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Autore: annalisa93    19/07/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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I ragazzi continuavano a mantenere le rispettive posizioni, rimanendo in allerta, spalla contro spalla, schiena contro schiena. Emma era rivolta verso l'interno della stanza. Continuava a guardare avanti. Il suo sguardo non ne voleva sapere di lasciare il pianoforte, c'era qualcosa che stonava, che non la tranquillizzava per niente, ma non riusciva a capire cosa. All'improvviso capì. Da vari minuti stava osservando lo strumento musicale, quando notò che la superficie nera del coperchio rifletteva, oltre alle loro figure, una sagoma al quanto singolare, posizionata esattamente sulle loro teste. Istintivamente alzò lo sguardo e puntò la torcia in alto. Spalancò gli occhi, che in poco tempo si riempirono di lacrime. Rimase in silenzio per una frazione di secondo in cui elaborò le immagini che avevano attraversato il suo cervello. Poi, tirando fuori una forza immane, urlò. Urlò con quanto fiato aveva in gola, il suo parve un grido straziante.

«Nate!!» La sua voce era stridente, disperata. Spaventata, si allontanò indietreggiando e si rifugiò presso il pianoforte. Nathan la vide e non capì il motivo del suo atteggiamento.

«Guarda sopra di te!» Tremava, il suo corpo era colpito da spasmi. Il ragazzo subito piegò il capo verso l'alto. Lo sapevoEsclamò fra sé e sé. Se veramente questa è l'aula di musica così com'era quarant'anni fa, non poteva non esserci... Pensò, ancora incredulo. I suoi occhi sbarrati erano rivolti al soffitto. Appeso, proprio sopra le loro teste, pendeva un cadavere. David e Sakura rimasero attoniti. «Ma cosa...» Riuscirono a sussurrare appena, scioccati. Rimasero in silenzio, cercando di dare una spiegazione a ciò che stavano vivendo.

Quando avevano deciso di creare la compagnia denominata "Misteriosamente Misterioso", insieme a Nathan, i due non avrebbero mai pensato che si sarebbero imbattuti in un cadavere in carne ed ossa. Fino ad allora si erano occupati di casi semplici: molto spesso i loro compagni di scuola e i loro vicini di casa li contattavano per rintracciare vecchi amici che avrebbero tanto voluto rivedere, ma con cui avevano perso i contatti, oppure per ritrovare i cani e i gatti che si erano allontanati troppo da casa, o ancora, per smascherare qualche spasimante misterioso che preferiva rimanere nell'ombra. Tutto al più, capitava che dovessero esplorare edifici abbandonati, ma mai e poi mai si sarebbero aspettati di ritrovarsi ad indagare su un caso così serio, con un morto vero.

«C-Come c'è arrivato fin lassù??» Domandò all'improvviso David, con voce tremante, puntando il dito verso il cappio che stringeva il collo della vittima. Non riusciva a comprendere come il suicida fosse arrivato ad appendersi alla trave del soffitto, era altissimo.

«M-a chi è?» Sakura era ancora sconvolta. Si avvicinò lentamente per osservare meglio il corpo. «Sembra essere una ragazza.» Affermò con un soffio, notando che la vittima indossava una gonna midi rosa, lunga fino alle caviglie, con ampie pieghe. La gonna si stringeva in vita con un vistoso nastro fucsia, annodato a formare un grande fiocco, che metteva in risalto la morbida camicia bianca, ricamata con elaborati inserti in pizzo. Le mani e le braccia erano gravemente ustionate, le maniche bruciacchiate e annerite fino al livello del gomito. I lunghi capelli lisci, ricadevano pesantemente verso il basso, in sottili fili argentati che raggiungevano l'altezza delle ginocchia.

«Per forza, è Susan Serravalle.» Affermò Nathan con naturalezza, come se quello che aveva detto fosse ovvio e normale. Sakura e David lo guardarono increduli, schiacciati dal peso di quelle parole. «Nate, ma ti rendi conto di quello che dici?» Gli domandarono all'unisono, tornando ad fissare il corpo, sbalorditi.

«Non può essere altrimenti.» Poi, voltandosi verso la porta, aggiunse: «Vi siete resi conto che il corridoio ha ripreso l'aspetto che aveva quarant'anni fa?»

