Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Destyno    18/07/2017    3 recensioni
Ad Elia l’estate piace.
Certo, è ovvio che gli piaccia; d’estate la scuola finisce, d’estate ha più tempo per stare con i suoi amici.
Ma, soprattutto, d’estate va a Santa Marinella.
Ad Elia l’estate piace, perché l’estate sa di salsedine, di sabbia sotto i piedi e di rocce secche sotto le dita.
Elia ama l’estate, perché l’estate sa di Giovanni.
[Spin-off, in un certo senso, della mia storia "Lui."]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ad Elia l’estate piace.
Certo, è ovvio che gli piaccia; d’estate la scuola finisce, d’estate ha più tempo per stare con i suoi amici.
Ma, soprattutto, d’estate va a Santa Marinella.
Ad Elia l’estate piace, perché l’estate sa di salsedine, di sabbia sotto i piedi e di rocce secche sotto le dita.
Elia ama l’estate, perché l’estate sa di Giovanni.

 

“Quand’è che verrai?”
Giovanni appoggia la schiena contro il muro, seduto a terra, le gambe allungate, cercando avidamente il fresco del pavimento di pietra.
Elia mormora qualcosa, all’altro capo del telefono, forse chiedendo informazioni a sua madre.
“Dopodomani, ha detto il capo.”
Il ragazzo sorride.
“Bene.”
“Come va da te?”
Giovanni scuote la testa, anche se sa che l’altro non può vederlo.
“Fa un caldo boia, come al solito. Da te?”
“Eh, un po’ nuvoloso. Spero che piova, ma ne dubito.”
“Stiamo seriamente parlando del tempo?”
“A quanto pare.”
Giovanni ride.
“Dopodomani, eh…farò meglio a comprare la pizza.”
“Guarda che così mi vizi, eh,” lo provoca Elia, ridendo, “poi se rimango tutto l’anno la colpa sarà tua.”
Le budella di Giovanni si contorcono in modo strano, e quel “mi piacerebbe” non supera mai la soglia delle sue labbra.

 

La bocca di Elia si apre, in un’espressione sorpresa.
“Sei diventato più alto!” Lo accusa, puntando il dito.
Giovanni socchiude gli occhi, sorridendo, e inclina la testa da un lato, passandosi una mano tra i capelli biondi.
“Non è che posso farci niente io, eh…”
In stazione non ci sono molte altre persone. Anche Elia è cresciuto, durante l’inverno, ma Giovanni continua ostinatamente a rimanere più alto di lui.
“E continui a tenere i capelli lunghi!” Continua, esasperato, trascinando il grosso trolley verso il diciannovenne. “Come fai a non morire di caldo?”
“Sono in canottiera e pantaloncini, mica in giacca e cravatta!” Protesta l’altro. “E poi legati così non mi fanno tanto caldo.”
Elia, che invece i capelli ce li ha corti corti perché odia doverli asciugare, sbuffa, e poi sorride.
“Mi sei mancato.”
Giovanni è perfettamente consapevole che le sue guance e le sue orecchie stanno diventando bollenti. Così come è perfettamente consapevole del nodo allo stomaco che ha, mentre guarda la faccia tonda di Elia e pensa che innamorarsi di uno dei suoi migliori amici sia stata l’idea peggiore del mondo.

 

A Elia piace il mare, davvero.
Quello che non gli piace è la spiaggia. La spiaggia piena di gente che parla, di ombrelloni e di bambini urlanti.
No, quello ad Elia non piace. Preferisce il silenzio, e le scogliere rocciose.
Purtroppo, non è molto bravo ad arrampicarsi.
“Ce la fai?” Chiede Giovanni, sedendosi sulla roccia, guardandolo dall’alto.
Il problema di Giovanni, pensa Elia, è che è troppo bello.
Già è alto di suo, doveva proprio mettersi a fare nuoto? E doveva proprio tenere i capelli legati dietro la nuca in quel modo? E, dannata la genetica, perché doveva avere quelle bellissime lentiggini?
Si chiede se il suo imbarazzo si noti, dall’esterno, mentre annuisce e stende la mano, in una muta richiesta d’aiuto.
Giovanni soffoca una risata, alzandosi in piedi sulla roccia e prendendogli la mano, aiutandolo a tirarlo su.
Non è niente di che, continua a ripetersi, mentre sente il suo calore nella sua mano. Niente di che.
Eppure indugia lo stesso, prima di lasciarlo andare. Vorrebbe tenere la mano di Giovanni nella sua ancora per un pochino.

“Stasera c’è pizza per cena.”
“Okay.”

 

*

 

“Non hai sonno.”
“No.”
“Allora usciamo. Adesso fa fresco.”
Elia annuisce, e si infila il cellulare in tasca (non lo userà) mentre Giovanni lascia un bigliettino a sua zia (non servirà nemmeno quello. È già andata a dormire, e la mattina dopo non si accorgerà di niente).
Scompaiono dietro una porta, nel buio della notte.

C’è ancora qualcuno, in giro per strada, ma nessuno dei due ha paura. Il vento soffia gentilmente sui loro volti, portando con sé il profumo del mare.
“Dove vuoi andare?”

