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Autore: Elayne_1812    18/07/2017    2 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate, seguite e ovviamente tutti i lettori.
Un grazie particolare a chi mi ha lasciato i suoi commenti: Blugioiel, Chocolat95, DreamsCatcher, Ghira_, Gonzy_10, Ichabod_Crane, Jae_Hwa, KimJonghyun23, MagicaAli, Panda_murderess, Saranghae_JongKey e vanefreya.
Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti: Blugioiel, Jae_Hwa,  MagicaAli e SHINee4ever  *.*
Grazie per il vostro sostegno ^^
Spero di non aver lasciato troppi errori di battitura. XD
Buona lettura!
 
Capitolo 37
Before it’s too late
 
 
 
 “Even if time is not on our sides, it’s OK
There’s only one life to live so before it’s too late
Hold my hand”
Shinee, Runaway
 
 
 
Era notte fonda, le luci delle stelle penetravano a stento tra il fogliame e solo il suono del fiume in fermento guidava Siwon nella giusta direzione.
 -Rammenti il luogo in cui ci siamo separati la scorsa estate? –, gli aveva chiesto il principe.
Erano passati mesi dalla prima ed ultima volta che aveva messo piede in quel tratto di foresta, tuttavia la sua mente attenta ne aveva registrato meticolosamente ogni dettaglio.
-Sì. -  
Non poteva di certo dimenticare il luogo in cui aveva perduto il suo principe, una macchia sul suo orgoglio che gli bruciava ancora prepotentemente sulla pelle. Altri non sarebbero stati in grado di distinguerlo, ma lui ricordava in modo vivido gli odori ed i suoni di quel punto sperduto tra tre fronde.
-Una volta lì segui lo stretto sentiero che scende lungo la scarpata e prosegui a est, finché non raggiungi una grotta. Loro ti troveranno. –
Erano state queste le indicazioni di sua grazia per raggiungere il luogo in cui si nascondevano i Ribelli.
I Ribelli, pensò Siwon assottigliando le labbra.
Ancora faticava a crederci. Da anni quel gruppo di banditi gettava scompiglio e minacciava il regno, eppure non avevano torto un capello al suo principe, al contrario l’avevano salvato, si erano presi cura di lui e non era mai stato loro prigioniero. Quella storia gli procurava non poche perplessità, tuttavia si fidava ciecamente del giudizio di sua grazia.
-Sarai interrogato e prenderanno le dovute precauzioni, tu riferisci loro che ti mando io e chiedi di Lee Jinki, se lui non dovesse fidarsi domanda di Taemin, sono certo che si ricordi di te. –
La voce del principe risuonò nella sua mente come un soffio leggero e a Siwon si strinse il cuore in petto. Di nuovo era stato costretto a lasciare il suo fianco. Si vergognava immensamente, ma dopotutto stava eseguendo degli ordini fondamentali e da bravo cavaliere quale era riconosceva nelle scelte del principe una logica fredda ed impeccabile.
-Baderò a me stesso -, aveva detto.
Siwon non aveva dubbi in proposito, ma tutto stava nel modo in cui intendeva badare a sé stesso.
Il cavaliere scosse il capo. Non doveva lasciarsi distrarre da tali pensieri o avrebbe rischiato di mettere un piede in fallo e fare dietrofront all’istante.
Lee Jinki, Lee Taemin, Choi Minho, ripeté per la millesima volta nella sua mente i nomi dei Ribelli che Kibum gli aveva ordinato di rammentare.
E Kim Jonghyun.
All’ultimo nome fu percorso da un fremito e strinse l’elsa della spada.
-In questi mesi siamo stati insieme come due persone che sia amano. –
A Siwon era parso d’inghiottire un rospo e anche ora la sensazione era la medesima.
Il cavaliere si fermò per saggiare con tatto la rugosità di un tronco ed annusare l’aria all’intorno. Lì la boscaglia era più fitta, i profumi dell’erba più pungenti ed il fiume deviava con vigore nella scarpata sottostante, producendo un suono simile a quello del rullare di mille tamburi. Era quello il luogo.
Guidato dal fiume uscì dalla boscaglia per ammirare lo scorrere feroce dall’Han sotto di lui. La schiuma bianca s’arricciava intorno alle rocce come merletto scosso dal vento e la luna d’argento si rifletteva tra i flutti. Il salto erano notevole e Siwon si chiese come il principe fosse riuscito a sopravvivere.
Indubbiamente qualche strana forza stava vegliando su di lui, pensò.
Imboccò il sentiero e proseguì.
 
