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Autore: Susannah_Dean    18/07/2017    4 recensioni
Un'esplosione in un quartiere di periferia, un mistero da risolvere e un pericolo da combattere. Una giornata come le altre su Mobius, se non fosse per un passato che non vuole essere dimenticato e dei legami impossibili da spezzare. Riusciranno i nostri eroi a salvare la situazione ancora una volta, o sarà il destino a lasciarli senza scampo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rouge avrebbe voluto davvero capirci qualcosa.
Si fidava di Lucan: era uno dei suoi migliori amici, in fondo, nonostante avesse qualche anno più di lei. Inoltre aveva sentito moltissimo la sua mancanza nelle ultime settimane, da quando la lince aveva trovato un misterioso lavoro ed era diventato troppo impegnato per vederla, salvo che per quegli incontri fortuiti lungo le scale che Rouge avrebbe preferito dimenticare. Se davvero Lucan aveva trovato per lei un posto nel proprio giro Rouge non si sarebbe affatto lamentata, soprattutto se questo avesse voluto dire non incrociarlo soltanto mentre lui usciva dal palazzo e lei vi entrava per sfuggire a sua madre, coprendosi il volto pesto e a volte sanguinante mentre cercava l’appartamento di Hecale.
Solo che non riusciva a capire che cosa lui avesse in mente, visto che non voleva darle alcuna spiegazione, né perché l’avesse fatta conciare in quel modo. Di solito Rouge indossava abiti che molti avrebbero giudicato inadatti per una ragazzina di dodici anni, ma che la facevano sentire molto più grande: in fondo, sua madre non badava minimamente a cosa si metteva addosso, e anche se Hecale giudicava male questo genere di cose, Hecale non era onnipresente e non poteva giudicare le sue scelte di stile in ogni momento.
Ma quel giorno no. Lucan l’aveva costretta a infilarsi degli abiti da maschio, probabilmente suoi, che le stavano enormi e nascondevano qualunque forma il suo corpo stesse iniziando ad avere. Le aveva anche infilato in testa un terribile cappello di lana. Dubitava che chiunque potesse trovarla carina conciata così, contando anche il livido che andava sbiadendo sotto l’occhio sinistro. Ma a Lucan non sembrava importare, e dopo averla osservata dalla testa ai piedi aveva annuito in segno di approvazione e, presala per mano, aveva iniziato a trascinarla verso qualunque posto volesse raggiungere.
- Mi spieghi dove stiamo andando? – Chiese Rouge alla fine, vedendo che erano usciti da Stormtop Lane e si erano infilati in una strada a lei poco familiare.
- In un posto in cui possiamo fare un po’ di grana, dolcezza – rispose lui senza smettere di camminare.
La ragazzina sbuffò. Poteva voler dire tutto e niente. – Se mi stai di nuovo portando a rubare al supermercato non è niente di nuovo e stai facendo una scenata inutile.
- E’ molto meglio del supermercato. Stai per fare un passo avanti.
 - Ma cosa vuol dire? Non voglio finire nei guai senza neanche sapere cosa succede.
A quel punto Lucan si fermò e si voltò a guardarla. Si abbassò per poterla fissare negli occhi (era già alto, il bastardo) e quando le prese il volto fra le mani Rouge si rese conto che mentre le sorrideva in modo rassicurante in fondo ai suoi occhi brillava una luce diversa, come se non credesse totalmente a ciò che stava per dire.
- Fidati di me, bambolina – disse, continuando a sorridere. – Stiamo per fare un colpo grosso, ma andrà tutto bene, okay? Andrà tutto bene. Non devi preoccuparti.
Rouge annuì in risposta, ma quando Lucan si alzò e riprese a camminare si ritrovò a pensare che anche se si fidava di lui, e tanto, forse non sarebbe riuscita a non preoccuparsi.
Era probabile che NON andasse tutto bene.
 
 

Quell’indagine si stava rivelando la più irregolare di tutta la loro carriera.
Era impossibile negarlo, e Rouge non ci avrebbe nemmeno provato. Anche se lei e Shadow non erano noti per la loro capacità di rispettare il protocollo, questa volta lo avevano infranto talmente tante volte che era difficile contarle.
