Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ceccaaa    19/07/2017    0 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Corpuscontroller

No, non era arrabbiato.
No, non l’avrebbe sollevata da terra.
No, non ci poteva credere.
No: era l’unica parola a cui riuscisse a pensare.
No, semplicemente: era impossibile.
No. No. Nei suoi occhi vedeva un certo senso di leggerezza.
Ma no.
Assolutamente no. “Come?” chiese.
No. “Hai capito” rispose Lily con quella sua aria di sfida tuttavia tradita da un certo tremolio delle mani.
No. “Invece non ci capisco niente.” Lily lo guardava dritto negli occhi. Aveva gli occhi nocciola. Vederlo su qualcun altro faceva paura.
No. Perché gli occhi di Lily erano diventati due buchi neri, due universi infiniti. “Non sei solo, non sei piccolo.”
No. Ora capiva. Lily non lo odiava, lo invidiava.
“Perché non me l’hai mai detto?” “Perché… è pericoloso.” Il parco era deserto, erano tutti a cena. Jo non sapeva da quanto fossero lì insieme, oppure da quanto stesse fissando la cugina orripilato, o quanti anni fossero passati da quando, quel venerdì a Hogwarts aveva rotto con la sua ragazza, litigato con il suo migliore amico e scoperto tutto – tutto – ciò che aveva portato Lily a odiarlo. Sembrava una realtà così lontana, impossibile da reperire. Tutto finiva lì. Nel parco.
Gli occhi neri. Lily aveva gli occhi neri. E gli parlava. Chissà da quanto tempo sapeva controllare… quella cosa. Chissà se lo considerava un dono o una maledizione.
“E tu sapevi tutto? Sapevi di me?” chiese. La cugina annuì. Aveva ancora le pupille dilatate. Un ramo bagnato si alzò da terra e vi ricadde, Lily fu scossa da un tremito. “Dobbiamo andare.” lo prese per un braccio e lo trascinò via.
“Dobbiamo parlarne.” Sussurrò Jo appena il portone si chiuse alle loro spalle. “Sì, ma non qui. Al settimo, a mezzanotte. Non farti beccare.” E scomparve dentro la Sala Grande.
Jo tornò nella Sala Comune e si lasciò cadere in una poltrona accanto a Leòn, che non lo degnò di uno sguardo. “Che hai?” chiese Jo. “Se me lo chiedi tu allora sei messo male.” Rispose l’altro in malo modo concentrandosi sul fumetto che stava leggendo. E d’improvviso a Jo tornarono in mente tutti gli avvenimenti di quel giorno infernale.
Sospirò e si diresse verso la porta del dormitorio: se doveva uscire di notte, era meglio che fosse riposato, o tutti si sarebbero chiesti come mai fosse così stanco il giorno dopo. Entrò nella stanza lasciando la porta richiudersi alle sue spalle e crollò sul letto chiudendo il baldacchino. Non ebbe il tempo di analizzare quella giornata tremenda che già era sprofondato in un sonno profondo.
 
