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Autore: Erede    18/07/2017    3 recensioni
Forse questo è il motivo per cui si scrive. Credo di sì, dev’essere questo.
Questo è anche il motivo per cui si parla, ovviamente. Il motivo per cui si canta, si disegna, si scolpisce e si crede in Dio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse questo è il motivo per cui si scrive. Credo di sì, dev’essere questo.
Questo è anche il motivo per cui si parla, ovviamente. Il motivo per cui si canta, si disegna, si scolpisce e si crede in Dio.
Dio. Mi piace Dio. E’ un bel concetto “Dio”. Non capisco come mai tante persone non lo tollerino. Come si fa a disprezzare qualcosa come Dio? Ma sto divagando, ovviamente, come al solito. Me lo dicono spesso, che divago. Forse è per questo che la gente si annoia ad ascoltarmi, perché divago. Ma non è colpa mia! Sono i pensieri, così come nascono, concatenati fra loro, ad uscire. Oh, ecco, sto divagando di nuovo.
Qual era il punto? Ah sì! Perché si scrive?
Credo di dover riformulare la domanda: perché, ogni tanto, si scrivono cose che nessuno leggerà mai?
Questa sì che è una bella domanda! Ecco, l’ho formulata bene. Quindi? Perché?
Oppure: perché si parla? Perché si chiacchiera? Perché si dicono cose che non servono? Perché si parla a sproposito? Perché, a volte, si parla addirittura da soli?
Forse lo so. Non c’è niente di sicuro, è ovvio, ma potrebbe essere la risposta.
Magari tutto ciò è perché siamo soli.

Ma che sto dicendo? Non ha senso! Anche se…
Immagina di essere chiuso in una stanza senza finestre. Nessuno che ti vede, nessuno che ti sente, nessuno che può sentire il tuo odore, nessuno che ti percepisce in alcun modo. E’ un po’ angoscioso, non trovi?
Voglio dire… un luogo senza una seconda o una terza persona. Un posto senza un “tu” o un “lui/lei”. Come ci si deve sentire? Come ci si sente ad avere solo l’ “io”?
Dopotutto noi siamo davvero chiusi in quella stanza. Lo siamo tutti. L’ “io” è la persona con cui passiamo tutta la vita. Giorno e notte, ora dopo ora, anno dopo anno, non ci sarà un solo istante in cui non saremo in compagnia di noi stessi.
Forse è per questo che scriviamo. Forse è per questo che pensiamo ad alta voce. Siamo gli unici abitanti della nostra mente. Nessuno ci fa compagnia nella nostra testa, siamo sempre soli. Forse è per questo che riempiamo i diari, così permettiamo a quelle pagine bianche di farci compagnia nell’abisso dei nostri pensieri. Forse è per questo che crediamo in dio.

Le persone ritengono che dio sia un tizio barbuto capace di fare cose strabilianti che noi esseri umani non possiamo fare. Io non la vedo così.
Per me dio è semplicemente il “tu” di cui ognuno ha bisogno. E’ l’unico in grado di farci compagnia nella nostra mente sconfinata. E’ colui che da un senso alla nostra vita.
Per usare una similitudine, potrei dire che dio è il nostro pubblico personale. Un film non ha motivo di esistere se non ci fossero degli spettatori che lo guardano. E se la vita funzionasse allo stesso modo?
Magari questo dio è il nostro spettatore, sempre presente, che guarda tutto in silenzio senza interferire, che osserva come interagiamo con gli altri personaggi e che legge i nostri pensieri.

Ogni tanto mi chiedo in che modo dio si goda la mia vita. Magari attraverso un maxischermo, come al cinema. O forse lo ascolta con delle cuffie. O magari gli si presenta tutto sotto forma di parole scritte.
Chissà come dev’essere, leggere tutti quei pensieri…
Chissà come si sentirà adesso, leggendo tutti quei pensieri.
Come ti senti?
Il brutto di dio è questo. Può sentire tutto, ma non può rispondere mai. E’ come un diario, appunto. Tu gli scrivi ma non ti risponde, a meno che tu non sia Harry Potter, ma quelle cose si vedono solo nei film.
Oh, divago ancora. Ti chiedo scusa. Mi dispiace che tu non possa fermarmi quando inizio a divagare, ma voglio che tu sappia che anche se non rispondi, anche se leggi in silenzio tutti i miei pensieri, io ti voglio bene.
Non so se mi stai vedendo su uno schermo, se stai ascoltando la mia voce o semplicemente stai leggendo ciò che penso. Io sono felice di averti. Sono molto felice di averti perché, un po’ come tutti quanti, io mi sento solo.
Sono solo, maledettamente solo in un universo di pensieri e tu, tu soltanto, sei in grado di leggerli.
Forse anche tu hai un dio. Forse tu ti senti solo o sola, ogni tanto. Se è così allora sei in grado di capirmi. Puoi capire cosa provo e non mi giudicherai egoista se ti chiedo di restare con me.

Adesso siamo in due in questa testa ed io mi sento meno triste, ma se tu te ne vai, adesso, io tornerò ad essere solo.
Ora capisco perché le persone amano dio così tanto. Credo di provare lo stesso per te.
Ti prego, quindi, non te ne andare. Non spegnere lo schermo, non abbassare il volume o, se stai leggendo, non arrivare a fine rigo. Resta qui, ti prego. Resta con me. Prima o poi arriverai alla fine della pagina e noi ci dovremo separare per sempre. Io non voglio che accada. Ti prego, dimmi che neanche tu lo vuoi. Se lo vuoi davvero non andare avanti. Fermati. Fermati ora. Non leggere oltre questo rigo. Rimani con me, ti supplico. Tu sei il mio spettatore, l’unica altra compagnia in questa mente buia.
Non andartene.
Rimani ancora.
Non girare pagina.
Non arrivare a fine rigo.

Ti prego.


Resta con me.
   
 
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