Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    19/07/2017    2 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Giorno libero!” aveva urlato Hanji, alzando le braccia in aria in maniera teatrale non appena si era svegliata.
Levi l’aveva colpita con poco garbo con un cuscino, intontito, aprendo gli occhi al suo urlare. L’altra aveva borbottato appena quando aveva impattato su di lei, scrollandosi di dosso velocemente quello e le mani di lui.
“Levi, non capisci che vuol dire questo?” aveva detto con le spalle che le tremavano per l’eccitazione.
“E tu non capisci che vuol dire il concetto di spazio personale?” aveva ribattuto Levi burbero, cominciando a sedersi sul letto appoggiando la schiena alla testiera. I capelli gli andavano in ogni direzione, esattamente come quelli di lei.
Hanji aveva riso divertita alle sue parole. “Condividiamo il letto, caro. Lo spazio personale non esiste più” aveva detto saltando giù dal letto, inciampando nei suoi piedi mentre afferrava gli occhiali e se li rimetteva. Levi aveva fatto ciondolare le gambe giù dal suo lato, seguendola a malincuore.
“Non capisci che vuol dire il concetto di spazio personale?” l’aveva preso in giro facendogli il verso Hanji, vendendolo entrare nel bagno. Aveva messo il dentifricio sullo spazzolino, Levi aveva notato che i suoi occhi ridevano ancora mentre li guardava riflessi nello specchio.
Le aveva dato un colpetto con il gomito, facendola spostare quel tanto che bastava perché anche lui potesse prendere il suo spazzolino.
“Ti prendi tutto lo spazio” aveva borbottato, cominciando a spazzolarsi i denti.
Hanji gli aveva restituito la spinta con slancio, per infastidirlo, sputacchiando tra le risate per via di un rivolo di schiuma che gli era sceso sul mento. Levi l’aveva guardata torvo, rimanendo in silenzio, l’altra si era messa a ridere tanto che aveva strizzato gli occhi e aveva cominciato a tenersi la pancia.
Ad un certo punto il dentifricio aveva cominciato a gocciolarle dal mento, Levi aveva roteato gli occhi nel vederla. Si era ripresa un minuto dopo, respirando profondamente mentre tentava di ricomporsi.
“Sei una fottuta idiota” gli aveva detto a bassa voce, si era già ripulito il mento a quel punto.
Hanji aveva sbuffato, sentendo nel suo petto le vibrazioni di una risata mentre notava il suo aspetto.
“In una scala da uno a dieci, quanto sono attraente in questo momento?” aveva chiesto ammiccando verso di lui.
Levi l’aveva guardata inespressivo, notando i capelli che le cadevano dalla coda, le borse e la schiuma del dentifricio che le cadeva dal mento. I suoi occhi però erano illuminati di felicità, grandi e brillanti mentre aspettava che le desse una risposta. Era ovvio che in quel momento fosse un disastro, ma il suo sorriso giocoso che le distendeva le labbra e il suo sguardo divertito la rendevano in qualche modo affascinante. Non che l’avrebbe ammesso, comunque.
“Meno cento” l’aveva insultata senza nessuna inflessione particolare nella voce, concentrandosi nella sua immagine riflessa nello specchio mentre si aggiustava i capelli. L’aveva sentita scoppiare a ridere, e un piccolo sorriso gli era salito sulle labbra. L’aveva velocemente nascosto.

-

Hanji aveva proposto di visitare un piccolo caffè dove era stata il giorno precedente con sua madre, sostenendo che fosse un posto abbastanza tranquillo dover poter fare conversazione.
“Lo sai cos’è strano?” aveva chiesto mentre scendevano dal taxi che avevano preso.
“Cosa?” aveva ribattuto Levi sembrando disinteressato, guardandola per un attimo prima di concentrarsi su quella parte della città che sembrava così tranquilla. Gli aveva camminato vicino qualche passante solitario sul marciapiede, ma non c’era tanto rumore o traffico come si era abituato ad avere intorno nei giorni passati, era un cambiamento piacevole.
“Beh, com’è stato facile per noi entrare nel ruolo dei fidanzatini nonostante le nostre differenze” aveva detto Hanji con una scrollata di spalle, camminandogli accanto mentre raggiungevano la porta del piccolo caffè. Levi aveva aperto la porta silenziosamente, permettendole di entrare prima di lui. Aveva alzato un sopracciglio alla sua osservazione ma non aveva commentato, sinceramente pensava anche lui che fosse strano.
