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Autore: Axyl    18/07/2017    0 recensioni
Sapete quando camminate per la strada e pensate a tutti i vostri problemi, ecco, quel giorno ero proprio in quello stato...
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sapete quando camminate per strada e pensate a tutti i vostri problemi, ecco, quel giorno ero proprio in quello stato...

'Jimin, tesoro, dove stai andando?' Mi chiese mia madre prima di uscire

'Vado in palestra!' presi il cellulare e lo zaino e mi lasciai la porta di casa alle spalle. 

Ero così frustato che il mio pensiero fisso era andare a tirare pugni ha un sacco da box in palestra. Avevo troppe cose per la testa era successo tutto in quei giorni, il mondo intero si era messo contro di me buttandomi giù dalla sedia nella quale mi ero appoggiato solo grazie hai miei sforzi. Il mio amico si era rintanato, non so per quale ragione, in casa, senza darmi una spiegazione e rifiutandosi di parlarmi....era sempre stressato, ogni volta pensava hai fatti che gli erano accaduti e questo lo demoralizzava così tanto che arrivava persino alla depressione; per non pensare agli altri miei amici che si lamentavano che non gli dicevi i miei problemi ma quando lo faccievo iniziavano a parlare di loro stessi....so che avevano più problemi di me, infondo avevo una famiglia stupenda e che si vuoleva bene, non avevo problemi economici o di salute e il mio carattere mi ha sempre permesso di andare avanti e di fregarmene di quello che mi facevano, sono stato bullemmizzato, ho subito la  violenza di una mia parente e accuse che non erano vere, a parte questo, rispetto ha quello cho ho passato io i miei compagni se la cavavano peggio. Ma ogni volta che mi parlavano di come stavano, come non ce la faccievano più della vita e mi chiedevano di aiutarli, avevo sempre cercato di guardarli in faccia e di rispondergli ma ogni volta che lo faccievo dopo venivo a casa e l'unica cosa che i miei e mio fratello devevano affrontare era un mostro che sapeva solo essere violento con le altre persone perché fuori da casa mia cercavo di farmi vedere dagli altri contento per fargli sentire bene, per fargli capire che non ci sono solo cose brutte nella vita, che anche i più piccoli gesti possono cambiare tutto ma più continuavo a fare questo e più mi distruggevo e mi sfogavo solo quando mettevo un piede nella mia dimora, arrivavo persino a non credere più alle parole che fino al giorno prima affermavo con molta facilità. Ormai ogni giorno andavo in palestra per sfogarmi e ogni giorno i miei occhi non smettevano di vedere quel cielo grigio che si estendeva dentro me.

Continuai ha camminare, non mancava tanto alla palestra. Mi guardai in torno e alla mia destra notai la stazione dei treni. Come sempre era silenziosa, ormai non veniva più usata da anni ma guardando tra le fessure della ringhiera mi accorsi di una cosa che non doveva esserci. Non sapevo cosa fosse, non riuscivo a vedere bene, l'unica cosa che potevo notare è che era nera e blu. Decisi di scavalcare la ringhiera per vedere da più vicino. Ok, quello che stavo fissando era decisamente strano. Con la faccia appoggiata sulle rotaie arrugginite c'era un ragazzo più o meno della mia stessa età, indossava un cappellino che gli copriva i capelli ma riuscii a scorgere comunque la sua faccia, era di un rosa chiaro e se anche la sua espressione era impassibile sembrava quasi angelico.

'Cosa ci fai li?' Gli chiesi cercando di essere più gentile possibile

'Sto aspettando' la sua voce era così calda che riscaldava l'ambiente circostante, che era freddo per via dell'inizio dell'inverno. Ma non mi sono fermato tanto a come era la sua voce ma quanto a ciò che aveva appena detto.

'Che cosa staresti aspettando?' Lui era ancora li non si spostava e la sua faccia rimase impassibile

'Il treno' quello è stato uno di quei momenti in cui non so mai cosa dire

'Da qui non passa più un treno da anni' silenzio. Solo dopo pochi minuti lui mi rispose di nuovo

'Non è così!ne ho visto passare uno l'altra volta ma non ce l'ho fatta a prenderlo' per quanto lui parlasse non riuscivo ancora a capirlo

'No, è impossibile!' Cercai di ribattere. Odiavo il fatto che qualcuno mi contraddiceva, sopratutto se era ovvio che io avevo ragione.

