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Autore: lost in books    18/07/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Quanto manca all’oasi?” chiese Sera, per l’ennesima volta.
“Non dovrebbe mancare molto” le rispose Iliana poggiando una mano a terra a toccare della sabbia “Percepisco la presenza di acqua in superficie non molto lontano da qui”
“E cosa intendi con non molto lontano?” si aggiunse Sandir alla conversazione.
La maga guardò male entrambi i giovani “Non molto lontano. Vi conviene risparmiare il fiato come sta facendo Leon invece di sprecarlo inutilmente”
Ad occhio inesperto poteva non sembrare una minaccia ma i due interessati avevano colto il vero messaggio: se avessero provato a chiedere quanto mancava ancora una volta, se ne sarebbero pentiti. A quanto pareva neanche la donna era totalmente immune al caldo e non lo tollerava molto bene vista l’irritazione.
Avevano raggiunto il deserto di Kalm il giorno precedente ed era solo grazie alla maga se non correvano il rischio di un’insolazione o di morire dal caldo di giorno, anche se non li poteva proteggere del tutto da esso. Si erano fermati a riposare solo la notte, dopo aver camminato tutto il giorno, quando la temperatura era scesa ed era intervenuta Sera per riscaldare i suoi compagni non in grado di aiutarsi da soli con la magia. Avevano una scorta di cibo essiccato e una quantità d’acqua sufficiente per il viaggio fino all’oasi, dove si sarebbero riforniti d’acqua e avrebbero cominciato a cercare l’insediamento dei Darman.
Sapevano che l’oasi si trovava vicino a delle formazioni rocciose che smorzavano la forza del vento nei mesi invernali, unica vera e propria difesa da una morte orrenda.
Secondo i loro calcoli sarebbero dovuti arrivare all’oasi nel giro di due o tre ore e solo allora si sarebbero riposati prima di mettersi all’opera.
Sera gettava spesso lo sguardo verso Sandir, cercando di non farsi vedere. Era preoccupata per lui, in fondo sarebbe stata la prima volta in cui avrebbe rivisto la sua gente, la stessa che lo aveva abbandonato considerandolo una causa persa. Sandir le aveva raccontato la sua storia e, anche se non ne aveva la certezza, pensava che la scelta presa dai genitori del suo amico non fosse stata facile ma molto sofferta. Lo avevano lasciato alla Torre come ultima spiaggia, per cercare di salvarlo, di questo era convinta. Certo, non tutti i genitori avevano buona cura dei propri figli ma quel gesto era importante secondo lei. La notte precedente si era domandata cosa potesse stare passando per la mente di Sandir: se avrebbe rivisto i suoi genitori, se la sua gente lo avrebbe riconosciuto, se lo avrebbero accettato o considerato una sorta di scherzo della natura.
Di certo non era facile per lui concentrarsi sulla missione in quel momento.
Sera frugò nella sua borsa e, recuperata la borraccia all’interno, si avvicinò a Sandir “Mi sembri assetato. Ne vuoi? Tanto io non ne ho bisogno”
La notte precedente lei aveva ripreso le sue sembianze abituali, i suoi capelli erano di nuovo delle fiamme e i suoi occhi completamente rossi, abbandonando la forma umana; lì non correva il rischio di essere individuata, non c’era nessuno.
In questo modo non avrebbe più avuto bisogno di mangiare come un essere umano e i suoi amici avrebbero avuto più risorse. Inoltre trovava il caldo del deserto piacevole.
La borraccia che aveva porto al suo amico non sarebbe bruciata nella sua mano e l’acqua non si sarebbe scaldata più di quanto già non era, era lei a decidere se rendere la sua temperatura e le fiamme da lei generate offensive o meno.
Sandir la ringraziò e prese un sorso d’acqua “So che mi stai tenendo d’occhio ma non devi preoccuparti per me. Sto bene”
“Sicuro?”
“Sicuro”
Quello che lei lesse nel suo sguardo non la convinse delle parole che lui aveva appena detto, ma non insistette.
 
“Non sembra esserci anima viva” disse Leon.
Davanti ai suoi occhi si stagliava un panorama sconfortante: quello che rimaneva del vecchio insediamento umano nel deserto.
