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Autore: Mary_Julia_Solo    17/07/2017    1 recensioni
[seconda parte di “Why?”]
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"Sei tu. Sei davvero tu. Credevo che nessuno sarebbe venuto. Credevo che mi aveste abbandonato. Credevo che nessuno tenesse a me tanto da trovarmi... Ma sei qui. Non sei un’illusione. Sei vero. Sei tu."
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Simon Lewis crede di star impazzendo. Sono passate due settimane da quando sua madre e sua sorella Rebecca sono misteriosamente scomparse. Sembra siano state rapite, ma come può essere certo che siano vive? Anche il rapporto che aveva con Clary è irrimediabilmente cambiato. La ragazza nutre ancora una profonda passione per il fratello, Jace, che fa di tutto per non parlarle. Dovrebbe fargli male sentirla allontanarsi sempre di più, ma ne è felice. Ha capito di non essere più innamorato della ragazza. Nulla può superare la disperazione che sente per il rapimento della sua famiglia. E quello di Raphael. Perché anche quello gli pesa sul cuore fermo. La situazione sembra senza uscita. Ma poi, succede una cosa che dovrebbe essere impossibile e la situazione si ribalta. Riuscirà Simon a salvare la sua famiglia? E riuscirà, finalmente, a capire quello che prova davvero?
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[le coppie rimangono le stesse]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Because '
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Capitolo 6. – Save me cause I’m falling (pt.1)
Era strano. Come la vita poteva andare in modo completamente normale un attimo, e quello dopo veniva sconvolta, senza possibilità di tornare come prima. Poi, quando credevi che le cose non potessero peggiorare, facevi un passo di troppo indietro, e precipitavi nell’abisso dei tuoi errori, verso la più profonda oscurità. Simon era sicuro di essere nel punto più basso della sua vita. Credeva che non ci potesse fare nulla, le cose non sarebbero mai cambiate. Be’, si sbagliava. Ma di certo non sarebbero cambiate in meglio, a dispetto delle apparenze. Se ne sarebbe reso conto troppo tardi. Era ancora sconvolto. Nel giro di una settimana aveva scoperto che la sua apparentemente normale migliore amica era in realtà una Nephilim, che aveva sangue di angelo nelle vene e che, per di più, suo padre era un pazzo assassino e che aveva rapito sua madre. Cosa piuttosto sconvolgente, dato che lui aveva sempre pensato che Clary fosse piuttosto nella media. Cioè, certo, per lui era una ragazza fantastica, bella, dolce, gentile, brava disegnatrice, non certo comune, ma… Certo non si sarebbe aspettato quello. E, sempre in quella settimana, lui si era ritrovato a passare da Mondano a amico che sapeva le cose ma stupido. Era stato rapito due volte, prima dai vampiri poi dai lupi, aveva scoperto che Luke, proprio Luke Garroway, che conosceva praticamente da tutta la sua vita, era un lupo mannaro. Aveva visto Clary fare di continuo gli occhi dolci al biondo ossigenato, sapendo che stava lentamente perdendo le speranze, con lei. Non che ne avesse mai avute, effettivamente. Lui era incredibilmente imbranato, impacciato… Avrebbe potuto fare una lista di tutte le cose che era. E anche di quelle che non era. Non era Jace. Non era un Cacciatore di demoni biondo con gli occhi bicolore. Era solo… Simon. Certo, adesso era anche un vampiro, ma era piuttosto irrilevante come cosa. Jace Wayland era sempre Jace Wayland. E lui era sempre Simon Lewis. Poteva correre più in fretta, era più agile, aveva recuperato tutta la sua vista. Però, non poteva più mettere piede all’aperto quando c’era il sole. Quella era di certo la cosa che odiava di più. A parte forse il dover bere sangue. E l’essere morto. Essere un vampiro faceva davvero schifo. Poteva aiutare di più Clary di quanto non facesse prima, lei gli aveva detto che non avrebbe saputo vivere senza di lui, ma… La ragazza continuava a vederlo solo come un amico. E questo continuava a fargli male. Non l‘avrebbe mai detto a Clary. Dopotutto era abituato al suo non vedere. Al suo non vedere quanto fosse innamorato di lei, da anni. Non che potesse farci qualcosa. Solo aiutarla il più possibile sperando che lo notasse. La cosa peggiore successa durante quella settimana era stato morire. Credeva che sarebbe stato unirsi al Clan del DuMort, ma aveva scoperto che i vampiri non erano così male. Facevano tutti di tutto per farlo sentire a casa, per farlo sentire uno di loro. Simon ne era ben felice, ma avrebbe di certo preferito poter tornare a casa sua da sua madre e sua sorella. Da Clary. Gli veniva automatico pensare sempre a lei. Era il suo pensiero fisso, l’unica cosa in grado di tenerlo legato alla realtà. Una realtà molto surreale. Sbuffò. Continuava a dimenticarsi di non aver bisogno di respirare. Non sarebbe certo cambiato. Gli sembrava impossibile perdere le sue