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Autore: Fielda    19/07/2017    3 recensioni
“Non puoi vergognarti per qualcosa che ha trasceso lo spazio e il tempo! Qualcosa che è venuto prima di loro!”
“Se voglio sotterrarlo non è perché me ne vergogno” ribatté lei, mantenendo la calma. “Le nostra strade si sono divise tempo fa. È inutile rivangare quello che avrebbe potuto essere”
“Quello che avrebbe dovuto essere!” sbottò lui al culmine dell’ira, alzandosi e andando a piantare le mani nella balaustra del balcone, come a voler sfogare contro il mondo il veleno che covava dentro.
***
Tratto dall’ultimo capitolo:
“Rukia, vuoi dirmi qualcosa?”
Rukia tornò a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e le labbra tremavano dai pensieri che non riusciva a buttare fuori.
“Non lo so”
- Spudoratamente Ichiruki -
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Uryu varcò trafelato la porta dell’ambulatorio.
 
“Kurosaki, allarme hollow! Kurosaki!”
 
Nessuna risposta. L’uomo si ricompose, quasi vergognandosi di quella recita riuscita male.
 
Orihime sbucò dalla porta che separava la casa con l’ambulatorio. “Ciao Uryu!”
 
“Oh, ciao, Orihime” salutò con pacatezza, ancora rosso per il fallimento del piano. “Kurosaki dov’è?”
 
“Mi dispiace, non sono davvero riuscita a trattenerlo in casa!” spiegò, mortificata. “Non volevo insistere, mi avrebbe scoperta! Non sono davvero capace a mentire, perdonami!”
 
Uryu si sistemò gli occhiali, dissimulando una sensazione di colpevolezza nel condividere la medesima debolezza. “Non importa, avviso i ragazzi. Sai quando tornerà?”
 
“Non credo starà via molto” disse la donna, aprendo la porta in un invito a entrare. “Puoi aspettarlo con me, se ti va”
 
“Certo che mi va” brontolò l’uomo, accogliendo l’invito.
 
Si accomodò sul divano, mentre Orihime accorreva a mettere su un tè.
 
“Allora, avevi detto niente donnine, vero?” si premurò di specificare Orihime, vagamente preoccupata.
 
“Ti ho assicurato niente donnine. Non ti fidi di me?” obiettò l’altro.
 
“Certo che mi fido, scusa” bofonchiò lei, preparando il vassoio con alcuni biscotti ben sistemati. “Non si è mai abbastanza sicuri, su queste cose”
 
Uryu accennò un sorriso che Orihime non vide. “Non hai nulla di che preoccuparti” disse, intendendo più di quanto lei comprese. “Ti rispettiamo tutti e non faremmo mai qualcosa che possa arrecarti fastidio”
 
Orihime sopraggiunse con lo spuntino e un ampio sorriso. “Ti ringrazio. Siete molto carini con me”
 
“Certo. Te lo meriti” disse frettolosamente recuperando la tazza che la donna gli porgeva. “Il tuo addio al nubilato com’è andato?”
 
“Molto bene!” raccontò lei, allegra. “Tatsuki e le altre mi hanno portata alle terme, poi ci siamo fatte un massaggio e infine abbiamo festeggiato in un locale con karaoke! Mi dispiace solo che Rukia e le altre dalla Soul Society non hanno potuto esserci” aggiunse, con una nota di malinconia.
 
“Era comprensibile. La data delle nozze si avvicina e devono conservare più tempo libero possibile per allora” mentì, conoscendo dettagli che lei era meglio ignorasse.
 
“Sì, lo immaginavo! Però fino all’ultimo non ho potuto fare a meno di sperarci” confessò con un sorriso tinto di tristezza.
 
Uryu schiarì la gola dalle briciole che si erano inerpicate per la faringe istigandolo a tossire. Non era affatto d’accordo con ciò che Rukia aveva deciso, e anche se era la soluzione più indolore era convinto che al suo posto avrebbe a tutti i costi trovato un compromesso per accontentare tutti.
 
“E tu come stai? Come va con quella violinista?” domandò la donna, distogliendolo dai suoi pensieri.
 
“Oh... non la frequento più.” disse, senza addentrarsi nei particolari.
 