C’erano delle piccole casupole a cupola che dovevano essere state costruite velocemente, dall’aspetto e dal degrado in cui si trovavano, a formare una sorta di piccolo villaggio. Con la maggior parte di esse il clima non era stato clemente. Erano state quasi del tutto distrutte: quella che doveva essere la parte superiore in molte casupole non esisteva più, ad altre invece mancavano una o due pareti, mostrando ciò che nella fretta era rimasto all’interno e non era stato ancora portato via dal vento del deserto.
Le sue gambe portarono Leon verso una delle casupole dove aveva visto qualcosa seminascosto dalla sabbia che aveva invaso il pavimento. Scostò la sabbia con le mani e riuscì a dissotterrare ciò che era nascosto sotto. Era una bambola di pezza che doveva essere appartenuta ad una bambina; era tutta sporca di sabbia e in alcuni punti la stoffa si era rotta. Anche se non aveva idea di chi fosse stata la bambina che aveva posseduto quella bambola, si ritrovò a sperare che fosse stata una di quelle persone che si erano salvate; nessuno si meritava di morire in tenera età.
“Non c’è nessuno neanche in quelle ancora intatte” disse Sera uscendo da una casupola in piedi per miracolo.
Avevano incontrato il vecchio insediamento lungo il loro cammino poco prima dell’oasi, secondo i calcoli di Iliana. Avevano quasi sperato di trovare qualche Darman lì, ma non si erano fatti troppe illusioni. Quello che era davanti ai loro occhi era solo il guscio vuoto di quello che doveva essere stato in origine e di certo non si trattava di un grande nascondiglio se ci si voleva nascondere bene da tutti.
“Se avete finito di cercare possiamo ripartire per l’oasi” disse la maga a voce abbastanza alta per farsi sentire da Leon e Sera, distanti da lei. Sandir invece era vicino a lei, gli occhi chiusi come per cercare di concentrarsi.
“Uffa. Mi sa che avevate ragione voi” sbuffò Sera una volta ricongiuntasi con i suoi due compagni; Leon arrivò subito dopo.
“Vi avevo detto che era improbabile trovare qualche Darman qui, li avrei percepiti” spiegò la maga.
“Quindi, se ho capito bene, anche se il frammento e i Darman annullano quasi ogni traccia della loro presenza a vicenda, se sei abbastanza vicina a loro puoi percepire la loro presenza?” chiese Leon.
“Si, con la magia. Ho imparato a farlo quando viaggiavo assieme ad Akane. Anche se avevamo i frammenti con noi, se lei si trovava ad una certa distanza, non troppo lontana da me, e aveva con se un frammento, riuscivo a sentirla” la maga poi guardò Sandir “Mentre per quanto riguarda lui, tutti i Darman sono in grado di percepire la presenza di un proprio simile se si trova nelle sue vicinanze”
“Ho provato a concentrarmi ma non ho avvertito niente. È inutile, non ne sono capace” Sandir era frustrato da tutta quella situazione e non provava neanche più a nasconderlo.
“Non preoccuparti, non è colpa tua. Come ho già detto non li sento neanche io” cercò di rassicurarlo la maga.
“Ma io dovrei riuscirci. Dovrei essere in grado di individuare la mia gente, dovrei riuscire a…” il ragazzo si fermò. I suoi compagni avevano intuito cosa voleva dire. Avrebbe dovuto riuscire a trasformarsi, ad essere come il resto della sua gente e forse, se fosse stato come loro, sarebbe riuscito a trovarli.
Iliana gli mise una mano sulla spalla e con l’altra gli diede un pizzicotto sull’altro braccio “Non è colpa tua” sembrava leggermente spazientita, come se non volesse più sentire discorsi di autocommiserazione.
“Ahi! Ha bene, ti credo, ti credo” la donna mollò la presa sul braccio di Sandir e, spostando lo sguardo in direzione dell’oasi, aggiunse “Andiamo, quando saremo all’oasi decideremo cosa fare”
 
La sacca di Leon aveva un peso in più. Neanche lui sapeva perché ma quando Iliana li aveva richiamati all’insediamento, prima di raggiungere i suoi compagni, aveva riposto nella sua sacca la bambola che aveva trovato. Era stato un gesto quasi involontario, lo aveva fatto senza rendersene conto e aveva realizzato cosa aveva fatto solo dopo qualche minuto, quando erano ripartiti.
