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Autore: Init7    20/07/2017    0 recensioni
Il folklore incalza, incalza! nei secoli, nei tempi, nei luoghi, nelle memorie, nei baci, nel respiro tranquillo delle serate estive colorate di venti freschi. Dalla Russia, lei, nevina e candida, la sua leggenda danza con lei, Snegurochka, la ragazza di neve.
Genere: Generale, Introspettivo, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza di neve è una fiaba del folklore russo. Ho semplicemente scritto un raccontino al riguardo. Nulla di che, in uno dei miei stili. È complesso da leggere, credo. In ogni caso, io ci spero in una recensioncina, a volte.



Andava per terre incolte dove il sole non tramontava che per più di due ore nelle radici vitaliche dei passi sulle coltri soffici, che riflettevano il chiarore della fonti stellate di via, sentieri battuti da solitari, né i piedi danzavano affondando nello scricchiolio del delicato fiocco premuto al fratello, in nuove forme e si dice che non ve ne sia uno simile all'altro, il cielo piange gelida arte da nubi lontane che con una mano potrebbe afferrare e stringere, stringere il nulla.
L'albero di foglie perse, distese a letto come mollea coperta di seta, intrecciate in colori d'autunno spiccavano qualcuna dalla neve, cadute al gravare dell'ultima sui rami in contrasto nero con il pesare dell'alto monte di lontano si scorgea solo una punta vellutata e dolce zucchero.
Sfrumava tra le mani lo scintillare delle dune di ghiaccio, che per poco vide differente nel creato, massi e fiumi erano tutt'uno.
Albe di gioie, desideri, attese alla finestra quell'attimo prima del saluto del sole. Tra i colori. La vita del risveglio.
Il respiro profumava di bianco, dentro e fuori, parlando con il silenzio. Annulla il vorticare incoscienzioso dell'incessante incalzare e sorge la primavera nel dicembre più tetro.
Sobbalzava da sopra il capo capelli sottili carezzati da morbida pelliccia di colbacco, racchiudevano pensieri e domande, come si possa comprendere le verità dell'armonia nel vociare dei rumori.
La sincerità delle labbra serrate sfiorava cortecce coperte di brividi nevini, docile natura in balia di se stessa.
Dichiarò al vento che quella sarebbe stata sempre la sua stagione, sorridea alquanto allegra volteggiando tra l'opra dell'inverno, sorella del tale frutto di rotei su nubi universali, lune di lune, un anno s'accingeva a colorarsi di porpuree fatali fila di tessuti intrecciati dalle abili mani del caso, persino a specchio, come lago di ghiaccio, simmetria impeccabile dell'impossibile; pattina sulle curve dei cespugli di capelli orlati d'oro, labbra livree di nettare del candore, osava sulla punta del naso osservarli quei baci, di rossore tenue dell'imbarazzo della sorpresa a ogni fiocco di neve caduto, ogni inverno, ogni anno, ogni vita.
Abbracciava se stessa ai piedi del pino, aculei verdeggianti mossi dalle mani dello spirto naturale, sinfonie irriproducibili, incomprensibili a orecchio umano, mille cose disse, ne colsi un canto lontano, serrava le braccia e occhi al proprio petto.
Leggero calore che si spande dentro e scalda i sorrisi dei viandanti sul mondo, respiro.
E si fondea lei, panici atteggiamenti, nel bianco candore dell'infinito cadere.
Inverno all'inverno.
Neve alla neve.
Gioia alla gioia.
Sorrideva al cielo
in eterno
ogni neve
è la sua dolcezza
nel cuore dell'uomo.

Snegurka.
   
 
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