Il ragazzo che lavorava il giorno precedente era lì anche adesso, aveva notato Hanji entrando, con la stessa espressione svagata del giorno prima e tamburellando con le dita sul bancone di legno.
"C'est un plaisir de vous revoir." La sua attenzione si era riaccesa quando l’aveva vista, si era rimesso in piedi. "Qu'est ce que je peux vous servir?" le aveva chiesto.
Levi l’aveva guardata rivolgendole uno sguardo scettico.
“Un café pour moi et un thé noir pour lui s'il vous plaît." Aveva ordinato svelta, girandosi verso l’altro per chiedere conferma. “Ti va bene un tè nero, giusto? Oppure dimmi cosa vuoi e te lo ordino.” Aveva inclinato un po’ la testa mentre aspettava la sua risposta.
“Il tè va bene” l’aveva rassicurata.
"Je vais le ramener sur" si era offerto il ragazzo con garbo, facendo loro cenno di sedersi a uno dei tavoli tondi.
“Non sapevo che parlassi francese” le aveva detto Levi mentre afferrava una sedia e si sedeva, guardando la brunetta.
Hanji aveva messo il mento sul palmo della sua mano, ascoltando il rumore della macchina del caffè mentre il barista preparava le loro bevande.
“Sì, l’ho imparato da bambina” gli aveva detto con un sorriso soddisfatto. Per la prima volta dopo quattro giorni si sentiva tranquilla, non dovendo sopportare la presenza opprimente di sua madre.
“Anch’io” le aveva rivelato Levi tranquillo, Hanji si era illuminata alle sue parole.
“Beh, s’impara qualcosa di nuovo ogni giorno, vero?” gli aveva detto allegra.
Il ragazzo si era avvicinato al loro tavolo con grazia, reggendo con le mani due tazze di liquido bollente.
"Ici vous allez, profitez" aveva detto loro con un sorriso amichevole prima di andarsene di nuovo, ma non prima di aver captato le loro chiacchiere a bassa voce su quanto fosse bello che in quel momento non dovessero star fingendo di avere una relazione.
Il ragazzo era tornato dietro il bancone, trovando lì anche il suo biondo buon amico. La testa rivolta all’ingiù, i suoi occhi blu concentrati sulle parole stampate del libro che stava leggendo quel giorno. Il bar non era stato molto affollato in quei giorni, così avevano avuto del tempo da perdere ogni tanto. Gli aveva rifilato un colpetto col gomito per attirare la sua attenzione.
“Hey.”
Armin era trasalito appena per quell’improvvisa interruzione, lo aveva guardato per un attimo. “Non dovresti essere al bancone Jean?” aveva chiesto un po’ confuso, guardando l’entrata del locale e notando l’assenza di qualcuno che stesse a quella postazione.
Jean aveva dismesso le sue preoccupazioni senza sforzarsi troppo. “Non sta venendo nessuno” gli aveva detto tranquillo, appoggiando la schiena contro il bancone e fissando lo sguardo in un punto imprecisato.
Armin aveva giusto scosso un po’ la testa, non essendo in vena di discutere con il suo amico con capelli color cenere.
“Cosa c’è di così interessante?” gli aveva chiesto incuriosito, dirigendo lo sguardo dove era rivolto anche quello dell’altro.
“La vedi quella coppia laggiù?” aveva chiesto Jean a bassa voce, puntando verso la brunetta e il ragazzo coi capelli neri che sembravano essere in mezzo ad una conversazione.
Armin aveva annuito, sebbene non capendo.
“Sì?” aveva chiesto spostando lo sguardo da quei due per metterlo di nuovo interrogativo su Jean.
“Vedi qualcosa di strano in loro? Tipo, sembra che stiano insieme?”
Armin era anche più che confuso a questo punto, Jean doveva proprio annoiarsi a morte per prestate così tanta attenzione ai clienti. A ogni modo aveva osservato quei due, nonostante le sue incertezze. Aveva guardato il modo in cui la ragazza con il viso ovale e gli occhiali stava ridendo a qualcosa che aveva detto l’altro, il quale la guardava quasi ammirandola, sebbene lo facesse in modo da non farsi scoprire.
“Sì, può essere Jean. Però non capisco dove vuoi arrivare.”
“Non stanno insieme, ma senti questa, fanno finta di sì” aveva rivelato l’altro con un sorrisetto ironico in faccia. “Sembrano sposati da anni” aveva osservato ancora divertito, sorridendo.