 
***
 
 
Jinki accarezzò il crine sudaticcio del cavallo e si mosse cauto tra le rocce.  Il suono dei suoi stivali sui rigagnoli morenti del fiume, che puntellavano la piccola grotta all’ingresso del Rifugio, riecheggiò all’intorno mentre dall’esterno giungeva il rumoreggiare dell’Han.
Essere finalmente a casa era un vero sollievo e non vedeva l’ora di mettere gli altri al corrente degli ultimi avvenimenti. Nonostante l’iniziale conversazione con Leeteuk l’avesse messo molto sulle spine, facendogli più volte temere di non ottenere il supporto desiderato, le trattative si erano svolte nel migliore dei modi. Dunque Leeteuk, l’ombra dietro allo stesso Leader dei Ribelli, era finalmente disposto ad uscire allo scoperto dalla sua tana.
Jinki sorrise tra sé. Ovviamente suo cugino intendeva essere molto cauto.
-Se dovessimo fallire è importante preservare un minimo di forze -, aveva detto.
Jinki non poteva che trovarsi d’accordo.
Possiamo perdere dei rami, ma non le radici, pensò.
La sua permanenza da Leeteuk era durata più del previsto e insieme avevano iniziato ad elaborare un piano. Non avevano alcuna certezza e lo sapevano entrambi, ma Jinki era certo di aver accumulato abbastanza forze da poter dare ai Ribelli e a Kibum una speranza in più. Lo stesso piano attendeva notizie da Soul per essere definito nei dettagli e passare così all’azione.
Ma dobbiamo muoverci!, pensò stringendo i pugni.
In quei giorni era giunta notizia di un decreto reale che annunciava l’imminente incoronazione dell’erede al trono e della cerimonia di fratellanza con il lord di Busan.
-Decisamente in anticipo rispetto alla consueta tabella di marcia -, aveva subito osservato Leeteuk, sorseggiando del tè.
Jinki ne aveva convenuto appieno, ma se l’altro era riuscito a rimanere apparentemente impassibile, lui aveva sgranato gli occhi ed era stato percorso da un brivido. Un mese era decisamente poco, senza contare che la decisione effettiva risaliva a minimo una settimana prima. Facendo due semplici calcoli tra il funerale dell’imperatore ed i cento giorni rituali che erano stati ridotti ad un mese, Jinki aveva stimato che avevano circa due settimane di tempo. Scarse. E indubbiamente scarso era il tempo che rimaneva loro.
E a Kibum, aveva pensato con crescente apprensione.
Dunque, nonostante non avesse ancora notizie positive da Soul, l’esercito era già stato organizzato ed ora era semplicemente in attesa.
Jinki si passò una mano tra i capelli, avvertendo l’adrenalina accumulata in tutte quei giorni sfumare. Stava per condurre il cavallo lungo il passaggio segreto che l’avrebbe riportato a casa, lì, oltre la consistenza spessa ed umida delle rocce, quando dei passi lo fecero sobbalzare. Il Leader dei Ribelli scivolò dietro un masso ed afferrò l’elsa della spada estraendola con un movimento fluido, poi s’appiattì nell’oscurità maledicendo la presenza del cavallo che indubbiamente l’avrebbe tradito.
I raggi della luna che giungevano pallidi all’interno della grotta evidenziarono il sopraggiungere di un’alta figura.
Jinki assottigliò gli occhi e s’irrigidì. Non era uno dei suoi Ribelli e ciò lo mise subito in allarme. Osservò attentamente il modo in cui il nuovo venuto si muoveva circospetto nel tentativo di sondare l’oscurità, mentre tastava le rocce. Al Leader dei Ribelli fu chiaro come la luce del sole a mezzogiorno ciò che stava cercando.
Lui sa’, pensò con un moto d’ansia.
Chi era? Una guardia reale, un soldato di Busan, una spia o forse qualcuno inviato da Kibum? Benché l’ultima possibilità gli sembrasse quella meno verosimile pregò con tutto sé stesso che fosse così.
Il Leader studiò attentamente i movimenti dell’altro a partire dal mondo in cui accarezzava l’elsa della spada. Doveva sicuramente trattarsi un cavaliere, non di un semplice soldato, e non appena il suo viso fu investito da un raggio lunare poté dire con certezza che non si trattava dello stesso che aveva incontrato a Seungil. Tuttavia ciò non lo rassicurò.
Jinki si raddrizzò, sorrise tra sé e uscì dall’ombra, la spada sguainata ma abbandonata lungo il fianco. Lui, Lee Jinki, non aveva bisogno di armi simili, tuttavia far credere il contrario aveva sempre i suoi vantaggi.
-Un po' tardi per una passeggiata notturna -, disse tranquillamente sfoderando un sorriso amichevole.
L’uomo si voltò di scatto sguainando la spada proprio.
Il sorriso di Jinki si tramutò in un sogghignò e la spada del cavaliere fluttuò a mezz’aria davanti al suo padrone con la lama puntata alla sua stessa gola.
L’uomo rimase immobile e solo una lieve contrazione della sua mascella provò che si trattava di un essere vivente e non di una statua.
I passi del Leader riecheggiarono della grotta, finché non si fermò di fronte all’altro unendo le mani dietro la schiena.
-Le ore notturne sono notoriamente le più fresche. –
Jinki lo squadrò attentamente.
-Osservazione corretta, tuttavia questo è indubbiamente un luogo strano dove fare una passeggiata. –
-Mi godevo il panorama. -
Jinki inarcò un sopracciglio e poi rise; a dispetto delle apparenze quel tizio aveva senso dell’umorismo.
E sangue freddo, valutò tra sé.
Non era un cavaliere qualunque, probabilmente veniva da Soul ed era agli ordini di un nobile.
Di nuovo, Jinki pregò che si trattasse di Kibum.
Ad un suo cenno del capo la lama premette con più forza sulla gola dell’altro. Il Leader dei Ribelli aveva tutta l’intenzione di capire con chi aveva a che fare. Poteva essere una trappola oppure ciò che stavano aspettando. Una cosa era certa: meglio essere cauti.
Questa volta il cavaliere parve titubante e lo sguardo di Jinki si fece più duro.
-Chi sei e chi ti manda? –
Jinki era stufo di giocare e non aveva tempo da perdere. Se fosse stato necessario avrebbe sottoposto il cavaliere ad un serrato interrogatorio seduta state. Poco importava l’umidità appiccicosa che regnava nella grotta, l’ora tarda e le ombre fitte che a fatica gli permettevano di leggere il viso dell’altro. Il Leader sbatté gli occhi e la lama premette sul collo dell’altro costringendolo a fare un passo indietro e a spostarsi sotto i raggi della luna.
-Choi Siwon e mi manda l’erede al trono di Chosun, Kim Kibum. Sono la sua guardia del corpo…-
- La sua guardia del corpo è morta la scorsa estate proprio in questa foresta. –
Il viso di Siwon si contrasse in un mezzo sorriso.
-Vi sembro forse un fantasma? Sono vivo e vegeto. –
Jinki lo squadrò. Da quanto ne sapeva lui la guardia di Kibum era morta, ma era anche vero che non avevano trovato il suo corpo, solo tracce di sangue ed una lama abbandonata che Kibum aveva riconosciuto essere quella del suo servitore. Forse il cavaliere diceva il vero, oppure era una trappola: Kibum era stato scoperto e sia lui che loro erano persi per sempre.
-E magari una spia. -
-Se fossi una spia non conoscerei il punto esatto dell’ingresso al Rifugio. –
-A meno che Kim Kibum non sia stato scoperto e costretto a parlare. -
Siwon annuì, incurante della lama che premeva sulla sua gola. Un caldo rivolo di sangue gli scese lungo il collo. Sua grazia gli aveva riferito del fatto che i Ribelli sarebbero stati molto prudenti, tuttavia non aveva alcuna intenzione di perdere tempo. La sicurezza e la vita del suo principe dipendevano dal messaggio che custodiva gelosamente nella sua testa.
-Voglio parlare con Lee Jinki. – Disse pur sapendo che probabilmente lo stava già facendo, poiché sapeva grazie al principe dell’abilità del Leader dei Ribelli.
Jinki sogghignò. – lo stai già facendo. –
-Provatelo. –
Siwon intendeva metterlo alla prova esattamente come l’altro stava facendo con lui; poteva rivelarsi un buon modo per convincerlo della sua genuinità.
Jinki scoppiò a ridere di nuovo. Quel tizio era un osso duro e sapeva ciò che voleva.
-Se conosci il nome di Lee Jinki devi anche essere al corrente della sua abilità e credo di averla palesata sin dall’inizio. -
Siwon annuì. Finalmente parlavano sullo stesso piano. Ad un cenno del capo dell’altro riprese a parlare. Lui aveva la sua prova ed ora era il suo turno.
-Il principe ha inviato dieci messaggi nelle ultime settimane. –
Recitò a memoria il contenuto di ognuno di essi e Jinki l’ascoltò attentamente. Il Leader era impressionato, tuttavia benché i suoi dubbi iniziassero ad assottigliarsi rimase sull’attenti. I loro nemici poteva essere venuti a conoscenza di quei messaggi…
Ma allora perché lasciare che giungessero a destinazione?, pensò.
Non aveva senso.
Ad ogni modo fu altro ad attirare la sua attenzione e a convincerlo della genuinità dell’altro. Non si trattava del contenuto delle sue parole, bensì del modo in cui esse venivano pronunciate.
Devozione. Questa parola attraversò la sua mente come un fulmine al ciel sereno. Vi era devozione nel tono del cavaliere, preoccupazione per il suo principe e la parte più intima di Jinki ne fu segretamente commossa. Quel tizio sembrava davvero essere la guardia del corpo di Kibum, la stessa che il più piccolo aveva pianto per settimane. Come fosse sopravvissuto non ne aveva idea, ma era evidente che dal momento in cui il principe era tornato a Soul, Choi Siwon si era dedicato a lui anima e corpo.
-Ricordati, Jinki, la verità spesso si trova oltre le parole. –
Leeteuk glielo diceva spesso e lui aveva sempre cercato di vedere oltre. Non era forse accaduto lo stesso con Kibum? Aveva iniziato a comprenderlo nel momento in cui i loro occhi si erano incontrati e le parole avevano semplicemente fatto da cornice ad un dialogo più intimo e profondo.
Siwon alzò lentamente una mano per picchiettarsi un indice sulla tempia.
-La mia testa custodisce qualcosa di molto importante. -
Jinki fremette.
-Cosa? –
-La vostra chiave d’accesso al palazzo reale. –
 