abitudini da Mondano. Era davvero un pessimo vampiro. Lanciò uno sguardo allo schermo del suo computer, per poi lasciar cadere la testa sul materasso. Erano le otto di mattina, il sole era già di certo alto nel cielo, essendo estate. Essere vampiri, e per di più in estate, faceva davvero schifo. Almeno non abitava in Norvegia, o Finlandia, dove era notte per qualcosa come quattro ore al giorno, durante i mesi caldi. In compenso tutto il resto dell’anno era perennemente notte. Sbuffò di nuovo. Che cose stupide da pensare. Ma, visto che era almeno un quarto d’ora che stava aspettando che il film si caricasse, non poteva farci nulla. Non si sarebbe mai messo a fare filosofia, altrimenti. A un certo momento si era anche chiesto se Dracula esistesse davvero. Si erano informato guardando tutti i film sui vampiri, e leggendo qualunque cosa trovasse. Ma sembrava che non fossero molte le cose basate sulla realtà. Gli sarebbe venuta una crisi isterica. Era confuso da tutto, non sarebbe mai riuscito a capire tutto quello che c’era da capire. Mioddio. Poco tempo prima era soltanto un ragazzo con una cotta tremenda per la sua migliore amica, che suonava in una band. I Rock Solid Panda. Nome fantastico, c’era da dirlo. Ma non aveva potuto pensare a niente di meglio. Si domandò cosa stesse facendo Maureen. L’ultima volta che l’aveva vista non era davvero stato piacevole. Perché nel suo cervello stava sempre Clary. Che idiota. Sbuffò per la terza volta di fila. Avrebbe dato di tutto pur di tornare indietro, alla vita di prima. Quando lui era solo uno studente di economia e Clary era appena stata accettata nell’Accademia delle Arti. Non era nemmeno tanto tempo prima, pensandoci. La vita aveva questa fantastica mania di rivoltarsi come un calzino, a volte. Avrebbe preferito non fosse successo alla sua, ma che poteva farci? Poteva solo tirare avanti, poteva solo accettare. Non poteva rimettere a posto le cose, tornare indietro. Era bloccato lì. Avrebbe avuto diciannove anni per sempre, mentre tutte le persone che amava sarebbero morte. E lui non avrebbe più potuto rivederle. Clary era l’unica che sarebbe rimasta fino alla sua morte. Non poteva certo spiegare a sua madre perché non invecchiava, avrebbe dovuto lasciare lei e sua sorella per sempre. Non credeva di essere pronto. Non sarebbe mai stato pronto a fare qualcosa del genere. Era troppo. Che vita di merda. Sul serio. Non si era mai lamentato per quello che aveva, ma adesso era davvero troppo. Non credeva di poter cadere più in basso. Chi può essere più in basso di un vampiro? L’ultimo girone dell’Inferno e grazie tante, a mai più rivederci. Cadere più in basso voleva solo dire cadere nel vuoto, nel nulla. Significava che precipitando ancora di più, tutto avrebbe smesso di avere un senso. Clary. Sua madre. Rebecca. Lui? Anche se c’era poco di sensato. Forse avrebbe perso tutto quello che aveva da umano. Mondano. Forse aveva già perso tutto. Ma nel vuoto magari avrebbe perso anche i suoi ricordi, avrebbe perso anche le sue emozioni, avrebbe smesso di distinguere quello che era giusto da quello che era sbagliato. Avrebbe smesso di capire il senso delle cose. Sarebbe morto senza essere morto, ancora più di quanto non fosse in quel momento. In quel momento i suoi pensieri erano più intricati di un episodio di Doctor Who. E questo significava davvero molto aggrovigliati. Se doveva riassumere tutto in una parola, avrebbe detto paura. Paura. Aveva paura di perdere le persone che amava, aveva paura di cadere ancora di più nell’oscurità. Aveva paura che presto quello che rimaneva di Simon Lewis sarebbe andato perso per sempre. E voleva impedirlo. Ma non sapeva come fare. Quando credeva che sarebbe scoppiato a piangere, in quella stanza che sembrava una prigione, con le finestre coperte da pesanti tendaggi e le luci spente, una voce lo fece sussultare. Si mise a sedere sul letto, con tanta velocità che temeva che avrebbe scaraventato il computer dall’altra parte della stanza. Se fosse stato umano, era certo che il suo cuore sarebbe esploso dal battere tanto in fretta. Si sentiva stupido, perché non era la prima volta che un certo vampiro riusciva a spaventarlo, e poi tra tutti non voleva che fosse lui a trovarlo mentre piangeva come un idiota per la sua vita persa. Di sicuro l’altro non aveva avuto tutti questi problemi quando era stato trasformato. Sembrava sempre così freddo e privo di emozioni. O forse le aveva solo perse con il tempo. Non aveva idea di quanti anni avesse. Forse centinaia. Forse quello che Raphael Santiago era, era andato perso negli anni, niente di più. Ma Simon non voleva che fosse così per lui. Lui voleva rimanere sé stesso. Per quanto stupido, imbarazzante e imbarazzato, voleva rimanere quella persona. Nerd, cantate, musicista. Voleva restare così, non voleva morire davvero. Non voleva perdere le sue emozioni, non voleva diventare un vampiro al cento per cento.