“E di nuovo, sarebbero affari tuoi perché…”
Jean aveva sospirato, esasperato, dando una pacchetta al biondino, il quale, in risposta, gli aveva dato una botta con il libro che aveva in mano contro un fianco.
“Niente, è solo interessante, Armin, non succede mai niente ultimamente, mi puoi biasimare se cerco qualcosa che mi diverta?”
Armin aveva sospirato appena, quindi aveva posato il libro. “Va bene, quindi c’è una coppia che finge una relazione. Perché sono così interessanti?”
“Perché ovviamente si piacciono” aveva replicato Jean facendo un cenno verso di loro.
“Forse sono solo molto bravi a fingere” era stata la risposta di Armin, anche se non poteva negare che sembravano presi l’uno dall’altra. Non che avesse interagito né con l’uno né con l’altra, quindi non c’era molto altro su cui potesse basare le sue opinioni.
“Quanto vuoi scommettere che entro la fine della settimana staranno insieme per davvero?” aveva sfidato il suo amico con un sorrisetto, dandogli una leggera gomitata in un fianco.
Armin aveva esitato, non gli sembrava giusto farsi gli affari degli altri, specialmente di due sconosciuti. “E come lo sapresti se ci hai preso? Per quello che sappiamo potrebbero anche non tornare mai più qui” aveva osservato intelligentemente.
“Ho un presentimento” aveva affermato sicuro di sé Jean. “Allora ci stai o no?”
Armin aveva sospirato, dichiarandosi sconfitto. Aveva pensato che valeva la pena assecondarlo se questo significava farlo tornare al lavoro. “Certo.”
“È una scommessa allora!”

-

“Dovremmo andare a comprarti un abito, sai” aveva suggerito Hanji quando erano passati davanti a dei negozi di vestiti. “Ovviamente andrà bene solo il più nero degli smoking, sia mai che tu non rientri nello stile del matrimonio” aveva sorriso, quindi aveva tirato Levi per un braccio fermandosi di fronte ad una boutique di abiti per uomo.
“Vedi, è un segno” aveva detto puntando lo sguardo appena in basso per guardarlo. “Che ne dici, piccoletto?”
Levi aveva osservato senza particolare emozione l’insegna, quindi i costosi abiti in vetrina, quasi come se li stesse passando al vaglio.
“Non penso di avere una grande scelta” aveva commentato accettando il suggerimento. Hanji aveva sorriso soddisfatta, poi gli aveva preso la mano e l’aveva trascinato nel negozio eccitata.
“Salve” aveva salutato allegra l’uomo che stava al bancone, continuando a tenere per una manica Levi, il quale si guardava intorno con aria apparentemente annoiata. “Il mio amico ha bisogno di uno smoking” aveva annunciato in maniera un po’ eccentrica a quello sconosciuto.
Quell’uomo ben vestito era andato loro incontro con fare gentile e professionale. “Bene, qual è l’occasione speciale?” aveva chiesto con un forte accento francese.
“Il matrimonio di mia madre, è una donna molto particolare, quindi sto riponendo una grande fiducia in lei” gli aveva rivelato Hanji sorridendogli allegra, finalmente lasciando la mano dell’altro.
L’uomo più anziano si era diretto a quello più basso, osservandolo. “Posso prenderle le misure?”
Hanji aveva parlato prima che Levi potesse farlo, sapendo cosa dire.
“Sì, sì, certo, va benissimo per le misure” aveva detto mettendo una mano sulla schiena del suo amico, facendolo avvicinare.
Levi aveva lanciato uno sguardo assassino sia ad Hanji che all’altro uomo mentre lo conduceva ad una stanza sul retro, metro alla mano.
“Torniamo subito, mi assicurerò che sia il più affascinante possibile” aveva promesso l’uomo convinto, Hanji giurava di aver sentito Levi ringhiare.
“Non ho dubbi” aveva replicato lei con un sorrisetto maligno, appoggiandosi a una parete mentre i due uomini sparivano
Mi ucciderà nel sonno stanotte, aveva pensato Hanji senza preoccuparsi troppo, ma ne sarà valsa la pena.
Dieci minuti dopo i due erano riemersi dalla stanza sul retro, il negoziante con l’aria di essere molto soddisfatto del lavoro che aveva fatto. Lo sguardo di Hanji era scivolato lungo tutta la figura di Levi, osservando quel vestito che sembrava essere fatto apposta per lui. Aveva lasciato un piccolo sorriso salirle alle labbra, sapendo che se fosse stata eccessiva con i complimenti non avrebbe fatto che innervosirlo ancora di più.