 
 
***
 
 
 
 
Sembrava impossibile eppure Jonghyun aveva dormito come un sasso. Un sonno terribilmente profondo e pesante al punto che, il mattino successivo, aveva impiegato un po' per rimettere in fila i propri pensieri. Tuttavia una cosa era più che certa: la sbronza della notte precedente era stata davvero una pessima idea. Il capo gli doleva ancora e la sua voglia di alzarsi dal letto era inesistente. Solo un pensiero coerente lo spronava a trovare le forze. Kibum. Jonghyun rammentava con estrema chiarezza le ore, prima di addormentarsi, che aveva passato a rigirarsi tra le lenzuola a riflettere. In realtà, più che riflettere era stato un disperato tentativo d’imporsi di non montare a cavallo e galoppare in direzione di Soul. Naturalmente era ben consapevole dei rischi, della logica ferrea che Minho aveva snocciolato in modo da mettere a tacere qualunque suo proposito. Tuttavia…come poteva? Aveva troppo da recuperare, troppo da farsi perdonare, troppo da capire e, soprattutto, era troppo preoccupato.
Se ti accadesse qualcosa e io non fossi lì a proteggerti…, questo pensiero continuava a tormentalo.
Alla fine dei martellii più forti ed insistenti l’avevano fatto sobbalzare per scoprire che non si trattava della sua testa, ma di qualcuno che bussava concitatamente alla porta. Si era alzato barcollante per trovarsi davanti un Minho dall’aria trafelata e Jonghyun aveva compreso nell’immediato che in quelle deliranti ore notturne era accaduto qualcosa.
-Jinki è tornato e con lui c’è un messo giunto da Soul. –
Soul…, al nome della città imperiale il cuore di Jonghyun aveva iniziato a battere all’impazzata.
A Jonghyun non era servito altro, il suo mal di testa era svanito di colpo e si era precipitato nello studio di Jinki: se c’erano delle novità o quanto meno la speranza di salvare Kibum il prima possibile desiderava saperlo. Così aveva fatto irruzione guadagnandosi delle occhiate di rimprovero da parte di Taemin che, per completare il quadro di totale disappunto, aveva roteato gli occhi.
Ora, lui e gli altri sedevano a gambe incrociate su dei cuscini in attesa di conoscere le ultime novità. Delle tazze di fumanti ed intoccate erano state disposte sul tavolino davanti a loro, ma nessuno sembrava interessato ad esse, solo Jinki lanciava ogni tanto delle occhiate nella loro direzione.
Jonghyun sedeva rigido con i nervi tesi e l’unico effetto che il profumo del tè esercitava su di lui era impedirgli di scattare come una molla. Sospirò e strinse le mani sulle cosce. Erano passati pochi minuti dal momento in cui aveva messo piede lì, tuttavia gli sembrava che il tempo scorresse ad una lentezza snervante. Jinki aveva l’aria di uno che aveva tutta l’intenzione di prendersela comoda. Jonghyun si domandò se lo facesse apposta o se fosse semplicemente stanco e provato. Di norma avrebbe proteso per la prima ipotesi, ma in questo caso valutò attentamente l’espressione del Leader. Jinki aveva delle occhiaie profonde e segnargli il viso e più volte si era passato le mani su di esso e tra i capelli.
Jonghyun lanciò un’occhiata incuriosita al messaggero prima che la lentezza di Jinki gli facesse prudere le mani. Doveva togliersi ogni tipo di pensiero impulsivo dalla testa. Quel tizio, valutò, non poteva essere un comune messaggero se era lì a perorare la causa di Kibum, o magari giunto su ordine del più piccolo. Inoltre, il modo rigido in cui sedeva, le mani posate piatte ed imperturbabili sulle cosce, la spada risposta di lato ed il viso serio e freddo lo denotavano senza ombra di dubbio come un cavaliere, o quanto meno un soldato.
No, pensò Jonghyun, questo tizio è un cavaliere e ricopre anche una posizione elevata.
Le conoscenze di Jonghyun in merito erano limitate, tuttavia aveva assalito abbastanza carrozza da saper distinguere un semplice soldato da un cavaliere ai diretti ordini di un nobile. Quel tizio rientrava indubbiamente nella seconda categoria. Era un concentrato di freddezza ed attenzione, e Jonghyun non dubitava che fosse in grado di estrasse la lama con estreme velocità per spiccare seduta stante i capi di tutti i presenti. Solo le sue mani ogni tanto tremavano, ma non erano che gli scatti involontari dei nervi.
Jonghyun deglutì, dal momento in cui erano state fatte le dovute presentazioni quel tizio non aveva smesso di lanciargli delle occhiate di sottecchi.
I loro occhi s’incontrarono per la frazione di un secondo e di fronte a quel gelo Jonghyun fu percorso da un brivido.
Mi sta studiando, valutò tra sé.
Il Leader bevve un sorso di tè, ripose la tazza e si schiarì la gola.
-Siwon è qui su ordine di Kibum. –
Jonghyun fremette, Taemin aprì la bocca producendo una perfetta forma ovale e Minho rimase rigido e attento, solo i suoi occhi tradirono un minimo di vita e s’assottigliarono.
Jinki rivolse un’occhiata al cavaliere per invitarlo a proseguire al suo posto.
-Sua grazia -, disse Siwon con una punta d’orgoglio, - mi ha inviato qui quale messaggero. Non si fidava ad affidare a dei semplici piccioni viaggiatori il messaggio che sto per comunicarvi. –
Siwon raccontò della mappa e del passaggio, senza tralasciare alcun dettaglio o piano sommario che lui e Kibum avevano valutato per permettere ai Ribelli di entrare a palazzo.
Jonghyun ascoltò attento e sospettoso. Potevano davvero fidarsi di quel tizio, era stato davvero il suo Kibum a mandarlo o era tutta una montatura per attirarli in qualche trappola?
Si mordicchiò il labbro inferiore, poi sorrise involontariamente tra sé. Quella era un’abitudine nervosa che aveva preso da Key. Scacciò quel pensiero nostalgico per tornare a concentrare la propria attenzione su Siwon.
Sempre che sia il suo vero nome, s’appuntò.
Forse era l’apprensione per il più piccolo, o il semplice fatto che il cavaliere alternava il suo sproloquio ad occhiate indefinite nella sua direzione, in ogni caso voleva appurare la veridicità dell’intera faccenda.