Shadow aveva mentito ad un loro superiore (anche se di poco) per farla restare nel caso anche se emotivamente coinvolta. Insieme avevano nascosto informazioni fondamentali ed erano andati a parlare con Knuckles senza dire nulla all’agente Johnson, comunicandole soltanto di dover seguire “una pista”. E adesso che l’echidna sembrava scagionato, lo avevano portato sulla scena come se non fosse ancora un possibile sospettato. Se il comandante Tower avesse anche solo intuito questa lunga serie di disastri, li avrebbe buttati fuori dalla GUN a calci.
Quantomeno ci avrebbe provato.
- Davvero non sapete niente di più di quello che mi avete detto? – Le chiese Knuckles, sbirciando l’ambiente circostante da dove si era piazzato al suo fianco. Suonava scettico, e Rouge non poteva biasimarlo. Farsi ribaltare la giornata da due agenti governativi che, nell’ordine, gli avevano dato informazioni sommarie, lo avevano attaccato fisicamente e poi gli avevano annunciato la sparizione di tre dei suoi amici non poteva averlo messo di buonumore. Anche se, a voler essere del tutto sinceri, era stato Shadow a combinare il casino più grosso, e non lei.
- Davvero – rispose alla fine. – Un essere che ti somigliava ha fatto scomparire gli abitanti di un’intera strada nelle prime ore del pomeriggio. Nessuno sa come, né perché. Sicuramente aveva a disposizione una fonte di energia considerevole.
- Messa così sembra quasi logico che abbiate pensato a me – grugnì l’echidna – tranne per il fatto che non ne sapevo niente finché non siete arrivati voi.
- Sì, beh, non è stata mia l’idea di saltarti addosso, se permetti.
- Lo spero bene, visto che era un’idea stupida. – Knuckles tacque per un momento, poi riprese a parlare con voce molto bassa, a malapena udibile nel viavai di gente che li circondava. – Non sono stati…che ne so, carbonizzati o qualcosa del genere? Siete sicuri che li abbiano solo portati via?
- Avrebbero lasciato delle tracce, anche minime. Invece non c’era niente. Sono semplicemente spariti.
L’altro annuì senza replicare. La stava prendendo bene, considerato lo spettacolo che aveva davanti. Quando lei aveva scoperto che sua madre era scomparsa nel nulla, aveva perso completamente la testa. Invece Knuckles, che aveva perso tre persone che conosceva dall’alba dei tempi, sembrava essere in grado di mantenere il controllo.
E dire che aveva avuto anche il tempo di sperare che la situazione fosse migliore del previsto. Quando l’agente Johnson aveva comunicato loro i nuovi sviluppi e Knuckles aveva rivelato che in Golden Hive Road era situata l’Agenzia Investigativa Chaotix, era rimasta aperta la possibilità che la base dei tre peggiori investigatori di Mobius non fosse uno degli edifici colpiti. Si erano resi conto appena arrivati sulla scena che si era trattato di una speranza stupida. La “luce verde” che tanto aveva spaventato Logan e Nadir aveva inglobato, questa volta, soltanto il fondo di una strada: nello specifico, un palazzo sotto occupazione e la baracca dei Chaotix.
Decisamente non era la giornata fortunata di nessuno.
Gli agenti e gli scienziati continuavano a girare lì intorno come avevano fatto a Stormtop Lane, ma Rouge dubitava che ne avrebbero ricavato niente. Se la situazione era in qualche modo simile a quella di qualche ora prima (e lo era, vista l’assenza di tracce e la folla appostata dietro le transenne di protezione), avrebbero fatto le loro misurazioni e poi, non trovando niente, avrebbero scrollato le spalle e se ne sarebbero andati. Nonostante le due scene del crimine, erano senza indizi.
Shadow riapparve al loro fianco con una faccia che non rivelava un grande ottimismo. Si era infilato nella mischia per recuperare qualche informazione, ma aveva lasciato sia lei che Knuckles ai margini della folla, probabilmente più per liberarsi di loro che per prevenire domande sull’ospite non autorizzato. Fra tutti e due dovevano avergli causato un discreto mal di testa. – Niente. Assolutamente niente – annunciò ad entrambi, prima di rivolgersi direttamente a Knuckles. – Penso tu abbia già capito che dei tuoi amici non c’è traccia, anche se non ti vedo troppo preoccupato.
Era un colpo basso e l’echidna gli rispose a denti stretti. – Vector, Espio e Charmy sono sopravvissuti più o meno a qualunque cosa. Sono più preoccupato per i poveracci che sono finiti con loro chissà dove.