Lily uscì dal dormitorio non del tutto sicura di cosa stava per fare. Aveva mantenuto quel segreto per così tanto tempo che non si ricordava più la prima volta che era successo, anche se nella sua mente si elaborò l’immagine di sua madre affacciata sulla sua culla con un’espressione sbalordita, mentre il suo orsacchiotto di peluche si aggirava penzolando per un braccio attorno al suo campo visivo. Si chiese come facesse a ricordare una cosa del genere, ma forse non era esattamente un ricordo, quello che aveva in mente.
Svoltò per salire al quinto e poi al sesto piano e ripensò a quello che era successo nel parco: un ramo si era sollevato e poi era ricaduto a terra. La sua coscienza era più debole quando succedeva, ma sapeva controllarlo abbastanza da essere sicura di non essere stata lei a sollevarlo. E nemmeno Jo: lui era normale quando era accaduto.
Arrivò alla porta del settimo piano e si sedette per riprendere fiato e scacciare i pensieri frenetici che le facevano girare la testa. Non le piaceva pensare a quello che era, perché si sentiva pericolosa, più che speciale. E forse lo era stata, ma ora era molto più brava a controllare la rabbia e le emozioni in generale.
Sentì dei passi e si voltò di scatto sperando solo che fosse Jo, e si rilassò subito vedendolo arrivare con la Mappa del Malandrino in mano. “Sei stata fortunata: Lumacorno e qualche Prefetto girano per il sesto piano e ti hanno mancato di poco.” Le disse a mo’ di saluto analizzando il settimo piano sulla mappa. “Lo so, scoprirai che sono brava ad avvertire la presenza di altra gente vicino a me.” Jo la guardò affranto: “Non lo voglio sapere. Non voglio sapere nulla di cosa puoi o non puoi fare.” Lily scrollò le spalle. “Peccato, perché mi sarebbe piaciuto insegnarti quello che so io: se te lo insegna qualcun altro e più facile che da autodidatta. E in ogni caso lo dovrai imparare per proteggere te stesso e gli altri.” Nella sua voce c’era una sfumatura di dispiacere, quel tipo di dispiacere che provi quando non vorresti fare qualcosa ma sai che se non la fai ci saranno delle conseguenze che non vuoi affrontare. Jo scrutò l’intrico di scale che si spostavano sotto di loro. Sapeva che Lily aveva ragione, perché l’aveva provato sulla sua pelle. Eppure non sapeva decidersi ad accettare la realtà. Una vita con i nervi costantemente tirati era l’ultima cosa che voleva.
“Perché proprio qui? Vuoi creare l’Esercito di Silente II?” le chiese sarcastico. Sapeva che l’unico luogo dove Lily poteva insegnargli a controllare i suoi poteri era al settimo piano, dove suo zio aveva allenato i suoi compagni durante il suo quinto anno ad Hogwarts perché il Ministero aveva impedito la pratica di Difesa.
“Puoi accettare che ti aiuti oppure ignorare che un giorno o l’altro ti arrabbierai con qualcuno e lo scaglierai contro un muro a trecento chilometri orari senza che la tua coscienza te lo impedisca. A te la scelta.” Jo si voltò verso di lei capendo alla perfezione che aveva ragione. “E va bene.” Disse “Ma se mi annoi con stupidi discorsi teorici che aumenterebbero solo il mio carico di studio mi rimangio tutto.” Lily fece un cenno di assenso con la testa. “Andiamo?” Chiese alzandosi per aprire la porta. Jo controllo meglio la mappa: solo qualche fantasma qua e là. “Si.” E la seguì oltre la porta.
 
Claire era sdraiata a fissare la tenda che tecnicamente doveva stare sopra la sua testa, ma ricadeva tagliata dai due squarci che aveva inflitto lei con la sua bacchetta. Era annoiata, ma l’immagine di Jo che sperava di essere tirato nel lago dalla piovra continuava a riaffiorarle nella mente. Lo aveva osservato un momento, prima di sedercisi accanto e aveva notato la mascella rotonda leggermente contratta e gli occhi verdi più lucenti del solito. E poi aveva osservato quei capelli mossi dal vento invernale: chiunque si sarebbe aspettato che fossero più scuri a causa dell’assenza di luce, ma a lei era sembrato che risplendessero quasi. Non aveva notato quanto gli fossero cresciuti dall’inizio dell’anno: solo pochi mesi prima gli avvolgevano il collo senza toccargli le spalle, ma ora gli ricadevano sulla schiena di circa mezzo centimetro. Per avere undici anni era un gran bel ragazzo. Si chiese quante ragazze ci avrebbero provato con lui nel corso degli anni e senti uno strano vuoto allo stomaco, ma fu una breve sensazione.
Poi pensò a come mai Jo si fosse seduto a fissare l’acqua nella gelida aria invernale e si sentì stupida per aver notato tutte quelle cose in brevi istanti. Le sue due compagne di stanza erano chissà dove a ‘studiare’, anche se dubitava che fosse vero. Era una stupidità, pensò tra se, che la gente pensasse ai Corvonero come degli studiosi quando non lo erano affatto. Più della metà dei suoi compagni di corso non prendeva mai più di un Accettabile in quasi nessuna materia. Erano dei ragazzi come tutti gli altri.
Fissò il soffitto oltre la tenda squarciata: molte delle mattonelle erano di colori diversi perché lei si sforzava di non annoiarsi lanciando incantesimi a caso. Fissò per un istante una mattonella che si era impegnata a rendere arancione fluo. Non era stato il colore a destare la sua attenzione, ma la posizione storta come se fosse stata incastrata per non farla cadere. Si altro in piedi sul letto e infilò la bacchetta in una delle due fessure tra gli angoli e sussurrò: “Lumos.” La bacchetta si illuminò e confermò la sua tesi quando la luce uscì dalla fessura opposta. Sbircio dentro a quella e vide delle travi di legno di un soffitto a punta: il tetto della torre. Chissà se in tutte le torri del castello c’era una pietra smossa nel soffitto. Decise di controllare e uscì per avvicinarsi alla porta del dormitorio del secondo anno. Bussò e non ottenne risposta: era molto tardi, ma tutti erano in Sala Comune a studiare o chiacchierare. Aprì la porta e cominciò a perlustrare il soffitto finché non trovò un’altra pietra incastrata come quella della sua stanza. Puntò di nuovo la bacchetta accendendone la punta e scoprì che anche sopra a quella stanza c’era un sottotetto. Stupita tornò sul suo letto. Sicuramente delle pietre non venivano incastrate in quel modo nel soffitto se non si aveva idea di avere accesso al sottotetto. Pensò che non voleva avere a che fare con altri misteri, nonostante avesse un certo desiderio di avventurarsi là sopra. Aggiustò il baldacchino e uscì diretta in Sala Comune: se voleva distrarsi era sempre meglio passare del tempo in compagnia.
 