Se fosse stato una spia loro si sarebbero ritrovati in guai molto grossi. Kibum per primo. Jonghyun non aveva alcuna intenzione di mettere a rischio la sicurezza di Key per nulla al mondo. Il semplice fatto di non essere accanto a lui gli scatenava una marea di sensazioni spiacevoli.
Potrebbe essere scoperto, torturato…, pensò con orrore.
Scacciò con forza questi pensieri capaci destabilizzarlo emotivamente e l’aria intorno a lui iniziò a surriscaldarsi.
In risposta, il cavaliere arricciò il naso con un moto di evidente fastidio, mentre si guardava intorno alla ricerca della fonte di calore.
Spero per te che tu non sia una spia, altrimenti non sarà di certo l’aria ad andare a fuoco!, pensò Jonghyun.
-Ora..- iniziò Jinki.
-Che prove abbiamo? – scattò Jonghyun.
Gli altri si voltarono per fissarlo, allibiti, e solo il cavaliere rimase impassibile. Non solo quella era la prima frase decisa e forte che pronunciava da settimana, ma aveva anche interrotto una frase di Jinki sul nascere e tutti Ribelli dotati di un minimo di senno sapevano che era qualcosa da non fare mai, nella maniera più assoluta. Tuttavia, Jonghyun non aveva alcuna intenzione di curarsene, poiché aveva cose più importanti a cui pensare. Ad ogni modo, o per fortuna, Jinki gli sorrise appena come rincuorato da quella reazione improvvisa.
-Se fosse una spia? Dice che lo manda Kibum, ma non abbiamo alcuna prova a sostegno. Perché dovremmo credergli? –
Si voltò verso il cavaliere, sfidandolo apertamente.
-Potrebbe essere stato il lord di Busan a mandarti qui, magari con l’intento di mettere a tacere dei sospetti, oppure ha scoperto qualcosa, intercettato i messaggi di Key…-
Il cavaliere lo fissò perplesso.
-Kibum -, si corresse Jonghyun. – Dici di conoscere una via per entrare nel palazzo eppure non ci mostri alcuna mappa. Dovremmo forse credere semplicemente alle tue parole e lasciarci guidare da te nel cuore del potere imperiale? –
-Dovete credere a sua grazia. –
-Tsk, Kibum non è qui, qui ci sei tu e io non mi fido di te senza prove. Dov’è questa mappa? Mostrala e forse mi lascerò convincere. –
-Non ce l’ho -, rispose il Siwon.
Il cavaliere sembrava tranquillo, come se si fosse aspettato di dover rispondere a simili accuse.
Bhe, pensò Jonghyun, si vede che non è uno sprovveduto, avrà previsto tutto!
-Non ce l’hai -, ripeté piccato.
-Sua grazia mi ha ordinato d’imprimerla nella mente e poi di distruggerla. -
Jonghyun gli rivolse un sorriso sghembo. Quella era decisamente una buona risposta e se non fosse stato indisposto dagli sguardi irritanti del cavaliere probabilmente non avrebbe esitando a credervi. Dentro di sé sorrise orgoglioso. Poteva ben immaginare gli ingranaggi muoversi veloci nella testolina felina e astuta del più piccolo. Key era sempre stato scaltro, su quello non vi erano dubbi, ed un ordine simile gli s’addiceva. Tuttavia quella semplice constatazione a non aveva alcun valore di prova, non per lui.
-Oppure è un modo per non indurci a tagliarti la testa seduta stante! –
Taemin sbuffò sonoramente.
-Stupida zucca vuota! Conosco questo cavaliere, era con Kibum al mercato la scorsa estate. –
Jonghyun aprì e richiuse la bocca a vuoto. Se era così allora si trattava della guardia del corpo del principe, la stessa che avevano cercato invano per settimane.
-Non era morto? -
-Ti sembra morto? – domandò Minho.
Jonghyun scosse il capo. No, non sembrava morto per niente. Ad ogni modo voleva appurare la situazione da ogni punto di vista.
-E quindi il sangue, la spada che abbiamo trovato? Potrebbero essere stati degli espedienti abilmente calcolati per fare il doppio gioco. –
Questa volta i muscoli facciali del cavaliere si contrassero con prepotenza. Jonghyun lo vide combattere con sé stesso per non estrarre la spada. Probabilmente se era fedele a Kibum come diceva la sua idea doveva fargli ribrezzo.
-Non è così -, intervenne Jinki. – Come mi ha già riferito è stato mesi nelle prigioni di Soul e poi a Busan sotto stretta custodia. –
Jonghyuh fece una smorfia. – Ma…-
-La fedeltà di Siwon nei confronti di Kibum non è oggetto di discussione. L’ho già appurata io stesso. –
Jinki bevve un sorso di tè e Jonghyun capì che doveva tacere. L’indulgenza del Leader aveva dei limiti e lui li aveva ampiamente superati con poche ed abili mosse. Se Jinki diceva che quel Siwon non era una spia, ebbene, non era una spia. Fine e tanti saluti.
Jonghyun tirò un sospiro di sollievo. Nonostante il suo orgoglio ferito si fidava ciecamente di Jinki e sapeva che aveva un ottimo metro di giudizio. Si sentì rincuorato ed il suo pensiero andò subito a Kibum.
Resisti, pensò mentre un piacevole tepore gli scaldava il cuore.
-Ora che i dubbi di Jonghyun sono stati messi a tacere abbiamo cose più importanti di cui discutere. –
Calò il silenzio e tutti rimase in attesa.
Jinki bevve un altro sorso di tè.
-Leeteuk ci ha accordato il suo supporto e appoggia le nostre intenzioni, questa è indubbiamente una buona notizia. Convincerlo non è stato facile, ma c’era d’aspettarselo. Non vuole compromettere la sua posizione e rischiare più del dovuto, tuttavia riconosce l’importanza di questa operazione ed è disposto a fidarsi di Kibum. –
Jonghyun aggrottò la fronte e sbuffò. Lui era l’unico, ad accezione di Minho che condivideva parte del passato dei Lee, a conoscere l’identità dell’ombra che si nascondeva dietro ai Ribelli. Non conosceva i dettagli, ma sapeva che il congiunto dei Lee aveva svolto, e continuava a svolgere, un ruolo fondamentale. Tuttavia per qualche strano motivo, benché non l’avesse mai incontrato, non gli andava a genio. A dirla tutta nessun nobile gli andava a genio, quanto meno a parole. In un modo o nell’altro finiva sempre per avere a che fare con loro ed era molto irritante! In quella prospettiva il suo legame con Kibum era sicuramente il massimo dell’ironia.
