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Autore: Lola1991    18/07/2017    4 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XIII


Alla vigilia del solstizio d’estate gli abitanti dei villaggi dei Colli Ferrosi organizzarono, come da tradizione, una piccola celebrazione per festeggiare l’arrivo imminente della bella stagione.
Le bambine erano tristi, perché la settimana il padre era dovuto ripartire insieme ai suoi soldati e allo stesso Dáin, e non sapevamo quando – ne se – li avremmo rivisti.
Decisi quindi di portarle con me: era una giornata frizzante e luminosa, e eravamo tutti contentissimi di uscire. Aimil dava la mano a Bronnen, mentre le gemelle ci precedevano barcollando con passetti ancora incerti, le teste splendenti illuminate dal sole caldo, seguite a poca distanza dall’austera Raghnaid, che non potendo opporsi a quell’uscita aveva deciso almeno di seguirci.
Ero così abituata alla calma e al silenzio della casa di Dáin che la fitta folla presente all’evento mi fece venire un brivido d’angoscia. Aimil era di ottimo umore, e trascinava la povera Bronnen da un banchetto all’altro, esclamando estasiata quando un mercante, riconoscendoci, le offriva in dono un bel fiore profumato.
Sembrava che tutti gli artigiani, i giocattolai, i pasticcieri e i ballerini della Terra di Mezzo si fossero radunati lì a ridere, mangiare e bere, decisi a lasciarsi alle spalle – almeno per una giornata – i problemi del mondo.
 
Ci avvicinammo al centro della radura, accalcandoci curiosi vicino a una piccola folla che osservava un orso bruno legato a un paletto. La bestia aveva muso e zampe anteriori strettamente tenute da una spessa fune, e pensai che aveva un’aria tremendamente infelice, obbligato com’era a dare spettacolo.
« Povero animale », sospirò Aimil, allontanandosi dall’orso con sguardo triste.
Cercai di trascinare lontano le gemelle mentre la folla diventava sempre più fitta. Aprii la bocca per chiamarle a gran voce, ma non ci riuscii, perché un urlo aveva squarciato l’aria quando l’orso era riuscito a liberare le zampe anteriori, facendo quasi uscire il paletto dal terreno. La folla indietreggiò pericolosamente, e tentai di afferrare le mani delle mie figlie, senza successo. Qualcuno mi calpestò la veste e caddi a terra, perdendo l’equilibrio, mentre la folla si disperdeva in preda al terrore.
Mi rialzai e mi allontanai velocemente, ma della mia famiglia, di Raghnaid e Bronnen non c’era già più ombra. Per la seconda volta nella mia vita mi ritrovai completamente abbandonata a me stessa, come lo ero stata quella volta – anni prima – quando ero scappata nella foresta.
Le facce sconosciute che mi circondavano mi riempivano di angoscia e confusione; chiamai ancora una volta il nome delle mie bambine, ma nessuno mi rispose.
 
Quel luogo mutato a causa della fiera mi fece perdere in poco tempo l’orientamento, e non riuscii nemmeno a ritrovare il sentiero che mi avrebbe riportata verso casa, dove – speravo con tutto il mio cuore – Bronnen e Raghnaid avrebbero portato le mie figlie.
Avrei potuto chiedere a qualcuno la giusta direzione, ma non volevo apparire smarrita agli occhi degli abitanti del villaggio; continuai a camminare, cercando di allontanare dalla mia testa pensieri irragionevoli e ansie inutili. Accostai la foresta, coprendomi il volto col velo, perché vidi uomini e nani impegnati a bere quello che mi sembrava un quantitativo davvero notevole di birra.
 
