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Autore: rocchi68    18/07/2017    5 recensioni
Scott ricordava perfettamente cosa aveva detto Chris riguardo quella stagione.
Era stata un fallimento solo perché appartenevano alla vecchia guardia e, quindi, dopo anni a tirare la carretta, erano diventati inutili.
Così si era ritrovato nella fattoria dei suoi genitori a rigirarsi i pollici.
Terminate le superiori, con risultati non proprio invidiabili, piuttosto di rimanersene a casa a sparare contro i topi dalla mattina alla sera, si era lasciato convincere a tentare l’Università.
Rimaneva comunque uno scoglio molto duro da superare: l’estate.
La stagione maledetta che prosciugava le energie di molti, tendeva a svuotarlo tanto da impedirgli di muoversi dal divano.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Trascorsero diversi giorni dalla serata al cinema e Scott non aveva notato nulla di strano dal confronto che aveva avuto con la sua ragazza.
La vita estiva continuava a scivolare via nella sua calda noia con rarissimi sprazzi di divertimento, conditi solamente da alcune passeggiate o da una vaschetta al cioccolato e panna divorata sul divano a scambiarsi sguardi complici.
Dawn da quel lunedì aveva sempre bussato alla sua porta e si soffermava nella sua abitazione fino a tardi.
Allontanato il discorso Titanic, diventato quasi tabù per il rosso, si erano confrontati sugli impegni scolastici che da lì a poche settimane avrebbero preso il sopravvento.
Seppur fossero destinati a seguire corsi agli antipodi, non sarebbe stato difficile incontrarsi e passare alcune ore in intimità.
Magari, aveva abbozzato Dawn, con degli aiuti finalizzati a passare senza fatica gli esami che avrebbero incrociato sulla loro strada.
In quei giorni, Scott si era reso conto di una cosa che, prima del maledetto film, non aveva notato.
Lei sembrava sempre più restia ad abbandonare la sua baracca e in alcuni momenti si ricordava di quando un suo amico gli aveva raccontato che almeno una volta nella vita gli sarebbe capitato una ragazza talmente asfissiante e gelosa da rimpiangere la vita da single.
Nonostante ciò era felice che qualcuno si preoccupasse per lui.
Le sue ex non erano mai state delle tipe così interessate alla sua sfera privata.
Courtney, ad esempio, non faceva altro che parlare di Duncan e il rosso si era sempre sentito schiacciato dalle sue azioni.
Il punk era arrivato alla finale di un reality.
Il punk si era messo con quell’odiosa di Gwen.
Il punk ha imbrattato e fatto esplodere il monte Chris.
Il punk faceva tutto ed era sempre il migliore.
Scott, invece, quasi svaniva a sentir parlare Miss perfettina.
Lei, di Scott, ricordava soltanto che aveva eliminato un’accozzaglia di perdenti e che non era all’altezza di Duncan e di un ispanico fastidioso.
Alejandro, per il rosso, era solo però un belloccio odioso, furbo, avido e dotato del complesso d’inferiorità verso i fratelli della sua famiglia.
Un figone, parole della perfettina, che aveva preferito Heather, poiché più affine come malvagità, classe e altri dettagli cui Scott preferiva sbadigliare sopra.
Era questo continuo rimarcare la loro perfezione che spinse Scott a mollare quell’insopportabile e inflessibile ragazza.
Quella, poi, giocava sempre con le sue regole.
Lei poteva fare tutto: uscire con le sue amiche, sempre che non le tirassero buca, andare per negozi, girovagare con i suoi ex senza una meta e parlare al telefono con Duncan, Gwen e altri ex membri dei reality.
Scott, per uscire con Brick, Jo, Lightning e forse Sam per una schifosa birretta in un pub da 4 soldi, doveva chiedere il permesso con quasi un mese in anticipo, perché gli impegni di Courtney erano più importanti e necessitavano di una buona spalla.
Poi se un qualche intoppo improvviso avanzava miserabile nella vita di Courtney, ecco che lui doveva dare pacco alla classica uscita del giovedì.
 “Non troverai nessuno come me.”
Dinanzi a quella promessa, Scott tirò un sospiro di sollievo.
Un’altra ragazza come Courtney e la suite del manicomio sarebbe stata sicuramente per lui.
Per fortuna nella sua vita comparve quella pasticceria scintillante e tutto si sistemò in un incastro che credeva impossibile.
Ora si sentiva felice e stava con Dawn.
 