-Come ci aiuterà? – domandò Taemin.
-Ci darà il suo esercito. –
-Credevo che umma non volesse spargimenti di sangue -, osservò Taemin in soffio.
Jinki annuì, ma fu Siwon a parlare.
-E’ così. Sua grazia ha espresso a più riprese il desiderio di limitare al massimo spargimenti di sangue. Naturalmente è consapevole di non poterli evitare del tutto, ma vorrebbe un minimo di discrezione anche nei confronti della popolazione civile. Niente rappresaglie per le strade o eserciti alle porte di Soul, tutto deve consumarsi all’interno del palazzo. –
Siwon sospirò e fece una smorfia. – Sfortunatamente il legame che unisce Soul a Busan è fondamentale per la sicurezza di Chosun contro Nihon, sicurezza che il principe non intende compromettere in alcun modo rischiando un’aperta guerra civile. Indubbiamente una situazione simile farebbe apparire Chosun debole agli i nostri vicini che potrebbero decidere di approfittarne. –
Jonghyun ascoltò ammirato e con crescente apprensione, oltre ad un senso di frustrazione che si stava scavando una profonda voragine dentro di lui. Kibum aveva elaborato tutto questo da solo e ben consapevole delle scelte pericolose che stava facendo. Se all’inizio il ritorno a Soul di Kibum gli era parso come la conclusione naturale ed inevitabile alla luce dell’identità del più piccolo, ora comprendeva che dietro vi era molto di più. Dentro di lui andava formandosi una visione sempre più lucida e spaventosa. La sua preoccupazione per il più piccolo montò con furia e strinse i pugni sino a farsi sbiancare le nocche.
Che cosa ci faccio qui?, si chiese.
Siwon aggrottò la fronte. –Dunque vorrei conoscere la natura del vostro piano -
Jinki annuì e si umettò le labbra.
-Kibum non può sperare di mettere il lord id Busan alle strette da solo o non ci sarebbe stato bisogno di tutto questo –, iniziò Jinki riflettendo tra sé per fare mente locale.
 -Sfortunatamente, come ci ha detto lui stesso, ha da tempo fatto terra bruciata intorno a sé a corte, di conseguenza non ha alleati tra i nobili, né la fedeltà dell’esercito imperiale, sempre che quello attuale possa definirsi tale. Tutto il potere è nelle mani del lord di Busan e lui non è che un ostaggio utile per il suo sangue agli scopi del suo promesso.  –
Jonghyun digrignò i denti. Le sue speranze era state davvero vane e sciocche. L’aria intorno a lui divenne ancora più calda. Non c’era amore per Kibum a Soul, né sicurezza.
-Dunque -, proseguì Jinki, - è totalmente solo. –
Il Leader fece una breve pausa e bevve un altro sorso di tè.
-Tuttavia la sua presenza a Soul è fondamentale. Garantisce a noi una via relativamente sicura e a sé stesso la possibilità di sfidare il suo promesso e riprendersi ciò che è suo di diritto. Il nostro piano consiste nel fornirgli un appoggio, uno scudo in modo che possa agire. Diversi uomini di Leeteuk si uniranno a noi, altri rimarranno nei dintorno del palazzo e se la situazione dovesse precipitare verranno in nostro soccorso. Il nostro compito sarà quello di agire più segretamente possibile, quanto meno all’inizio, dopo di che dovremmo creare confusione, convincere i nostri nemici che siamo molti di più e molto più forti del reale, in questo modo daremo a Kibum una speranza e il supporto che gli serve per disfarsi del suo promesso. –
Siwon annuì con vigore.
-E Leeteuk? –, volle sapere Taemin.
Jinki sogghignò.
Prevedere ciò che avrebbe fatto loro cugino era pressoché impossibile. Probabilmente si sarebbe goduto il tutto da una posizione privilegiata, in attesa, oppure non avrebbe resistito all’idea di complottare con i nobili ed elargire promesse al fine di ottenere un sostegno per Kibum.
-Non ne ho idea -, rispose semplicemente. –Ma non dobbiamo preoccuparcene, l’importante è avere i suoi uomini a rimpolpare le nostre file. –
-Naturalmente io vi guiderò all’interno del palazzo, sua grazia mi ha affidato personalmente questo compito -, disse Siwon.
Jinki annuì.
Jonghyun non seppe se sentirsi sollevato da tutti quei discorsi. Il quadro che avevano dipinto pareva semplice, la missione quasi una passeggiata, ma non era così. Al contrario. La loro posizione era appesa ad un filo e così quella di Key. C’era poco da stare tranquilli. Si passò una mano sulla fronte e tra i capelli scoprendoli sudati. L’aria era davvero calda.
-Ora veniamo alla pessima notizia. –
Jonghyun sbarrò gli occhi. Cattiva notizia? Le altre potevano definirsi belle? Delle speranze, forse, un piano disperato, ma nulla di più.
Forse per loro che avevano saputo tutto sin dall’inizio solo ora la situazione iniziava a farsi rosea.
Da un lato, Jonghyun fu felice di esserne stato all’oscuro.
Non ce l’avrei mai fatta a lasciarti andare, anche così mi ha quasi distrutto.
Sapeva bene di essere stato l’ombra di sé stesso nelle ultime settimane.
-La cerimonia d’incoronazione è stata anticipata e così quella di legame tra Kibum e il suo promesso. Abbiamo due settimane. –
Due settimane, pensò Jonghyun. Fu come ricevere una secchiata d’acqua gelata. Lo sapeva, ora rammentava, l’aveva letto la sera precedente nel decreto reale affisso lungo le vie di Hanamsi, lo stesso che l’aveva indotto a prendersi una sbornia con i fiocchi. Quella notizia l’aveva totalmente destabilizzato. Era stato come se la verità gli fosse stata gettata in faccia brutalmente.
Kibum legato ad un altro, tra le braccia di un altro.
Provò un senso di fastidio viscerale, perché se prima nutriva la segreta speranza di un minimo di felicità tra Kibum ed il suo promesso, ora sapeva che era un’inutile illusione.
Lo vuole solo per il trono. Cosa ne sarà di lui?, pensò con orrore.
Due settimana e se non avessero agito in tempo l’avrebbe per sempre.
Che cosa ci faccio ancora qui?
 
