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Autore: Angie96    20/07/2017    1 recensioni
Takane è una ragazza come tutte altre: non ha superpoteri, vive la sua vita (quasi) monotona da studentessa universitaria in un mondo dove mostri di ogni genere appaiono periodicamente per creare scompiglio e un'organizzazione dove lavorano degli eroi professionisti ha il compito di eliminarli per proteggere quelli come lei normalmente, un po' come tutte le persone.
L'unica fissazione che ha è quella per un ragazzo, autoproclamatosi "aspirante eroe per hobby" aveva salvato lei ed altre persone, due anni prima, da un disastro provocato da un essere misterioso per ringraziarlo: non sa nulla di lui, neanche il suo nome, eppure prova così tanta ammirazione da cercare ogni giorno il suo visto nel registro ufficiale degli eroi iscritti all'associazione, senza però trovarlo mai.
Solo quando incontra un uomo pelato dal costume da eroe troppo normale e l'espressione apparentemente apatica, si rende conto di avere davanti la stessa persona, seppur cambiata e infinitamente volte più forte
[what if? dedicata a bridgetvonblanche ed ispirata alla sua fanfiction "i'm not a hero, not yet a villain"]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Genos, Nuovo personaggio, Saitama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono uno che fa l'eroe per hobby.
Non era riuscita a muovere un solo muscolo, tanto le era sembrata surreale quella situazione: come un fulmine a ciel sereno, quel ragazzo aveva risposto alla sua silenziosa chiamata, salvandola da quello che era stato l'atto più incosciente della sua breve vita. Ancora.
Takane aveva davanti agli occhi la sua seconda possibilità e non riusciva a dire una sola parola; con la camicetta sporca del sangue dell'essere misterioso morto un attimo prima, l'unica cosa che era riuscita a fare, oltre ad ignorare i continui richiami di Kumiko, era stata tenere gli occhi puntati su quella figura bizzarra, la stessa che la stava osservando con un aria leggermente irritata.
«Che hai da guardare?»
Il tono di lui e la mano dell'amica sulla spalla la fecero quasi trasalire. 
«Eh? M-mi scusi!» disse, cominciando a balbettare, sudando lievemente ed inchinandosi in fretta e furia «È… è che sembra cambiato rispetto all'ultima volta che ci siamo visti».
Pessimo, pessimo modo di iniziare una conversazione, pensò Takane mentre cercava di mantenere quel poco di dignità che non era sicura esserle rimasta in quella situazione.
Sicuramente lui neanche si ricordava di quello che era successo due anni fa.
«L'ultima volta?» iniziò lui, grattandosi una guancia con l'indice, “quasi” visibilmente confuso «ah, potresti non darmi del lei? Mi dà fastidio.»
Un tono indecifrabile, quasi inespressivo: ogni volta che lui le rivolgeva la parola, le pareva di percepire un vento gelido travolgerla tanto che, in quella mattinata estiva,  non era sicura se l'autunno fosse già arrivato in anticipo o la primavera avesse deciso di rimanere ancora un po' a rinfrescare le giornate. Era così apatico da sembrare quasi annoiato.
«I tuoi fans ti annoiano?» Domanda sbagliata. «Intendo, ti diamo così tanto fastidio da darti noia?»
Aveva parlato senza pensarci, con un tono serio, stringendo lievemente i pugni: doveva essere una delle tante, per lui, magari era così famoso da non aver bisogno dell'Associazione Eroi per essere popolare.
Lo capiva, ma quel tono la faceva arrabbiare comunque.
«Sai, due anni fa mi hai salvata da un essere misterioso, dicendo che eri un ragazzo che voleva diventare un eroe per hobby,» la mano di Kumiko, ancora sulla sua spalla, strinse la presa, quasi a chiederle silenziosamente di lasciar perdere. «Ricordo di averti visto sorridere dopo aver ucciso quel mostro, nonostante fossi pieno di ferite e praticamente esausto; penso di essere diventata una tua fan perché eri quel tipo di eroe che appare senza chiedere nulla in cambio e che ha davvero a cuore l'incolumità delle altre persone, ma sembra quasi che tu sia diventato un guscio vuoto, dopo aver raggiunto il tuo obiettivo.»
Ogni aspettativa che aveva era crollata come un castello di carte, quasi come se la realtà avesse voluto ricordarle che in qualche modo che avrebbe avuto una delusione.
Si girò dandogli le spalle facendo cenno all'amica di seguirla.
«Takane-chan, non ti sembra di aver esagerato?»
La domanda di Kumiko, detta sottovoce per non farsi sentire dal diretto interessato la fece quasi irritare, tanto che non disse nulla, se non girare un attimo la testa per riguardare l'eroe che lei aveva cercato per anni ancora per una frazione di secondo prima di dargli le spalle completamente.
«Hai ragione.»
Si fermò, facendo cenno con la mano all'amica che l'avrebbe raggiunta più tardi.
Takane, rimasta sola, non si girò comunque, quasi per una questione d'orgoglio che per altro, nonostante fosse scontato che l'eroe si riferisse a lei.
«Da quando ho realizzato il mio sogno, mi sembra di aver perso la capacità di provare la maggior parte delle emozioni in cambio della forza che ho ottenuto.»
Tirò un calcio ad un sassolino che si trovava vicino ai suoi piedi, senza apparente motivo: la sensazione che lui non avesse finito ma che, anzi, stesse aspettando la  sua risposta stava cominciando a metterle ansia.
«Ti ascolto.»
Appena finisce di parlare, raggiungo Miko-chan e torno a casa.
Con un tono che cercava di non far trasparire troppo la sua curiosità, si girò per guardarlo negli occhi, poggiando la borsa a tracolla per terra.
«Sono diventato così forte che non riesco più a provare nulla quando affronto un essere misterioso: forse ti sarò sembrato un'altra persona perché a quel tempo mi stavo ancora allenando e provavo una sensazione indescrivibile quando combattevo.»
Le persone cambiano. Takane pensò che solo nei manga si potrebbe pretendere di raggiungere il proprio obiettivo senza conseguenze e, forse, era per quello che esisteva la realtà, per ricordare a tutti che qualcosa sarebbe andato sempre storto.
Deglutì, cercando un modo per formulare una domanda in modo decente senza far trasparire troppo il dispiacere o addirittura la pietà che provava per lui.
«Non hai paura?»
Una domanda invadente.
Pensò che non si sarebbe arrabbiata se lui non avesse avuto voglia di risponderle, in fondo era normale non rivelare i propri segreti agli sconosciuti.
«Intendo, non hai paura di diventare una sorta di guscio vuoto senza emozioni? Se non vuoi rispondermi mi sta bene.»
Il suono di un lampo.
Takane non si era accorta del fatto che il cielo avesse cominciato a farsi scuro e, in tutta onestà, non la preoccupava il fatto che avrebbe rischiato di prendersi un raffreddore con la pioggia che sarebbe iniziata a breve, voleva solo sapere se lui le avrebbe risposto o no: lo vide assumere un'espressione seria che quasi lo faceva sembrare un'altra persona rispetto a prima, quando aveva quella faccia da fesso. Quasi le faceva paura, aveva l'impressione che le avrebbe detto qualcosa di importantissimo, che fosse sul punto di raccontarle tutto.
Deglutì, cercando con tutte le sue forze di mantenere il suo sguardo.
«Onestamente...» anche il tono di voce era fermo e deciso, con un tono che le faceva quasi paura. Era così serio da farle venire l'angoscia, voleva solo sapere cosa le avrebbe detto per scappare via e raggiungere Kumiko. Strinse la spallina della borsa a tracolla convulsamente, senza fiatare.
«Onestamente, perché diavolo dovrei dirlo ad una tizia che ho incontrato neanche un'ora fa?»
Faccia seria, lo stesso tono stupido di prima: cercò di soffocare una risata con una mano, voltandosi quasi di scatto  dall'altra parte.
«Hai ragione.» Un sospiro. Si girò verso di lui una volta che si era assicurata di non essere al punto di scoppiargli a ridere in faccia. «Comunque devo andare, o penso che Kumiko mi ucciderà se la faccio aspettare troppo con questo tempaccio; prima di andare, però,» un altro sospiro. Portò la borsa sopra la testa per potersi proteggere quel poco che serviva, incominciando a camminare lentamente all'indietro. «Vorrei sapere come si chiama il famoso eroe per divertimento: in cambio ti dirò il mio nome!»
Si fermò, sorridendo.
Si era resa conto solo in quel momento di quanto di quanto quell'uomo assomigliasse, per modi di fare, ad una persona che conosceva, tanto che le venne quasi naturale cambiare espressione e mordersi leggermente il labbro inferiore senza rendersene realmente conto.
«Saitama. Mi chiamo Saitama» 
Di nuovo, come un fulmine a ciel sereno, si ritrovò a voltarsi, cominciando a correre nella direzione opposta, pensando che probabilmente avrebbe finito per urlare davvero come una fangirl o avrebbe tirato matta la sua migliore amica con la stessa informazione per anni e anni.
«Io sono Takane,» disse, girandosi e salutandolo con la mano «spero che ci incontreremo presto!»
 