Orihime si incupì. “Mi dispiace. Mi sembrava una brava ragazza”
 
“Lo era. Solo, non andava bene per me” spiegò, senza alcun rammarico.
 
Orihime si fece severa. “Sei troppo pretenzioso con le donne, Uryu. Di questo passo resterai zitello a vita”
 
“Non sono pretenzioso. Voglio solo trovare la donna che ho in mente come mio ideale. Non mi sembra di chiedere troppo”
 
“No infatti, non chiedi niente!” ridacchiò la donna. “E com’è, questa donna ideale?” domandò, incuriosita.
 
Uryu guardò quegli occhioni innocenti e vispi come quelli di una bambina. Ci annegò dentro per qualche istante, quasi scordandosi che stavano aspettando una risposta.
 
Arrossì appena, nascondendolo come meglio poteva. “Beh...”
 
In quel momento la porta d’ingresso lo salvò.
 
“Uryu? È successo qualcosa?” domandò Ichigo sorpreso di vedere l’amico a quell’ora della sera.
 
“Certo che è successo qualcosa. E se tardavi ancora un po’ finiva il mondo” sbottò l’uomo, balzando in piedi. “Grazie della compagnia, Orihime. Vorrai scusarmi, ma devo rapire il tuo futuro marito”
 
“Come? E cos’è successo? Se è tanto grave perché stavi tranquillamente bevendo il tè?” protestò Ichigo, preoccupato e allo stesso tempo divertito.
 
“Smettila di fare domande, abbiamo già perso abbastanza tempo. Andiamo. Arrivederci, Orihime”
 
“Ciao, tesoro. Non so quando torno, ti telefono” salutò Ichigo.
 
“Arrivederci, ragazzi. Divertitevi!” ricambiò la donna, mordendosi subito dopo la lingua.
 
“Era ironica?” domandò Ichigo all’amico mentre i due si precipitavano verso un luogo ignoto.
 
“Ho detto basta con le domande!!” sbottò Uryu, già esaurita la capacità recitativa.
 
Corsero per qualche minuto, Uryu cercava di precedere l’amico di qualche passo per evitare che potesse ancora cercare il dialogo. Si fermò davanti a un edificio nel centro affollato della città.
 
“C’è un hollow qui?!” domandò scioccato Ichigo, al quale non quadravano parecchie cose.
 
“Tra poco” tagliò corto Uryu, facendo strada all’interno ma rimanendo indietro per studiare il circondario. “Sbrigati, ci sono troppe persone qui”
 
Ichigo entrò, guardingo. Era il tramonto, e il locale notturno in cui si addentravano era ancora buio e deserto.
 
Non si domandò perché la porta era aperta, non fece in tempo: non appena dentro venne investito da una folla umana urlante da cui istintivamente si parò, ma tra cui riconobbe solamente volti conosciuti e festosi.
 
“Era ora che vi organizzaste, ragazzi!!” commentò, salutando uno a uno i presenti. C’erano tutti i suoi amici umani e, sorprendentemente, anche molti, seppur non tutti, dalla Soul Society.
 
Ma fu una presenza in particolare ad attrarre la sua attenzione.
 
“Che cosa ci fai tu ad un addio al celibato?” protestò, divertito.
 
“Sono la tua testimone, babbeo. Te l’ho organizzato io” ribatté Rukia, venendo subito contraddetta da molti presenti che la costrinsero ad aggiungere: “Con l’aiuto degli altri, ovviamente”
 
“Renji non c’è?” osservò l’altro, mentre Rukia tirava fuori da una borsa alcuni accessori dall’aria imbarazzante.
 
“Alcuni di noi non sono riusciti a venire, Renji è uno di quelli” spiegò, “Ma stai tranquillo, alle nozze ci saranno tutti. Ma ora indossa questi”
 
Gli porse un costume da Kon a stazza umana. Ichigo lo fissò per qualche istante, stranito. “Non voglio sapere come hai fatto a procurartelo”
 
“Oggi non sei autorizzato a chiedere” obiettò Rukia mentre gli amici lo aiutavano a indossarlo. Salì su una sedia per darsi autorità, stringendo tra le mani un grosso foglio. “Ichigo, la Soul Society ti affida un compito di vitale importanza. Dovrai eseguire tutti questi compiti, al termine dei quali riceverai una giusta ricompensa”
 
Tra gli amici giravano già alcuni shottini e Ichigo non fu esonerato. Brindarono più volte alle nozze imminenti e all’ultima notte di follie prima che il gruppo si trasferisse in strada per assistere all’adempimento dei doveri di Ichigo.
 