Un altro movimento improvviso della folla mi fece sussultare, e urtai uno sconosciuto dal mantello scuro che mormorò qualcosa in una lingua strana, afferrandomi per le spalle. Quando mi vide in volto, trasalì.
« Eriu! Sei davvero tu? ».
Per un attimo boccheggiai. Stavo guardando negli occhi l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere: stavo guardando il volto di Vran.
Gli toccai le spalle e mi aggrappai a lui saldamente, tremando da capo a piedi. Ero così sconvolta da non riuscire a parlare.
« C-credevo… c-credevo fossi m-morto! », riuscii soltanto a balbettare, isterica.
Lui scosse il capo tristemente. « Sto bene. Non avrei mai osato sperare di incontrarti di nuovo… », sussurrò sincero, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
« Stavo cercando di tornare a casa, ma credo di essermi persa. La folla mi ha confusa. »
Lui indicò un punto lontano, afferrandomi per un gomito. « Il sentiero è da quella parte », poi prese un respiro, e mi rivolse di nuovo parola, « Devi andare subito? Sono venuto in questa parte del mondo solo nella speranza di poterti rivedere… ».
Non risposi immediatamente. Le mie gambe erano diventate improvvisamente immobili, come se avessero deciso di non muoversi più.
Soltanto il destino poteva avermi condotta lì, da sola, nelle braccia di Vran. Lo guardai un’altra volta, e vidi molte cose: il ragazzo che mi aveva salvata dalla foresta, anni prima, e che aveva curato la mia ferita; il giovane pieno di energie e di dolcezza, che parlava dei suoi sogni. Ma vedevo anche l’uomo che era diventato, la mascella volitiva, il volto segnato dallo scontento e dell’esperienza. E vidi anche l’ombra del desiderio fare capolino tra i suoi occhi color nocciola che ricordavo così bene.
« No », risposi in un sibilo, « Posso restare ancora un pò ».
 
Non pensai alle mie figlie, né a mio marito, o a Raghnaid. Senza dubbio lei mi avrebbe intimato di allontanarmi immediatamente da quell’uomo, ma per una volta – forse per la prima volta nella mia vita – ero intenzionata a fare ciò che io, e io sola, desideravo fare. E, quale che fosse il risultato delle mie azioni, solo io ne sarei stata responsabile.
« Allontaniamoci dalla folla ». Seguii Vran senza dire nulla; nessuno dei due sapeva dove ci stavamo dirigendo, ma eravamo insieme, e non ci importava del resto.
Ci trovavamo al margine della foresta, all’ombra dei noccioli. Il vociare della folla si era notevolmente affievolito, e gli alberi intorno a noi ci avvolgevano in un’ombra calda. Vran mi si pose davanti, sfiorandomi il volto con entrambe le mani.
 
Per mesi avevo convissuto con l’idea che Vran fosse davvero morto, e che non l’avrei mai più rivisto. Ma ora lui era lì, di fronte a me, e non potevo fare a meno di guardarlo, come nel timore che sarebbe sparito di nuovo da un momento all’altro.
« Cosa ti è successo? », chiesi con un filo di voce, sfiorando con dita tremanti le sue spalle coperte dal mantello, come per accertarmi che fosse tutto vero.
Lui mi sorrise, afferrando a sua volta la mia mano e posando un bacio delicato sulla punta delle dita.
« Da quando ho lasciato Bhreac e il villaggio ho viaggiato molto. Mi sono arruolato con quegli uomini, e pensavo di aver fatto la cosa giusta… ». Il suo sguardo si perse lontano, e non potei fare a meno di notare l’ombra di sofferenza che aveva attraversato il suo bel volto.
« Ho preso parte a una battaglia, Eriu. Ho ucciso altri uomini… l’orrore di quel giorno mi tormenterà fino alla morte. Sono fuggito… non potevo continuare con quella vita ». Mi guardò angosciato, gli occhi colmi di terrore.
« Sono un disertore per la mia gente, e un traditore per la tua ».
 