****************************
 
Sbadigliò, mettendosi distrattamente la mano davanti, mentre con l'altra muoveva il mouse del pc con fare annoiato: aveva passato ore a cercare informazioni su questo Saitama e su dove abitasse, ma non aveva trovato nulla.
Era proprio vero che gli eroi non iscritti all'associazione erano destinati a restare nell'ombra, rischiando di essere scambiati per dei pazzi oltre a finire per essere ignorati da tutti senza avere una vera e propria fanbase. A dire il  vero, quel tipo di politica le aveva sempre fatto storcere il naso: capiva che fosse una sorta di manovra pubblicitaria per far iscrivere quante più persone all'associazione, ma odiava il fatto che per essere degli eroi rispettati si dovesse per forza far parte di quel sistema, anzi, lo odiava.
Takane sbadigliò ancora, cominciando a maledire ogni singolo dio esistente per non aver fatto venire in mente a quel tizio di crearsi il profilo di un social network per permetterle di trovarlo più facilmente, senza dover incappare nella descrizione e nelle immagini di un quartiere della Città Z avente lo stesso nome; l'orologio segnava le tre del mattino e a lei si stavano chiudendo gli occhi dalla stanchezza, probabilmente avrebbe fatto meglio a spegnere il pc e andare a dormire per evitare che i suoi genitori la sgridassero per via dei suoi orari improponibili. 
Si sdraiò sul letto senza neanche aver messo il pigiama e chiuse gli occhi: avrebbe continuato le ricerche la mattina seguente.