Stavano camminando da un po’ ma finalmente, davanti a lui e ad i suoi compagni, comparve l’oasi che stavano cercando.
Era una grande oasi, più grande di quello che si era aspettato di trovare. A proteggerla, non molto distante, si trovava una estesa formazione rocciosa che forniva ombra e bloccava la maggior parte della sabbia che proveniva dalla direzione opposta alla loro.
Sia Sandir che Sera accelerarono il passo fino a mettersi letteralmente a correre, la vista dell’oasi era troppo invitante dopo due giorni in cui il panorama era stato composto solo da sabbia e ancora sabbia. Iliana e Leon li lasciarono fare.
“Finalmente qualcosa che non è sabbia o non ha il colore della sabbia, non ne potevo più, era così noioso” disse Sera.
“A me invece mancava l’acqua non in una borraccia” Sandir aveva raggiunto la riva dell’acqua e stava già riempendo la sua borraccia vuota. Leon e Iliana arrivarono poco dopo.
Sugli alberi dell’oasi cresceva della frutta commestibile, cibo fresco invece di quello essiccato che consumavano da giorni.
Dopo essersi rifocillati, si fermarono a riposare all’ombra delle fronde ma per qualche ragione, anche se avrebbe voluto riposarsi, Sandir si sentiva troppo irrequieto per riuscirci.
Così cominciò a camminare accanto alla riva dell’acqua, facendo attenzione a delle rocce che incontrava sul suo cammino qua e là.
Si trovava dall’altra parte dell’oasi rispetto ai suoi compagni quando si fermò e sospirò. Non capiva cosa aveva, non riusciva a tranquillizzarsi, il battito del suo cuore non voleva tornare ad un ritmo regolare.
Si accucciò davanti all’acqua e si sciacquò la faccia, sperando che l’acqua potesse fare qualcosa per alleviare quella sensazione. Forse, nonostante le precauzioni di Iliana, il sole gli aveva fatto male.
Vide il riflesso del suo volto bagnato nell’acqua. Con una mano la mosse per increspare il suo riflesso e chiuse gli occhi. Non voleva vedersi, quando si specchiava non lo faceva mai per molto. La sua faccia gli ricordava troppo i suoi genitori.
La strana sensazione non se ne andava, anzi era aumentata. Ora la testa gli faceva male.
Quando riaprì gli occhi, ancora puntati sulla superficie dell’acqua, c’erano ancora delle increspature ma era sicuro che la macchia bianca che ora vedeva riflessa sull’acqua davanti a lui prima non ci fosse.
Sollevò la testa di scatto e si trovò faccia a faccia con degli occhi blu, ma non erano occhi umani, erano gli occhi di un animale. Proprio davanti a lui c’era un lupo dal pelo bianco immacolato, gli occhi di un blu intenso e le dimensioni più grandi di quelle di un normale lupo bianco. Inoltre il deserto non era decisamente l’habitat naturale per quel tipo di lupo.
Senza pensare, quasi in trance, allungò una mano verso il muso dell’animale “Tu sei…”
Il lupo sembrò riscuotersi di colpo e, come se si fosse solo in quel momento reso conto di quella situazione, corse via.
“Aspetta, non andartene!” Sandir non rifletté neanche per un secondo e inseguì il lupo. Avvertì le voci dei suoi amici, che dovevano essersi accorti dell’accaduto, provare a chiamarlo, ma lui non aveva intenzione di fermarsi. Doveva vedere dove sarebbe andato il lupo, doveva seguire quel Darman, perché quel lupo bianco non poteva essere nient’altro.
Il lupo era veloce e se non si fosse fermato a breve lo avrebbe perso. Per fortuna gli fu presto chiaro dove la creatura fosse diretta: la formazione rocciosa. Adesso che era più vicino riusciva a vedere che in alcuni punti della roccia c’erano dei buchi, non grossi abbastanza da bucare completamente la roccia e fuoriuscire dall’atro lato, ma grandi abbastanza da poter nascondere una creatura come quella. Vide il lupo entrare in uno di quei buchi e accelerò il passo, non voleva assolutamente perderlo.
