Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Melissa88    19/07/2017    0 recensioni
Volevo raccontarvi una storia, la mia. Sembrerà banale, a tratti noiosa e magari anche non così originale come credevate inizialmente. Non so se vi piacerà o meno, ma perché non provarci? In fondo non c’è nulla da perdere nel rendersi ridicolo. Si, perché tutto quello che leggerete è semplicemente ridicolo, forse a tratti buffo e magari vi farà desiderare di rompere un vaso, un piatto, a voi la scelta.
Tuttavia, la mia storia tratta di una Donna. Quella che incontri e che non ti scordi più. Quella che inizialmente non pensavi fosse così profonda e piena di sorprese. Quella che ti sembrava simpatica e utile in determinate situazioni, ma con cui non penseresti mai di farci qualcosa. Troppo ‘innocua’, troppo poco interessante. Eppure, adesso, questi ‘troppo’ suonano come un insulto, a lei. Perché, vi posso assicurare che, una volta conosciuta e vissuta, quello ‘troppo’ idiota ero solo io.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
''Sarebbe ridicolo e lo sai pure tu'' Alzai li occhi al cielo al’ennesima ‘critica’ che ottenni quel giorno. Erano le 10:30 del mattino e volevo già mandare a quel paese la metà delle persone che conoscevo. Mi misi il costume da bagno e una maglietta sgualcita sopra, prima di girarmi verso Jimmy e fargli il dito medio. Lui alzò le spalle e, ringraziando non so chi, non aggiunse nient’altro. Perché quando, secondo i tuoi ragionamenti, del tutto logici e intelligenti, hai un’idea geniale qualcuno deve sempre rovinarti la festa? Perché non può entusiasmarsi e farti le feste? Sarebbe tutto più bello ed eccitante così. Ma, sfortunatamente, niente è mai come credi. Uscimmo di casa dopo aver finito di fare colazione e prendemmo la moto che avevo lasciato nel vialetto. Sbattei la porta di casa, per farmi sentire da mia madre, che sicuramente era al piano di sopra a parlare al telefono con il suo compagno. Mi misi il casco senza aspettare la risposta, ossia un grido stridulo e confuso che mi urlava di non sbattere la porta, ma di salutare come una persona garbata. Sfortunatamente non ero quello che lei sperava. Quel giorno iniziava il campeggio. Era luglio ed era tipico del mio ristretto gruppo di amici accamparci in spiaggia e dimenticarci, per una settimana, delle responsabilità che ognuno di noi aveva. Con Jimmy ci saremmo fermati anche la settimana dopo, questa volta, però, avevamo pensato bene di prenderci una villetta, non troppo distante dalla spiaggia dove ci trovavamo ora. Giunti a destinazione, trovammo tutti in pineta. Tra saluti e abbracci vari, notai la presenza di tre ragazze vicino a Marcus. Non le avevo mai viste, quindi ciò significava che erano state rimorchiate quel giorno. Sorrisi tra me e me ed evitai di avvicinarmi. Non era il momento delle presentazioni, sarebbe stato più facile farlo la sera, quando avremmo iniziato a cucinare e a far girare l’alcool. Marcus, però, mi vide e mi fece segno. Quello era il suo modo per dire ‘Parliamo dopo’. Ci saremmo dovuti incontrare, per vedere chi aveva puntato lui e chi, secondo la sua modesta conoscenza di me, credeva sarebbe stata l’ideale per me. Marcus era un’ottima spalla, aveva sempre delle ragazze che gli giravano intorno e la ‘selezione’ era sempre gradita. Di solito andava lui o Jimmy a cercare, il resto poi veniva da sé. Passammo la mattinata e il pomeriggio così: carte, palle e racchettoni sparsi qua e là. Quando la maggior parte delle famiglie lasciarono la spiaggia e il sole calò, cacciammo le tende e andammo a cercare la legna da ardere. Io andai con Marcus che mi aveva preso per il collo e portato lontano da orecchie indiscrete. ''Allora.. Due sono accessibili, mi si sono buttate praticamente addosso quando sono andato al bar a prendere le prime birre della mattinata. Io voglio quella con i capelli fucsia. Ha un tatuaggio nascosto che mi deve far vedere, disse'' - si sfregò le mani e saltellò contento come un bambino. Scossi la testa, mentre raccoglievo i primi rami che vidi e lo lasciai parlare - ''Mentre quella bionda credo che la voglia Jimmy. Non capisco mai quando gli piace una o meno. Fa la parte del tipico amico