Erano circa le 14 quando Scott aprì la porta per accogliere la sua ragazza.
Come sempre era vestita impeccabilmente e stringeva una borsa rossa con una R bianca più grande del normale.
“Non sei ancora pronto?”
“A cosa?”
“Ieri mi avevi promesso d’uscire.”
“Me lo ricordo bene.”
“Non sembra che tu ne abbia voglia.” Soffiò lei, facendolo ghignare.
“Pensavo che sarebbe stato più divertente stare da soli nella mia stanza.” Ribatté, mentre le guance di Dawn si coloravano di un rosso intenso.
“Maniaco.”
“Possibile che voi ragazze pensiate solo a queste cose?”
“Tu…”
“Volevo solo invitarti a guardare un film, ma se vuoi andare al sodo mi sta bene.” Ridacchiò, prendendo i manici del borsone, portandolo vicino alla cucina e ritornando davanti a lei.
“Pervertito.”
“Sarebbe il momento perfetto.”
“Per cosa?”
“Per baciarti.” Mormorò, guardandosi intorno e fiondandosi sulle labbra della fidanzata, salvo poi stringerla e trascinarla verso il divano.
“Scott…”
“Tu vuoi uscire e perderti questi bei momenti? A volte non ti capisco.”
“Io volevo un aiuto.”
“In cosa?”
“Se mi segui senza fare domande, potresti scoprirlo.”
“Oppure potremmo restare qui e saresti tu a scoprirmi.” Ghignò il rosso, facendola arrossire e baciandola nuovamente.
I baci, le coccole e le carezze che riceveva e donava a Dawn erano quanto di più bello avesse mai sognato di vivere con una ragazza.
Con le altre era stato tutto talmente breve che, in quei momenti, non aveva mai capito se fosse stato vero amore.
Anche i suoi continui punzecchiamenti venivano ben sopportati, a differenza della perfettina che spesso s’infervorava e scappava manco avesse visto un mostro.
Staccatasi dalla sua ragazza, la fissò brevemente negli occhi e poi si rimise in piedi.
Sapeva che l’estate era destinata a infrangersi molto presto e preferiva bearsi di quei momenti il più possibile.
Lui avrebbe fatto di tutto pur d’accontentarla.
“Puoi dirmi dove vorresti andare?”
“Secondo te?”
“Non credo che i negozi accettino un borsone di quel tipo e non credo che le biblioteche ti facciano entrare senza fare storie.”
“Piscina.” Mormorò Dawn, sbattendo i suoi occhioni.
“Piscina?”
“Prometti di non prendermi in giro, Scott?”
“Non te lo garantisco, ma posso provarci.” Promise, ponendo la mano destra sopra il cuore come se stesse giurando.
“Io non so nuotare.”
“E allora?”
“Potresti insegnarmi?” Mormorò imbarazzata.
“Posso provarci.”
“Bene.”
“Anche se non capisco. Mi pareva fossi capace di nuotare.”
“Cosa te lo fa credere?”
“Il primo giorno nel reality di Chris in spiaggia.”
“Mi stavi osservando?” Domandò maliziosa, mentre lui s’inginocchiava a prendere una rivista scivolata sul pavimento per mascherare il suo imbarazzo.
Riappoggiato quel fascicolo di pettegolezzi, intrugli mortali culinari e consigli medici per non vivere oltre i 60 anni, Scott era tornato a fissarla nei suoi occhi chiari.
Qualsiasi richiesta lei avanzasse in quei momenti, lui sentiva che, Dawn, sbattendo quei magnifici occhioni avrebbe ottenuto di tutto.
Se gli avesse chiesto di essere portata in braccio fino a casa o di accompagnarla l’indomani per delle commissioni, ecco che Scott si sarebbe piegato pur di renderla felice e sorridente.
“Mi pareva sapessi nuotare alla perfezione.”
“Il mio contatto con la natura mi permette d’essere aiutata dagli animali.”
“Se mai dovessi ripartecipare ai reality di Chris, probabilmente ti chiederei qualche lezione per evitare guai con Zanna.”
“Come se ti permettessi di partecipare.” Soffiò lei, sedendosi meglio e assumendo una delle posizioni di yoga più semplici.