'Mi è successo un paio di volte di vederlo passare, di preciso tre, ma non sono mai riuscito a salirci è così difficile. Molte persone ce la fanno il primo tentativo ma si vede che io non sono tra quelle.' in definitiva quel ragazzo era pazzo, addirittura mi spaventava.
Decisi che era meglio andarmene di là e tornare a casa senza passare per la palestra. Mi voltai e mi diressi di nuovo verso l'ostacolo che divideva i binari dalla strada asfaltata...

'Dimmi...' Mi bloccai di colpo a sentire il ragazzo parlare

'...Davvero in tutta la tua vita non ti è mai capitato di voler prendere un treno?' Non sapevo perché quella domanda ma decisi di non rispondergli.

 

'Jimin già di ritorno dalla palestra?' Finalmente un posto familiare, la mia casa

'Si, non avevo tanta voglia oggi di allenarmi' risposi a mio padre cercando di fargli un sorriso finto che sembrasse convincente. 

Dopo cena mi misi subito a letto cercando di non pensare al tizio che avevo visto prima ma la sua faccia era impressa nel mio cervello. Quel'atteggiamento, quel'espressioni non riuscivo a dimenticarle. Iniziai a sentirmi stressato, le mani, i piedi e la bocca incominciarono a formicolare e dopo un paio di minuti iniziai a lacrimare. Non era una bella situazione per avere un attacco di panico. Non riuscivo a respirare così mi addormentai esausto per i respiri profondi che dovevo fare ogni volta in quelle situazioni, così da calmarmi.
Mi svegliai tutto sudato, decisi di farmi una doccia anche per rilassarmi un po. Finito, scesi in cucina ritrovando i miei genitori già alzati.

'Come stai oggi?' Mi chiese mia mamma con sempre il sorriso stampato in faccia che, ogni volta, si spegneva subito dopo al solo pensiero di andare a lavorare

'Un po sfinito ma per il resto bene' no, non mi sentivo affatto bene ma era l'unico modo che avevo per non parlare dei miei problemi

'Hai sentito che uno della tua scuola si è cercato di suicidare?' Ah perfetto anche questa cosa me la dovevano dire, già sentivo troppo di kamikaze e funerali. Mio padre mi diede il giornale che riportava la notizia del ragazzo. Quello che mi era saltato all'occhio era la sua foto. Il ragazzo mi sembrava di averlo già visto ma non capivo il perché. Il fatto che andavamo a scuola insieme non centrava perché mi ricordo delle persone solo quando ci parlo e a parte per quelle due non mi impegnavo molto nel socializzare. Il cuore mi iniziò a martellare, avevo capito dove avevo visto quel ragazzo, è stato proprio il giorno prima, nella stazione dei treni. Non persi tempo e iniziai subito a leggere l'articolo.

Kim Taehyung, ragazzo della scuola Wings di Soul, l'altra settimana ha cercato di uccidersi bruciandosi.
Il ragazzo incendió la sua camera tramite un accendino ma un uomo sentendo l'odore del fumo chiamò i pompieri che spensero il fuoco e salvarono Taehyung. Il ragazzo non ha riportato ustioni gravi ma verrà forse portato in un ospedale psichiatrico.
Non era la prima volta che cercava di suicidarsi, c'aveva provato altre due volte. La prima volta cercò di farsi investire andando contro una macchina di passaggio ma i colpi subiti non erano letali. La seconda volta tentò di portarsi via la vita tramite l'assunzione di stupefacenti che lo portarono in coma. Dopo 4 mesi è uscito dal'ospedale ancora vivo.

Non potevo crederci, aveva tentato di suicidarsi per ben tre volte e adesso era la  ad aspettare uno stupido treno.

 

Quel pomeriggio mi diressi di nuovo in quella ferrovia.
Il clima si stava facendo sempre più freddo.

'Quindi hai cercato di ucciderti?' Avevo, in qualche modo, paura della sua risposta, ma l'unica cosa che sono riuscito ad ottenere era, niente.