carino e gentile che salva le donzelle dal Don Giovanni'' - si indicò con un dito prima di continuare ''Quindi, mettiti d’accordo con lui se ti interessa. Ti direi di provarci, ma ho paura che non sia esattamente il tuo tipo. Se non sbaglio studia e vive in un monolocale vicino alla sua università. Non ha nessuna coinquilina, quindi avresti casa sempre libera. È un punto molto a favore. Ma le sue tette non mi convincono, secondo me sono rifatte. Tuttavia quella mora credo sia lesbica, ma ha detto che stasera delle sue amiche la raggiungevano, quindi, occhi aperti zio.'' ''Perché credi che sia lesbica?'' ''Beh..'' - si voltò verso di me e fece segno al suo fisico, ondeggiando e facendo pure la rivolta per finire il quadro perfetto che era la sua figura, secondo lui, ‘troppo possente per non essere ricercato’ - ''Non mi è saltata sopra'' Lo guardai con un sopracciglio alzato e scoppiai a ridere - ''Certo certo, perché è così che si capisce l’orientamento sessuale di una persona'' ''Questo si chiama ‘Manzo’, come dicono le ragazze. E io so di esserlo. Quindi, secondo il mio parere, se non mi salti sopra, hai qualche problema'' - alzò le spalle e la conversazione finì lì. Marcus era il tipico ragazzo eccezionale nel rimorchiare, nel corteggiare e far ingelosire tutte le ragazze che gli andassero dietro. Sapeva gestire tutte le non-relazioni che aveva, eppure, quando si trattava di tenersi una ragazza diventava pessimo. L’ultima con cui era stato gli aveva bruciato la macchina e gli aveva scritto sulla porta di casa :‘Troione da guerra’. E da quello che avevo saputo, era l’insulto tipico che si scambiavano le ragazze. Mi avevano spiegato che era come dire che era un gigolò a cui bisognava mettere la museruola o la cintura di castità per poterlo tenere ‘sotto controllo’. Lo avevamo preso in giro per quasi un mese e mezzo buono. Poi avevamo smesso, perché nessuna gli dava più la possibilità di avvicinarsi e lui iniziava a diventare irritante. Una volta tornati, trovammo le ‘amiche’ di quella ragazza che era stata etichettata come omosessuale, sparse per tutto il nostro gruppo. La mora non c’era, o almeno, non la vedevo. ''Zio!'' - Melissa si avvicinò e mi baciò sulle labbra, prima di pormi una birra ghiacciata e prendermi a braccetto. Lei era la mia migliore amica, nel vero senso della parola. L’avevo conosciuta ad una festa, o, più precisamente, l’avevo rimorchiata. Ma ero stato bruciato, perché anche a lei piacevano le donne - ''Io vedo molte possibilità stasera di far festa, tu che vedi?'' - mi indicò il gruppo delle nuove arrivate. Annuii, mentre mi guardavo attorno, per fortuna avevamo comprato alcune aste di bambù che facevano luce e mi permettevano di vedere. ''Ma tu non ti stavi sentendo con una?'' ''Mmmh…'' – bevve un sorso di birra e guardò altrove. ''Che hai combinato?'' - mi fermai di colpo, per mettermi di fronte a lei. ''Niente..'' – usò il tono stridolo di chi aveva fatto qualcosa. La fissai finché non si girò a guardami. Sbuffò sonoramente e si accese una sigaretta - ''Forse non avevo capito che eravamo fidanzate'' ''Forse?'' – risi di gusto facendo un sorso alla bottiglia ghiacciata. Riprendemmo a camminare finché non incontrammo Jimmy, che, invece di parlare con la bionda, stava ballando con una riccia poco più bassa di lui. Gli passai affianco e mi divisi con Melissa che aveva adocchiato qualcuna vicino al fuoco. Io lasciai la legna e mi sedetti vicino a una con i capelli azzurri. Fu facile attaccare bottone. Aveva gli occhi rossi e sorseggiava del vino. Inizialmente parlammo di cose superflue: ‘cosa fai?’, ‘cosa non fai?’, ‘oh sei di qua?’, ‘ma dove esci che non ti ho mai vista in giro?’. Poi, come da manuale, iniziavano le frasi fatte che si dicono a tutte, per farle sciogliere e farle desiderare di essere possedute da te, come: ‘sei davvero bellissima lo sai?’, ‘non ti avrei mai lasciato andare fossi stato in lui’. E una volta che la ragazza inizia a trovare una qualsiasi scusa per sfiorarti o toccarti, lì capisci che è tua. La portai a guardare le stelle. Facemmo il bagno e la serata iniziò a farsi decisamente più interessante.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Melissa88