“Ti piaccio così tanto, da volermi evitare guai?”
“Esatto.” Ammise, chiudendo gli occhi.
“Mi spieghi perché stai meditando, se abbiamo intenzione d’uscire?”
“Ora vuoi uscire?”
“Sì.”
“So che non vedi l’ora di gettarmi in piscina.” Sorrise lei, restando ferma nella sua posizione.
“Non è per questo.”
“Per cosa allora?”
“Guarda che quella roba della pace interiore non funziona se continui a parlare.” Ghignò il rosso, facendola annuire.
“Posso interrompere in ogni momento la circolazione della mia energia positiva.”
“Com’è che la tua energia positiva non è contaminata dalla mia negatività?”
“Dovresti sapere che il vero amore sconfigge ogni cosa.” Affermò Dawn, spostando lievemente la mano destra, fino a quel momento stretta alla sinistra, e ponendola sopra la testa.
“Non è una cosa valida solo per i film?”
“Per questa volta ignorerò la tua domanda.” Ringhiò lei, facendogli intuire che aveva appena detto una grossa cavolata.
“In 5 minuti sono pronto, se hai pazienza.”
“Ti aspetto.”
“Ancora poco e vedrò il tuo costume.” Ghignò, sfregandosi le mani.
“Sei un pervertito.”
“Guarda che accetto di accompagnarti in piscina e d’insegnarti a nuotare, solo perché sarebbe troppo noioso stare qui con un manichino intento a fare yoga.”
“Manichino?” Domandò Dawn alterata, aprendo gli occhi.
“Rifiutando, finirei con il farti arrabbiare e ti vendicheresti in qualche modo.”
“Come fai a saperlo?” Chiese lei divertita.
“Conosco bene l’universo femminile.” Affermò Scott, salendo di corsa le scale e gettando al suolo lo zaino che aveva buttato in fondo ad un armadio.
Evitato di raccogliere i libri, aprì l’anta dell’unico armadio che non aveva subito l’onta assassina di sua sorella.
Ogni volta, infatti, Alberta uccideva il mobile vicino al suo a suon di pugni e di calci, colpevole a suo dire, di non essere abbastanza capiente e che era inconcepibile che un centinaio di capi, solo estivi, non entrassero con facilità.
Spesso scaricava la colpa sul mobile, altre volte sul reparto lenzuola e coperte e altre volte sul fratello che, secondo la sua modesta e corretta opinione, si era arroccato la proprietà dell’armadio più grande e capiente.
Solo con una misurazione al millimetro, dopo l’esasperante ed ennesima minaccia di sottofondo, entrambi furono soddisfatti.
Il mobile di Scott non solo conteneva meno vestiti, coperte e accessori, ma era anche più piccolo di una ventina di centimetri.
L’unica vera colpevole, il rosso ne era più che convinto, era sua sorella che ogni volta che andava in giro, tornava con almeno una borsa carica di vestiti che, cacciati con foga nell’armadio, uscivano ogni eclissi lunare.
Pensando a ciò, sorrise e si sedette sul letto, cercando di scegliere cosa portarsi.
Il costume blu dell’estate precedente era l’unico sicuro d’entrare nello zaino, così come l’asciugamano celeste che aveva afferrato con i suoi possibili ricambi.
Tolti i pochi dubbi, afferrò una maglietta rossa sgargiante, un paio di pantaloncini corti e le sue immancabili infradito.
Riempito lo zaino, lo soppesò tra le mani e trovatolo leggero, scese lentamente i gradini e si ritrovò ben presto in salotto.
Dawn, percependo il suo avvicinarsi, aveva sciolto la posizione di meditazione e si era avviata verso la porta d’ingresso, non prima d’aver recuperato il borsone che si era portato dietro.
Seppur fosse incuriosito, preferì aprire la porta, sigillarla a chiave dietro di sé e avviarsi verso la piscina che la fidanzata aveva scelto.
 