Due settimane dopo
 
Jo era appena arrivato davanti all’arazzo del settimo piano. Quel sabato tutti i ragazzi dal terzo al settimo anno erano a Hogsmeade e visto che Leòn non gli parlava perché era furioso e Mila neanche perché era imbarazzata e sicuramente si sentiva in colpa, lui aveva dato appuntamento a Lily per incontrarsi per una lezione di Corpuscontroller. Dopo aver accettato che Lily gli insegnasse come controllare le emozioni si era reso contro di averne bisogno: aveva molte difficoltà a controllarsi anche normalmente e trascorse quelle settimane era riuscito perfino a non provare troppi sensi di colpa per Leòn, anche se gli mancava la sua compagnia. Quanto a Mila, aveva avuto modo di concentrarsi il meglio possibile su quello che provava per lei e aveva capito di non provare più di un sentimento di amicizia nei suoi confronti. Quindi non era più addolorato per se stesso, quanto più per il fatto che quando si incontravano, dovunque succedesse, lei lo guardava con uno sguardo afflitto e colpevole che lo faceva trasalire.
Continuò a osservare l’arazzo finché non sentì i passi di Lily alle sue spalle. Si voltò e le sorrise dal suo basso metro e sessanta. “Pensavo che volessi andare a Hogsmeade.” Le disse guardandola camminare lungo il muro. “No, Hugo va in giro con una ragazza e non voglio correre il rischio di incontrarli per strada. Sono disgustosi.” Spiegò la cugina concentrandosi meglio su quello che desiderava che la Stanza delle Necessità diventasse per lei. Dopo avere fatto avanti e indietro tre volte si scostò osservando il muro dietro l’arazzo trasfigurarsi in una porta. “E poi volevo passare un po’ di tempo con il mio cuginetto.” Aggiunse guardandolo di sottecchi. “Già, questo è proprio un modo per passare del tempo sapendo che il tuo cuginetto farà esattamente quello che gli ordini perché sei la sua insegnate.” Ironizzò lui abbozzando un sorriso divertito. In realtà non trovava per nulla spiacevole avere Lily come insegnante, ma da quando lei non lo odiava più era rilassante prenderla in giro come faceva Hugo. “Vuol dire che se ti chiedo di attaccare delle Caccabombe alla sedia di Bones sei disposto a farlo?” “Solo se mi prometti un Accettabile per la fine del trimestre.” Rispose lui oltrepassando la porta con fatica per via dell’arazzo. “Allora mi sa che mi devo rassegnare.” Risero e osservarono la sala allenamenti. Era divisa in tre aree che, come gli aveva spiegato Lily, erano destinate ai tre livelli che aveva pensato di affrontare con lui: il primo costituiva la pazienza, poi c’era la coscienza e infine l’allerta, che Jo non aveva idea di cosa fosse. Lily gli aveva spiegato che aveva dovuto analizzare quello che le permetteva di non perdere il controllo e aveva selezionato quei tre ‘criteri fondamentali’, come gli aveva definiti lei. Jo aveva l’impressione che si sentisse orgogliosa di poter realizzare un programma di addestramento come aveva fatto suo padre anni prima, anche se era per una sola persona. Si avvicinò alla prima area divisa dalla seconda da un separé in cartongesso che gli ricordava i teatro con il pavimento girevole diviso in stanze. “Bene, tieni questo. L’ho trovato in biblioteca e ho pensato che potesse interessarti.” Gli disse porgendogli un libro dall’aria nuova. Per esercitarsi nella pazienza ed essere capace di concentrarsi nello stesso momento, Lily lo faceva leggere un libro mentre dei piccoli cannoni gli sparavano addosso delle palline da tennis. Il ragazzo prese il libro e si sedette a gambe incrociate sui cuscini al centro del locale. “Va bene, cominciamo così finiamo per pranzo.” Disse Lily. Non appena Jo aprì il libro, i cannoni cominciarono a scagliargli addosso più palline possibile. Il ragazzo cominciò a leggere: ‘L’origine delle trottole è molto antic…’ la parola che stava leggendo venne interrotta da una pallina che colpì il libro facendolo tremare. Ma Jo continuò come se non fosse successo niente. ‘…antica. Le prime trottole furono giocattoli dei bambini Greci e Romani che…’ una pallina gli colpì il braccio interrompendo la sua lettura. Il ragazzo sospirò e continuò a leggere.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ceccaaa