Una volta all’interno si rese conto che non si trovava in un vicolo cieco ma all’interno di una galleria vera e propria. Cominciò a correre nell’unica direzione possibile e, poco dopo, raggiunse il lupo, che si era fermato per qualche ragione in una sala più grande, prima di una biforcazione. Voleva che lo seguisse? Se si, allora perché era andato così veloce?
“Aspettaci!” era la voce di Sera, seguita poco dopo dalla ragazza vera e propria in forma di fiamma per andare più veloce. Quando ebbe ripreso la sua forma più usuale, anche Leon e Iliana sbucarono dalla galleria.
Sandir provò ad avvicinarsi lentamente al lupo, le mani bene in vista per far vedere che non aveva intenzione di fare del male a nessuno “Voglio solo parlarti” ma il lupo, vedendolo avvicinare, arretrò.
Il lupo improvvisamente cominciò a girare ripetutamente la testa verso le due biforcazioni alla sua destra e sinistra, vicino ad esso. Qualcosa si stava avvicinando, Sandir arretrò per sicurezza verso i suoi compagni.
Le due biforcazioni si illuminarono e da esse comparvero degli uomini e delle donne, alcuni di loro reggevano delle torce. I loro vestiti avevano visto decisamente giorni migliori, erano bucati e rappezzati alla meglio.
“Guarda, guarda. Abbiamo visite” disse un uomo con una torcia in mano e mezzo volto coperto da una grossa cicatrice. Sembrava essere stata fatta da degli artigli particolarmente affilati.
“Li hai portati tu qui, Snow?” chiese una donna rivolgendosi al lupo di cui ora conoscevano il nome. La donna in questione si avvicinò al lupo e solo allora, quando la luce di una delle torce illuminò il suo avambraccio destro, il gruppo notò il marchio su di esso. Un fiore di Umbra. Tutte quelle persone erano Darman, la gente di Sandir.
“Dite che si arrabbierà?” disse un altro Darman.
“Lo scopriremo quando arriverà qui. Se li considererà una minaccia molto probabilmente li uccideremo” disse un’altra. Parlavano abbastanza forte da farsi sentire dal gruppo, non sembravano curarsi di loro minimamente. 
“Ehi!” disse Sera facendo un passo in avanti “Noi siamo qui. Non fate finta che non ci siamo”
Al movimento di Sera verso di loro,  tutti i Darman si zittirono e i loro occhi si puntarono si di lei. Nessuno di loro aveva uno sguardo amichevole. Iliana tirò indietro Sera “Prima lezione sui Darman: mai fare movimenti azzardati se vuoi andartene con la testa attaccata al collo”
Prima che Sera si muovesse verso i Darman, loro erano sembrati distratti mentre in realtà, se ne era resa conto Sera all’ultimo momento, non avevano mai smesso di tenerli d’occhio.
Nessuno di loro avrebbe potuto fare un passo avanti o uno indietro per scappare, se lo avessero fatto sarebbero stati attaccati. Erano in trappola.
“Sta arrivando” disse la donna che si era rivolta a Snow.
Il gruppetto di Darman si spostò dai due cunicoli e tutti loro, compreso il lupo bianco, si inginocchiarono ai lati della sala.
Subito dopo, dal cunicolo di destra, uscì una donna dallo sguardo minaccioso. Aveva corti  capelli castani con delle sfumature bronzee, probabilmente a causa del sole cocente del deserto, la carnagione dorata ed era alta e dal fisico ben allenato. Sul lato destro del suo collo si poteva vedere il fiore di Umbra che la rendeva un Darman. I suoi vestiti non erano messi meglio di quelli dei suoi simili. Portava dei pantaloni rotti in più punti, quella che prima doveva essere una maglia ora la copriva solo fino all’ombelico e le maniche erano state tolte. L’unica cosa che indossava ancora intatta erano le scarpe.
La donna guardò il gruppo che si era introdotto nelle gallerie, il suo era uno sguardo gelido, di chi non aveva nessuna remora ad uccidere. Era chiaro a tutti, vista la reazione dei Darman al suo arrivo, che fosse lei il capo clan.
Iliana, Leon e Sera la guardarono negli occhi, ricambiando il suo sguardo, mentre Sandir fissò il pavimento di roccia.