“Al mare. Agli scogli.”
“Alla piattaforma?”
“Alla piattaforma.”
Giovanni vorrebbe essere abbastanza coraggioso da prenderlo per mano.

 

“La piattaforma” è, effettivamente, una piattaforma di cemento che dà sul mare. Lì l’acqua è bassa, e piena di rocce e conchiglie dai colori brillanti. Buttare pezzi di pane lì attirerà quasi sicuramente banchi di piccoli pesciolini a contendersi quelle poche briciole bagnate.
Il mare, da lì, è fantastico. Non si vede uno scoglio per miglia, e l’acqua, nei giorni belli, è di uno stupendo blu.
Elia pensa sempre che gli piacerebbe perdersi lì in mezzo, circondato dal blu del mare sopra di lui e dall’azzurro del cielo sopra di lui.
Di giorno “la piattaforma” è bollente, ma di notte è fresco. Elia e Giovanni si siedono lì, le scarpe poggiate da una parte, i piedi a mollo nell’acqua salata.
Restano in silenzio per un po’. È bello lì, una bellezza che non ha bisogno di parole.
Elia lo guarda ancora, Giovanni. È bello. Bello come quel mare calmo di notte, bello come quel cielo terso e le stelle che brillano sopra la loro testa. Non è bello come il Sole, Giovanni, perché il Sole gli brucia gli occhi ed Elia rifugge il suo bollente abbraccio, in estate, cercando conforto nell’ombra. Giovanni è bello come quella Luna quasi piena che cammina, placida, nel cielo notturno.
“Penso che mi piacciano i ragazzi.”
È un sussurro, una confessione, e coglie Elia quasi di sorpresa. Giovanni alza gli occhi dall’acqua sotto di lui, e lo guarda. In attesa, forse.
Ed Elia non sa cosa dire. Non sa cosa provare.

 

“Penso anche che tu mi piaccia.”
Giovanni non ha più paura. Nel silenzio della notte, nel rumore delle onde placide che si scontrano contro le rocce scure e nel vento gentile che gli accarezza i capelli ha deciso che non ha più paura di niente.
Ovviamente, non è vero. Ha ancora le viscere annodate tra di loro, e un groppo in gola mentre parla, e il cuore che scalpita e nitrisce come un cavallo impazzito. Ha solo deciso, questa notte, con il cielo scuro sopra di lui e la Luna a fargli da testimone, che non gliene importa più.
Elia sembra non capire, e lo guarda, sorpreso.
“Tu mi piaci, Elia.”
Ci mette qualche secondo realizzare quel che ha detto, e sgrana gli occhi.
“Io ti - io - nel senso di-”
Giovanni distoglie lo sguardo. Certo. Ovviamente.
“Scusa. Dimentica quel che ho detto.”
“No, io - io-”
“Spero solo che la nostra amicizia non-”
“Anche tu mi piaci, Giovanni.”
Ha le guance rosse, Elia, e gli occhi sgranati. La sua mano è tesa in avanti, stretta attorno al suo braccio, quasi a cercare di fermarlo.
Si guardano negli occhi per un istante, quasi sorpresi da loro stessi. E poi Giovanni si mette a ridere, e sbatte i piedi sul pelo dell’acqua, come un bambino felice.

Elia sta ridendo anche lui, ma più piano, e lascia andare il suo braccio. Quando Giovanni smette e riapre gli occhi, stanno entrambi sorridendo.

Elia si mette più vicino a lui e poggia la sua mano sopra quella di Giovanni.

 

Non hanno bisogno di parlare. Il silenzio della notte viene riempito dalle soffici onde del mare che, lente, si infrangono dolcemente sugli scogli.



Yo, people. Come vi butta? (?)
Allora, ho un sacco di feelings per questi due. All'inizio era nata come storia più fantastica - Elia si perdeva in un bosco e trovava un passaggio per il mondo delle Faerie, quelle Faerie che in cambio di un pranzo ti tengono nel loro regno per l'eternità, quelle Faerie che ti costringono a danzare finché non ti si consumano i piedi, quelle Faerie bellissime ed eteree, ma che non sono umane. Ed Elia si innamorava di Selce, un satiro, un Fatato minore, così vicino al confine con la Siepe che forse sapeva cosa significasse avere un cuore, e scappavano assieme nel mondo mortale.
Il problema è che non avevo lo sbatti di finirla, rip
MA ho scritto questo, e sinceramente mi piace di più. E poi volevo i miei fucking happy and fluffy summer gays in verde perché non avete idea di quanto sia frustrante essere un ragazzo queer e non trovare mai una storia che parla di ragazzi gay che si innamorano senza che ci sia in mezzo sesso o tragedie o entrambi - voglio un lieto fine e basta, ecco. 
(oh ma lo vedrete tutti quando inizierò a pubblicare la mia long su Gaia, oh se lo vedrete, vi seppellirò negli arcobaleni e voi non potrete fare NULLA PER FERMARMI [inserire risata malvagia qui])
Mi sto rendendo conto di sembrare sempre più una SJW uscita direttamente da Tumblr quindi penso sia ora di salutarvi.
Adieu! 

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Destyno