Aveva sempre pensato che accanirsi così tanto per gli sconti al supermercato fosse una cosa stupida, soprattutto quando, quella mattina, sua madre le aveva raccomandato di andare fino alla città z a fare la spesa per la cena, prima di andare al lavoro: trovava idiota il fatto di dover andare così lontano per comprare della carne scontata altro solo perché era "il giorno del curry" e nei supermercati più vicini costava un po' di più, oltre che assurdo.
Si allacciò il casco della moto, forse ci avrebbe messo due ore se fosse andata spedita e avrebbe potuto finalmente compiere la commissione e tornare a casa a oziare.
Guardò il cellulare e scrisse un messaggio veloce ad una persona, un "troviamoci davanti al parco della città Z", prima di metterlo in tasca e accendere la moto.

Poteva farcela, o meglio, doveva. Era la prima volta che si ritrovava con i soldi contati a dover decidere se comprare solo quello che le era stato commissionato o far finta che tutto fosse finito e beccarsi una sfuriata dalla madre per non aver completato la commissione e se da una parte sperava che la dannata carne di maiale fosse finita, dall'altra non aveva voglia di dover sopportare le urla di una donna isterica, così lasciò a malincuore il frigorifero con i budini per dirigersi verso la zona dei saldi a passo lento e nel modo più svogliato che potesse trovare, trascinandosi il carrello per la spesa.
Era rimasta una sola vaschetta da 250 yen; in una mattinata erano passate così tante persone ad approfittare dell'offerta che quasi si era sentita una stupida a fare con calma invece di prendere sul serio la cosa.
Inspirò, allungando la mano verso la vaschetta, sovrappensiero: non aveva fatto in tempo a sfiorarla che qualcuno gliel'aveva soffiata da sotto il naso con una rapidità sconcertante.
«Eh?» 
Doveva essere uno scherzo, o meglio, un colpo di fortuna mascherato dalla sfiga di dover cercare un altro supermercato affiliato per comprare la carne e sperare che sia finita.
Aveva davanti l'eroe con cui aveva parlato il giorno prima in "abiti civili", girato di spalle che camminava come se nulla fosse verso la cassa.
«Oh, andiamo, ho fatto tutto quel viaggio per niente! Ehi, tu, l'ho vista prima io.»
Non lo avrebbe permesso neanche se fosse stato l'uomo più forte dell'intero universo. Lo disse con un tono di voce abbastanza alto tanto che tutti i presenti, compreso il suo interlocutore, si erano girati verso di lei.
«Ah, tu sei quella di ieri.»
Stessa espressione apatica. 
«Ti prego, ho i soldi contati e non ho voglia di  cercare un altro negozio in giro per la città.»
Avava pensato quasi l'eventualità di inginocchiarsi: era dovuta entrare in un quartiere semideserto dove la gente del sembrava ancora disposta a lasciar sopravvivere le attività commerciali e qualsiasi altro negozio, era così palese che volesse uscire da quel posto inquietante che sperava sul serio che qualcuno avesse pietà di lei così da permetterle di andarsene il prima possibile.
«Scordatelo, questo è il supermercato più vicino a casa mia e non ho voglia di andare altrove per assecondare un tuo capriccio.»
Sembrava quasi esasperato, sia dal tono che dall'espressione stranamente decifrabile.
Takane ci mise qualche secondo a metabolizzare quello che le era appena stato detto.
«Abiti in un quartiere fantasma?»
Un "beh, sì" con l'espressività di un sasso segnò la fine di quella conversazione imbarazzante.







L'angolo dell'autrice:
Dopo sette mesi ho scritto un capitolo di passaggio brutto che praticamente fa solo da introduzione a quello che succederà dopo, che belle le cose apparentemente inutili.
In un certo senso questo capitolo è servito anche a far capire che in un certo senso Takane non è la solita fan idiota che va dietro al suo "idolo" come se fosse un dio sceso in terra.
Dopo questa, giuro che proverò a pubblicarlo più presto, oltre a far uscire fuori il povero Genos che a momenti mi minaccia se non lo introduco.
Vi assicuro che manca ancora un po' prima che la trama ingrani seriamente, ma come il nostro caro ONE ci ha insegnato, l'unica cosa che dobbiamo fare è rendere l'attesa un po' meno snervante dando un'intro abbastanza leggera e interessante (cosa che non sto facendo affatto lol).
Lo avete notato il mini easter egg all'interno del capitolo? 
Comunque, penso di chiuderla qui che altrimenti l'angolo autrice diventa più lungo del capitolo stesso.
Alla prossima!
Un abbraccio, 
Angie 96
   
 
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