- Chissà dove è esattamente l’idea più precisa che abbiamo. Non c’è nessun indizio su dove siano stati portati via, né su come. Non sembra nemmeno che ci siano testimoni attendibili. – Il riccio fece una smorfia, lanciando un’occhiata all’agente Johnson che, non molto distante da loro, stava tentando di parlare agli abitanti della zona oltre le transenne. – Siamo a un punto morto. Di nuovo.
- Non proprio – lo interruppe Rouge, prima che potesse ignorare le ovvietà ancora più a lungo (o rimettersi a litigare con Knuckles, che sarebbe stato peggio). – Sappiamo qualcosa in più rispetto alla prima volta.
Gli sguardi perplessi che entrambi le lanciarono la spinsero a domandarsi come fosse possibile che fossero così ciechi. Il pensiero che sua madre sarebbe stata fiera del suo essere l’unica a capire le cose più ovvie le attraversò il cervello alla velocità della luce e poi sparì, lasciandole addosso una nostalgia insostenibile. Fatti trovare in fretta, mamma, non posso farcela così.
- Le vittime non sono casuali – continuò, sperando di riuscire a tenere a bada le emozioni. – Stormtop Lane e queste case non hanno niente in comune, tranne una cosa: sono legate a noi.
- E per noi intendi…
- Noi. Io, voi due, probabilmente Sonic e i suoi amichetti, questo genere di persone.
Shadow scosse la testa, mentre Knuckles li osservava con un’espressione confusa, come se gli mancasse un pezzo. - Mi sembra forzata come idea.
- E’ forzata, ma per ora sembra essere l’unico legame fra dei detective che non hanno mai fatto nulla se non aiutarci a salvare il mondo e…e Stormtop Lane.
- Anche se fosse, non sarebbe un’ipotesi granché utile. Ci direbbe soltanto che un individuo malvagio sta tentando di attaccarci, di nuovo, con un potere a cui non riusciamo a dare una forma, DI NUOVO.
- E’ per questo che ho pensato anche ad un’altra strada. Visto che abbiamo stabilito che non è stato Knuckles perché al momento del secondo attacco era con noi, va escluso anche il Master Emerald come fonte di energia, perciò resta solo una possibilità a portata di mano.
- Gli Smeraldi del Caos – mormorò Shadow.
Rouge annuì con vigore. – Quello, oppure esiste qualcosa di altrettanto potente che ancora non conosciamo.
- Spero vivamente di no – grugnì il riccio, poi si voltò verso Knuckles, che ancora non aveva perso l’espressione perplessa. – Sonic e Tails hanno ancora tutti e sette gli Smeraldi?
L’echidna allargò le braccia. – E come faccio a saperlo? Non fanno in tempo a recuperarli che sono già dispersi. L’ultima volta che ho pensato che li avessero tutti Sonic li aveva lanciati nello spazio.
Shadow alzò gli occhi al cielo. – L’unica possibilità che abbiamo in questo momento, allora, è trovare Sonic e chiedergli degli Smeraldi. Spero che abbia almeno una vaga idea di dove trovarli.
- Meglio che tu vada da solo, allora – replicò Rouge. – Nessuno ha con Sonic la confidenza che hai tu.
Non aveva fatto nulla per nascondere la sfumatura maliziosa della sua ultima frase, e Shadow doveva averla sentita, perché fece un sospiro seccato e partì senza dire un’altra parola. La pipistrellina si sentì salire un sorrisetto sulle labbra: poteva anche la giornata peggiore dell’ultimo periodo, ma se le fosse venuta a mancare anche la voglia di prendere in giro il suo partner sarebbe stato ben più grave.
Si ricompose, mentre si voltava verso Knuckles. Le sue reazioni erano un buon segno, poiché stavano a significare che era (quasi) in grado di lavorare come ogni altro giorno e come durante ogni altro caso, ma l’echidna avrebbe potuto interpretare male il suo sorriso. Chaos solo sapeva come avrebbe potuto reagire.
- Li troveremo, vedrai – disse, sapendo che qualche parola trita come ”mi dispiace” sarebbe stata inutile e controproducente. – Anche Shadow, nonostante i vostri…problemi, si sta impegnando al massimo per trovare i tuoi amici, insieme a tutti gli altri.