 
***
 
 
L’aria della sera era umida e non un filo di vento smuoveva i rami intricati della foresta davanti a lui.
Percorso da un brivido, Jonghyun si strinse nel mantello. La vegetazione aveva un aspetto sinistro tuttavia, benché una sorta d’inquietudine indefinita l’avesse assalito non appena era uscito all’aria aperte, non aveva alcuna intenzione di tornare sui suoi passi. Ovunque il suo Kibum fosse stato relegato tra le pareti di marmo e le suppellettili dorate, lui l’avrebbe trovato. Avrebbe vegliato silenziosamente sul più piccolo sino all’arrivo degli altri. Era quello il suo posto. E quello era il suo piano.
Jonghyun aveva passato le restanti ore della giornata nuovamente chiuso in stanza a fissare il soffitto o a rigirarsi sul letto, tormentato da quell’unica e semplice domanda e cui non sapeva dare risposta.
Che cosa ci faccio ancora qui?
Da qualunque prospettiva l’analizzasse l’esito era semplice e chiaro, ma allo stesso tempo s’ergeva pericoloso ed invalicabile come un muro di spessi mattoni.
Prima che si rinchiudesse nelle proprie stanze, Minho l’aveva raggiunto prendendolo saldamente per un polso.
-Non farti venire strane idee-, gli aveva intimato.
-Non ho strane idee -, aveva mentito spudoratamente.
Bhe, non aveva idee strane, davvero. Desiderava solo montare a cavallo e raggiungere Kibum. Semplice. Nulla di più, nulla di meno. Lo sapeva che era un azzardo, ma non riusciva a starsene con le mani in mano. Il solo pensiero gli procurava ripetute stilettate al cuore.
-Se provi a fare qualcosa di stupido vanificherai tutti i nostri sforzi -, aveva fatto eco Taemin alle parole di Minho.
Jonghyun aveva sbuffato. Lo sapeva bene, non era di certo sua intenzione fare qualcosa di stupido! Infatti intendeva prendersi qualche ora per vagliare con calma l’intera faccenda.
Insediato da mille pensieri si era rigirato sul letto, respirando il profumo del più piccolo rimasto intrappolato tra le lenzuola. Durante l’ultima notte d’amore che aveva passato con Kibum, Jonghyun aveva percepito su di sé e intorno a sé tutto l’amore dell’altro, era stato palpabile come i loro corpi che si sfioravano, si accarezzavano, come i loro baci umidi, intensi e pieni del sapore della bocca dell’altro. Per Jonghyun era stato come assaporare delicatamente un aroma leggero e perfetto. Una notte splendida attraversata da un brivido silente che portava con sé una paura strisciante, simile ad una lama sottile avvolta nella seta. Quella notte l’aveva rigenerato, ma l’aveva anche distrutto. Come poteva rimanere lì in attesa quando le sensazioni, le emozioni ed il semplice ricordo delle carezze dell’altro erano così vivide sulla sua pelle?
Alla fine si era alzato di scatto per recarsi dal cavaliere. Prima di prendere qualunque decisione definitiva desiderava scambiare qualche parola con lui. Aveva la sensazione che gli altri gli nascondessero ancora qualcosa, soprattutto quella peste di Taemin. La sua intenzione era quella di lasciare i Rifugio con un quadro completo, in questo modo nessuno avrebbe potuto accusarlo d’impulsività.
Siwon era stato sistemato nel vecchio studio di Key, Jonghyun l’aveva trovato rigido come l’aveva lasciato: le gambe incrociate e la spada risposta al fianco. Ne era rimasto impressionata. Che cosa quel tizio assurdo stesso pensando era impossibile dirlo con certezza.
La stanza era avvolta nella penombra e lui, senza rifletterci troppo, aveva acceso con la sua abilità delle candele di cera poste su un alto candelabro. Subito delle piccole fiamme gialle e arancio avevano iniziato a danzare silenziose.
Solo allora Siwon aveva aperto gli occhi di scatto facendo correre la mano all’elsa della spada.
-Mezzosangue -, aveva detto lui senza troppi preamboli a mo’ di spiegazione.
Odiava parlare delle sue origine, della sua condizione spesso guardata con disgusto. Quante volte quel sangue misto l’aveva fatto sentire un relitto umano? Innumerevoli. Agli occhi dei nobili era un reietto e a quelli della gente comune qualcuno di cui non ci si poteva fidare. Solo i Ribelli lo avevano accolto e solo l’amore di Kibum l’aveva fatto sentire importante e completo.
Siwon gli aveva rivolto un’occhiata ansiosa e preoccupata prima di domandargli da dove provenisse.
-Busan – aveva risposto.
Sbuffando, si era seduto cercando d’ignorare le continue occhiate sconcertate di Siwon. Che diamine aveva quel tizio? Bhe, lui era andato lì per parlare di cose molto più importanti che della sua triste storia. Si era maledetto tra sé per aver fatto uso della sua abilità e poi aveva iniziato a parlare senza mezzi termini. Di giochetti e frasi a metà ne aveva abbastanza.
-Kibum -, aveva detto avvertendo la gola secca. – Lui ti ha parlato di me? –
Non era stato questo il modo in cui intendeva iniziare, ma forse mettere le carte in tavola sin dall’inizio era meglio per tutti. Avevano già iniziato con il piede sbagliato.
Siwon aveva reclinato il capo di lato in segno d’assenso. Sin dal primo momento in cui i loro occhi si era incontrati, Jonghyun si era sentito studiato dall’altro e, per qualche strano motivo, usare la sua abilità aveva aumentato la diffidenza del cavaliere.
-Lui mi ha parlato di te -, aveva detto Siwon, questa volta a voce.
Jonghyun si era ritrovato di nuovo a sbuffare e a passarsi una mano tra i capelli. La sua stessa agitazione l’aveva innervosito.
-Io -, aveva riaperto bocca indeciso su cosa dire. Ma ogni discorso sensato era morto nella sua mente non appena aveva acceso quelle stupide candele.
Jonghyun si era umettato le labbra. Dal modo in cui il cavaliere l’aveva guardato non sembrava che Kibum avesse detto cose positive sul suo conto e se così fosse stato non poteva di certo biasimarlo. Aveva sorriso tra sé cercando di celare i timori dell’ira del più piccolo a causa dell’ultimo bacio che gli aveva rubato, ma anche divertito all’idea del visetto imbronciato dell’altro. Aveva poi scosso il capo per allontanare quelle visioni. Non poteva premettersi distrazioni. Di nessun genere.
-Lui ti ama -, aveva detto Siwon cogliendolo di sorpresa.
Una fiamma calda si era accesa nel petto di Jonghyun, smorzata solo dallo sguardo glaciale del cavaliere. Jonghyun aveva capito che quel tizio era molto protettivo nei confronti di Kibum e nonostante quelle occhiate lo mettessero a disagio ne fu felice. Se non altro il più piccolo aveva avuto qualcuno su cui fare affidamento, qualcuno disposto a proteggerlo.
-Io però non sembro attirare le tue simpatie. –
Il cavaliere aveva arricciato il naso e Jonghyun era stato costretto a reprimere una risata; era stata decisamente un’espressione buffa da vedere sul quel viso impassibile.