“Uno spirito” disse la donna dopo un minuto che li fissava rivolgendosi a Sera, la sua voce era ferma “noi Darman non abbiamo niente contro la tua gente. Siete creature pacifiche e non ci avete mai dato problemi. Non ti faremo del male”
I suoi occhi poi si posarono su Leon “Tu chi sei e da dove vieni?”
“Il mio nome è Leon” rispose lui senza far trasparire il nervosismo dalla voce “e sono nato nel regno di Dahlia”
“Leon? Un nome che sceglierebbe un Darman. Vedo che è ancora usanza celebrare l’amicizia tra Dahlia e il mio popolo anche dopo mille anni, e in nome di essa non ti faremo del male”
La donna guardò Iliana “Tu non hai bisogno di presentazione. Sei la maga maledetta e hai viaggiato con una di noi, una capo clan di mille anni fa entrata nella storia. Sei sempre la benvenuta fra noi”
Infine i suoi occhi si focalizzarono su Sandir e si sgranarono per un attimo “Tu”
Solo allora Sandir la guardò negli occhi e si fece avanti, gesto azzardato.
Anche la donna si avvicinò a lui ed entrambi si fermarono quando furono l’uno davanti all’altra.
“Sei identico a lui quando aveva la tua età, tranne per gli occhi. Quelli li hai presi da lei. Sono come i miei”
Gli occhi verde acqua di Sandir si stavano riflettendo in un paio dello stesso identico colore dei suoi.
“Zia Fang” fu tutto quello che Sandir riuscì a dire.
 
 
 
Tyberius era nella sua tenda seduto alla sua scrivania, un libro comunicante aperto su una pagina in cui c’era scritto un messaggio da parte di Odette, sua amica di vecchia data.
Aveva letto quello che diceva ed era combattuto sul da farsi.
Odette e i maghi di Iridium sembravano essere giunti ad una possibile risoluzione al controllo mentale subito da molte persone da parte degli adepti. Secondo le indagini, la chiave di tutto erano gli obelischi che gli adepti avevano fatto costruire in tutti i regni conquistati da Anthemis, ma che gli obelischi avessero a che fare con quello era una cosa che avevano già considerato da tempo. Quello che finora non erano riusciti a capire era come renderli inutilizzabili e fermarne l’effetto.
Da quello che avevano capito, dopo la conquista, agli uomini catturati veniva fatto qualcosa e veniva velocemente eretto un obelisco. Solo dopo che l’obelisco era stato eretto, gli uomini ora sotto il loro controllo venivano rilasciati. Se quello che Odette e i maghi avevano in mente avesse funzionato, allora avrebbero liberato le persone controllate. Il problema era la rischiosa richiesta che Odette gli aveva fatto.
Dopo aver saputo da Lavi, che si era rivelata inaspettatamente un’importante risorsa, del vero intento di re Lucien, Tyberius aveva dato ordine a tutti i membri della Resistenza di prepararsi a combattere e di muoversi in direzione del deserto, dove Beatrice gli aveva comunicato si trovavano i Darman.
Odette però gli aveva appena chiesto di affidarle per il suo piano una ingente quantità di uomini e, se Lavi aveva ragione, Tyberius si sarebbe ritrovato così ad affrontare un esercito molto più numeroso del suo.
Ma se il piano di Odette avesse avuto successo allora sarebbero stati loro in vantaggio alla fine.
Era una decisione che avrebbe potuto cambiare radicalmente le sorti della guerra, e lui non sapeva cosa fare.
I suoi occhi ricaddero sulle ultime parole scritte da Odette. Ti prego di fidarti di me, come hai sempre fatto. Ne va delle sorti di tutte quelle persone che non hanno più alcun controllo sulle loro azioni. So che è rischioso ma possiamo salvarle, basta solo una tua decisione.
Aveva deciso. Prese una penna e cominciò a scrivere la sua risposta.
 




Salve a tutti, qui lost in books.
Sono finalmente comparsi i Darman, la gente di Sandir. E lui ha appena incontrato una sua parente. Cosa farà la zia di Sandir ora che sa che il nipote è ancora vivo?
Ho trovato lavoro per il resto dell’estate e questo occuperà una buona parte del mio tempo. Farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile.
Alla prossima! 

 
   
 
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