- Non sono preoccupato per questo – rispose lui. – Voglio dire, sì, sono preoccupato, nonostante quell’altro pensi il contrario, ma Vector, Espio e Charmy si sono ficcati nei guai e se la sono cavata in situazioni ben peggiori…anche se non sappiamo bene cosa stiano affrontando adesso. Ma non mi piace questa storia. C’è un mio sosia in giro, e non è una cosa buona. Non esistono altri echidna oltre a me.
- Lo so. Qualcosa non quadra, ma qualcosa non quadrava già ore fa. Per quel che ne sappiamo, potremmo trovarci di fronte a un mago in grado di creare illusioni.
- Dovrebbe confortarmi, questo pensiero?
- Direi di no. – Rouge sospirò, osservando i primi lampioni che si accendevano lungo la strada, poi si rivolse di nuovo a lui. – Che cosa farai adesso?
- In realtà non lo so. Sarei andato anche io a parlare con Sonic, ma Shadow sembrava molto più felice di farlo, perciò…- Knuckles si strinse nelle spalle. – Tornerò su Angel Island e farò la guardia al Master Emerald, prima che mi tocchi partire per un'altra caccia agli smeraldi. Se c’è qualcuno che si spaccia per me, potrebbe tentare di rubare anche quello.
- Mi sembra una buona idea. Io andrò…al quartier generale, per scoprire se hanno qualcosa da farmi fare. – Era una bugia, e nemmeno così ben costruita, ma non le importava. Un’idea le aveva sfiorato la mente mentre guardava i lampioni (anche laggiù c’è ancora l’elettricità) e se gli avesse rivelato la sua vera meta, magari lui avrebbe voluto seguirla, e lei non avrebbe potuto permetterglielo. Era una cosa che doveva fare da sola.
L’echidna annuì e Rouge, dopo avergli fatto un rapido cenno di saluto, allargò le ali, preparandosi a spiccare il volo. Prima che potesse farlo, però, una mano le si chiuse intorno al polso. Sorpresa, lei si voltò e si trovò davanti l’espressione interrogativa di Knuckles.
- L’altra strada, che cosa c’entra? Che cosa ha in comune con…qualunque persona noi conosciamo?
Rouge valutò se mentirgli di nuovo, poi decise che non l’avrebbe fatto. La mano con cui l’aveva bloccata era enorme, ma per una volta non c’era nessuno scatto di rabbia nel suo tocco, e il suo volto...Lui era davvero preoccupato, checché ne dicesse Shadow. Non sarebbe mai riuscita a mentire in un momento del genere. – Ci abitava mia madre. E’ la strada dove sono cresciuta.
Per un momento temette che lui avrebbe fatto altre domande, oppure che avrebbe sparato qualche insulso “mi dispiace”, ma non lo fece. Probabilmente sapeva bene quanto lei quanto fossero inutili quelle parole. Si limitò ad annuire e a lasciarla andare, e Rouge si sollevò in aria, allontanandosi più in fretta che poteva e tentando di non pensare a quante volte si fosse già ripetuta quella scena nelle ultime ore. Non le avrebbe fatto bene pensare a tutti i suoi tentativi di scappare volando di fronte alle domande.
Se lo avesse fatto, sarebbe finita a pensare a quando avrebbe dovuto rispondere a quelle domande.
 
 
 
Quando Vector riprese i sensi, era già buio.
Aveva abbastanza senso, in realtà. L’ultima cosa che ricordava era l’urlaccio che aveva lanciato a Charmy perché smettesse di dargli fastidio, quando fuori dalle finestre il sole aveva appena iniziato a tramontare. Se davvero era svenuto, come la confusione nella sua testa sembrava volergli dire, era normale che fosse arrivata la sera mentre lui era altrove.
Quello che non aveva senso era il posto in cui si trovava.
Se il coccodrillo fosse rimasto nella sede dell’agenzia, né Espio né Charmy sarebbero stati in grado di spostarlo dalla sua poltrona, ma ora sentiva di essere sdraiato su qualcosa di molto più duro. Inoltre la pochissima luce che aveva intorno proveniva da una finestra senza vetri in una posizione a lui poco familiare, e Vector era abbastanza sicuro di aver pagato l’ultima bolletta della luce, perciò almeno le luci dell’ufficio sarebbero dovute essere accese.
Concludendo quindi che quel posto non poteva essere la sua amata agenzia, dove diamine si trovava? E soprattutto, come c’era finito?
- Pensavo fossi morto. – Una voce, curiosamente piatta e priva d’intonazione, interruppe le sue riflessioni. Proveniva da una zona vicina alla finestra ma fuori dal suo fascio di luce, perciò gli occhi di Vector, non ancora abituati all’oscurità, non riuscivano a distinguerne il proprietario.