-In passato i sentimenti sinceri di sua grazia e le sue aspettative sono già stati traditi e ha sofferto molto, il mio compito è proteggerlo. –
Jonghyun aveva annuito. –Il tuo desiderio di proteggerlo va decisamente al di là di quello di una guardia. –
-Devo al signorino la mia vita, mi ha salvato dalla strada e concesso la possibilità di crearmi una vita migliore. Io ho deciso di riporre la mia spada ai suoi piedi, essa e la mia vita gli appartengono. –
Jonghyun ne era rimasto impressionato e commosso. La sua espressione nei confronti dell’altro si era addolcita, riconoscendo pienamente il senso di fedeltà che lo legava a Kibum.
-Tu lo ami? –, aveva domandato il cavaliere cogliendo alla sprovvista.
Dopo un attimo di sconcerto per una domanda così diretta, Jonghyun aveva sorriso sghembo e con gli occhi lucidi.
-Lui ha distrutto tutto di me, ogni idea, ogni convinzione, il mondo che credevo si è sgretolato come un castello di sabbia e mi è scivolato fra le dita, disperdendosi al vento nel momento i cui i nostri occhi si sono incontrati e lui è diventato il mio universo. -
Questa volta era stata l’espressione del cavaliere ad addolcirsi, regalandogli un raro sorriso.
-Prima di lasciarci -, aveva proseguito Jonghyun, - tra noi sono corse parole molte dure. Ho detto cose che non pensavo per proteggere me stesso ed i miei sentimenti. –
Poteva l’amore fare così male, generare ferite tanto crudeli sulla persona amata?
Siwon aveva annuito lasciando trapelare un pizzico di comprensione e lui aveva sospirato passandosi una mano tra i capelli.
-Gli ho dato un bacio che aveva sapore di un addio, credendo che lasciarlo andare significasse dargli la speranza di una felicità che con me non poteva avere. Ma mi sbagliavo. Io non so’ se da qualche parte nel mondo reale esiste uno spazio ed un tempo destinato ad essere nostro, non so’ se mi vorrà ancora, non so’ se pensa ancora a me o mi ha lasciato indietro come le foglie morte dell’autunno sulla superficie cristallina di un fiume. Io non so’ nulla, proprio come non mi è stata data la possibilità di conoscere la verità. Ma qualunque sia il nostro destino voglio saperlo in salvo, lontano da quelle ombre e da quelle paure silenziose che potevo solo leggergli negli occhi senza avere né la forza, né il coraggio di comprendere. Siwon, io devo sapere quanto è in pericolo. -
Il cavaliere non aveva risposto, si era limitato ad abbassare gli occhi e a stringere i pugni. C’era stata rabbia nel suo sguardo. Poi aveva parlato.
-Soul non è un luogo sicuro per lui. –
-Cosa vuoi dire? -
Tra loro era calato il silenzio e Jonghyun aveva capito che Siwon non avrebbe aggiunto altro. Ma a lui non era servito altro e l’aveva sempre saputo. Aveva dovuto crollare definitivamente, strisciare sul suo stesso corpo e vomitare l’odore rancido della sua stessa bile per rialzarsi in piedi ma, alla fine, l’aveva fatto. Non poteva rimanere al Rifugio perché il suo posto era al fianco del più piccolo e lo sapeva con certezza, perché quell’invisibile filo rosso che l’attirava verso l’altro da giorni lo strattonava con forza senza dargli stregua. Aveva raccolto i frammenti del suo cuore, uno ad uno, ed ora solo Kibum poteva aiutarlo a rimetterli insieme e lui avrebbe fatto lo stesso con quelli del più piccolo.
Ora, davanti alla foresta e alle colline che lo separavano da Soul, Jonghyun represse l’ennesimo brivido. I suoi nervi erano tesi come se si trovasse già a Soul all’imboccatura di un passaggio fetido e buoi, l’unico capace di ricondurlo dal suo Amore.
L’immagine del più piccolo emerse dal mare dei ricordi che aveva custodito in ampolla di vetro. Quegli occhi dal taglio felino sembravano chiamarlo, esercitando su di lui un potere magnetico da cui non aveva mai avuto scampo. Rivide Kibum tremate tra le fronde degli alberi, gli abiti fradici puntellati di petali rosati, il viso esangue e gli occhi lucidi come nere perle baciate dalla luna. Anche la sensazione di quell’ultimo bacio era ancora lì, indefinita e sublime come se appartenesse ad un universo alternativo. Non vi era altro modo per descriverla. Potevano i ricordi scaldare il cuore e allo stesso tempo lacerarlo?
Si chiese quante possibilità avessero i Ribelli, il principe ma, soprattutto, quante ne avessero lui e Kibum. Se anche fosse giunto alla fine di un tunnel senza fondo avrebbe potuto riabbracciarlo o sarebbe stato solo una visione bellissima destinata a sfuggirgli dalle dita?
La verità era che aveva ancora paura, perché volente o nolente il futuro appariva incerto ed avvolto dalla nebbia. Kibum era e rimaneva un principe e se avessero avuto successo si sarebbe ripreso il trono per regnare su Chosun.
Se anche usciremo vivi da tutto questo cosa sarò io per te? Cosa ne sarà di noi?
Per la prima volta quei pensieri si fecero strada nella sua mente gettandolo nella più completa confusione e provò un senso di vertigini. Gli sembrava di nuotare nel bel mezzo in un mare profondo senza vedere alcuna riva, mentre sopra di lui le nubi grigie e gravide di tempesta s’addensano. Dopotutto il suo orizzonte non era perso, la sua orbita naufragata facendolo sprofondare in un buco nero? Tutto ciò che poteva fare e dibattersi tra i flutti nella speranza di raggiugere l’unico misero scoglio che spuntava dall’informe massa d’acqua, tuttavia più si avvicinava ad esso più i viscidi tentacoli del mare lo erodevano pezzo dopo pezzo. Vedeva un puntino luminoso alla fine del quel buco nero disperso in un universo ormai vuoto e freddo, ma promettesse quella flebile luce era impossibile dirlo con certezza.
Prese un bel respiro.
Forse non ci sarebbe stato più spazio per loro, i sentimenti che nutrivano l’uno per l’altro non sarebbero stati in grado di trascinare quel sogno splendido nel mondo reale, ma in quel momento non aveva importanza. Kibum era tutto ciò che contava. Sempre.
Non aveva idea di quello che avrebbe fatto una volta giunto a Soul, l’unica cosa chiara era che intendeva proteggerlo e vegliare su di lui sino all’arrivo degli altri. Come non lo sapeva.
Ma il mio posto è lì con te, anche se sarò un’ombra. Io ti proteggerò anche a costo del mio sangue.
Jonghyun alzò il capo e come la notte precedente guardò il cielo. Questa volta non vi erano stelle a rischiararlo, ma solo una luna opaca e giallognola. La foresta davanti a lui era avvolta nella completa oscurità. Lo sciabordio del fiume gli riempiva le orecchie e l’umidità che s’alzava dalla vegetazione era appiccicosa ed aveva un odore pungente.
Strinse con forza le redini del cavallo e gli diede un colpo di tacchi.
 