-Che stai facendo, pájarito? –Simon, dopo qualche secondo per calmarsi, dato che si era spaventato sul serio, si voltò verso la porta. Raphael era riuscito a coglierlo di sorpresa solo perché filosofeggiava sulla vita. Lui… Lui non si spaventava così facilmente! Non era la verità. Il vampiro più vecchio stava appoggiato allo stipite della porta, le sopracciglia aggrottate ma un leggero sorriso sulle labbra. Era strano vederlo sorridere. Non sapeva mai quando lo faceva davvero. Non sapeva mai riconoscere un sorriso vero da uno sarcastico. Anche questo gli faceva paura. Però era sicuro di non averlo sorridere davvero. Cioè. Raphael detestava tutti. Lui più degli altri. Ma Simon non sapeva di sbagliarsi. Il vampiro più vecchio voleva bene al suo Clan più che a chiunque altro. Dopo sua sorella, ma nessuno sapeva della sua esistenza. E poi, Simon era solo leggermente imbranato e parlava troppo. Ma a volte era quasi sopportabile. Quasi. Raphael non sapeva perché fosse andato dal novellino. Forse aveva bisogno di farsi annoiare da qualcuno. O di spaventare qualcuno; e sembrava che ci fosse riuscito perfettamente. Oppure voleva soltanto vedere se stava bene. Sapeva che non era facile, dopo la trasformazione in vampiro. Perché ci rendeva conto di essere una creatura delle tenebre, un mostro. Per quel motivo non potevano vedere il sole, per quel motivo erano chiamati figli della notte. Niente più sole. Niente più cibo. Una vita nascosta, una vita inesistente. Una vita morta. Una morta vita. E la loro famiglia persa per sempre. Perché erano bloccati nel tempo, le loro lancette si fermavano, anche se loro continuavano a camminare. Riuscivano a scappare dal tempo. Lui andava avanti e loro rimanevano indietro. Non era certo una cosa positiva. Quella non era vita. Non lo sarebbe mai stata. Ma erano costretti a vivere con loro stessi per l’eternità, vedendo tutti morire, senza possibilità di fare nulla. Simon avrebbe dovuto capirlo. Avrebbe fatto meglio a rinunciare alla Fairchild prima che la sua morte gli spezzasse il cuore. Perché sarebbe successo. Anche gli Shadowhunters morivano. E lei non sarebbe stata un’eccezione. E quello stupido ne sarebbe rimasto ucciso. Perché era ovvio che l’amava, bastava guardarlo, glielo si poteva leggere in faccia. L’unica a non capirlo sembrava la figlia di Valentine. Quella rossa era più stupida di Simon. E non era facile. Perciò, per quanto non volesse ammetterlo del tutto, era andato da Simon per vedere se stava bene. Da come l’aveva trovato, non sembrava. Non aveva voluto chiedergli direttamente come stesse, perciò quando aveva notato il suo computer, aveva trovato un modo per cominciare il discorso. Forse non gli avrebbe domandato nulla di così importante, forse lo avrebbe solo aiutato senza che lui se ne accorgesse. Simon sbuffò di nuovo, lasciandosi cadere sul letto. Sperava davvero che Raphael lo avrebbe lasciato in pace, per una buona volta. Si stava male perché era diventato un dannato succhia-sangue, ma non voleva farci un dramma. Voleva solo guardare un film! Raphael fece un passo nella stanza. Simon affondò la faccia nel cuscino, dicendo poi qualcosa che suonava molto “non puoi entrare, non ti ho invitato”. Il vampiro più vecchio rise. Quel novellino non avrebbe mai imparato. Avrebbe potuto significare “vattene”, ma lui era ancora convinto che i vampiri potessero entrare in una casa, o stanza, in quel caso, solo se invitati. Leggenda. Molte cose sui vampiri erano solo leggende. Era ovvio che Simon ci credesse, perché non avrebbe dovuto? Raphael si stupì di sé stesso. Era da davvero tanto tempo che non rideva più davvero. Non sapeva perché l’altro gli facesse quell’effetto. Forse perché era talmente patetico che… Non lo sapeva, non poteva cercare di trovare una spiegazione. Anche se, in fondo, sapeva quale fosse il motivo. Ma di certo non l’avrebbe mai ammesso. Non poteva, non ne aveva il diritto, dopo tutto quello che aveva fatto. A lui, a quel mondo. Avrebbe dovuto smettere di camminare su quella terra. La rendeva solo impura. Non aveva mai voluto morire, prima… Ma che senso aveva essere vivi a metà? Nessuno. Ecco. Eppure, era ancora lì, e non se ne sarebbe andato tanto facilmente. Non ora che qualcuno aveva bisogno di lui. Era responsabile del neo-vampiro, lo sapeva. Non era stata del tutto colpa sua, ma aveva comunque fatto la sua parte. Non poteva tirarsi indietro, non adesso. Fece un altro passo nella stanza, ignorando il commento precedente dell’altro, che di certo non lo voleva nella sua stanza, guardandosi intorno. Simon non aveva preso molte cose da casa sua. Solo vestiti di ricambio -che invece di essere dove avrebbero dovuto, in un armadio, erano accatastati accanto al letto -, il suo computer e la sua chitarra. Anche quella era abbandonata a fianco del letto. Raphael fu tentato di dire al novellino che anche lui la sapeva suonare, ma fu solo questione di un attimo. Avrebbe fatto la figura dello stupido. Soprattutto perché a Simon non sarebbe importato assolutamente niente. Lui voleva soltanto rivedere la sua famiglia, rivedere la Fairchild. Lo capiva. Ma avrebbe voluto trovare un modo per aiutarlo. Sapeva che la notte dopo sarebbe scomparso, alla ricerca delle cose che lo facevano sentire ancora umano. Avrebbe dovuto cercare di trattenerlo. Non sapeva se ci sarebbe riuscito. Ma doveva almeno provarci. Doveva vivere una vita eterna. Non poteva continuare a voler essere umano in quel modo sconsiderato.