“Stai benissimo Levi!” aveva detto gentilmente per fargli un complimento, avvicinandosi a lui. “Molto sofisticato” aveva riso appena.
Levi aveva sospirato appena, guardandosi allo specchio.
“Beh, ovviamente non è una decisione che spetta a me. Che ne pensi?” gli aveva chiesto.
Si era raddrizzato la giacca, prima di lisciarla un po’. “È carino” aveva commentato semplicemente, incerto su cosa dire.
“Detto da lui non è poco” aveva detto Hanji contenta, diretta al negoziante. “Lo prendiamo!” aveva affermato senza nemmeno un secondo di esitazione.
“Hey, ‘sto coso probabilmente è molto costoso” aveva protestato Levi immediatamente, senza preoccuparsi minimamente che il negoziante fosse lì accanto a lui.
Hanji gli aveva fatto cenno di non preoccuparsi. “È il minimo che posso fare. Accidenti, hai attraversato il mondo per farmi un favore” aveva affermato.
“Sì, ma non ci ho rimesso un soldo” le aveva ricordato Levi.
“Shhh” gli aveva detto Hanji, determinata a comprargli quell’abito. “E adesso vai a cambiarti così posso pagarlo” aveva detto facendogli cenno di andare, quasi spingendolo verso il piccolo camerino nel retro.
“Il suo amico sembra… intimidatorio” aveva osservato il negoziante per fare conversazione, avvicinandosi alla cassa per farle il conto.
“Può sembrarlo quando non lo si conosce molto bene” aveva replicato ridendo divertita, “Ma è una persona gentile, nonostante i suoi problemi di atteggiamento.”
“Beh, sembrate affezionati l’uno all’altra voi due” aveva commentato con un piccolo sorriso sulle labbra, senza rifletterci troppo. Aveva preparato una robusta busta di plastica per metterci dentro il vestito una volta che Levi fosse tornato.
Hanji aveva capito cosa volesse tacitamente dirle l’uomo, e aveva deciso di non commentare, i suoi sforzi sarebbero stati vani. E comunque poteva capire com’è che certe persone potessero percepire qualcosa di familiare nel modo in cui lei e Levi si comportavano l’uno con l’altra, stava cominciando a notarlo lei stessa a essere onesti, ma era giunta alla strana conclusione che non le dispiaceva.
Le piaceva sempre di più stargli vicina, si sentiva sempre più a suo agio nell’averlo accanto nello stesso letto, le piaceva come facevano gli stupidi la mattina appena svegli, quei finti litigi che finivano spesso in giocose risse. La routine che avevano iniziato in quei giorni era un qualcosa che poteva vedersi a fare nei tempi a venire, e questo l’aveva scossa nel profondo.
Era trasalita, sbalzata via dai suoi pensieri quando Levi aveva appoggiato ordinatamente lo smoking sul bancone.
“Perché hai la faccia di una che se l’è fatta nei pantaloni?” le aveva chiesto con un sopracciglio appena alzato.
“Ti piacerebbe avere ‘sta faccia, Levi. Lo sai, con i costanti problemi di stipsi di cui soffri…” aveva ribattuto lei, senza sforzarsi troppo, scegliendo di non curarsi dell’aria sconcertata dell’uomo dall’altra parte del bancone.
Il negoziante le aveva detto la cifra che gli doveva mentre gli porgeva la carta di credito.
“Stavi davvero bene, lo sai?” aveva detto a Levi, facendogli i complimenti di nuovo.
“Non abbastanza da giustificare una spesa del genere” aveva replicato lui monotono, osservando il negoziante che porgeva indietro la carta ad Hanji con gli occhi ridotti ad una fessura.
“Oh, smettila. Sii contento del fatto che sarai molto probabilmente quello vestito meglio” aveva ribattuto sperando di mettere a tacere le sue preoccupazioni. “E ovviamente, io sarà la più carina. Non c’è da stupirci che sembriamo una coppia convincente dato che siamo così ugualmente attraenti” aveva scherzato con tranquillità, facendogli segno di prendere la busta.
“Sei una scema” aveva ribattuto Levi senza mostrare alcuna emozione.
Hanji gli aveva sorriso, consapevole di esserlo. “Non hai negato che lo potremmo essere.”

   
 
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