

“Mi dispiace. Ma non posso!” rispose invece.

“Perchè mai?!” replicò sorpreso Jared.

“Io...io sono intollerante al lattosio!” rispose innocentemente Alex.

“Magnifico! Anche io!” esclamò Jared sorridendo alla faccia stupita del suo giovane interlocutore. “Allora che ne dici se al chiosco qui all’angolo ci prendiamo un bell’hot-dog?!” e il sorriso istintivo del ragazzino fece capire all’attore di aver fatto centro.

“Mi piacerebbe ma non penso che...” e guardò verso la Alvarez che aveva assistito a tutto.

“Non credo che la direttrice Alvarez avrà da ridire!” fece Jared e anche lui guardò verso la donna.

“Non sei obbligato ad attendere qui, tesoro. Se vuoi puoi andare con Jared!”

Alex guardò grato la donna e poi con un sorriso più ampio tornò a fissare quel suo nuovo amico.

“Mi andrebbe davvero un hot dog!”

“Lo sai? Anche a me!” convenne Jared.

“Posso averlo con la senape?!” chiese poi quasi con imbarazzo.

Jared sorrise a quello che sembrava un primo passo di fiducia.

“Puoi averlo con quello che vuoi!”

   
 
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