Simon avrebbe voluto che Raphael se ne andasse, ma dubitava che l’avrebbe fatto. Sembrava uno dei suoi passatempi preferiti continuare a tormentarlo. Sapeva che stava solo cercando di aiutarlo ad integrarsi, ma non gli piaceva che gli facesse tutta quella pressione. Lanciò uno sguardo allo schermo del computer, e vide che il film si era finalmente caricato. Cercò di mettersi a sedere piano, ma per sua sfortuna era ancora incapace di controllare la sua velocità. Rischiò di tirare un calcio al computer, ma per fortuna evitò disastri.
-È giorno ormai. Dovresti provare a dormire. –continuò Raphael, dopo parecchi minuti di silenzio. Il neo-vampiro stava per dirgli che era ancora troppo strano per lui dormire quando fuori c’era il sole. Se fosse stato anche solo due settimane prima, sarebbe stato da qualche parte con Clary, in quel momento. Be’, considerando che erano le otto di mattina, forse sarebbe stato ancora a letto. Forse dormendo, forse pensando alla sua migliore amica. Come faceva sempre. Sembrava la solita stupida storia d’amore. La ragazza si innamorava del ragazzo. Quello bello, con gli occhi azzurri, quello misterioso. E il migliore amico, ovviamente innamorato di lei da secoli, veniva “friendzonato”. E doveva capitare proprio a lui? Perché non poteva essere lui quello bello con gli occhi azzurri? Lui era solo un ragazzo ebreo in una band con un nome ridicolo. E aveva gli occhi marroni. Wow, il colore migliore di tutti. Le gioie della vita. Sospirò, voltandosi a guardare Raphael, che lo stava osservando in modo strano. Probabilmente pensava che fosse patetico. Il vampiro più vecchio di certo avevano notato che lui era completamente fuori di testa per Clary. Avrebbe dato di tutto per non esserlo, perché faceva solo soffrire, lo ammetteva. Oppure per fare in modo che lei lo notasse. Diventare un vampiro certo non avrebbe aiutato. Raphael invece stava pensando che avrebbe voluto trovare un modo per togliere la Fairchild dalla testa del novellino. Prenderla e portarlo lontano. Prendergli ogni ricordo di lei e distruggerlo, così non avrebbe più sofferto. Ma l’amore era così, faceva soffrire, nessuno poteva farci nulla. Tanto meno lui. Simon, ricordandosi che il film si era appena caricato, ebbe una folle idea. Era da tanto tempo che non vedeva più quella pellicola, che gli ricordava i bei tempi di quando era ancora umano. “L’Impero colpisce ancora”. Un classico. Be’, era Star Wars, era il classico per eccellenza. Dei film di fantascienza, si intende. Sapeva che era una cosa terribilmente folle, che non avrebbe mai dovuto farlo. Cominciò a sentirsi talmente stupido che la tristezza per Clary sembrò solo un lontano e brutto ricordo, anche se ci stava pensando nemmeno un minuto prima. Era strano. Ma forse essere un vampiro era così. Non avrebbe più potuto controllare i suoi pensieri. Forse le sue emozioni sarebbero sempre state sballate. Cominciava a capirci davvero poco. Se mai ci aveva capito qualcosa. La risposta era probabilmente no. Si sentiva davvero un idiota. Probabilmente perché lo era.
Era folle, ma le parole sfuggirono dalle sue labbra prima che potesse impedirlo.
-C’è il coprifuoco? –domandò, con finta espressione stupita e indignata. Per ora niente di così terribile o fuori di testa. Raphael rise di nuovo. Quelle battute erano davvero stupide, eppure Simon era in grado di farlo ridere. Non aveva alcun senso. Il neo-vampiro si stupì accorgendosi di aver fatto ridere l’altro. Ma non era sicuro che fosse una risata sincera. Forse stava ridendo di lui. Perché era un nerd novello vampiro che non sapeva nulla di quello che era diventato.
-Comunque, stavo solo cercando di guardare un film. –indicò lo schermo del computer, dicendo, con stupore –non finto questa volta, era rimasto davvero stupito scoprendolo:
-Avete il Wi-Fi! –il capo Clan fece altri passi avanti, pur cercando di impedirselo. Non avrebbe dovuto invadere così lo spazio dell’altro, ma non poteva farci nulla. Era più forte di lui. Rispose che erano vampiri, non vivevano nel Medioevo solo perché erano morti. Fino a lì non c’era assolutamente niente di strano. Solo cose incredibilmente da Simon. Anche la frase successiva lo sarebbe stata, ma… Ma quella sarebbe stata da vero Simon. Un perfetto idiota. Avrebbe fatto meglio a stare in silenzio. –Ora si è caricato. –esitò, sapendo di non avere alcun senso. –Visto che sei qui, potresti guardarlo con me. –aspetta, che? Seriamente l’aveva detto? Oddio. Era certo che Raphael avrebbe riso di lui, facendo qualche commento su come i vampiri non potessero permettersi di perdere tempo guardando dei ridicoli film. Che certo, lui era solo uno stupido novellino, poteva continuare con le sue abitudini da umano, ma tutti gli altri no. Il capo Clan rimase solo fermo ad osservarlo per qualche secondo, le sopracciglia aggrottate. Non poteva credere che Simon l’avesse detto sul serio. Credeva