Gli strinsi la mano con forza, ma lui stava evitando il mio sguardo, e aveva gli occhi lucidi.
« Sono stati giustiziati degli uomini del tuo popolo, tempo fa. Temevo che fossi uno di loro », gli confessai tremante.
Lui scosse il capo, i capelli castani – più lunghi e incolti di come li ricordavo – si mossero leggermente.
« Li conoscevo, ma non ero uno di loro, e non ho preso parte alle loro azioni ».
Per moltissimo tempo mi ero chiesta che cosa gli fosse successo, se stesse bene, se fosse diventato uno di loro, uno dei “cattivi”… solo ora, vedendolo, mi rendevo conto del dolore che aveva passato, degli sbagli che aveva commesso e del senso di colpa che lo faceva soffrire come un pugnale conficcato nel cuore.
Rimanemmo in silenzio ancora qualche istante, uno accanto all’altra, sfiorandoci appena. Lui alzò lo sguardo e mi fissò a lungo, sprofondando nei miei occhi, avvicinando la sua mano alla mia guancia.
 
« Eriu… », sussurrò tremante. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, e il mondo intero parve fermarsi.
Forse era stato davvero il destino a condurci in quell’angolo di foresta, ma ora erano le nostre decisioni che avrebbero cambiato il futuro di entrambi, e probabilmente anche quello di altre vite dopo di noi.
Mi avvicinai, in punta di piedi, e lo baciai con passione, come avevo desiderato fare l’ultima volta che l’avevo visto, come avevo sperato di fare in tutti quegli anni… lui rispose al bacio con gemito, e la sua mano scivolò giù, oltre il mio collo, fino ad accarezzare il seno da sopra la veste. Mi afferrò saldamente per la schiena, attirandomi a sé con fare possessivo, facendo aderire i nostri corpi in maniera completa.
 
Come mossi da una forza invisibile, ci adagiammo a terra, storditi, mentre Vran mi alzava la gonna, mordendomi il collo e baciandomi la pelle nuda sopra il seno. Non avevo mai desiderato Thorin allo stesso modo: era un bisogno del tutto nuovo.
Ero impaziente di sentire Vran dentro di me, e lo spinsi verso il mio bacino, abbassandogli le brache con gesti sbrigativi. Lui mi guardò con occhi accecati dalla passione, e poi si lasciò andare su di me, abbandonandosi dentro al mio corpo, mentre entrambi ansimavamo di piacere.
 
*
 
Restammo abbracciati ancora qualche istante; dopo quella che mi parve un’eternità, mi feci coraggio e mi rialzai, seppur riluttante ad abbandonare le braccia di Vran. Lui mi guardò.
« Non andare. Vieni via con me ».
Ricambiai il suo sguardo, carezzandogli una guancia. « Devo andare, e anche tu. Tu sei un soldato, Vran, e non mi importa per quale parte tu abbia scelto di combattere. Ma come me sei vincolato dai giuramenti che hai prestato. Io ne ho violati alcuni, oggi… ma questo non basta per liberarmi ».
Lui si rivestì velocemente, ributtandosi addosso il pesante mantello da viaggio. Lo guardai immobile.
 
« Cosa farai? ».
« Non ne ho idea », ammise sincero, alzando le spalle, « Se uno dei vostri mi scovasse, mi impiccherebbero di sicuro… credo che sappiano tutto. Andrò da Bhreac, deve sapere che sto bene. Poi mi nasconderò  ».
Una lacrima mi solcava la guancia.
Vran parve intuire la mia angoscia; mi si avvicinò, stringendomi un’ultima volta, affondando il bel volto nei miei capelli scuri.
 
« Ci rivedremo mai? ».
« Se il destino lo vorrà, ci rivedremo sicuramente ».
 



Contro ogni previsione, ce l'ho fatta! Anche questo capitolo, un pò per la sua essenzialità, mi è costato davvero moltissimo tempo e fatica, quindi spero davvero possa piacervi. Per scriverlo mi sono ispirata all'incontro / scontro contenuto nel libro "Le querce di Albion".
Come sempre ringrazio le dolcissime ragazze che commentano ogni mio capitolo e mi incoraggiano ad andare avanti... grazie mille davvero!
A presto, spero,
Lola
 


** L'incontro tra Eriu e Vran si ispira a quello tra Gawen e Eilan, come nel romanzo "Le querce di Albion", di Marion Zimmer Bradley.  
   
 
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