Forever in my arms again
Away away my love to where
all darkness will be gone
Away away to our land
Where you will be forever in my arms again.
Tell the wind I’ll survive
just to feel you again
I will fight ‘til the end to lay my promised love
Forever in your hands.
(“A thousand letters” – Xandria)
Elijah
si era assopito tenendo Tristan tra le braccia, quando fu destato all’improvviso
da un grido prolungato e disperato. Aprì gli occhi, trasalendo: era stato il
giovane Conte, disteso accanto a lui, a gridare in quel modo.
“Tristan,
che cos’hai? Ti senti peggio? Forse è meglio che vada subito a chiamare Niklaus” disse, cercando di calmarlo.
Si
accorse, però, che c’era qualcosa di strano: il corpo di Tristan non scottava
più, al contrario era ricoperto di un sudore gelido. Gli occhi del giovane
erano sbarrati e vacui.
“Allucinazioni”
mormorò Elijah, ben sapendo che quella era un’altra manifestazione della
sofferenza provocata dal morso del lupo.
Prese
il volto di Tristan tra le mani e, fissandolo negli occhi, cercò di entrare
nella sua mente per comprendere che cosa lo stesse torturando. In quel momento
il ragazzo era privo di ogni difesa e fu semplice per Elijah vedere chiaramente
il ricordo che lo stava spaventando così tanto… ma quella visione, quel ricordo
chiaro e nitido, raggelò Elijah fino alle ossa.
Non
sapeva che fosse stato così.
Non
si era mai soffermato a pensare a quanto potesse essere stato orribile.
Tristan sedeva in
un angolo del container, raggomitolato su se stesso, apparentemente già
sconfitto e rassegnato, quando la sua prigione aveva cominciato a muoversi, era
stata immersa nell’oceano e l’acqua aveva iniziato a entrare impetuosa dalle
crepe del container. Tristan aveva cercato di alzarsi in piedi, si era guardato
attorno smarrito, era stato colpito da un getto d’acqua e si era appoggiato
alla parete per sostenersi; e poi…
E poi si era
lasciato andare a due lunghe grida disperate. Non aveva chiesto aiuto, non
aveva implorato pietà, non aveva minacciato o tentato di farsi liberare. Non
aveva nemmeno cercato una via di fuga, no. Aveva capito. Era rimasto in piedi,
con le braccia abbandonate lungo il corpo, a urlare tutto il suo orrore, la
paura, la disperazione. Le sue grida erano l’ultimo sfogo di un condannato, l’esplosione
straziante e penosa di un’anima perduta che poteva esprimere solo così il
terrore agghiacciante che la dilaniava.
“Tristan”
lo chiamò Elijah, turbato, per strapparlo all’oscurità che lo stava
inghiottendo, “non è reale, tu sei qui nel palazzo dei Mikaelson. E’ il veleno
del lupo a darti questa visione, non è reale. Mi senti? Riesci a capire quello
che ti sto dicendo?”
Il
giovane si dibatté debolmente e gridò ancora una volta, ma la voce gli si
spezzò. Pian piano gli occhi, fissi in quelli del suo Sire, persero quella
vacuità che sconvolgeva perfino il distaccato Elijah e parvero riprendere vita.
Tristan sbatté le palpebre due volte e si risvegliò, confuso.
“Dove…
dove sono?” mormorò.
“Sei
nella tua stanza” rispose Elijah, con un tono premuroso che non aveva mai usato
prima con lui. “Il veleno del lupo ti ha dato le allucinazioni, ma adesso
chiamerò Niklaus per farti dare un’altra dose del suo
sangue. Andrà tutto bene.”
L’Originale
si rimise in fretta i pantaloni e la camicia per andare a chiamare il fratello,
ma quando stava per staccarsi dal capezzale di Tristan si sentì trattenere
debolmente per una manica.
“Non…”
Non lasciarmi solo, non abbandonarmi un’altra
volta, stava per dire il giovane Conte, ma la lucidità tornò appena in
tempo per impedirgli di abbandonarsi ad un simile sfoggio di debolezza.
Elijah,
tuttavia, comprese.
“Tornerò
immediatamente con Niklaus” promise. Gli strinse la
mano con un gesto affettuoso, ancora una volta insolito in lui, poi uscì dalla
stanza.
Tristan
aveva la mente sconvolta e non riusciva più a rendersi conto di cosa fosse
accaduto. Le immagini del suo salvataggio dal container si mescolavano a quelle
del pomeriggio precedente e lui non capiva più se fosse stato tirato fuori
quella notte o se invece fosse vittima del morso di Hayley.
Poco
per volta iniziò a ricordare tutto quello che era avvenuto il giorno
precedente.
Il
veleno del lupo, era quello a straziarlo… tuttavia non era la prima volta che
veniva morso da Hayley. Elijah aveva adoperato proprio quell’umiliante tortura
quando lo avevano rapito per farsi rivelare dove fosse tenuta Rebekah e la sofferenza era stata atroce, ma poi il sangue
di Klaus lo aveva guarito in fretta. Perché questa volta non aveva effetto?