Vector poteva, però, farsi dare qualche spiegazione. – Cosa è successo? – Chiese in tono minaccioso, alzandosi da quello che sembrava essere una zona di terra battuta, ovvero il pavimento più assurdo che avesse mai visto all’interno di una casa. – Dove sono? E tu chi accidenti sei?
Lo sfrigolio di un accendino, e una debole fiammella illuminò lo sconosciuto. Era un giovane leone, non ancora adulto, a giudicare dalla criniera spelacchiata che si trovava sulla sua testa. Era difficile intuire molto altro, visto che il ragazzo teneva la testa bassa e gli occhi fissi sul pavimento. – Hai visto anche tu la luce verde? – Chiese, sempre privo di alcuna inflessione.
La luce…un lampo verde attraversò la mente di Vector, un ricordo che andava ad incastrarsi fra gli insulti contro Charmy e il buio del suo svenimento. Dunque almeno qualcosa era successo, e il ragazzino sembrava saperne più di lui. – Cosa è successo? – Ripeté, avanzando di un passo. L’altro sembrò schiacciarsi sempre di più contro la parete, senza alzare lo sguardo. – Dove sono i miei amici? Parla, oppure…
- Aspetta! – Una terza voce lo interruppe. Una tenda si sollevò, accanto alla finestra, e si rivelò un’apertura più grande che doveva essere una porta. La figura sulla soglia era illuminata da dietro da un altro fascio di luce scarsa, perciò era difficile distinguerne i tratti, ma a sentirla sembrava una donna, e anche tutt’altro che calma.
La nuova intrusa si avvicinò al ragazzo, che intanto, spento l’accendino, era tornato ad essere una sagoma nel buio. – Mi dispiace – continuò lei. Non aveva ancora lasciato andare la tenda, e oltre la porta era possibile intravedere alcune forme indistinte, alcune delle quali sembravano altre persone. Vector si sentì correre un brivido lungo la schiena. Che posto era quello? – Zenit non è bravo a parlare con gli estranei, ma minacciarlo non ti servirà a niente. Non ha risposte per le tue domande.
- Io voglio sapere soltanto dove siano i miei amici, e come sono finito qui – insistette il coccodrillo. Gli sarebbe anche piaciuto sapere dove fosse qui, e perché diamine non accendessero delle luci, ma cominciava a temere che chiedere di più non sarebbe servito a molto.
- Non so niente dei tuoi amici. Quanto a come tu sia arrivato qui, suppongo che sia successo come a noi. La luce verde deve averti portato qui…in che modo, piacerebbe anche a noi scoprirlo. – La donna fece un cenno verso la porta con la mano libera. – Guarda tu stesso, e ti prego, se sai dove siamo diccelo. Sicuramente ne sapresti più di noi.
Vector non sapeva come reagire. Iniziava a sentirsi girare la testa. Si mosse verso la porta come in trance, e mentre usciva sentì dietro di sé i passi del ragazzo-Zenit,la sconosciuta aveva detto che il suo nome era Zenit-scivolare più in profondità nella casa buia. Fece appena in tempo a chiedersi quali problemi potesse avere il leoncino con lui prima che l’ambiente esterno lo lasciasse senza parole.
C’erano davvero delle persone in giro, sagome nere su due gambe che si voltarono a guardarlo mentre usciva e sollevarono nuovi deboli getti di luce verso di lui, forse torce o (più probabilmente) telefoni cellulari. A parte quelli, l’unica luce proveniva dalle stelle e dalla luna sopra di loro. Era difficile distinguere molto altro, ma sul cielo scuro si stagliavano silhouette di edifici dalle forme improbabili: alte torri e forme ondeggianti, più simili a castelli di sabbia che a vere case.
Doveva trovare Espio e Charmy, gli disse il cervello in un lampo di lucidità. Ma Vector si rese conto che forse, prima, avrebbe dovuto fare qualcos’altro.
Forse avrebbe dovuto capire in quale buco fosse finito lui.
Avevo promesso che avrei impiegato meno tempo ad aggiornare rispetto all'altra volta, e ce l'ho fatta! Avevo anche promesso novità succose, ma per capire se siano davvero tali devo aspettare le vostre reazioni. Accorrete numerosi , giuro che non mordo <3
Grazie, e alla prossima puntata!
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