che lo odiasse e che non volesse avere niente a che fare con lui. Ma, di certo, chiedergli di vedere un film con lui non rientrava nella lista delle cose da fare se odiavi qualcuno. Raphael avrebbe voluto trovare il coraggio di dirgli di sì, che avrebbe fatto di tutto pur di passare più tempo con lui. Ma. Di certo non poteva dirglielo. Lui era il capo del Clan dei vampiri di New York ormai, non poteva certo perdere tempo in certe cose. Però avrebbe voluto, questo era certo. Decise allora di non rispondere niente, aspettò che l’altro dicesse qualcosa. Simon era sicuro che se avesse potuto sarebbe arrossito fino alla punta delle orecchie. Che cavolo gli passava per la testa ogni tanto? Raphael non stava rispondendo, e doveva ammettere che questo lo faceva sentire stupido e triste allo stesso tempo. Per quanto folle, avrebbe davvero voluto che il vampiro più vecchio restasse lì. Si sentiva troppo imbarazzato per dire qualcosa, quindi si spostò un po’ verso il lato del letto, facendo spazio anche all’altro. Il silenzio non aveva intenzione di andarsene Simon guardò il capo Clan, sorridendo nel suo solito modo idiota. L’altro alzò gli occhi al cielo, sentendosi stupido per aver ceduto a un sorriso, ma andò comunque a sedersi accanto al neo-vampiro, senza dire nulla. Era un vampiro di quasi un secolo, non poteva permettersi certe cose. Ma quel sorriso… Dios, ne sarebbe rimasto ucciso, lo sapeva. Ora non poteva più tornare indietro. Forse era stato sconfitto già quando era entrato nella stanza. Come faceva a continuare ad essere così? Perché non riusciva a liberarsi di ogni emozione? Perché doveva continuare ad essere così umano, a volte? Era tutta colpa di Simon. Aveva contagiato praticamente tutti con quei suoi modi ancora Mondani, ancora umani, lui più di tutti. Per rompere quell’imbarazzante vuoto, domandò di che film si trattasse. Il vampiro più giovane sorrise come un bambino a Natale, dicendo che era Star Wars. Raphael non sapeva cosa si fosse aspettato. Come avrebbe potuto essere qualcos’altro. Simon era un vero nerd. Ma vederlo felice rischiava di fargli ricominciare a battere il cuore. E, no, non era una cosa positiva. Avrebbe fatto meglio a cercare di concentrarsi sull’adorato film di fantascienza del novellino, piuttosto che concentrarsi su di lui. Ma non poteva farci nulla.
Dopo qualche tempo, un’ora, forse un’ora e mezza, passata la fatidica scena con Luke Skywalker e Darth Vader, Simon si accorse che Raphael si era addormentato sulla sua spalla. Era così preso dal film che non se ne era nemmeno accorto. Avrebbe potuto essere arrabbiato con lui per essersi perso un classico simile, ma non sapeva esattamente quando l’altro avesse smesso di seguirlo. Ma, anche solo addormentarsi non era esattamente una cosa che si poteva considerare buona. Eppure non gli importò. Sorrise, osservando il capo Clan. Ricordava come fosse in grado di spaventarlo, di essere minaccioso. Forse era per il tono di voce che usava. O meglio, che non usava. O forse era solo la sua espressione. Fatto stava che in quel momento non sembrava il vampiro che l’aveva rapito. Sembrava quasi umano. I suoi capelli sempre in ordine erano spettinati, il suo viso era stranamente rilassato. Sembrava vulnerabile. Simon si ritrovò a pensare che fosse adorabile, ma scacciò subito quel pensiero. Era Raphael Santiago, non era un innocuo Mondano. Era un vampiro. Era incapace di provare emozioni. Anche le belve più pericolose potevano sembrare dolci. Potevano ingannare lo sguardo, ma non potevano nascondere la loro vera natura per sempre. Raphael non era da meno. I vampiri erano pericolosi. Erano solo dei mostri. Il neo-vampiro doveva ammettere che si sentiva in colpa a pensare quelle cose, avendo visto tutto quello che il Clan stava facendo per lui, come cercassero di farlo sentire bene. Ma era certo che tutti loro avessero dimenticato come fosse essere trasformati, chissà quanto tempo prima era successo loro. Sicuramente avevano dimenticato la loro famiglia, tutti quelli che amavano. Si sentiva in colpa, ma era la cruda realtà. Erano tutti dei mostri. Anche lui era un mostro, non poteva negarlo. Non importava che nemmeno una settimana prima fosse ancora un Mondano. Era un mostro, il suo cuore non batteva più. Ma sapeva che un cuore fermo non significava niente. Quelle dannate emozioni le sentiva lo stesso, a differenza di tutti gli altri. Avrebbe voluto piangere. Avrebbe voluto piangere per quello che aveva fatto. Era stata solo colpa sua se adesso era un vampiro, lo sapeva. Raphael lo aveva avvertito, ma lui era tornato lo stesso al DuMort. Se non fosse stato così stupido, se l’avesse ascoltato… Avrebbe potuto avere una vita normale, come prima non sapeva di aver sempre voluto. Certo, sapeva che era tornato per il sangue di Camille, ma avrebbe dovuto riuscire a controllarsi. Eppure, gli aveva detto che era stata colpa sua, l’aveva