I due cominciarono a pensare e, dopo essersi ricordati della foto appesa nell'atrio, s'illuminarono. «Certo, hai ragione!» Non fecero a tempo a chiarirsi che già un altro dubbio si stava insinuando nelle loro menti. «Quindi siamo tornati indietro nel tempo?! Ma come abbiamo fatto?» David era confuso.

«Non lo so, ma ci sarà sicuramente una spiegazione valida.» Nathan intanto si era avvicinato al pianoforte, facendo allontanare Emma, che si spostò vicino alla porta. «Dave, aiutami a posizionarlo sotto il cadavere.» Disse cominciando a spingere lo strumento in direzione della porta. L'amico andò a dargli una mano e insieme riuscirono a trasportarlo fino al punto stabilito.

«Non basta. Dobbiamo prendere anche alcune di quelle sedie e metterle una sopra l'altra.»
Presero le sedie e furono capaci di posizionarle sul pianoforte, impilandole su tre colonne di altezza crescente, in modo da formare una specie di scala, di cui il gradino più alto era composto da quattro sedie sovrapposte. «Adesso dovrei riuscire ad arrivare all'altezza del volto.» Con agilità Nathan salì in cima alla scala che avevano costruito. Adesso era a pochi centimetri dal viso di Susan Serravalle, nascosto dai capelli. Con cautela scostò le ciocche fino a quando il volto fu totalmente visibile. Ciò che i ragazzi videro, li fece rabbrividire.

Era un volto deforme, su cui si potevano scorgere ampie macchie rosse e lucide, alternate a parti squagliate, similmente alla cera di una candela accesa. In prossimità della fronte i capelli erano diradati e quelli che erano rimasti parevano unti nell'olio. Grosse bolle gialle incorniciavano gli occhi sproporzionati: uno era uscito fuori dall'orbita e l'altro era piccolissimo, nascosto dalla pelle.

Di fronte a quello spettacolo raccapricciante i nervi di Emma cedettero, le gambe l'abbandonarono e lei si ritrovò in terra a piangere disperata. Sakura subito andò in suo soccorso, l'abbracciò cercando di rassicurarla, nonostante anche lei fosse visibilmente turbata e avesse le lacrime agli occhi. «Calmati, Emma, ci siamo noi qua, non c'è niente di cui devi aver paura.» La ragazza, però, non capì che non era stato il disgusto a spingere l'amica a reagire così; Emma piangeva perché provava compassione e dispiacere per quella povera ragazza, morta di una morte orrenda. L'empatia verso il prossimo, che l'aveva spinta a dedicarsi al volontariato, era il suo dono, ma anche la sua condanna. Talmente acuta era la sua sensibilità che riusciva a sentire sulla propria pelle ogni singola bruciatura, ogni singola ferita che scorgeva sul corpo di Susan, e provava dolore, una profonda sofferenza.

Nathan, al contrario, non sapeva neppure cosa fosse la sensibilità. Continuava imperterrito ad esaminare il cadavere, fino a quando la sua attenzione si focalizzò sulla mano bruciata. Stava stringendo un foglio stropicciato e bruciacchiato. A quel punto il ragazzo ne distese le dita, estrasse il brandello di carta, lo spiegò e lo lesse. Solo a quel punto capì che si trattava di una parte dell'ultima pagella di Susan Serravalle.

«Ehi, amico, cos'hai trovato?» Gli domandò David, che stava tentando di mantenere stabile l'impilamento di sedie su cui Nathan stava stazionando.

«Una pagella, o almeno quello che ne resta.»

«Fa' vedere!»

David si sporse verso il compagno per afferrare il reperto. Sakura, invece, era accucciata accanto ad Emma e la stava abbracciando per farle forza. Nel mentre continuava a studiare la salma della giovane liceale.

«Come avrà fatto a ridursi in quello stato?» Chiese a voce alta, anche se la domanda voleva essere pensiero fra sé e sé. Inaspettatamente, udì un leggero fruscio alla sua sinistra e subito si voltò verso l'entrata della stanza.

«Ve lo spieghiamo noi.» Rispose una squillante voce femminile. I quattro ragazzi piantarono lo sguardo sulla porta, meravigliati.

 

 

Angolo annalisa93

Ciao a tutti :)
Ce l'ho fatta a pubblicare prima di sabato, yeahhh xD Ma questa è stata un'eccezione visto che, come ho detto l'altra volta, la scorsa parte era corta e così ho voluto aggiornare prima :) Questa era l'ultima parte del primo capitolo, sabato cominciamo con il secondo!
Baci xxx

   
 
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