Forse
il veleno era rimasto in circolo troppo a lungo e gli aveva fatalmente infettato
il sangue? Sarebbe morto così, per il morso di quella lupa maledetta?
Pochi
minuti dopo, Elijah tornò nella stanza accompagnato dal fratello, che si stava
già mordendo il polso per far sgorgare il sangue da dare a Tristan. Se pure aveva
notato la stranezza del fatto che Elijah si fosse trovato in camera del ragazzo
per notare il suo peggioramento o che i suoi abiti apparissero stazzonati e
tirati su alla meno peggio, Klaus non ne fece parola e si limitò a fare ciò che
doveva per curare Tristan.
“Questa
volta dovrebbe bastare” commentò poi l’Originale. “Il morso di Hayley non è
certo come quello di Lucien e, probabilmente, sono servite due dosi del mio
sangue perché il veleno è restato in circolo per tutto il giorno. Ritengo che
adesso starà bene.”
“Te
ne sono grato, Niklaus” rispose Elijah, osservando
Tristan che pareva riprendere colore e una certa vivacità.
“Possiamo
tornare a riposare, fratello” insisté Klaus, vedendo che l’altro non sembrava
avere alcuna intenzione di staccarsi dal capezzale del giovane Conte. “Il
piccolo mostro si riprenderà. Non lo sai che le erbacce cattive non muoiono
mai?”
“Vai
pure avanti, io resterò qui ancora un poco per controllare che questa volta la
cura abbia avuto effetto” replicò Elijah, senza staccare lo sguardo da Tristan.
Sì, certo, ho
capito,
pensò Klaus, scrollando il capo, divertito. A quanto pareva il mostriciattolo
era riuscito a incantare suo fratello… buon per lui, almeno fino a quando si
rendeva utile e non causava problemi alla famiglia.
“Buonanotte”
disse allora l’Originale, uscendo dalla camera e richiudendo la porta.
Elijah
attese ancora qualche minuto, per assicurarsi che Klaus non tornasse a vedere
che cosa stava facendo, poi si spogliò e si sdraiò di nuovo nel letto di
Tristan, al suo fianco, attirandolo a sé con un braccio. Sentì che il suo corpo
aveva ritrovato una temperatura normale e il sudore gelido era scomparso. Il
giovane sembrava in via di guarigione.
“Per
questa notte rimarrò comunque qui, devo controllare che non peggiori di nuovo”
gli disse.
Tristan,
attonito, si lasciò attirare contro il petto del suo Signore. Era sfinito,
confuso, ma comprendeva anche che, per la prima volta, Elijah gli stava
dimostrando affetto e comprensione, che era parso preoccupato per lui e che lo
trattava finalmente come se fosse stato anche lui un Mikaelson. Aveva allertato
Klaus perché lo guarisse con il suo sangue, gli era stato vicino e lo aveva
incoraggiato quando era improvvisamente peggiorato… proprio come aveva fatto
con Finn qualche sera prima. Gli aveva dimostrato quelle attenzioni e quella
tenerezza che Tristan, suo malgrado, bramava disperatamente da mille anni. Non
gli bastava solo il sesso, non si accontentava di appagare la propria lussuria,
no. Con Elijah non era mai stato come con i tanti amanti senza volto e senza
nome che aveva avuto in quei mille anni, con i quali aveva ricercato un piacere
effimero e fugace come poteva godere di un bicchiere di vino o di una buona
musica.
Da
Elijah aveva sempre voluto quello, fin da quando si era avvicinato a lui, fin
da quando aveva voluto che lo trasformasse, fin da quella loro prima notte
insieme…
Una
guida, un mentore, un amante esperto che gli insegnasse tutto, che lo tenesse
accanto a sé e lo educasse come Klaus avrebbe poi fatto, secoli dopo, con
Marcel. Qualcuno che si occupasse di lui e che lo amasse per ciò che era e
anche per ciò che sarebbe potuto diventare assieme a lui.
Affetto,
amore, complicità, guida…
Ovviamente
Tristan sapeva bene che poteva lasciarsi andare a quei pensieri soltanto
perché, in quel momento, era debole e fragile; sapeva che non avrebbe mai
ammesso una virgola di quei desideri nemmeno sotto tortura.
E
sapeva con altrettanta chiarezza che, se Elijah quella notte era stato
disponibile a dargli proprio quell’attenzione e quell’amore che tanto bramava,
era solo perché lo aveva visto in fin di vita. Dal giorno successivo avrebbe
ricominciato con le sue frecciate, il suo distacco e la sua idea di una coppia perfetta con la madre di sua
nipote, la cagnetta rognosa…
Ma
non aveva importanza.
Abbandonandosi
a un sonno finalmente piacevole e ristoratore tra le braccia del suo Signore,
Tristan pensò che, se ci fosse stato un momento perfetto per morire, sarebbe
stato quello, anche se causato dal veleno della lupa.
Qui e ora, nel
protettivo abbraccio di Elijah…
FINE