La piscina era a metà strada tra i loro appartamenti.
La struttura in sé non era nulla di speciale.
Fuori erano ancora presenti le ultime impalcature per ridipingere gli esterni e dentro, forse per via dell’estate e delle ferie, era completamente deserto.
Un solo istruttore in tutta la sala impegnato nel suo ufficio per compilare l’orario di lavoro, una ragazza al bancone per i vari appuntamenti e appena 3 famigliole intente a insegnare ai bambini le prime nozioni di nuoto.
Dawn avanzò subito verso il tavolo, fissando con i suoi occhioni la segretaria che stava scrivendo al computer.
Scott, dopo aver osservato la figura anonima dietro il bancone, si girò a osservare il resto della struttura che, in un punto del soffitto, mostrava una qualche perdita che sarebbe stata tamponata non appena fosse terminato il periodo estivo.
La ragazza che digitava freneticamente al computer aveva quasi la loro età ed era perfettamente nella media.
Non era splendente come le modelle che riempivano le riviste della sala d’attesa e non era nemmeno come quelle che andavano in discoteca ubriache marce e che speravano in un colpo di fortuna, tanto erano brutte e indesiderate.
Di certo lei, la signorina Holsen, così era scritto sul cartellino che era stato appiccicato alla camicetta rossa, attirava l’interesse con la sua carnagione chiara.
Era castana, con qualche lentiggine a ornarle le candide guance, gli occhi di un verde intenso e il naso sottile e leggermente all’insù.
Le labbra coperte di un lieve strato di rossetto erano sottili e il collo era avvolto da una collana di perle e da un foulard per evitare malanni a causa del clima alle sue spalle.
Magra, quasi anoressica e un pelo più alta di Dawn non rientrava e mai sarebbe rientrata negli interessi di Scott.
“Desiderate?” Chiese con lieve timidezza, squadrando i 2.
“Ho prenotato la zona B per qualche ora.”
“Vediamo.” Soffiò la segretaria, sfogliando l’agenda.
“Dovrebbe essere fino alle 17 circa.” Aggiunse Dawn come per aiutarla.
“Avete bisogno di un istruttore?”
“Non serve.”
“Preferite pagare ora o al termine?” Domandò, prendendo il telefono e fissando una seduta di massaggi per l’interlocutore.
“Tu che dici, Scott?”
“Pago subito così ci leviamo il pensiero.” Sospirò il rosso, recuperando il portafoglio ed estraendo 2 pezzi verdi che la segretaria prese subito e che nascose in un cassetto della sua scrivania.
“Sapete dove si trova la sala o vi devo accompagnare?”
“Non si preoccupi.” Rispose Dawn, salutando la ragazza e avviandosi lentamente verso un lungo corridoio che si sarebbe congiunto con la piscina da loro prenotata.
Prima di seguirla, Scott percepì lo sguardo intenso della Holsen sulla sua schiena con tanto di commento piccante.
“Peccato che sia già impegnato.”
Seguendo la fidanzata, il rosso si perse per un secondo in quel bisbiglio e ghignò.
Lui poteva anche essere interessante, ma di certo non avrebbe gettato via Dawn per una che, in confronto a lei, era solo una cozza.
 