'Perché non mi rispondi?' Ero frustato, mi seccava il fatto che non mi parlasse, anche se aveva tutto il diritto di non farlo

'Perché dovrei visto che tu ieri non hai risposto a me?' Era ancora li calmo nella stessa posizione del giorno prima

'Io non so neanche cosa volessi dire con quella domanda'

'Si, ho cercato di suicidarmi! Ma l'ho fatto per ovvie ragioni' il suo tono era freddo e distaccato ma allo stesso tempo era come quando qualcuno ti cerca di dire come si sente, come se provasse affetto verso l'altra persona

'Ho avuto poche gioie nella vita e molti problemi... mia madre mi ha rinnegato, mio padre si ubriacava e diventava violento e la sua morte è dovuta a un mio capriccio' ero sconvolto mi stava dicendo la sua vita

'Queste non sono buone ragioni di suicidio! Tutti hanno dei problemi, magari non è facile risolverli ma è quando ci provi che hai quel momento glorioso che non hai mai avuto nella tua vita' un sorriso mi uscì spontaneo con il ricordo di un momento di gioia che avevo passato in uno brutto

'Hai ragione tutti hanno dei problemi ma tutti gli risolvono in modi diversi' non capivo tutta quella gente che si suicidava e ancora di più non capivo il perché di quelle parole che a me risultavano sporche. Per tutta la vita ho sempre cercato di sopravvivere, letteralmente, e sentire ogni giorno le notizie appena accadute di persone che erano stanche della loro vita e quindi si erano suicidate, non aiutava il mio umore. Quando la tv era aperta su un telegiornale, cambiavo canale o spegnevo direttamente il televisore. Quando la mia famiglia andava al cimitero per ricordare i nostri parenti morti, io non ci andavo. Quando mia zia veniva a farci visita, io cercavo di evitarla per via della sua malattia. E dopo che mio nonno è morto, non sono mai riuscito ad avvicinarmi a mia nonna. Per tutta la mia vita ho sempre cercato di evitare i fatti che riguardassero la morte e quando qualcuno ne parlava cercavo sempre di sdrammatizzare la situazione.

'Sai credo che il quarto tentativo di salire sul treno sia quello buono' ero ancora confuso e mi svegliai dai miei pensieri

'Non capisco che cosa intendi ma l'unica cosa che non voglio sentire è la parola morte' era strano ma mi sentivo piuttosto sconvolto. Più guardavo quel ragazzo e più mi veniva da piangere. Per la seconda volta me ne andai lasciandolo da solo.

Il mattino seguente mi svegliai mezzora prima del dovuto. Non riuscivo a capire tutta la mia ansia.
Mi misi a camminare su e giù per la cucina per tranquillizzarmi.
'Oggi nessuno esce di casa, se vuoi puoi tornare a letto' sobbalzai di colpo. Dietro di mi era sbucato mio padre ancora assonnato

'Cosa?perché?' Non mi interessava in quel momento ma visto che era una ragione in più per non andare a scuola mi uscì spontanea la domanda

'Sta notte è arrivata una grossa buffera di neve e le strade sono bloccate'  

Anche se non riuscivo a dormire decisi di tornare a letto e rilassarmi. Dopo un po mi prese un colpo al cuore, diventai di nuovo nervose e mi cambiai immediatamente deciso ad uscire. Non mi importava se le case erano bloccate dalla neve e le strade chiuse. Aprii la finestra di camera mia e mi gettai giù; la neve era arrivata a coprire l'altezza del primo piano riuscendo a farmi saltare senza rischio di rottura di qualche osso. Iniziai a correre più veloce che potevo anche se la sostanza bianca che mi avvolgeva le gambe me lo impediva. Con una certa difficoltà riuscii ad arrivare alla stazione dei treni. Scavalcai quello che restava della recinzione e mi diressi nella posizione in cui dovevano essere collocati i binari. Mi misi in ginocchio per scavare. La neve era dura da spostare ma non riuscivo a fermarmi. Continuai a scavare anche se le mani mi si stavano intorpidendo dal freddo. 
Finalmente riuscii a sentire il ferro vecchio e arrugginito che andava a costituire i binari. Spalai la neve tutt'intorno finché non percepii una sensazione morbida alla mano, guardando verso quella capii che si trattava di una maglia. Continuai a scavare in quel punto fino a quando il corpo di Taehyung non era ben visibile. Lo presi tra le braccia; era gelato e la sua pelle non era più di un rosato bensì di un bianco panna.  Vicino a lui trovai un pezzo di carta piegato. Lo aprii e iniziai a leggere quello che c'era scritto.