accusato di essere un mostro. Quando sapeva essere stupido, quando voleva? Non aveva voluto davvero dire quelle cose, era solo sconvolto in quel momento. Ma voleva comunque piangere. Vedere Raphael così, addormentato sulla sua spalla, con quel viso così innocente, gli aveva ricordato che anche lui una volta era umano. Che non era solo lui ad avere il diritto di piangere la sua vita perduta da Mondano. Che tutti in quell’hotel erano stati umani, e per qualche sfortunata circostanza, erano morti. Per lui era stato stupido. Era stato tutto per Clary. Se lui non l’avesse praticamente costretta a portarselo dietro, non sarebbe mai stato rapito, e avrebbe continuato a vivere nel suo bel mondo luminoso. E invece. Che stupido. Stupido, stupido, stupido Simon. Ormai stava completamente ignorando il film. Non credeva che il capo del suo Clan addormentato bastasse a sconvolgerlo così tanto. Ma era bastato. Quel sorriso idiota che aveva prima sul viso, si era spento da qualche tempo. Aveva ricominciato a pensare a quanto facesse schifo la sua vita, a quanto fosse stupido a pensare a volte che facesse schifo già prima, perché non c’era paragone a quell’Inferno. L’Inferno dei dannati. Perché era quello che era. Solo un dannato mostro. Raphael era stato l’unica cosa in grado di distrarlo. Come aveva parlato, come era entrato nella stanza, aveva saputo fargli dimenticare ogni sua pena. Era strano. Nessuno lo aveva mai fatto sentire così libero. Non si rendeva ancora conto che era in catene nella speranza di avere l’amore di Clary. Quella ragazza gli aveva distrutto la vita, e lui non se ne accorgeva nemmeno. Sarebbe stata lei a farlo cadere nel vuoto, a spingerlo nel vuoto. Quando avrebbe pensato prima a sé stessa che a chiunque altro. Una lacrima scarlatta gli scivolò sul viso. Se l’asciugò in fretta con la manica della felpa. Si mosse troppo bruscamente, evidentemente, visto che rivolgendo uno sguardo a Raphael lo vide sveglio che lo guardava. Si sentì un idiota. Si sentiva troppo spesso un idiota. Doveva esserlo davvero. Il vampiro più vecchio si staccò da lui, e a Simon mancò quel contatto, per qualche motivo. Quasi come gli mancava l’aria che non doveva più respirare. Il capo Clan si sentiva piuttosto imbarazzato per essersi addormentato praticamente sdraiato sul novellino. Ma, non ci fece più molto caso, vedendo che gli occhi dei Simon erano colmi di lacrime. Un’altra lacrima gli sfuggi dalle palpebre, e il neo-vampiro si asciugò anche quella. Non voleva guardare Raphael, non voleva che l’altro lo vedesse piangere. Non voleva piangere davanti a lui come uno stupido bambino. Doveva essere forte se doveva vivere una vita eterna. Il vampiro più vecchio avrebbe voluto allungare la mano per sfiorare la guancia del più piccolo. Voleva essere lui ad asciugare quella lacrime.
-Perché piangi, niño? –disse, con un tono così dolce che stupì sé stesso. Aveva promesso che sarebbe sempre stato freddo con tutti, che non avrebbe più provato nulla. Perché per Simon doveva essere diverso? Perché sapeva che sarebbe morto del tutto per vedere il suo sorriso di nuovo? Tutto quello che voleva era vederlo felice. Era un pensiero stupido. Era solo uno stupido Mondano… Ma non lo era. Non lo era più. Adesso erano uguali, erano entrambi mostri. Ma Simon sarebbe sempre stato diverso. Forse. O forse sarebbe diventato come tutti gli altri, con una maschera di ferro in viso. Incapace di essere spezzato. Incapace di mostrare tutto il dolore che aveva dentro. Perché tutti loro soffrivano, avevano solo imparato a non mostrarlo.
-Non sto piangendo. –che razza di bugiardo. Si vedeva benissimo che stava piangendo. Ma voleva essere lasciato in pace, voleva soffrire senza che nessuno lo sapesse. Nessuno soffriva lì, tra i vampiri, lo sapeva. Loro non erano capaci di soffrire. Era semplicemente impossibile per loro. Avevano perso tutta l’umanità che avevano dentro. E poi, cosa sarebbe dovuto importare a Raphael, se lui stava piangendo? Niente, ecco la risposta. Eppure glielo stava chiedendo. Eppure sembrava che volesse aiutarlo.
-Non sono estúpido. Cosa succede? –il capo Clan sapeva che il novellino stava mentendo. Non che ci volesse molto, non era molto bravo a nasconderlo. E non gli importava che mentisse, non gli importava che non volesse essere aiutato. Anche lui non voleva essere aiutato quando era stato trasformato, e in quel momento non sarebbe stato lì se un certo stregone non l’avesse costretto a farsi aiutare. Quindi no, non avrebbe certo ceduto. Doveva aiutare Simon, così come Magnus aveva aiutato lui. Sapeva perfettamente come ci si sentisse a diventare dei mostri, a perdere la propria anima. Simon non voleva piangere. Non voleva. Si era già reso ridicolo abbastanza nello stesso giorno. Poteva risparmiarsi di essere compatito. Eppure, sapeva che sarebbe presto crollato, anche se avrebbe fatto di tutto per impedirlo.