La sala B era una delle piscine migliori della città.
Così era stata descritta durante un’intervista per un noto giornale locale.
Non a caso rispettava perfettamente le normative statali e le gare spesso si disputavano in questo posto solo perché le altre strutture non erano a norma.
 Studiata un attimo la piscina, i 2 si separarono per andare nei rispettivi spogliatoi e per mettersi in costume.
Usciti nuovamente, si osservarono per un istante.
Scott, coperto dal costume blu, mostrava il suo fisico muscoloso causa soprattutto dei lavori nei campi, mentre Dawn invece aveva un due pezzi scuro e molto sobrio che ricevette un fischio d’ammirazione e apprezzamento.
“Che sventola.”
“Pervertito.”
“Non so come riesco a resisterti.”
“Sempre il solito.”
“Sai bene Dawn che adoro il tuo fisico e che ti sarò sempre fedele.” Mormorò, sfiorandole la spalla.
“Fedele? I tuoi occhietti si sono posati un po’ troppo su quella della reception.” Lo rimproverò, fissandolo con rabbia.
“Gelosa?”
“Di quella? Mai.” Sbottò, facendolo sorridere.
“Tu sei gelosa e quella era invidiosa.” Ammise Scott, facendola imbronciare e suscitandole un senso di fastidio.
“Non me ne sono nemmeno accorta.” Tuonò, dandogli le spalle infuriata.
“Lei, però, non m’interessa neanche un po’.”
“Voi uomini siete tutti uguali: vedete un paio di tette e sbavate come maiali.”
“Non m’interessa perché io sono tuo.” Replicò, cercando di abbracciarla da dietro.
“Non mi stai prendendo in giro, vero?”
“E tu sei mia, bella sventola.”
“La smetti di dire certe cose?” Gli fece osservare Dawn con un sorriso.
“Ti vergogni tanto se il tuo ragazzo apprezza come sei?” Chiese, aggirandola e mettendosi davanti a lei.
“So cosa vuoi fare: la tua aura parla chiaro.”
“Ah sì?”
“Non ci provare.”
“Non credevo che essere soli qui dentro mi piacesse così tanto.” Soffiò, prendendola delicatamente e stringendola a sé.
Il contatto tra i loro corpi paralizzò per un attimo Dawn, la quale avvampò all’istante.
“Maniaco.”
“Senti, senti…ti piace così tanto che sei perfino rossa come un peperone.” Notò, soffiando appena sulle sue labbra.
“Lasciami prima che chieda aiuto.” Lo minacciò lei, anche se non sapeva esattamente come sottrarsi da quella situazione.
Dopotutto erano in una piscina isolata, senza persone che potessero soccorrerla, con l’impossibilità di comunicare con gli animali e con il suo ragazzo che, baciandole il collo, la mandava in confusione.
Anche urlando, nessuno sarebbe accorso per salvarla da un giovane troppo innamorato.
“Non dovresti vergognarti, Dawn.”
“Ma…”
“Se tu mi hai scelto, significa che sai come sono.” Borbottò, staccandosi e prendendole la mano.
“Già.”
“Non ti farò mai nulla che tu non voglia.”
“Davvero?”
“Nonostante abbia quel desiderio, aspetterò che tu sia pronta.”
“Sei sempre il solito pervertito.” Sorrise, arrossendo appena.
“Ma cosa hai capito?”
“Tu non vuoi approfondire il nostro rapporto?” Mormorò lei.
“Mi piacerebbe, ma fino a quando non impari a nuotare come puoi realizzare il tuo desiderio?” Ghignò, sedendosi sul bordo e bagnandosi i piedi.
“Detesto i tuoi doppi sensi.”
“Credevo che il tuo sogno fosse quello di nuotare in mare aperto.”
“Io…”
“A quanto pare anche tu hai una mente perversa.” Affermò, sbattendo leggermente gli arti inferiori sulla superficie limpida e creando, quindi, dei piccoli vortici.
Dawn, nel discutere con Scott, era rimasta ancora in piedi, distante di qualche passo dal bordo e ancora lontana dal contatto con l’acqua.
“Cosa devo fare per nuotare?”
“Devi essere sciolta nei movimenti e non devi avere paura.”
“Ma io…”
“Io sono qui per aiutarti.”
“Lo so.”
“E comunque non mi hai spiegato perché tu abbia deciso d’imparare così di punto in bianco.” Soffiò, mentre gli  si sedeva vicino.
“Ho paura che mi capiti qualcosa come in quel film.”
“A volte sei davvero assurda, Dawn.”
“Non ridere.” Sbuffò la ragazza, mentre lui scivolava in acqua.
Vederlo sguazzare senza difficoltà, l’aveva convinta che non fosse così difficile.