'Ti chiami jimin, non è vero? Io sono Kim Taehyung. Tre giorni fa mi hai chiesto perché fossi li... credo che sia arrivato il momento di spiegartelo. Sono cresciuto in una famiglia benestante, i miei genitori mi voleva bene e andava tutto per il verso giusto fino a quando mio padre non iniziò a bere per la perdita del suo lavoro. Mia mamma era una casalinga e visto che mio padre era l'unico a lavorare diventammo poveri. Un giorno tornò dal bar, avevo 7 anni, era fradicio e puzzava di birra. Mia mamma si arrabbiò e mio padre gli urlò contro, ad un certo punto iniziò a picchiarla, lei stava piangendo e si contorceva  dal dolore. Si susseguirono altre vicende del genere e l'ultima volta che vidi mio padre era quando lo uccisi. Accadde in prima superiore, quella era stata la prima volta che provai a suicidarmi, sopratutto perché dopo la morte di mio padre mia madre non mi perdonò facilmente. Poi il secondo anno conobbi te e non ho fatto altro che pensare a vivere. Non sapevo ancora bene chi fossi ma dopo la chiaccherata fatta e tutti i video che vedevo su youtube dove c'eri tu che ballavi e dopo che ti ho seguito su vari social, mi ero preso una cotta per te, vivevo per te, pativo per te e forse era solo una cottarella di pochi anni, ma mi sono bastati. Poi, quest'anno, ti sei messo con una della tua classa, ero così distrutto che riniziai ad avere istinti suicidi e ci provai altre due volte. Dopo sei arrivato tu, ironia della sorte sei stato con me nei miei ultimi giorni di vita. Alla fine hai visto?c'è l'ho fatta a prendere il treno.'

Stavo tremando ma non per il freddo. Le mie braccia si avvolsero sempre di più a quel corpo inerte mentre le mie lacrime scendevano dal mio volto per pogiarsi delicatamente su quello dell'altro ragazzo. Perché sto piangendo?perché è così difficile guardarlo? Infondo neanche lo conoscevo...perché allora sono qua?
Ero stanco le lacrime stavano appesantendo i miei occhi. Non ce la facevo più volevo urlare e solo in quel momento mi ricordai dove l'avevo già visto. Al secondo anno di scuola lo incontrai alla stazione dei treni e avevamo iniziati a parlare  e dopo un po lui mi chiese se avevo paura di qualcosa, non mi ricordavo bene il perché ma gli risposi che la mia paura più grande erano i  treni e come giusto che fosse lui mi chiese il perché ero li,  in fondo eravamo in una stazione dei treni e la mia esclamazione in quel momento non aveva senso, l'unica cosa che gli ho detto dopo è stato che ero lì perché ho sempre voluto prendere un treno e volevo affrontare la mia paura. In quel momento non ho dato peso alla mia risposta ma guardandomi al presente non ero più così tanto sicuro che le mie parole non erano importanti per nessuno. 
Dietro al biglietto cera una scritta, un'unica frase...'sono felice che siamo riusciti insieme a superare la nostra paura'...scoppiai in lacrime facendo pressione sulle mie braccia che non lasciavano andare il ragazzo.
Il suo è stato l'unico funerale ha cui ho partecipato.

 

60 ANNI DOPO

Ormai da quel'episodio sono passati anni e adesso sto ancora percorrendo quella strada. Il corpo è stato seppellito in cimitero e infatti è stata l'unica volta che ci sono entrato. A passo lento continuo a camminare, i marciapiedi non sono sicuri in questo periodo. L'inverno stava arrivando e le strade si stavano ghiacciado ma riuscii comunque ad arrivare alla stazione. Non sono più agile come una volta e quindi non posso scavalcare la ringhiera ma sono riuscito a trovare le chiavi della stazione che appartenevano al vecchio custode. Entrato andai vicino ai binari ricoperti da uno strato di neve. Mi inginocchio e metto la faccia su un pezzo di ferro. Come previsto era freddo ma sentivo ancora il calore dato dal ragazzo che molti anni prima si era appoggiato ad esso.

'Anche se non ti conoscevo, mi manchi! Sai negli ultimi anni il mio mezzo era il treno e non solo, mi informavo tramite i telegiornali su possibili morti. Ho aperto una società per ragazzi insicuri dove ospitiamo persone che hanno diversi problemi. Mi hai ispirato e solo dopo ho capito che anche se eravamo in inverno, quella volta davanti a me c'era la primavera. Ma adesso sono vecchio e non ho più forze. Sai avrei voluto che tu prendessi il treno con me ma non importa perché tra poco saremo di nuovo insieme'

In tutta la mia vita non mi sono mai sentito rilassato come in questo momento. Sospiro e l'ultima cosa che noto è la neve che mi copre gli occhi e adesso sento solo il rumore del treno che si avvicina.



 

Notautrice

Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia, perché è importante per me e spero che vi sia piaciuta, grazie ancora;)

   
 
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