-Niente. –teneva lo sguardo basso, sullo schermo del computer, dove il film aveva già raggiunto la sua fine. Non riusciva a guardare Raphael, si sentiva troppo stupido. Chissà da quanto tempo l’altro non piangeva. Probabilmente secoli. Probabilmente aveva dimenticato cosa significasse essere umani. Ma non sapeva di sbagliarsi, di sbagliarsi in modo clamoroso. I vampiri tentavano soltanto di essere freddi, come la notte nella quale vivevano. Non sempre ci riuscivano. Raphael era certo che avrebbe ceduto. Aveva bisogno che Simon lo guardasse, doveva vedere i suoi occhi, altrimenti sarebbe anche morto. Detestava vederlo così. Sapeva quello che probabilmente gli stava succedendo. Stava pensando ai tempi in cui era ancora un Mondano, i tempi in cui era ancora vivo. Non era passato molto. Nei primi anni era davvero difficile dimenticare. Voleva aiutarlo, ma non poteva, se l’altro continuava a mentire. Lo guardò, anche se non riusciva a vederlo bene in viso. Simon si stava torturando il labbro inferiore, sentendo lo sguardo del vampiro più vecchio addosso, aveva paura che potesse leggergli l’anima, con quegli occhi scuri. Se ancora aveva un’anima. Se sì, avrebbe fatto di tutto per tenersela stretta, per impedire che lo lasciasse. Non voleva essere come gli altri, non voleva essere dannato. Non voleva essere del tutto un mostro. Voleva ancora essere in grado di amare. Per quel momento sarebbe bastato che Raphael se ne andasse, ma non sembrava intenzionato a farlo. Continuava ad osservarlo, senza riuscire a staccare gli occhi da lui. Aveva bisogno di aiutarlo. Doveva. Non riusciva a vederlo così. Faceva male dentro. Faceva male al suo cuore fermo. Non sapeva nemmeno perché.
-So che non è vero, Simon… -la sua voce era un misto di preoccupazione e tristezza, il suo tono era dolce. A quel punto, il neo-vampiro non poté più farci nulla. Voleva piangere, voleva solo piangere. La vita gli aveva scaricato troppe cose addosso nella stessa settimana, come avrebbe potuto impedirlo? Era solo umano, era solo umano. Anche così, con il cuore fermo, senza poter vedere la luce del sole. Non si sentiva un mostro. Si sentiva solo umano. Riusciva a sentire il peso di tutte le cose, riusciva a sentire il peso delle emozioni che gli gravava sul cuore. Essere mostri non avrebbe dovuto essere così. Tutte le loro emozioni avrebbero dovuto essere cancellate. Ma erano ancora lì, non volevano andarsene. Prima di potersi accorgere di quello che stava facendo, si gettò tra le braccia di Raphael, lasciandolo spiazzato, singhiozzando. Non gli importava di quello che l’altro avrebbe pensato, non gli importava. Voleva solo piangere, non gli importava se il capo Clan non poteva più provare emozioni, se l’avrebbe preso per stupido. Era stupido, non c’era dubbio, allora poteva continuare a comportarsi come tale. Voleva soltanto che non se ne andasse. Poteva sopportare tutto, ma non riusciva a soffrire da solo. Forse a Raphael non importava davvero di lui, forse era andato da lui solo per… Oh, non lo sapeva per cosa. Ma non poteva lasciarlo andare. Non poteva. Ne andava della sua vita, lo sentiva. Non gli avrebbe permesso di uscire da quella stanza, non gli avrebbe permesso di abbandonarlo, dopo aver finto che gli importasse. Ma al vampiro più vecchio importava. Importava più di quanto volesse ammettere. Il gesto di Simon lo stupì molto. Credeva che lo odiasse per quello che gli aveva fatto, pur non avendogli fatto nulla. Non aveva esitato un secondo, non aveva avuto paura. Era strano. Credeva che tutti avrebbero sempre avuto paura di lui, forse perché era il capo Clan. Primo tra tutti Simon. Non poteva certo biasimarlo, dato che l’aveva rapito… Ma non era spaventato, non ci aveva pensato. L’aveva fatto e basta, senza pensare alle conseguenze. Forse perché per il neo-vampiro non c’erano conseguenze. Perché per lui non c’erano conseguenze. Perché avrebbero dovuto? Ma per Raphael c’erano delle conseguenze. Si sentì male, come se il cuore avesse ricominciato a battere. Sentiva come un dolore sotto le costole. Era il cuore a fargli male? Era fermo. Non aveva senso. Tutto quello che stava capitando nella sua testa non aveva senso. Forse lui cominciava a non avere più senso. Tutto per colpa di quel nerd. Ma, come se non riuscisse più a controllare quello che faceva, strinse le braccia attorno alla figura tremante del vampiro più giovane. Simon non riusciva a smettere di singhiozzare. Sapeva che avrebbe finito per rovinare un’altra giacca di Raphael, con tutto quel sangue, continuando a piangere sulla sua spalla. Ma non poteva smettere. Non gli importava. Non gli importava.
Rimasero così per chissà quanto tempo, fino a quando Simon non ebbe più la forza di piangere. Raphael era rimasto in silenzio tutto il tempo, mentre la sua mente continuava a pensare. Cosa stava facendo? Non poteva certo… Ma no, che pensiero stupido. Non era da lui. Non più ormai. Aveva promesso che non si sarebbe più… Fatto ingannare. E allora perché stava fallendo in quel modo clamoroso. Avrebbe dovuto lasciare che Simon morisse, avrebbe dovuto ucciderlo. Non avrebbe mai dovuto salvarlo. Non per arrivare a quello. Si sentiva un idiota. Avrebbe dovuto riuscire a controllarsi di più, ma sapeva che stava cadendo. Cadendo sempre più in basso, verso il vuoto che credeva di aver già raggiunto. Si accorse che il neo-vampiro aveva smesso di piangere. Fu solo questione di pochi attimi, poi Simon si allontanò bruscamente, come accorgendosi di quello che era successo. Di quello che aveva fatto. Si era reso ridicolo, come aveva cercato di impedire. Eppure non aveva potuto farci nulla. Nessuno dei due avrebbe ammesso che sentivano la mancanza di quella vicinanza, di quel contatto. Erano solo umani. Lo erano stati. E anche cercando di non esserlo sarebbero rimasti così sempre. O almeno, era quello che Simon sperava. Raphael era certo di voler morire di nuovo. Aveva promesso… Ma non poteva decidere quello che provava. Anche se avrebbe voluto. Disse al novellino che avrebbe dovuto provare a dormire, e prima che l’altro potesse accorgersi di qualcosa, uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé. Vi si appoggiò, sospirando. Che cose stupida. Era colpa di Simon. Era sempre colpa di Simon. Quanto era stupido? Come aveva potuto? Ma forse non… Non poteva continuare a mentire a sé stesso. Lo sapeva, ma avrebbe voluto poter cambiare le cose. Quell’amore lo avrebbe distrutto.