L’uomo con il bizzarro costume da leone fu costretto a fermare persone per porre le più svariate richieste, dal convincerli a comprare caramelle fino a farsi offrire da bere da sconosciuti.
 
Ichigo reggeva mediamente l’alcol, ma dopo svariati cocktail faticava a mantenere la piena lucidità e ogni tanto gli sfuggiva una risata isterica o qualche battuta un po’ troppo spinta.
 
Gli amici lo portarono poi a cena fuori per smaltire la prima sbornia, in seguito si recarono a ballare per procurargli la seconda.
 
Uryu aveva prenotato un tavolo nel privè e non appena arrivarono venne portato loro il primo carico di alcol.
 
Al futuro sposo fu finalmente concesso di togliersi il costume da leone a causa del caldo che imperava nel locale; al termine delle prime bottiglie Toshiro ballava già senza maglietta sul tavolo a fianco, aizzato più da sconosciuti che lo vedevano come un ragazzino che dagli stessi amici divertiti dalla situazione ambigua. Alcuni di loro si sparpagliavano per il locale, raggiungendo la pista affollata o uscendo sulla balconata per godersi la città in notturna.
 
Ichigo si era frenato dal raggiungere lo stato di prima, limitandosi a un'allegra ebbrezza. Fu mentre gli amici si diradavano che notò che Rukia, dall’altra parte del tavolo, non stava bevendo nulla.
 
La raggiunse, non prima di aver riempito un bicchiere. “Come mai la mia testimone non partecipa alla festa?”
 
“Io non bevo, Ichigo” commentò Rukia, divertita dall’allegria dell’amico. “Non mi piace l’alcol”
 
“Su, non fare l’astemia” replicò l’altro, allungando il cocktail con analcolico per renderlo più leggero. “Così va meglio?” chiese, porgendole il bicchiere.
 
Rukia lo prese e ne annusò il contenuto. “In realtà no, però... Farò questo sforzo” disse, leggendo negli occhi di Ichigo la volontà di vederla partecipe a quell’atmosfera festosa.
 
Ne bevve qualche sorso strizzando gli occhi, poi tossì. “Fa davvero schifo”
 
Ichigo si finse offeso. “Scusa. Io sono un guerriero, non un barman” obiettò mentre accompagnava il bicchiere di Rukia nuovamente alle sue labbra, costringendola con le sue stesse mani.
 
“Smettila!” protestò lei, facendo resistenza. In quella lotta alcune gocce del liquido caddero sul decolleté della shinigami, nudo per merito dell’abito scollato, andando a scivolare all’interno di esso.
 
Ichigo, tra le risa per quella lotta impari, si chinò con un’istintività innata verso la pelle di Rukia, recuperando un po’ di quelle gocce con le labbra.
 
Non sapeva se avesse avvertito per prima la feroce rigidità che colse il corpo di Rukia a quel tocco o il proprio tuffo al cuore quando concepì cosa stava facendo e con quale confidenza.
 
Si precipitò all’indietro, rosso in volto, cogliendo il medesimo colore sul viso dell’amica.
 
Con goffa fretta si allontanò da lei e dal tavolo, procedendo verso nessun luogo in particolare ma solo desideroso di allontanarsi prima che qualcuno potesse fare domande su quanto aveva visto.
 
 
 
 
NdA: sì lo so, sono un po’ cattivella :P e molto ritardataria, ma questo si sapeva xD prometto che per il prossimo capitolo non vi farò aspettare un’eternità! Aggiungo una nota: l’intera situazione del matrimonio la sto sviluppando come avverrebbe da noi, non per altro se non per semplificarmi la vita. Chiedo venia per la mia pigrizia! :3 Ringrazio chi mi segue e perde qualche istante della sua vita per lasciarmi una recensioncina. <3 Al prossimo capitolo!
   
 
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