 
 
 
 
Eccomi di nuovo! Spero che il capitolo vi siamo piaciuto^^, per quanto mi riguarda sono felice di essermene liberata. La sua stesura mi ha dato diversi problemi, non tanto perché sia un capitolo complicato, tutt’altro, ma non riesce a soddisfarmi T.T Nonostante le continue riletture non sono riuscita né ad aggiungere particolari, né a cambiare qualcosa…quindi ad un certo punto mi sono arresa, anche perché ho iniziato ad odiarlo e quando si arriva a questo punto vuole dire che si è al limite.


Tanto per cambiare la scimmia cappuccina si prepara a fare danni…qualcuno ha aperto il serraglio, ora vedremo cosa combinerà!

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Siamo davvero agli sgoccioli e dal prossimo scoppierà l’incendio, letteralmente…

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Dato che avete un pò di tempo vi consiglio d'iniziare ad allenarvi a strapparvi i capelli, ne avrete bisogno...

 
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PICCOLO AVVISO io partirò il 22 di questo mese e tornerò il 5 del prossimo, dunque va da sé che non riuscirò né a scrivere, né tanto meno a pubblicare il prossimo capitolo sino intorno alla metà di agosto. Pazientate ^^, nel frattempo vi auguro buone vacanze c<3
 
 
Come sempre vi chiedo gentilmente di dedicare due minuti del vostro tempo per lasciarmi un commentino ^^, per me la vostra opinione è sempre importante ed ora che ci avviciniamo alla fine ho maggiormente bisogno del vostro sostegno per essere carica al massimo!

 
Dato che non ci “vedremo” per un po' e oggi mi sento abbastanza buona, vi lascio con una piccola anticipazione…
 
“Quegli specchi d’acqua sorgiva in cui si tuffavano le luci della notte erano di nuovo lì, davanti a lui, e lo fissavano increduli come si fa con l’immagine residua di un sogno.”
Capitolo 38. Get the treasure
 
Alla prossima! Image and video hosting by TinyPic
   
 
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