Simon era rimasto immobile nella sua stanza, il viso coperto dalle sue lacrime insanguinate. Che cosa diavolo era successo? Che cosa aveva fatto? Sentiva un enorme bisogno di rivedere Clary. E anche di dormire. Poteva solo dormire. Avrebbe aspettato per rivedere Clary. Però doveva rivederla. Aveva bisogno della certezza che lei gli dava. Perché non si era mai sentito tanto confuso in vita sua. Mai, davvero. Avrebbe voluto darsi fuoco da solo. O sbattere la testa sulla parete fino a quando non l’avrebbe rotta. Che stupido, stupido, stupido. Adesso Raphael non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Avrebbe dovuto evitare di essere così impulsivo. I vampiri non provavano emozioni, non si poteva investirli con un’onda tanto forte di sentimenti. L’aveva di certo spaventato, ecco perché se n’era andato. Ma era stato lui a costringerlo. Gli aveva chiesto cosa c’era che non andasse, e lui non aveva saputo rispondere in altro modo. Si buttò indietro, sul letto, senza curarsi del computer, che sperava che non lo avrebbe rotto nel sonno, e chiuse gli occhi, cercando di scacciare l’immagine del suo capo Clan che dormiva sulla sua spalla.
Raphael era ancora appoggiato alla porta. Non riusciva ad andarsene. Avrebbe voluto tornare dentro e… E non sapeva cosa. Soltanto poter guardare di nuovo Simon. Avrebbe davvero voluto morire. Aveva promesso che non sarebbe più successo. E c’era anche un motivo, lo sapeva perfettamente. Dopo quello che era successo con Dahlia, aveva imparato che l’amore era un Diavolo. Che era capace di illuminarti la vita, anche se vivevi nell’oscurità. Ma, attimi dopo -magari anni per i Mondani, ma meri battiti di ciglia per i vampiri -, soffocava quella luce e ti lasciava in un’oscurità ancora peggiore. Non poteva ammettere la verità, doveva continuare a negarlo. Perché quell’amore gli avrebbe spezzato il cuore già fermo. Doveva continuare a fingere che quel sentimento non fosse lì, perché non avrebbe dovuto esserci. E poi, Simon non avrebbe mai potuto amarlo. Nessuno avrebbe potuto. Dahlia lo amava, certo. Ma prima di scoprire chi lui fosse davvero. Prima che vedesse che era un mostro. Era quella la maledizione dei vampiri. Nessuno poteva amarli. Nessuno. Nemmeno la loro famiglia. Perché era solo mostri, erano solo bestie assetate di sangue. E chi avrebbe mai potuto amare una bestia?  

Angolo autrice:
Ma ciao! :) Spero che qualcuno abbia deciso di continuare a leggere questa storia, con scleri inclusi e depremenze annesse! Che bei tempi quando Simon non aveva ancora tradito il Clan :0 Come noterete dai miei illuminanti ragionamente, è sempre colpa di Clary! Non che sia una gran novità... Un povero Simon appena diventato vampiro, aww! Però, potrebbe anche evitare di pensare che i vampiri non abbiano sentimenti, dopo ci si offende :( 
Non potevo non metterci Star Wars, naturalmente ;) Sooo, la prossima parte la pubblicherò solo mercoledì, quindi ancora dovrete aspettare per scoprire che cosa è successo a Raph :0 Comunque, dicendo che non si è mai sentito tanto confuso in tutta la sua vita, Simon non sa che è così PER ADESSO. Eeeh, ho intenzione di farlo confondere ancora di più... Oggi c'è il nuovo episodio! Vanno a Idris, waaaa. E devo ammettere che sono un po' spaventata. Ma tanto per noi è domani... :( Volevo anche dirvi due cose: se per caso avete instagram e volete continui spoiler (circa, sono più foto) vi consiglio di seguire (non solo la pagina ufficiale della serie @shadowhunterstv) @shadowhunters_inblood (se faccio "propaganda" nessuno mi uccide, vero?). Nella storia di solito mette anche i commenti sull'episodio. E poi shippa la Saphael ;) anche se ultimamente va più sulla Jimon perchè ha perso le speranza :( E se volete avere delle belle fanart Malec/Saphael cercate quelle di Su-pectrum, è brava (se le cercate su internet non garantisco riuscite, se proprio volete andate su tumblr, ma poi è piuttosto difficile vagare nei post fino a trovarle). Ok, non credo che leggerete tutta questa cosa, la smetto. Ci si rivedere mercoledì :) 
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi)
P.P.S: Per scrivere questo pezzo mi sono in parte ispirata a una fanart che ho trovato su internet, ma non so di chi sia. O perchè lo stia dicendo. 

 
   
 
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