Nonostante lo sapesse, era ancora intimorita dall’acqua e, tenendosi seduta, non accennava la minima intenzione di tuffarsi.
Il rosso fu vinto dal desiderio di forzare la mano.
Se lei non si fosse mai buttata, avrebbero pagato molte lezioni per nulla e sarebbe stato destinato a nuotare con quella spettatrice insolita.
Non gli dispiaceva che Dawn lo fissasse per tutto il tempo, ma non voleva nemmeno essere l’unico a divertirsi.
Scott dopo aver trovato un giusto equilibrio, la osservò e le rivolse uno dei suoi soliti ghigni poco rassicuranti.
Era lo stesso di quando avevano combattuto nella pasticceria e il medesimo che aveva sfruttato per baciarla senza la minima esitazione.
Nel vedere quello sguardo sfuggente e birbante, Dawn tentò di rimettersi in piedi, convinta che covasse qualche brutta intenzione.
Il suo movimento, reso lento e goffo per paura di scivolare in acqua a causa del bordo viscido, fu intercettato da Scott. Il fidanzato allungò le forti braccia e la tirò a sé in acqua, bagnandola da testa a piedi e stringendola con forza.
Il contatto con l’acqua, infatti, la fece rabbrividire e senza volerlo si ritrovò ancora più stretta al corpo di Scott in cerca di calore.
“Maledetto.” La sua voce tremò.
“Dovevo farlo per il tuo bene.”
“Io ti odio, quando fai così.”
“Anch’io ti amo.” Ghignò divertito.
“Non dovevi farlo: dovevi avere pazienza.” Lo rimproverò.
“La mia pazienza ha un limite.”
“Scott…”
“Stare qui da soli non mi dispiace, ma preferirei passare il nostro tempo in un luogo più appartato.”
“Sempre il solito.”
“Già.”
“Cosa dovrei fare ora per imparare, Scott?” Domandò, fissandolo intensamente negli occhi.
“Mio padre mi ha insegnato che devi prima imparare a galleggiare.”
“Sembra semplice.”
“Se sei così sicura perché mi stai ancora attaccata?” Domandò il rosso, allontanandosi un po’ e facendo le prime bracciate.
Dawn, rimasta sola, lontana dal bordo fu colpita dal panico e si agitò sempre di più, facendo sorridere il fidanzato.
Nel vederla scalciare e tirare manate, Scott si riavvicinò e le prese le mani, facendole iniziare il primo esercizio.
Distesa sullo stomaco e tenuta per le mani, doveva imparare a far galleggiare le gambe senza alcuno sforzo mentale.
Superato questo scoglio, di certo non insormontabile, avrebbe dovuto imparare a compiere lo stesso esercizio solo girata sul dorso.
Di volta in volta le avrebbe ripetuto gli stessi consigli che il suo vecchio aveva insegnato a lui e ad Alberta in una giornata primaverile.
Anche se la regola essenziale del nuoto era una sola: niente panico.
Dal suo impegno Scott poteva dedurre che in pochi giorni avrebbe potuto allentare la presa e lasciarla libera di sguazzare.
Ma fino a quando avesse avuto paura, si fosse sbracciata all’inverosimile, avesse respirato affannosamente e non si fosse presa tutto il tempo necessario, sarebbe rimasto al suo fianco.
Ben sapeva che i prossimi giorni sarebbero scivolati via in quel modo.
Avrebbe aspettato che il campanello suonasse, che lei parlasse con Alberta, per poi correre in piscina, ben sapendo che Dawn si sarebbe stretta al suo corpo per via del contatto gelido con l’acqua.






Angolo autore:

Che dire?
Sono ancora vivo.

Ryuk: Stranamente la storia piace.

Davvero strano.
Siccome funziona e dato che ve l'avevo promesso, eccomi con l'aggiornamento e con il tanto atteso cambio di registro.

Ryuk: Che poi consiste nel rendere Scott un po' maniaco.

Nulla di dannoso per la coppia, anche perchè avevo sempre tentato di creare un mix tra romanticismo, divertimento e riflessione.

Ryuk: Ringraziamo tutti i recensori che ci hanno seguito fino a qui.

Ryuk...dovresti fare nome e cognome.
Grazie a Tirene39, Face of Fear, Dawn_Scott402 e ad Anown per i consigli.
Grazie anche alla new entry Kurumi e al buon vecchio Raymox.
Conclusi i ringraziamenti e con la promessa di pubblicare venerdì (probabilmente sul tardi), vi saluto.
Alla prossima!
   
 
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